Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Merwen Uchiha    20/02/2018    5 recensioni
Una corona forgiata nella notte dei tempi.
Un impero millenario sull'orlo del baratro.
Una regina i cui poteri vanno oltre ogni immaginazione.
Un ragazzo dagli occhi color dell'oro, sul cui passato incombe la scure del destino.
Un uomo plasmato dalla guerra, consumato dalla fiamma di un odio inestinguibile.
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"Tu sei Lady Higurashi? La regina delle ombre? Naaaah, non può essere. Lei sarà una... una con la risata gracchiante."
"Con la risata gracchiante?" Kagome inarcò un sopracciglio.
"Tipo una vecchia pazza. Hai presente? Una che ridacchia mentre prepara le pozioni, con un solo dente in bocca" rispose Inuyasha, convinto.
"Come ti chiami?" chiese lei, guardandolo come se fosse una strana creaturina strisciante.
"Inuyasha, Vostra principessaggine" disse, esibendosi in uno svolazzante inchino, come quelli che aveva visto fare a Myoga.
"Stai male?" domandò la ragazza.
"Non è così che si fa? A inchinarsi, intendo?"
"Certo, se fossi una piovra però" rispose Kagome soffocando una risata.
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"Hai ucciso qualche drago di recente?" chiese Kagome sorpresa.
"Tsk, certo che no, stupida!" replicò Inuyasha.
"Un demone? Un orco? Un esercito di giganti? Cosa hai fatto di così eroico?" tentò nuovamente la ragazza.
"Ho catturato un paio di conigli. Vale?" rispose lui.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 “Datemi il mantello, mettetemi la corona:
ho desideri immortali in me”
-William Shakespeare,
Antonio e Cleopatra


Porto Sciabola, Mercato degli schiavi
Impotente.
Ecco come si sentiva Inuyasha mentre Kageromaru colpiva brutalmente i due gemelli, nel tentativo di separarli.
Il ragazzo strinse spasmodicamente i pugni, le unghie conficcate nei palmi a disegnare sulla sua pelle mezzelune di sangue. Come comandate da una forza invisibile, le catene che gli cingevano i polsi si spezzarono e caddero a terra tintinnando. Inuyasha si sentì come sbalzato fuori dal suo stesso corpo: avvertiva un potere incredibile, al tempo stesso estraneo e familiare, pervadere le sue membra. Le sue unghie si tramutarono in artigli, mentre gli occhi assunsero una colorazione rossastra. Il colore del sangue. Il ragazzo sentì il suo corpo piegarsi e balzare in avanti con un ringhio sordo e feroce.
Era come se fosse diventato un estraneo nel suo stesso corpo, come se esso non gli appartenesse più, eppure non si era mai sentito così vivo, così libero pensò mentre sferrava un pugno nello stomaco a Kageromaru. Il mercante di schiavi venne sbalzato via e cadde a terra con un tonfo secco.
“Cosa diavolo state aspettando? Scappate!” urlò Inuyasha ai due fratelli, che lo fissavano a bocca aperta. Questi gli rivolsero un ultimo sguardo colmo di gratitudine, poi Akio (nome del gemello… l’avevo accennato nel primo capitolo) prese per mano la sorella e cominciò a correre più veloce che poteva, scomparendo tra la folla.
“Inseguiteli!” farfugliò Kageromaru. Avanzò barcollando verso Inuyasha, il sangue che gli gocciolava dalla testa, sfilandosi un spada ricurva dalla cintura. “Pagherai per questo.”
Qui si mette proprio male. Inuyasha fece un passo indietro, ma non aveva nessuna via di fuga. Le guardie avevano appena perso due schiavi; di certo non se ne sarebbero fatti sfuggire un terzo.
Perché diavolo ho fatto una cosa così stupida? Rischiare tutto per un paio di bambini pelle e ossa?
Le sei guardie lo circondarono. Erano tutte grosse, armate di pesanti bastoni e impazienti di riempire qualcuno di botte, dopo quella lunga giornata noiosa.
Il ragazzo strinse i pugni. Era destinato a soccombere, ma avrebbe venduto cara la pelle.
D’un tratto, avvertì un forte dolore alla testa, seguito dalla risata compiaciuta di una guardia. Dannazione, mi ha colpito alle spalle, pensò il ragazzo prima di accasciarsi a terra con un gemito. Avvertiva una stanchezza incredibile, come se la rabbia provata pochi minuti prima lo avesse prosciugato di ogni energia, e aveva la vista offuscata.
