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Autore: LatersBaby_Mery    21/02/2018    14 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 68.

POV CHRISTIAN


Mi appoggio alla ringhiera del terrazzo e porto il calice di champagne alle labbra, più per noia che per reale sete. Alzo gli occhi al di sopra del bordo del bicchiere e mi guardo intorno con aria scocciata, pronto a linciare con lo sguardo il prossimo che mi chiede come mai sia qui da solo stasera, senza mia moglie.
Ho già dovuto ripetere la stessa balla almeno una quindicina di volte: Anastasia è rimasta a casa perché si sentiva spossata e aveva la pressione bassa, e nel suo stato è meglio non esporsi a questo caldo afoso di metà luglio.
Non potevo di certo dire che abbiamo litigato e mia moglie non ha voluto saperne di presenziare alla festa di beneficenza. Per quanto l’idea mi allettasse molto, non potevo trascinarla qui di peso, avrei solo rischiato che la discussione degenerasse ulteriormente.
Io so di essere un maniaco del controllo, come mi definisce Ana, so di essere fissato e talvolta eccessivamente possessivo, ma non posso non preoccuparmi per lei e per nostra figlia. Anastasia ha avuto una proposta dal Rettore del dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Seattle per una cattedra di letteratura inglese in un corso di Editoria. So quanto la affascini questo incarico, e so quanto mia moglie dia tutta se stessa in ogni cosa che fa, proprio per questo non sono riuscito a fare altro che mostrarmi contrario: a settembre Ana sarà già al sesto mese di gravidanza, e affiancare al suo lavoro, già di per sé impegnativo, un altro incarico così pesante, mi sembra una vera e propria follia.
Ma mia moglie come al solito guarda poco alle cose pratiche, e si è lasciata completamente affascinare dall’euforia e dal prestigio di questo nuovo possibile ruolo, senza pensare alla mole di lavoro che richiede e alle energie che le assorbirà. E così siamo finiti a discutere, tanto per cambiare: lei è ferma sulle sue posizioni ed io sulle mie. Lei mi accusa di essere sempre il solito pesante, il guastafeste, quello che deve trovare per forza il lato negativo, ed io accuso lei di vivere troppo sulle nuvole, di pensare poco alle cose pratiche e reali e di guardare solo al fascino e all’euforia di questa proposta senza riflettere sulle conseguenze.
Sapevo che si sarebbe incazzata, ma ciò che non mi aspettavo era che rifiutasse di accompagnarmi qui questa sera. Ho provato a convincerla, a spiegarle che per il mio lavoro è importante che ci vedano pubblicamente insieme, per il semplice motivo che, essendo una persona alquanto nota, ad ogni minimo cambiamento si scatena la fantasia mediatica. E infatti ho già notato sguardi curiosi e ricevuto domande invadenti.
L’unica persona con la quale ho scambiato due parole con vero piacere è stata Valery Mason, amministratrice delegata della catena di pasticcerie Mason Pastries, nonché figlia del fondatore. Anche suo padre, come me, ha iniziato praticamente dal nulla, da un buco di cinquanta metri quadrati, e nel giro di un anno si era già ampliato in tre punti vendita. Ad oggi, oltre trent’anni dopo, le loro pasticcerie sono le più note e redditizie di Seattle e dintorni.
Valery è stata l’unica che per prima cosa non mi ha chiesto perché fossi solo, ma semplicemente come stessi; probabilmente ha notato subito il mio sguardo torvo e spento. Non sono sceso nei particolari, le ho detto solo che Ana non si sentiva molto bene, anche se non so se mi abbia creduto o meno.
Lo stridio fastidioso del microfono che viene acceso mi richiama alla realtà.
“Si invitano gentilmente i signori ospiti ad accomodarsi in terrazza per il buffet iniziale.” comunica il maestro di cerimonie.
Sbuffo e mi allontano controvoglia dal mio angolino che mi consentiva di estraniarmi dal casino della festa. Appoggio il bicchiere vuoto sul vassoio di un cameriere di passaggio e poi mi dirigo verso il tabellone dove sono segnati i nomi di tutti gli ospiti abbinati ai rispettivi tavoli. Il tema di quest’anno sono i fiori: ogni tavolo è contrassegnato da una specie diversa. Faccio scorrere lo sguardo sul tabellone fino a che non leggo il mio nome.
Rose rosse. Mr Christian Grey, Mrs Anastasia Grey, Mr Bob Mason, Mrs Alicia Mason, Miss Valery Mason, Mr Jacob Miller, Mr Gary Delaney.
“Siamo allo stesso tavolo”
Mi volto e vedo Valery fissarmi sorridente. Ricambio il sorriso e annuisco, dopodichè ci avviamo verso il tavolo e ci accomodiamo. Alla vista di un posto vuoto accanto a me vengo assalito da un senso di rabbia e al contempo di malinconia. In questo momento non desidererei altro che tornare a casa da mia moglie, e chiarire tutto questo enorme malinteso. Odio litigare con lei, e soprattutto odio quando ci lasciamo così, senza aver trovato un punto di incontro, senza aver fatto la pace. E il problema maggiore è che siamo due testardi, nessuno dei due farà il primo passo.
Durante il buffet iniziale cerco di essere partecipe alle conversazioni degli altri commensali e di mostrarmi quanto il più possibile sorridente e disinvolto, ma il mio pensiero fisso è sempre lo stesso. Do un’occhiata al cellulare, nella speranza di trovare una telefonata o un messaggio da parte di Anastasia; speranza vana, perché sullo sfondo che ritrae mia moglie e i nostri meravigliosi bambini non appare alcuna notifica.
“Christian..?” la voce di Valery mi ridesta dai miei pensieri.
Metto in tasca il cellulare e sollevo lo sguardo verso di lei. “Scusami, ero sovrappensiero..”
La ragazza mi sorride. “L’ho notato” osserva, divertita. “Sei preoccupato per tua moglie?”
“Ehm.. sì, anche se sono tranquillo sapendola a casa..” affermo.
In realtà non sono tranquillo per niente; non riesco a sentirmi rilassato e sereno sapendola arrabbiata con me. È stata durissima chiudermi la porta di casa alle spalle, quando avrei voluto solo restare con lei e farle capire il mio punto di vista. Invece lei si è chiusa a riccio, accusandomi di non appoggiarla nel suo lavoro e di pensare solo a me stesso. Perché proprio non vuole capire che io mi preoccupo per lei e nel suo stato non voglio che si affatichi ulteriormente?
“Lei è d’accordo, Mr Grey?” domanda ad un tratto Mr Miller.
Sollevo lo sguardo e li fisso, leggermente spaesato: non ho la minima idea di quale sia l’argomento in questione e non vorrei far capire che ero palesemente distratto.
“Mr Grey ed io stavamo discutendo proprio di questo: se si sceglie di investire in Borsa bisogna affidarsi a persone esperte e competenti, altrimenti si rischia di incappare in un gigantesco flop..” interviene Valery, salvandomi da una preannunciata pessima figura.
“Sempre prudente e riflessivo, Mr Grey” si complimenta Mr Mason, esponendo poi la propria opinione.
Approfitto di un attimo di distrazione degli altri commensali per mimare un “Grazie” a Valery, che mi sorride calorosamente, forse anche un po’ troppo.
Al termine del buffet iniziale, il maestro di cerimonie ci invita poi ad accomodarci nella sala interna del Royal per la cena, informandoci che la disposizione dei tavoli è la stessa dell’esterno. Mi alzo e cerco di accodarmi alla fiumana di persone che si dirigono verso la sala, quando vedo Taylor venire verso di me e farmi segno di raggiungerlo.
“Cosa c’è, Taylor?”
“Dovrebbe seguirmi un attimo, Mr Grey”
“È successo qualcosa?” chiedo, preoccupandomi immediatamente per Anastasia e i bambini che sono a casa.