Come al rallentatore, vide Kageromaru, in piedi dinnanzi a lui, levare il braccio armato di spada e apprestarsi a colpirlo. Sono morto, pensò Inuyasha, chiudendo gli occhi e cercando di ripararsi il viso con le mani per proteggersi dall’impatto che… non avvenne.
Dopo quelli che gli parvero secoli, il ragazzo si arrischiò a socchiudere lentamente le palpebre: la scena che vide per poco non gli strappò un grido di sorpresa. L’uomo dagli occhi ambrati che prima aveva attirato la sua attenzione aveva fermato con la sua spada l’arma di Kageromaru.
“Offro dieci danari per il ragazzo” disse lo sconosciuto con voce glaciale.
Il mercante di schiavi gli scoccò un’occhiata assassina e sibilò: “Non è in vendita. Vattene”.
“Dieci.” ripeté nuovamente l’uomo, impassibile.
Che cosa stava succedendo? Perplessità e speranza si davano battaglia nel petto di Inuyasha. C’era una possibilità, una minima, assurda possibilità di uscirne vivo. Forse.
“Via di qua” ringhiò Kageromaru.
“Dieci.”
“Te lo ripeto un’ultima volta: vattene!” ringhiò Kageromaru “O forse dovrei chiedere ai miei ragazzi di darti una bella lezione, giusto per chiarirti le idee?”
Le speranze di Inuyasha svanirono. Erano sette contro uno. L’uomo con la spada non aveva nessuna chance.
“Scusatemi! Ehi! Ehi, voi!” Myoga si stava sbracciando nella loro direzione.
Che cosa aveva in mente stavolta quello stupido menestrello?
Myoga si esibì in un inchino esagerato, mulinando le braccia e piegandosi così tanto da toccare quasi le ginocchia con il naso. “È un piacere rifare la vostra conoscenza, Sesshomaru-sama.”
L’uomo gli rivolse a malapena un’occhiata di gelida indifferenza.
Sesshomaru. Quel nome colpì le guardie come un ariete da sfondamento. Un paio di loro fece un passo indietro, mentre la faccia di Kageromaru diventava cinerea. “Hai detto Sess…Sesshomaru-sama?” balbettò incredulo.
Hanno paura di lui pensò Inuyasha stupito.
Sesshomaru lanciò il portamonete a terra. “Voglio che il ragazzo sia ripulito e mi venga portato alla Locanda della Sirena, stasera.”
“Il ragazzo deve essere di esempio. Deve essere punito” disse Kageromaru, contrariato.
Sesshomaru si chinò in avanti, le dita che sfioravano distrattamente l’elsa della spada. “Hai detto qualcosa?”
Kageromaru deglutì e scosse la testa.
Non hanno paura, sono proprio terrorizzati.
“Liberate il ragazzo” mormorò Kageromaru con astio. Le guardie sbatterono gli occhi, disorientate. “Ubbidite!”.
Inuyasha non poteva crederci. Era libero. Così, di punto in bianco. Oppure no? Nessuno pagava dieci sovrane senza volere qualcosa in cambio.
“Credi di essertela cavata a buon mercato, eh?” disse il mercante mentre gli toglieva le manette. “Non hai idea.”
“So che non mi manderai in miniera.”
“Ci sono posti peggiori della miniera.” Inuyasha si strofinò i polsi finalmente liberi. Facevano male, ma era un buon male.
“No, non ce ne sono.”
“Sai chi è Sesshomaru?”
“Mai sentito prima d’ora.” Inuyasha sorrise. “Ma ho visto come te la sei fatta sotto quando ti ha guardato.”
“Sei proprio un idiota. Sesshomaru è un boia.”
“Boia?” chiese Inuyasha aggrottando le sopracciglia.
“Ogni Grande Casa ne ha uno. Il lavoro del boia è eliminare ogni pericolo che minaccia la famiglia regnante. Alcuni di loro si mettono alla guida di sterminati eserciti. Ma non è questo lo stile di Sesshomaru: lui non ha bisogno di grandi armate. Si dice che da solo abbia annientato diecimila uomini. Alcuni dicono che sia un necromante. Altri un demone. Altri ancora un vampiro. Probabilmente soltanto lui lo sa. Ma quello che è certo è che non è umano.” disse Kageromaru, indirizzando al ragazzo un ghigno astioso e malevolo.
“È quasi divertente” replicò Inuyasha con un sorriso sprezzante. “Tu, un mercante di schiavi, parli di umanità… come se sapessi cosa significa.”