“Non si preoccupi, nulla di brutto. Anzi..” lascia la frase in sospeso e mi invita a seguirlo.
Anche se mi sento alquanto perplesso e confuso, lo seguo attraverso le scale che dal terrazzo conducono direttamente al giardino dal quale si accede all’hotel. Taylor si ferma e mi indica con lo sguardo il vialetto principale che divide a metà il giardino, costeggiato da fiaccole e lanterne.
La mia attenzione è subito attirata da un’auto che si avvicina: un’Audi bianca sportiva, che si ferma a pochi metri da me.
“Ma cosa..?” mormoro, incredulo, mentre uno dei dipendenti dell’hotel si avvicina alla macchina e apre la portiera del guidatore.
“Buonasera signora” dice cordialmente.
Pochi istanti dopo vedo uscire dall’auto una chioma castana fin troppo familiare.
“Anastasia..” sussurro, con gli occhi sgranati e una marea di domande che circolano nella mia testa.
Mia moglie dice qualcosa all’addetto alle auto, che annuisce ed entra in macchina. Ana alza il viso verso di me e, con sguardo fiero, percorre i metri che ci separano, abbastanza lentamente perché io possa osservarla: indossa un abito color turchese, aderente fino ai fianchi, che si modella sul suo bellissimo corpo e mette in evidenza il suo pancino di quattro mesi. All’altezza dei fianchi, da una striscia di brillantini il vestito scende più morbido, e la stoffa sfiora leggera le sue gambe ad ogni suo sinuoso passo. I capelli accarezzano le sue spalle in morbide onde e il trucco naturale mette in risalto i suoi meravigliosi occhi azzurri.
È così semplice, e al contempo così bella da togliermi il fiato.
“Ciao” dice, una volta giunta a pochi centimetri da me.
 “Ana.. cosa.. cosa ci fai qui? Sei venuta da sola?” chiedo, ancora incredulo di averla qui davanti a me.
“Eh sì, ho preferito che Sawyer restasse a casa con Gail e i bambini..”
Le accarezzo le braccia, continuando a fissarla inebetito. “Ma cosa ci fai qui?” ripeto. Non riesco ancora a credere che sia davvero qui, nonostante la nostra discussione, nonostante l’abbia fatta arrabbiare.
“Ho cambiato idea” risponde, fin troppo sbrigativa, il che mi fa supporre che in realtà ci sia qualcos’altro dietro, ma non faccio in tempo a chiederglielo perché lei riprende a parlare. “Anzi.. non so neanche se.. insomma, se sono all’altezza. Ho scelto un vestito al volo, e non ho avuto neanche il tempo di chiamare il parrucchiere e la make-up artist: con i capelli mi ha aiutata Gail e al trucco ho provveduto da sola..” blatera, ma io le poso un dito sulle labbra.
“Sei bellissima. Farai invidia a tutte le donne lì dentro..”
Lei mi sorride, e giuro che rivoluzionerei il mondo da cima a fondo per quel sorriso.
“Allora entriamo?” le chiedo, porgendole la mano.
Anastasia annuisce e posa la mano nel mio palmo. Faccio un passo per avviarmi verso l’ingresso, ma lei mi blocca.
“Christian..”
Mi volto verso di lei. “Cosa c’è?”
Mia moglie mi rivolge uno sguardo serio, quasi ammonitore. “Non credere che tra noi sia tutto chiarito. Io sono qui perché..” vacilla per qualche istante “..perché ci voglio essere. Ma sono ancora arrabbiata con te, quindi non illuderti..” mi avverte, ed io non posso fare altro che annuire.
Non che mi fossi creato chissà quali illusioni, ma quando l’ho vista scendere dall’auto ho pensato, ho sperato, che avesse deciso di fare un passo indietro, che volesse fare pace; e invece è qui probabilmente solo per apparenza, lei che alle apparenze non ha mai dato la minima importanza.
Prendo nuovamente la sua mano e la conduco all’interno della hall dell’hotel, da lì raggiungiamo la scala padronale e poi la sala dove si tiene la cena. Non appena entriamo, noto qualche sguardo curioso posarsi su di noi, e mi sorprendo della disinvoltura di Ana nel non prestarvi attenzione e avanzare fiera. Questa donna riesce a sorprendermi ogni giorno di più.
“Ah, Christian..” sussurra Ana, tirandomi leggermente “Che scusa hai raccontato per giustificare la mia assenza?”
Le cingo la vita con un braccio e la attiro a me, avvicinando le labbra al suo orecchio. “Ho detto che non ti sentivi molto bene, tutto qui..”
“Ah, okei” risponde, con una leggera vena di delusione.
Continuando a tenere il braccio intorno alla vita di mia moglie, la accompagno al nostro tavolo.
“Signori, vi presento la mia splendida moglie, Anastasia Grey..”
Le donne al tavolo le stringono la mano, mentre gli uomini si alzano per farle un elegante baciamano.
“È un vero piacere conoscerla, Mrs Grey” dice Mr Delaney “Devo ammettere che le descrizioni di suo marito non le rendevano abbastanza giustizia..”
“Oh, grazie” mormora lei, come sempre leggermente imbarazzata quando riceve molti complimenti.
Le sposto la sedia per farla accomodare, e poi mi siedo accanto a lei.
“Sono felice che sia riuscita a raggiungerci, Mrs Grey, suo marito ci ha detto che non si sentiva molto bene..” afferma Valery.
“Io credo che possiamo darci del tu, Valery, giusto?” domanda Ana.
“Sì, mi farebbe molto piacere” risponde lei con un sorriso.
“Beh, è vero, oggi è stata una giornata un po’ particolare e mi sentivo un po’ stanca..” mi prende la mano e intreccia le dita con le mie “Mio marito è sempre così premuroso, ha insistito tanto perché restassi a casa a riposare. In un primo momento l’ho assecondato, ma poi ho pensato che non sarebbe stato giusto non essere accanto a lui in un’occasione così speciale..” le sue parole, e soprattutto la sua maestria nel mentire, mi lasciano letteralmente di stucco, e potrei giurare di vedere lo sguardo di Valery adombrarsi.
“Anastasia, si lasci dire che è davvero in gran forma. Complimenti!” dice Mrs Mason.
“La ringrazio, Mrs Mason”
“Di quante settimane è?”
“Sono nella diciannovesima, e da pochi giorni abbiamo scoperto che è una femminuccia!” esclama Ana, con gli occhi che luccicano per l’emozione, come tutte le volte in cui parla della nostra bambina.
Mrs Mason le rivolge uno sguardo materno. “È una cosa meravigliosa. Un figlio è sempre un grande dono di Dio..”
“Sì” mormora Ana, portandosi una mano sul ventre “È la cosa più bella del mondo” solleva lo sguardo verso di me e mi stringe più forte la mano. Le sorrido, perdendomi nell’azzurro dei suoi occhi, e so che in questo momento non sta affatto fingendo per semplice facciata.
Il cameriere che porta i primi antipasti interrompe il nostro attimo di dolcezza, costringendoci a tornare alla realtà. Durante la cena mia moglie riesce a sorprendermi ancora una volta: è perfettamente a suo agio e partecipa a tutte le conversazioni, intervenendo al momento opportuno e mai in maniera scontata; più volte noto cenni di apprezzamento da parte degli altri commensali.
“Senz’offesa per nessuno dei presenti, ma il suo arrivo è stato davvero una ventata d’aria fresca, Mrs Grey. È un piacere parlare con lei” osserva Mr Miller, praticamente estasiato. Sembra proprio stregato da mia moglie, e se non fosse che ha abbondantemente superato la cinquantina e la sua ammirazione ricorda più quella di un padre, mi sarei già preoccupato di metterle un bigliettino in fronte con su scritto “Proprietà privata”.
“La ringrazio, Mr Miller” risponde Ana a bassa voce.