Tuttavia, non era esattamente una bella notizia. Inuyasha scrutò Sesshomaru. “Perché mi vuole? Per quale Casa lavora?”.
Kageromaru sorrise, ma non era un sorriso piacevole. “Guardalo. Che colore indossa?”
Inuyasha fece scorrere lo sguardo lungo lo figura imponente dell’uomo: la sua armatura, la sua veste, i suoi  calzari... erano tutti di un unico colore. Nero.
Il mercante di schiavi aveva ragione. C’erano posti peggiori della miniera.
Sesshomaru era al servizio della Casa Higurashi.
 
 
Un’ora dopo, Inuyasha si trovava sulla soglia della Locanda, con la sola compagnia di un Kageromaru gloriosamente incazzato, che lo condusse dentro strattonandolo bruscamente per una spalla.
Si ritrovarono in una sala confortevole, dominata da un camino di ardesia nel quale scoppiettavano allegri grossi ciocchi di legna. Nella stanza si spandevano le risate e il chiacchiericcio allegro dei viaggiatori, che consumavano il loro pasto seduti a tavoli intagliati rozzamente in legno di larice. Dalle cucine giungeva un invitante profumo di carne arrosto e torta di mele che fece brontolare rumorosamente lo stomaco di Inuyasha.
Kageromaru individuò il tavolo di Sesshomaru: non fu difficile, dato che tutti gli avventori si tenevano a debita distanza dall’aura minacciosa dell’uomo. Il mercante di schiavi si esibì in un inchino servile e spinse Inuyasha verso il suo acquirente.
“Signore, il ragazzo vi è stato portato come richiesto” disse con tono untuoso, per poi far schioccare rumorosamente le labbra. “Una faticaccia che mette sete, arrivare in cima alla collina. Mi farebbe piacere bagnarmi il gargarozzo prima della lunga discesa. Che ne dite, Sesshomaru-sama?”
“Fuori dai piedi” lo gelò Sesshomaru, scoccandogli un’occhiata minacciosa.
Lo sguardo di Kageromaru si oscurò e la sua mano strinse rabbiosamente l’impugnatura della spada; ciò nonostante il mercante si inchinò un’ultima volta e uscì dal locale, sbattendo la porta con stizza.
“Siediti e mangia” ordinò Sesshomaru. Aveva un tono di comando, constatò Inuyasha. Il tono di chi è abituato a dare ordini e si aspetta di essere ubbidito, pensò il ragazzo mentre prendeva posto con circospezione. Con un tipo del genere era meglio non abbassare la guardia, si disse.
“Perché? Perché tutto questo cibo?” chiese Inuyasha, fissando l’uomo con sospetto.
“Non hai fame?” rispose distrattamente Sesshomaru.
“Vuoi farmi ingrassare, vero? Farmi diventare tondo e paffuto così puoi darmi in pasto ai tuoi padroni, gli Higurashi. Anche io verrò servito con la salsa?”
Sesshomaru aggrottò la fronte. “Pensi che gli Higurashi mangino i bambini come te?”
“Non è così?”
“Ovvio che no.” Sesshomaru strappò dal pollo una striscia di carne. “Gli Higurashi hanno il palato fine. Tu gli provocheresti solo un avvelenamento da cibo. Ora mangia.”
Non era la risposta che Inuyasha avrebbe voluto, ma la fame vinse sulla prudenza e il ragazzo cominciò ad abbuffarsi. Erano mesi che non facevo un pasto decente… il rancio degli schiavi non è granché, pensò mentre affondava i denti nella sua bistecca con un grugnito soddisfatto.
Mentre mangiava, Inuyasha lanciava occhiate di soppiatto a Sesshomaru, soppesando l’uomo che l’aveva salvato. O condannato. Dipende dai punti di vista. (risata sadica dell’autrice, che risente degli influssi Jokereschi post review totale e senza motivo Suicide Squad. Non fate caso a lei, potreste restare traumatizzati).
Aveva lunghi capelli bianco-argenteo e occhi ambrati, gelidi e imperscrutabili. Sulla sua fronte campeggiava una mezzaluna viola, mentre le sue guance erano striate di rosso. Emanava un’aurea di fierezza, potenza e mistero. Come se non fosse umano, pensò Inuyasha, ricordando con un brivido le parole di Kageromaru. Inizialmente non gli aveva dato molto peso, contento com’era di essere finalmente libero, ma ora non riusciva a non essere un tantino inquieto. Ok, parecchio inquieto si costrinse ad ammettere.
“Mi hai fissato abbastanza?” chiese Sesshomaru con una punta di fastidio nella voce.