Vedo le sue gote imporporarsi e la cosa mi fa sorridere: fa tanto la donna di mondo, ma in questi piccoli dettagli ritorna la ragazza semplice che è, quella di cui sono immensamente innamorato.
La cena prosegue con i primi, e anche la nostra chiacchierata procede con gli argomenti più disparati.
“Miss Mason, la vedo un po’ taciturna..” osserva ad un tratto Mr Delaney.
Ora che ci faccio caso, effettivamente non ha tutti i torti; Valery da quando ci siamo spostati in sala non ha partecipato granché alla conversazione, giusto qualche risposta di cortesia qua e là.
“Mi piace molto ascoltare” risponde la ragazza, tamponandosi delicatamente gli angoli della bocca con il tovagliolo. “E poi non ho argomenti interessanti da esporre..”
“Ma non è possibile! Una ragazza bella, intelligente ed intraprendente come lei avrà sicuramente tante cose da raccontare..”
Valery accenna un sorriso e sospira. “Diciamo che la mia vita in questo periodo è concentrata prevalentemente sul lavoro..”
“Valery sta diventando il pilastro principale della nostra azienda” interviene suo padre, con lo sguardo fiero.
“Nessun fidanzato?” domanda Mr Miller.
Quanto odio queste domande. Ma saranno magari questioni private?
“No, in questo momento non ne avrei neanche il tempo. Non credo che amore e carriera possano viaggiare bene sugli stessi binari..” si volta verso di me “Penso tu mi possa capire, Christian. Sei stato single per molti anni quando hai messo su la GEH”
Vedo Anastasia irrigidirsi e ho seriamente paura di quale risposta possa generare la sua lingua biforcuta.
“Mi permetto di dissentire..” oddio eccola, Dei dell’Olimpo aiutatemi e attivatele il filtro bocca-cervello “..io credo che amore e carriera possano vivere benissimo insieme, l’uno non esclude l’altro, ma l’importante è trovare un equilibrio, trovare i giusti spazi. Il lavoro non deve oscurare la famiglia e l’amore, e al contempo il partner deve sostenere l’altro nelle scelte professionali. O almeno dovrebbe..” afferma, con una punta di amaro. E anche se agli occhi degli altri la sua è semplicemente l’espressione di un’opinione, io so perfettamente che è una diretta frecciata al sottoscritto.
Ana vede il mio comportamento come un rifiuto del suo lavoro e del suo valore professionale, non riesce proprio a concepirlo come un bisogno di volerla proteggere, un timore di farla stancare eccessivamente e di conseguenza di minare alla serenità sua e della bambina.
“Christian deve sostenerti davvero tanto, se ti ha addirittura messa a capo di una sua azienda..” osserva ad un tratto Valery, e il suo tono lascia trapelare un pizzico di acidità e arroganza.
Non mi volto verso mia moglie ma potrei giurare che ha gli occhi di fuoco, come ogni volta in cui avverte certe insinuazioni. Ma mentre Anastasia preferisce mostrarsi superiore e soprassedere con elegante indifferenza, io proprio non riesco a tollerare queste provocazioni. Odio chi si azzarda anche solo a pensare che mia moglie abbia il ruolo che ha sol perché è sposata con me.
“Non è esattamente così” intervengo.
Tutti gli sguardi si alzano verso di me.
“L’azienda è di mia moglie, non mia. Quando l’ho rilevata lei ne faceva già parte, e se l’ho affidata a lei è stato perché sapevo che sarebbe stato un grande investimento. Infatti grazie ad Anastasia e al suo team la GIP è diventata la casa editrice con il miglior fatturato dello Stato ed è tra le prime cinque degli Stati Uniti d’America” puntualizzo.
Tutti mi fissano ammutoliti ed affascinati; Anastasia mi rivolge un leggero sorriso e mi stringe la mano sotto al tavolo. Ricambio la stretta, desiderando solo di poter scappare da qui e tenerla tra le mie braccia a lungo, distruggendo questo clima di tensione che si è creato tra noi questa sera. Forse dall’esterno può apparire tutto assolutamente normale, ma io sento un’avversione da parte sua, e automaticamente anche io sono nervoso, perché vorrei mi capisse, anziché considerarmi solo il cattivo della situazione che vuole tarparle le ali.
Valery sembra quasi infastidita dal mio tono, mentre gli altri ospiti al nostro tavolo mi rivolgono sguardi di approvazione.
“Dev’essere davvero molto fiero di sua moglie e delle sue eccellenti capacità sul lavoro!” osserva Mr Mason.
Guardo per un istante Anastasia, poi mi volto verso di lui. “Sì, lo sono. Moltissimo” rispondo, con tono fermo e convinto.
A quel punto la mano di Ana lascia di scatto la mia, come se si fosse scottata. Io, invece, sento le mie dita gelide, come se avvertissi che quel suo gesto presagisce nubi nere all’orizzonte.
E infatti..
“Scusate” dice mia moglie alzandosi “Mi assento per qualche minuto per telefonare a casa e sapere dei bambini” sfodera il suo miglior sorriso, che io so essere perfettamente finto, e, ricambiata dagli altri commensali, afferra la borsetta e si avvia verso il terrazzo.
So che la telefonata a casa è una scusa bella e buona, perciò, dopo aver aspettato un paio di minuti per non dare nell’occhio, mi alzo e la seguo.  
È appoggiata alla ringhiera del terrazzo, con il viso rivolto verso il bellissimo panorama che si estende davanti a noi. Cammino lentamente verso di lei, e man mano che mi avvicino riesco a scorgere la tensione della sua postura, dei suoi muscoli. Senza dire nulla, arrivo a pochi centimetri da lei e le poso le mani sulle braccia; lei si ritrae, ed è come ricevere una secchiata di cubetti di ghiaccio sulla schiena.
“Che cos’hai?” le chiedo, perplesso.
Lei si volta di scatto, e la prima cosa che noto sono i suoi occhi lucidi.
“Che cos’ho? Sul serio mi chiedi che cos’ho?” sbotta “Ho che non sopporto più tutta questa ipocrisia!”
“Ma di cosa parli?”
“Parlo del fatto che tutta questa finzione mi sta facendo venire la nausea”
Mi passo nervosamente una mano tra i capelli; giuro che faccio davvero una fatica immensa a capirla. “Finzione?”
“Mia moglie di qua, mia moglie di là.. ‘e certo che sono fiero di mia moglie’..” mi fa il verso, ma nella sua imitazione di ironico c’è ben poco.
Non posso credere che davvero stia pensando che stessi fingendo. Come se non le avessi mai dimostrato quanto sia fiero di lei...
“Tu.. tu pensi che io stessi fingendo?” domando incredulo.
“Beh, considerando come ti sei comportato oggi.. direi di sì..”
Appoggio i gomiti alla ringhiera, alla ricerca di un appiglio, e mi passo le mani sul viso, respirando profondamente e contando fino a dieci per non mettermi ad urlare. Non posso credere che per una discussione Ana possa mettere in dubbio la devozione e l’ammirazione che ho e che ho sempre avuto verso la sua professionalità.
“Io spero che tu stia scherzando..” mormoro, voltandomi nuovamente verso di lei.
Mia moglie incrocia le braccia sotto al seno. “Scherzando? Trovi così ironico quello che dico?”
“Lo trovo assurdo!” esclamo, alzando il tono di voce “Secondo te solo perché non sono d’accordo con il lavoro che ti hanno proposto vuol dire che non sono fiero di te?”
Lei abbassa lo sguardo, colpita dalle mie parole.
“Non lo so..” sibila, e il fatto che abbia dei dubbi mi fa imbestialire.
“E tu allora? Sei tutta zucchero e miele, tutta ‘Non potevo non essere accanto a mio marito in un’occasione speciale’” la scimmiotto “Quando in realtà non volevi neanche saperne di accompagnarmi qui stasera.” la sfido, e dal suo sguardo di fuoco direi che ho colpito nel segno.