“Non ti sto fissando” reagì il ragazzo. Abbassò lo sguardo e tornò al gravoso compito di riempirsi la bocca. Si fermò solo dopo la terza porzione, emettendo un grugnito soddisfatto e massaggiandosi la pancia gonfia di cibo.
Il boia aveva il piatto vuoto e se ne stava seduto a osservarlo, imperscrutabile.
“Come hai fatto a liberarti dalle manette, ragazzo?” chiese infine.
Inuyasha si agitò sulla sedia, a disagio. La verità era che non sapeva nemmeno lui come aveva fatto: talvolta, quando gli capitava di essere particolarmente arrabbiato, frustrato o spaventato, diveniva capace di fare cose incredibili. Cose che nessun altro umano riusciva a emulare. Proprio per questo spesso era stato additato come mostro, dalla gente del suo villaggio d’origine.
E proprio per questo suo padre… scosse la testa con veemenza come per scacciare quell’orribile pensiero e disse all’uomo: “Penso sia stato solo un colpo di fortuna”.
Non era bravo a mentire, ma non poteva fare altrimenti: chissà come avrebbe reagito il boia se fosse venuto a conoscenza delle sue particolari abilità.
“E ti capitano spesso questi “colpi di fortuna”?” indagò nuovamente Sesshomaru.
“No” rispose Inuyasha, cercando di suonare convincente.
“Sai che cosa fa un boia, ragazzo?” chiese l’uomo dopo un attimo di silenzio.
“È una domanda trabocchetto?”
“Mi occupo delle persone che costituiscono un pericolo per gli Higurashi, la famiglia che ho giurato di proteggere. Alcune sono facili da individuare, altre si nascondono. Per cui faccio domande e ascolto le risposte. Ascolto con molta attenzione. È in questo modo che capisco chi rappresenta effettivamente una minaccia e chi no. Capisci quello che sto dicendo?”
“Che secondo te io rappresento una minaccia?”
“Che capisco quando qualcuno mi sta mentendo.” Sesshomaru si alzò e gli lanciò una lunga occhiata ammonitrice.
 
 
 
Viaggiavano in direzione nord-ovest lungo la Strada della Scogliera, sopra le onde che si infrangevano contro le rocce e sotto un cielo da cui colava una fredda pioggerellina: Sesshomaru dritto sulla sella del suo stallone nero e Inuyasha che lo seguiva su un asino, il mento sprofondato nella pelliccia del cappotto.
Secondo i suoi calcoli, era la fine di settembre. Di sicuro, a casa, il caldo dell’estate indugiava ancora nella brezza. Qui, molto più a nord, il vento portava già con sé i morsi dell’inverno.
Cavalcavano un giorno dopo l’altro, in silenzio.
Inuyasha lo capiva, il silenzio. Lui e suo padre erano soliti passare ore nella foresta ad aspettare senza dirsi niente, dall’alba al tramonto. Ma il silenzio di Sesshomaru era diverso. Era un silenzio che pesava e che faceva venire il desiderio di riempirlo. Inuyasha tenne la bocca chiusa per i primi giorni, ma al quarto sentì il bisogno di parlare, anche solo per udire il suono di una voce. Così, mentre facevano colazione in una locanda di passaggio, parlò.
“Dove stiamo andando?” chiese.
“A casa.”
“A casa? A Dyren?” gli scappò di bocca.
“Dyren? È da lì che vieni?” chiese il boia.
 Stupido. Non sta parlando della tua casa, sta parlando della sua.
“Sì” rispose con circospezione. “È un villaggio nei Ducati Liberi. Non è grande.”
Ma c’era tutto quello che Inuyasha desiderava: alberi con le mele più rosse e succose del mondo; un fiume in cui nuotare durante l’estate e pattinare quando cadeva la neve; un laghetto accanto al quale lui e i suoi fratelli passavano intere giornate a catturare le rane; e la sua casa, una capanna di legno di due stanze col tetto di paglia che suo papà aveva costruito quando aveva sposato la mamma.
“Vicino alla Foresta di Cernunnos, vero?”
Perché Sesshomaru era così interessato? “Immagino di sì.”
“Meglio che te ne dimentichi” rispose Sesshomaru, dando l’ennesima dimostrazione del suo fantastico carattere. “È Geenna la dimora degli Higurashi”.
Geenna, pensò mestamente Inuyasha. Un Paese di foreste avvolte nella foschia e di montagne rocciose, dove non brillava mai il sole e le tenebre erano popolate da demoni.