“Non ti azzardare!” urla, puntandomi un dito contro “Io quelle cose le pensavo davvero!! Se sono stata così restia a venire è perché ero incazzata con te.. e lo sono ancora!”
Incrocio le braccia e la fisso con un sopracciglio sollevato. “Se lo sei ancora, allora perché sei qui?”
Non ho creduto neanche un istante al semplice ‘Ho cambiato idea’: Anastasia è testarda, e quando prende una decisione difficilmente torna indietro. A casa mi è sembrata molto determinata, per cui se all’improvviso è piombata qui vuol dire che c’è stato qualcos’altro che l’ha fatta scattare. La sua espressione sicura che vacilla mi dà una conferma definitiva dei miei sospetti.
“Allora?” incalzo. Devo ammettere che un po’ mi diverto a torturarla.
“T-te l’ho detto: ho cambiato idea. Non si può?”
“Certo che si può. Ma non ti credo..”
Ana distoglie lo sguardo dal mio e sbuffa. “Senti Christian, non so dove tu voglia arrivare, ma io sono stanca..” fa per andarsene, ma io la blocco per un braccio.
“No! Troppo semplice così. Adesso vediamo di chiarire questa faccenda, perché io non sopporto più questa tua ostilità..”
“Cosa vuoi che ti dica? Grazie amore perché mi remi contro..”
“Fammi capire: solo perché la mia opinione è diversa dalla tua vuol dire che ti sto remando contro?” lei non risponde, così continuo a parlare “Se avevi già deciso da sola, perché hai chiesto il mio parere?”
“Perché speravo che fossi d’accordo con me..” sibila.
“E invece non lo sono. Ma non perché non sia fiero di te e della professionista che sei, come credi tu. Bensì perché so quanta anima e quanta devozione metti in ogni cosa che fai, e inevitabilmente un incarico universitario è un impegno enorme. Ti rendi conto che a settembre sarai tra il sesto e il settimo mese di gravidanza?”
“E secondo te io non ho già considerato tutto questo? Secondo te la gravidanza e la bambina non sono la prima cosa a cui ho pensato? Come puoi credere che io possa buttarmi a capofitto in qualcosa se sapessi che potrebbe essere pericoloso per me e la bambina?”
Sospiro, soppesando le sue parole. Le prendo le mani e la guardo negli occhi, addolcendo la voce. “Ana, non sto dicendo che tu non abbia già pensato a questo. Sto dicendo che.. che forse non hai realizzato la situazione nel concreto. È facile adesso essere convinta di poter avere tutto sotto controllo: il lavoro alla GIP, quello all’Università, i bambini, la gravidanza. Ma la realtà è diversa..”
“Lo sai tu com’è la realtà? Tu sai sempre tutto, no? Io sono Trilli, vivo sulle nuvole..” mi accusa, ed io mi sento sempre più nervoso. Sto cercando di farle capire con calma il mio punto di vista, ma qualunque cosa io dica sortisce in Anastasia una reazione negativa.
“Ana, io non.. non so più cosa fare. Sto cercando di spiegarti il mio punto di vista, ma tu sei troppo fossilizzata sul tuo, e non accetti nessun parere diverso..”
“Sei tu che sei cristallizzato sulle tue idee e tutto il resto per te diventa inutile..”
Dio, dove andremo a finire comportandoci così?
Mi appoggio con la schiena alla ringhiera e alzo il viso verso il cielo, sospirando pesantemente.
“Ana, ti rendi conto che sembriamo due ragazzini? Ci accusiamo a vicenda per una cazzata..”
Lei fa un sorriso amaro. “Una cazzata. Perché per te tutto questo è una cazzata, giusto?”
Signore mio dammi la forza. Questo suo attaccarsi ad ogni mia singola parola mi sta sfiancando.
“Non sto dicendo questo!” replico, e rifletto per qualche istante alla ricerca delle parole giuste per farle capire cosa penso senza rischiare il linciaggio.
“Tutto questo non è una cazzata, assolutamente. Solo che.. non.. non capisco perché questa proposta ti abbia.. presa così tanto. Nel senso che.. il tuo sogno è sempre stato l’editoria, non eri interessata alla carriera universitaria. Insomma.. non sei felice di quello che hai? Sei insoddisfatta?”
Lei solleva il viso e punta gli occhi nei miei. “Certo che sono felice di quello che ho! Ma questo non vuol dire che io non possa avere voglia di migliorarmi, di raggiungere nuovi obiettivi. È vero, non avevo mai pensato all’insegnamento universitario, anche perché credevo di essere troppo giovane per accedervi. Ma quando l’assistente del Rettore mi ha parlato, mi ha illustrato la situazione e mi ha spiegato come fossero arrivati a me, io.. io mi sono sentita gratificata. Non che il mio lavoro non mi gratifichi, anzi.. Solo che.. ho sentito che questo poteva essere un passo importante nella mia carriera, e ci sono arrivata da sola, per quello che era il mio rendimento all’Università e per la crescita che ha avuto la GIP, non perché sono la moglie di Christian Grey..”
Ha gli occhi lucidi e, anche se continuo a sostenere il mio punto di vista, mi sento in colpa nel vederla così.
“Io non pretendevo che tu fossi entusiasta o che necessariamente fossi d’accordo con me. Ti conosco bene e sapevo che avresti sollevato qualche obiezione. Ma ciò che mi fa stare davvero male è che tu non hai neanche provato a metterti nei miei panni, hai cominciato a snocciolare tutti i motivi per i quali accettare questo incarico sarebbe stato qualcosa di assurdo; ma non ti sei fermato nemmeno un secondo a dire ‘Cavolo amore complimenti, sei stata davvero brava per attirare l’attenzione del Rettorato! Però sei sicura che questo nuovo ruolo non possa causarti troppo stress?’” mi fissa negli occhi, con lo sguardo fiero di chi sa di avermi annientato con quelle poche semplici parole.
“Adesso, con il tuo permesso, tornerei dentro, sono stanca di stare qui a discutere..”
Mi scosto e la lascio passare, la guardo rientrare in sala e avverto sul cuore tutto il peso delle sue parole. Appoggio i palmi delle mani alla ringhiera e lascio che i miei occhi si perdano nell’immensità e nella meraviglia di questo paesaggio.
Respiro profondamente e reprimo l’istinto di prendermi a schiaffi: mi rendo conto di essere stato un cretino. Non ho cambiato idea sul fatto che accettare questo incarico non sia la scelta migliore, ma ho capito pienamente perché Anastasia si sia sentita tanto ferita. Ripercorro mentalmente le nostre conversazioni di oggi, e mi rendo conto che non c’è stata una sola occasione in cui mi sia fermato a mettere davanti alle mie opinioni il suo merito e la sua eccezionale bravura. Non c’è stata una volta in cui mi sia complimentato con lei; sono partito in quarta con quelle che erano le mie idee e basta.
Devo chiederle scusa, farle capire che ho capito di aver reagito nel modo sbagliato; quel suo sguardo deluso mi ha spezzato il cuore.
Prendo un bel respiro e mi avvio verso le grandi porte a vetri della sala. Una volta all’interno noto che ci sono alcune coppie che ballano; mi guardo intorno alla ricerca di mia moglie e la vedo camminare verso di me.
“Ti va di ballare?” le chiedo con un sorriso.
“Scusa ma stavo andando in bagno” risponde, quasi scocciata “E comunque non mi va!” detto questo si avvia verso la toilette, lasciandomi di stucco.
È arrabbiata con me, non lo nasconde, e qualcosa mi dice che non le passerà tanto facilmente.
Con uno sbuffo torno al nostro tavolo e mi accomodo; Mr e Mrs Mason sono in pista a ballare, mentre Mr Devaney e Mr Miller si sono alzati per chiacchierare con altri ospiti, quindi al tavolo c’è solo Valery, con il capo chino sul cellulare.
“Tutta sola?” domando, sedendomi.
Lei sussulta, sollevando di scatto lo sguardo.
“Scusa, non volevo spaventarti” le sorrido.
Valery ricambia con un sorriso fin troppo espansivo e ripone il cellulare in borsetta. “No, tranquillo. Ero solo sovrappensiero” si guarda intorno “Anastasia?”
“È un attimo in bagno” le rispondo, cercando di mascherare il mio nervosismo.
Probabilmente il mio proposito non riesce a pieno, perché Valery si avvicina a me e sussurra un “Va tutto bene?”
“Sì, benissimo. Perché?”
“Non so, mi è sembrato di.. oddio forse è solo una mia impressione, ma ho avuto la sensazione che ci fosse un po’ di tensione tra te e Anastasia..” parla come se avesse quasi timore di dire ciò che pensa.
In realtà ha ragione su tutta la linea, ma non voglio darlo troppo a vedere; voglio che le questioni provate tra me e mia moglie restino, appunto, private. Non posso neanche mentire spudoratamente, però: si nota lontano un miglio che c’è qualcosa che non va. Quindi opto per una via di mezzo, una mezza verità. “Siamo entrambi un po’ nervosi, è un periodo un po’ stressante, tra il lavoro, la gravidanza..”
Lei annuisce, ma non so se ci creda o finga di crederci. “Se ti va di parlarne, io ci sono.” mi posa una mano sul braccio, ed io istintivamente mi irrigidisco.
Nonostante i progressi fatti in questi anni, grazie a mia moglie, ai nostri figli e alla nostra famiglia, sono ancora intollerante al tocco di persone estranee: lo avverto come una violazione, un’invasione.
“Davvero, Christian, mi fa piacere ascoltarti..”
Non faccio in tempo a rispondere che sento una mano intrufolarsi tra i miei capelli. Mi volto di scatto e vedo Anastasia sorridermi raggiante.
“Scusa amore se ti ho fatto aspettare” dice, con una voce fin troppo zuccherosa.
Si china su di me e mi avvolge il busto con le braccia, baciandomi una guancia. Ruoto leggermente la testa e la fisso, non nascondendo la mia perplessità: ho paura che in bagno Anastasia sia stata sostituita dal suo clone. Sembra quasi che voglia marcare il territorio, anche se sinceramente non ne vedo il motivo.
“Andiamo a ballare?” propone poi mia moglie, fissandomi con uno sguardo dolce; credo che in questo momento le mie orbite abbiano raggiunto la loro estensione massima.
Fino a cinque minuti fa non aveva alcuna voglia di ballare! A questo punto l’opzione “marchio del territorio” diventa sempre più calda.
“Sì, certo” rispondo, stando al suo gioco.
Mi alzo e le porgo la mano, che lei prontamente afferra, e la conduco lungo il corridoio centrale che si è formato tra i tavoli. Una volta in pista, la attiro a me e le cingo i fianchi con le braccia; lei, invece, unisce le mani dietro al mio collo.
“Allora?” chiedo, mentre cominciamo ad ondeggiare.
Ana mi fissa perplessa. “Allora cosa?”
“Quando siamo rientrati in sala non sembravi per nulla intenzionata a ballare con me..”
Distoglie lo sguardo dal mio. “Ho cambiato idea”.
“E cosa ti ha fatto cambiare idea?”
Sbuffa. “Oddio Christian! Devi sempre fare un processo a tutto? Ho cambiato idea, punto” si scalda, ed io reprimo a fatica una risata. Adoro quando si infervora così solo perché non vuole ammettere quello che pensa davvero. “Comunque, se ti dà così fastidio, posso sempre tornare a sedermi..” dice, infastidita, e prova ad allontanarsi.
Rafforzo la presa sui suoi fianchi e la attiro ancora di più verso di me, accostando la guancia alla sua tempia.
“Ssshh” sussurro “Come ti viene in mente?”
La tengo stretta a me, beandomi del suo profumo e della sensazione del suo corpo contro il mio, che dopo sei anni è appagante, sconvolgente e al contempo rassicurante come la prima volta che l’ho tenuta tra le braccia.
Vorrei chiederle scusa per il modo in cui mi sono comportato, ma ho quasi paura di interrompere la magia di questo momento, con le mie mani che accarezzano la base della sua schiena, e le sue che giocano con i miei capelli all’altezza della nuca.
Le bacio con tenerezza la tempia e poi la guancia, lei non si ritrae, anzi, dai suoi leggeri sospiri sembra quasi che desideri questi miei piccoli gesti, ma stesse combattendo contro se stessa per non desiderarli.
Mi sorprende quando solleva il viso per far incontrare le nostre labbra in un bacio fugace ma nel quale posso godere di nuovo della morbidezza e della dolcezza della sua bocca.
Poco dopo il maestro di cerimonie invita tutti ad uscire nuovamente in terrazza per il grande buffet di dolci, offerto ovviamente dalle Mason Pastries. Anastasia cammina lentamente lungo il grande tavolo imbandito e riempie il suo piattino con dolcetti e pasticcini.
“Ehm.. tesoro.. non sono forse un po’ troppi?” le chiedo.
Lei mi guarda e poi osserva il suo piatto. “Ho fame” risponde semplicemente, con una naturalezza e una dolcezza da bimba che mi disarmano ogni volta.
Non posso fare a meno di sorridere e seguirla poi verso i divanetti. Mi siedo su una poltroncina e la faccio sedere sulle mie gambe.
“Ma ci sono altri posti” mi fa notare.
Le scosto una ciocca di capelli dal viso. “Lo so. Ma voglio tenerti qui..” mormoro, cingendole la vita con le braccia.
Ana sorride debolmente, rubando poi una fragolina dal piatto e portandosela alla bocca. È bellissima.
“Tesoro..” dico ad un tratto, tornando serio “Per quanto riguarda quello che ci siamo detti prima..”
“No” mi interrompe, posandomi un dito sulle labbra “Ti prego, non adesso” il suo tono quasi supplichevole mi spezza il cuore “Godiamoci quello che resta di questa serata..”
Mi sorride, ed io sorrido con lei, allungandomi poi a baciarla. Anastasia prende un dolcetto dal piattino e lo porta verso le mie labbra, ne addento un pezzetto, e la restante parte la mangia lei: pasta bignè con cioccolato e nocciole.
“Buono!” esclama mia moglie.
Annuisco, lasciandole un bacio sul braccio e portando una mano sul suo ventre. “Come sta la mia principessa?”
“Direi bene! Credo abbia apprezzato la cena, e stia apprezzando anche i dolci”
“Anche lei è arrabbiata con me?”
Lo sguardo di Ana si adombra. “Se è ruffiana anche solo la metà di quanto lo è sua sorella, non potrebbe mai essere arrabbiata con te”
Rido e mi rifugio con la testa nell’incavo tra la sua spalla e il suo collo, baciandole un punto dietro l’orecchio e inspirando a pieni polmoni il suo profumo.
“Sono felice di constatare che apprezzate molto i nostri dolci!” squittisce una voce alle nostre spalle.
Mi scosto subito da mia moglie, ci voltiamo contemporaneamente e vediamo Valery venire verso di noi.
“Oh, scusate, non vorrei aver interrotto qualcosa”
“No, tranquilla” risponde Ana, alzandosi dalle mie gambe, e potrei giurare di vederla alzare gli occhi al cielo, la cosa mi diverte e al contempo mi eccita.
Cerco di darmi un contegno e mi alzo anche io. “Comunque sì, apprezziamo molto i vostri dolci, da diversi anni ormai” affermo, e le mie parole suscitano un grande sorriso sul suo volto.
“Sono felice di sentirlo!” dice, con voce melensa.
“Vorrei qualcosa da bere” interviene Anastasia, decisa, prendendomi la mano e trascinandomi verso il tavolo del buffet.