Perché non era stato liberato da uno dei Solar?
Quella sì che era una fantastica Grande Casa. Inveterati nemici degli Higurashi, i loro cavalieri erano i più nobili tra gli uomini. Il loro signore, il duca Solar, aveva dodici figlie e ciascuna di loro era la donna più bella del mondo. Il che non aveva molto senso, ma Myoga, che sosteneva di averle conosciute, giurava che era vero.
Inuyasha non sarebbe mai potuto diventare cavaliere, ma avrebbe potuto essere un buon scudiero. Si sarebbe preso cura dei cavalli del suo padrone, gli avrebbe lucidato l’armatura e si sarebbe occupato delle sue armi. Avrebbe tifato per lui alle giostre e ai tornei, avrebbe servito ai banchetti e avrebbe visto quelle bellissime figlie con i suoi occhi. Quella sì che sarebbe stata una bella vita. E invece, che cosa lo aspettava?
Era diretto verso una terra di tombe e cimiteri, dove probabilmente sarebbe stato mandato a lavorare nelle cucine, a tagliare a pezzi i cadaveri per poi metterli in forno.
“Com’è Lord Higurashi?” chiese. Myoga non gli aveva raccontato molto sul sovrano di Geenna.
“Morto.” Sesshomaru socchiuse gli occhi. “È stato ucciso cinque mesi fa. Geenna ora è governata da sua figlia. Kagome Higurashi.”
“Kagome? Che razza di nome è?”
“Significa Terrore delle ombre.” (in realtà, in giapponese Kagome significa cesto; però, insomma, si è mai vista una regina delle tenebre che si chiama Cesto? Per tutti i monaci pervertiti, *i riferimenti a Miroku sono puramente casuali* certo che no! Quindi, perdonatemi la “licenza poetica”. E poi “Terrore delle Ombre” è molto più figo, no?Qqqq ).
Inuyasha deglutì. Già se la immaginava: un’orribile troll dal lungo naso bitorzoluto, la pelle verde e i denti di ferro. Probabilmente per cena mangiava davvero bambini.
Sesshomaru lasciò cadere alcuni centesimi sul tavolo. «Andiamo.»
Inuyasha serrò le labbra e lo seguì, rimuginando tra sé e sé.
Castel Cupo la sua nuova casa? Mai.
Era Dyren la sua casa. E ne era stato lontano abbastanza a lungo.
 È ora di tornare, e nessun boia mi fermerà.
 
 
Angolo della cosa perennemente in ritardo
Perdonate il ritardo, ma sono stata incasinatissima con la scuola! Per farmi perdonare, d’ora in poi aggiornerò tutte le settimane, se il wi-fi mi assiste*va al tempio del nonno di Kagome per chiedere la grazia*.
E finalmente viene svelata l’identità di Sesshomaru: è un boia! Ve lo aspettavate? Probabilmente no, perché un’idea così idiota poteva venire soltanto a me!
E… ha salvato Inuyasha? Perché? Vi chiederete voi. Lo so, è una cosa assolutamente assurda, che non sta né in cielo né in Terra. Beh, anche questa fic è una cosa assolutamente assurda che non sta né in cielo né in Terra. Perciò fateci l’abitudine XD. Comunque nei prossimi capitoli capirete le sue motivazioni.
Inuyasha pensa che Kagome sia una vecchietta rachitica! Lo so, sono una sadica!!! Ma avrà modo di ricredersi, il nostro caro mezzo-demone *risata malefica alla Joker*
Ringrazio immensamente chi ha recensito i precedenti capitoli, chi ha inserito questa storia tra le preferite/ricordate/seguite!! Siete delle persone stupende, sul serio!!!!!!!! *la portano via prima che cominci a fangirlare per le vostre meravigliose recensioni*
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, anche solo un “Ehi, fa dannatamente schifo!”, perché io non so proprio cosa pensare, soprattuto riguardo alla trasformazione di Iuyasha… l’ho riletta una decina i volte, ma ancora non riesco a decidermi se sia troppo affrettata o troppo descrittiva *i dilemmi della vita*
Ringrazio immensamente Day_Dream per i suoi fantastici consigli: come farei senza di te, sis mia <3?
Inoltre se volete capire un po’ meglio come (non) funziona la mia testa, date un’occhiata alla mia presentazione (scritta due notti fa in un momento di delirio xD).
Credo di avervi strapazzati/e abbastanza, perciò mi dileguo *la rinchiudono in manicomio*
A preeeeeeeeeeesto (spero)
Merwen
 
 
   
 
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