Afferra un calice di champagne per sé, e un altro che porge a me.
“Lo sai che sembri una bimba capricciosa, vero?” le faccio notare, consapevole che sto rischiando di essere vittima di un suo scatto d’ira.
Lei allontana il bicchiere dalle labbra e mi fissa truce. “Una bimba capricciosa? Solo perché ho sete? E comunque, se vuoi continuare a chiacchierare con la tua amica, non sei mica obbligato a restare qui..” il tono con cui pronuncia queste parole mi dà la conferma definitiva che alla base dei suoi comportamenti strani di stasera c’è un fondo di gelosia, e non so perché ma questa consapevolezza mi scalda il cuore.

Non appena scorgo da lontano la nostra casa, inizio a svegliare delicatamente Anastasia. Dopo pochi minuti da quando siamo saliti in macchina, si è addormentata con il viso poggiato sulla mia spalla. Era davvero stanchissima, è stata una giornata impegnativa e faticosa, e in più la gravidanza le porta più sonno del solito.
“Piccola” mormoro, sfiorandole i capelli con le labbra.
Ana si muove leggermente, mugugnando. “Amore, siamo a casa” le do un bacio sulla fronte.
Lei apre gli occhi e alza la testa dalla mia spalla.
“Ben svegliata!” esclamo, accarezzandole i capelli.
Ana sbadiglia e si strofina leggermente gli occhi, stando attenta a non far sbavare troppo il trucco.
“Ce la fai a scendere?” le chiedo, quando Taylor si ferma davanti al portico di casa.
Anastasia annuisce, tra uno sbadiglio e l’altro.
Scendo e poi faccio il giro dell’auto per aprirle la portiera, le porgo la mano per farla scendere e poi le cingo la vita con il braccio. Non appena entriamo in casa, Ana per prima cosa si sfila le scarpe con il tacco; io invece sfilo giacca e papillon e poi la seguo in salone.
Gail ci accoglie con un sorriso e ci informa che i bambini dormono ormai da un pezzo.
“Grazie mille Gail, vai pure a dormire, ci vediamo domattina..” dice mia moglie con dolcezza.
Mrs Taylor ci augura la buonanotte e si dilegua insieme a suo marito.
“Io vado a dare un bacio ai bimbi e poi faccio una doccia” annuncia Ana, avviandosi verso le scale.
“Vengo con te” la seguo al piano di sopra e andiamo in cameretta dei bambini.
Dormono entrambi come due angioletti: Teddy a pancia in giù con le braccia sotto al cuscino, come suo solito, e Phoebe stesa di lato, con le manine sotto la guancia. Sono bellissimi. Ana dà un bacio ad entrambi e si assicura che non siano sudati; il suo sguardo colmo d’amore ogni volta in cui si sofferma ad osservare i nostri figli mi fa gonfiare il cuore.
Il trillo del mio cellulare rompe quel silenzioso momento di magia. Lo estraggo dalla tasca e vedo l’icona delle mail che lampeggia, clicco e noto che l’oggetto è la relazione dell’ufficio informatico che aspettavo da questa mattina.
Mi chino a dare un bacio ai miei bambini e poi mi dirigo nello studio, mentre Ana va a farsi la doccia. Una volta seduto alla scrivania, accendo il computer per poter leggere la mail. Nella cronologia delle ricerche, però, c’è qualcosa che mi salta all’occhio: un sito di gossip, che non rientra propriamente tra le ricerche più comuni, né per me né per mia moglie. La curiosità ha la meglio e clicco, pochi istanti dopo si apre una pagina con una carrellata di foto dell’arrivo di molti ospiti al Galà di questa sera.
C’è una mia foto mentre varco l’ingresso del Royal con sotto una didascalia.

Il noto imprenditore Christian Grey è arrivato da solo al prestigioso evento annuale di beneficenza. È la prima volta, da quando ha annunciato il suo matrimonio, sei anni fa, che il CEO della Grey Enterprises Holdings partecipa ad un evento non accompagnato dalla deliziosa consorte. Quale sarà stato il motivo che ha tenuto la Direttrice editoriale della Grey Indipendent Press lontano dal tappeto rosso dell’Hotel Royal?

Ma una quantità industriale di cavoli propri no?
Per carità, so perfettamente che la mia posizione implica una grande visibilità pubblica, e dopo oltre dieci anni ormai mi sono abituato al fatto che la mia vita è alla portata di tutti questi giornalai disposti a dire e scrivere qualsiasi cosa per avere un minimo di attenzione. È il rovescio della medaglia del nostro lavoro e della nostra posizione sociale, e dopo un po’ si impara a passarci sopra e a non dare troppo peso a giornaletti e articoli vari.
Nonostante tutto, però, non posso fare a meno di avvertire un moto di stizza ogni volta in cui mettono in ballo il rapporto tra me e Ana, mi sento invaso nella mia vita più privata e intima, quella che include mia moglie e i nostri figli, ed è qualcosa a cui non mi sono ancora completamente abituato.
Scorro la pagina e più in basso trovo altre voto che mi vedono protagonista, le ingrandisco e noto che ritraggono me e Valery mentre chiacchieriamo durante l’aperitivo di benvenuto. Sotto vi sono altre pseudo-didascalie assurde.

Il patron della Grey Enterprises Holdings ritrova il sorriso con il futuro amministratore delegato della Mason Pastries. Il noto imprenditore è parso un po’ sottotono al suo arrivo all’Hotel Royal, e non è passata inosservata l’assenza della moglie, Anastasia Grey. Ma da questi scatti rubati il suo umore appare decisamente migliorato, probabilmente grazie alla figlia di uno dei più noti imprenditori dolciari del nostro Stato, con la quale Mr Christian Grey si è intrattenuto per lungo tempo a chiacchierare.
Che ci siano nubi all’orizzonte tra uno dei perni dell’economia americana e la sua splendida signora?


Sgrano gli occhi alla lettura di queste cavolate. Queste persone sono impazzite, da internare, altro che giornalisti. Ma d’altronde di cosa mi sorprendo? Alla base del loro lavoro c’è proprio la magia di creare scoop a partire da castelli in aria.
Sposto lo sguardo in alto a destra: l’articolo è stato pubblicato alle ore 19:56, poco dopo l’inizio dell’aperitivo, e l’ultimo accesso a questa pagina web da questo PC risale alle 20:04, circa un’ora prima che Anastasia facesse la sua apparizione al Royal.
Direi che ho avuto la conferma definitiva del motivo per il quale Ana ha cambiato idea così all’improvviso e mi ha raggiunto al Galà. Senza neanche rendermene conto mi ritrovo con un sorriso ebete sulle labbra, al pensiero che mia moglie, pur essendo arrabbiata con me, abbia deciso di raggiungermi per gelosia, per avermi con sé ed essere sicura che la mia attenzione non fosse attratta che da lei.
Mi lascio andare contro lo schienale della poltrona, rilassato, e mi accorgo che anche il mio fedele amico dei piani bassi ha apprezzato molto la gelosia di Ana. Tuttavia, però, la situazione tra noi non è chiarita, e sinceramente non so davvero cosa fare e cosa dirle, ma so per certo che dobbiamo parlare, provare a capirci e a trovare una soluzione.
Dopo aver letto la mail che attendevo da diverse ore, spengo il computer e salgo in camera. Sono quasi le due, ma mi auguro che Ana sia ancora sveglia, così possiamo parlare; odio andare a dormire quando siamo arrabbiati l’uno con l’altra.
Salgo piano le scale per non rischiare di svegliare i bambini e mi avvio verso la nostra stanza; a pochi passi dalla porta, però, mi blocco, sentendo la voce di mia moglie. Mi avvicino ancora un pochino e noto, attraverso un piccolo spiraglio, che è al telefono.
Chi diavolo le telefona a quest’ora della notte?
“Sì, lo so Kate, ma non credo ci sia altra soluzione... No che non lo voglio, ma come faccio ad affrontare tutto da sola?... Mi vedo costretta a rinunciare all’incarico... Lo so che non è giusto, ma lo sai come sono fatta... Non si tratta di sottomissione, è solo che non riuscirei ad intraprendere questo percorso senza il sostegno di Christian...”
Quelle parole mi gelano sul posto. In fondo è quello che volevo, no? Allora perché mi sento come se avessi ricevuto un pugno in pieno petto?
Faccio qualche passo indietro, aspetto che Ana concluda la telefonata e poi faccio di proposito dei passi alquanto rumorosi, per far intendere di essere appena arrivato. Non appena spalanco la porta della camera, mia moglie si volta di scatto.
“Ohi..” mormora.
La scruto negli occhi, e il fondo di lacrime che vi leggo mi spacca il cuore. Odio sapere di essere io la causa del suo malumore, ma al contempo non riesco a comportarmi diversamente.
“Io.. mi metto a letto, sono distrutta..” prosegue, scostando le lenzuola.
“Sì, hai bisogno di dormire. Io.. vado a fare una doccia e ti raggiungo..” la attiro per la nuca e le bacio la fronte.
Ho bisogno del contatto fisico, di sentirla mia, di tenerla stretta, quasi avessi paura che possa scivolarmi dalle mani.
Ana mi regala un debole sorriso e poi si distende a letto, tra quelle lenzuola che profumano di fresco e di noi. Sfilo l’orologio e la fede e li appoggio sulla cassettiera, dopodichè mi sposto in cabina armadio per prendere pigiama e biancheria puliti e mi dirigo in bagno. La mia speranza è che il getto d’acqua della doccia che mi accarezza il corpo possa aiutarmi a rilassarmi e a mettere ordine nella mia mente. Purtroppo, però, la mia speranza si rivela vana perché una volta uscito dalla cabina doccia mi sento quasi peggio di prima, con la testa piena di pensieri che si scontrano provocandomi un’emicrania assurda.
Indosso velocemente il pigiama e torno in camera; Ana è distesa su un fianco, e dal suo respiro regolare mi accorgo che si è già addormentata. Ha il viso rivolto verso la mia parte del letto, le mani sotto la guancia e il lenzuolo che le copre le gambe, anche in piena estate non può farne a meno.
Mi stendo accanto a lei e mi fermo ad osservarla. È splendida, anche con il viso stanco e senza trucco, anzi, soprattutto così. Amo guardarla dormire, amo la dolcezza e la calma che il suo viso e il suo respiro rilassato mi trasmettono. Ciò che mi tormenta, però, è sapere che si è addormentata con il broncio, nervosa, e tutto questo a causa mia.
Non ero affatto d’accordo con l’idea di quell’incarico all’Università, è vero, ma sentire la sua voce così dispiaciuta e delusa al telefono mi ha spezzato il cuore. È pronta a rinunciare a tutto, per me, che non sono altro che un bastardo egoista. E la amo con tutto me stesso.
Lancio un’occhiata al cellulare per controllare l’ora: le due e mezza. È tardissimo, dovrei mettermi a dormire, altrimenti domattina sarò un relitto. Prendo un lungo respiro e mi allungo a baciare la fronte di mia moglie; fa così strano non avere il suo corpo accoccolato al mio.
“Buonanotte piccola mia” sussurro.
Dopodiché provo a trovare una posizione che mi concili il sonno, nonostante la testa che scoppia e un macigno sul petto.


Il giorno seguente...

POV ANASTASIA

Sono nel mio ufficio alla GIP, intenta ad esaminare i bilanci del trimestre aprile-maggio-giugno, quando la vibrazione del mio cellulare attira la mia attenzione. Lo prendo, sblocco lo schermo e scopro che si tratta di un messaggio vocale da parte di Grace.
“Ciao mammaaaaa!!” esclama la voce allegra dei miei bimbi “Noi andiamo alle giostre con i nonni!” afferma Teddy. “E poi al cinema!” aggiunge Phoebe, dopodiché mi salutano e il messaggio termina.
Sorrido, inviando a mia volta una nota vocale per salutarli e augurare loro buon pomeriggio. I miei figli adorano trascorrere le giornate con i nonni, si divertono tantissimo e, diciamolo, vengono anche viziati un bel po’. Ma, in fondo, viziare i nipotini è un po’ il compito di tutti i nonni; i miei suoceri, però, sono fantastici perché sanno viziarli, coccolarli e al contempo educarli, facendo capire loro che in tutte le cose esistono dei limiti.
Sto per riporre il cellulare al suo posto quando questo vibra di nuovo: un messaggio di Christian.
Hai mangiato??
Complimenti per il tatto, davvero. Sembra quasi che stia facendo un resoconto con uno dei suoi tanti dipendenti. Ho una grande tentazione di ignorarlo completamente, ma poiché non ho alcuna voglia di sentire altre ramanzine, gli rispondo con un secco “Sì, grazie”.
I toni tra noi sono ancora freddi dopo la discussione di ieri mattina. Ci siamo concessi una piccola tregua ieri sera al Galà al quale non volevo assolutamente presenziare; ma mi sono sentita quasi costretta ad andare, dopo aver visto le foto di mio marito e della principessa dei pasticcini che chiacchieravano amabilmente e in sintonia.
Riconosco da lontano un miglio quando una persona fa gli occhi dolci e il sorriso da civetta, e l’atteggiamento di Valery era chiaramente quello di un esemplare femminile di felino defunto, ragion per cui ho scelto un abito al volo, mi sono truccata in fretta e ho chiesto aiuto a Gail con i capelli per arrivare al Royal il prima possibile.
L’espressione esterrefatta di mio marito è stata impagabile, era chiaro che fosse felice di avermi lì con sé, e anche io sono stata contenta di aver cambiato idea, anche se durante la serata abbiamo cercato di avere un confronto che non ha portato esattamente gli esiti che speravo.
Al ritorno a casa mi sono sentita sfinita, stanca, svuotata, e non solo fisicamente. Con il cuore e l’umore a pezzi sono giunta alla conclusione che non mi resta altro da fare che rinunciare alla cattedra all’Università. Kate sostiene che io sia troppo succube di mio marito, ma non è facile far capire come mi sento. Christian non mi ha imposto di rifiutare, anche perché quando mi ha sposata sapeva che non sono la sua sottomessa e mai lo sarò, ma sono io che non mi sento in grado di assumere questo incarico senza l’appoggio e il sostegno di mio marito. Non posso affrontare questo nuovo percorso da sola, sapendo che lui è contrario, perché io ho bisogno di sentirlo accanto a me, di sentirlo complice, di sapere che è pronto ad affrontare ogni cosa insieme a me.
E se così non può essere, non credo di avere molta scelta.
Speravo che questa mattina mi sarei sentita meglio; in fondo come si dice? La notte porta consiglio.
Al mio risveglio mi sono ritrovata tra le braccia di Christian, sembra che i nostri corpi durante la notte si attraggano, anche quando ci addormentiamo separati, anche quando siamo arrabbiati l’uno con l’altro. Il mio umore, però, non era migliorato, anzi, durante il giorno ho avuto moto di riflettere a mente lucida e sono sempre più convinta della decisione che ho preso, seppur a malincuore. E in qualche modo sono ancora più incazzata con mio marito per questo, perché è un maniaco del controllo, è testardo e pesante, ed è colpa sua se io mi sto lasciando sfuggire un’occasione per arricchire la mia carriera e scoprire un nuovo mondo.
Mi lascio andare contro lo schienale della poltrona e sbadiglio; questa notte ho dormito poco e male, e anche Christian non credo abbia dormito benissimo, avvertivo spesso i suoi movimenti quando si girava e rigirava nel letto.
Poiché so che in questo momento non riuscirei a concentrarmi a dovere, decido di alzarmi e andare a prendere un caffè. Esco dal mio ufficio e mi avvio verso l’area relax, trovando Elizabeth che litiga con la macchinetta.
“Tutto okei?” le chiedo, avvicinandomi.
“No!” risponde nervosa “Ce l’ha con me!” indica la macchinetta.
Scuoto la testa e rido. “Dai, ci provo io” inserisco le monete, armeggio con i vari pulsanti e pochi istanti dopo la bevanda inizia a scendere nel bicchierino.
“Lo vedi? Ce l’ha proprio con me!” ripete Elizabeth, mentre le passo il suo tanto agognato caffè.
Ripeto tutto il processo per prendere il caffè anche per me. “Giornata storta?” domando poi.
Lei alza gli occhi al ciel. “Lasciamo perdere. La verità è che molti uomini sono rimasti all’età della pietra, con le clave, le palafitte e tutto il resto..”
“Roger?” chiedo, alludendo al suo compagno.
“E chi se no..” sorseggia il suo oro nero e poi riprende a parlare “Tu invece come stai? È da questa mattina che ti vedo un po’ irrequieta, hai pranzato in fretta e ti sei rimessa subito a lavorare..”
Afferro il bicchierino dallo sportellino e comincio a girare il cucchiaino di plastica per mescolare bene lo zucchero.
“Diciamo che sono un po’ nervosa..”
“Discussioni con tuo marito?”
Annuisco, portando il bicchierino alle labbra. “Il matrimonio si fonda su tante piccole cose, oltre che sull’amore ovviamente, e una di queste è la capacità di trovare un compromesso, in tutte le situazioni. Ma credimi spesso è difficile..”
“Ti capisco perfettamente, anche se non sono sposata. Tu però non dovresti stressarti troppo nel tuo stato..”
Sorrido e mi accarezzo la pancia.
“Tanto, per quanto possa arrabbiarmi con Christian, so già che sua figlia sarà pazza di lui”
Elizabeth scoppia a ridere e, dopo un ultimo sorso di caffè, torna nel suo ufficio.
Io svuoto completamente il mio bicchierino, sentendomi già più sveglia e attiva, e torno anch’io a lavoro.
Più di un’ora dopo, ad interrompermi è lo squillo del telefono aziendale; a lampeggiare è la spia bianca, segno che la telefonata arriva direttamente dalla reception. Premo il pulsante corrispondente e alzo la cornetta.
“Sì? Dimmi pure Hannah”
“Ana, dovresti raggiungermi un attimo all’ingresso” dice, criptica.
“Perché?”
“Non posso dirtelo, devi vedere con i tuoi occhi!” il suo tono di voce è quasi adorante.
“Hannah, cosa sarà mai successo alle quattro del pomeriggio?”
“Se ti sbrighi a venire qui, lo scoprirai da sola..”
Ripongo la cornetta e sospiro, confusa; cosa sono tutti questi misteri?
Mi alzo, mi sistemo la gonna ed esco dal mio ufficio, dirigendomi verso la reception. Sono proprio curiosa di scoprire che diavolo...
I miei pensieri e la mia andatura vengono bruscamente interrotti dalla visione di Christian accanto al bancone della reception, e soprattutto dalla vista dell’enorme fascio di rose rosse che ha tra le mani.
Mi avvicino timidamente, avvertendo gli sguardi di tutti i presenti su di noi.
“C-Christian” mormoro, stupita “Che ci fai qui?”
Mio marito mi rivolge un sorriso smagliante, di quelli che sono in grado di farmi diventare le gambe di gelatina.
“Sono venuto a prenderti”
A prendermi? Fino a poco fa era la freddezza in persona e adesso di punto in bianco viene a prendermi?
Lo fisso, perplessa, e fisso quei fiori meravigliosi, non riesco proprio a distogliere lo sguardo.
“Christian, io non..”
Lui mi interrompe prendendo il bigliettino attaccato al nastro che circonda le rose e porgendomelo. Lo estraggo dalla sua bustina e lo leggo.

Ti proteggerò, avrò fiducia in te e ti rispetterò. Condividerò le tue gioie e i tuoi dolori, e ti consolerò nei momenti di bisogno. Prometto di amarti, di sostenere le tue speranze e i tuoi sogni e di tenerti salda al mio fianco.
Ti amo.


Sollevo lo sguardo, fissando Christian, confusa ma con il cuore che batte forte, come ogni volta in cui rileggo, riascolto e ricordo le nostre promesse di nozze.
“Christian, che cosa significa?”
“Se vieni con me, lo scoprirai” dice, con una voce dolce e uno sguardo capace di ipnotizzarmi.
Questo è uno di quei momenti in cui mi rendo conto di quanto il mio animo sia debole. Sono incavolata con lui, eppure non riesco proprio a sottrarmi a quel grigio profondo che mi scava dentro e quel sorriso che mi scalda il cuore.
“Vado a prendere la borsa” dico, dopodichè mi volto verso Hannah “Io allora, vado, se dovesse cercarmi Jerry Roach, puoi dirgli che domattina gli invierò i dati che mi ha chiesto..”
La mia segretaria, però, non dà segni di feed-back, ha lo sguardo sognante rivolto verso Christian e le sue rose.
Le sventolo la mano davanti agli occhi, schioccando le dita. “Hannah? Heii??” la chiamo, e finalmente ottengo la sua attenzione.
“Sì? Cosa? Certo, Roach, ci penso io, tranquilla!”
Sospiro e torno verso il mio ufficio, scuotendo la testa e trattenendo a stento una risata: mio marito ha un’innata capacità di incantare qualsiasi donna, compresa la sottoscritta. Sono curiosa ed impaziente di scoprire cos’abbia in mente; i miei pensieri vagano senza una meta precisa, e arrivano anche a... no, impossibile, so quanto Christian sia testardo, meglio non farsi illusioni.
Giunta nel mio ufficio, spengo il computer, rimetto a posto le varie carte, afferro la borsa e torno in reception. Si sono accumulate ancora più persone rispetto a prima, tutte curiose di scoprire cosa ci faccia il Grande Boss con una trentina di rose rosse tra le braccia. Christian è appoggiato al bancone di Hannah, e sta dicendo qualcosa a Sawyer e Taylor. Solo adesso noto che indossa un paio di jeans, una camicia bianca e una giacca leggera color blu elettrico, segno che sicuramente è passato a casa a cambiarsi, considerando che questa mattina è uscito nel classico abbigliamento scuro da amministratore delegato. I capelli sono ancora umidi di doccia, e ha appena inforcato gli occhiali da sole. Quanto è bello.
“Eccomi” dico, avvicinandomi alle sue spalle.
Lui si volta e mi sorride. “Pronta?” mi porge la mano.
La afferro subito, annuendo.
Ci avviamo verso l’uscita, dove ci attende Taylor in piedi accanto al Suv. Christian affida le rose a Sawyer, che sale in auto diretto verso casa, e poi mi apre la portiera per farmi salire.
“Dove stiamo andando?” chiedo, non appena Taylor si immette nel traffico di Seattle.
“Tra poco lo scoprirai”
Uffa. Ho già detto che non sopporto il suo fare misterioso?
Incrocio le braccia sotto al seno e sbuffo. Con la coda dell’occhio noto che mio marito reprime a fatica una risata, e questo mi fa innervosire ancora di più. Christian, però, non tenta di addolcirmi, ma mi lascia stare e si limita ad alternare lo sguardo tra me e la città che scorre dal finestrino.
Poco dopo aver oltrepassato l’uscita della I-5, sgrano gli occhi non appena focalizzo gli edifici che scorgo in lontananza.
“Stiamo andando all’Università?” domando, incredula, voltandomi verso Christian.
Lui, sadico come al solito, non risponde, ma si limita ad un sorrisetto che sa quasi di una presa in giro.
Mi esprimo in una sorta di ringhio nervoso, che suscita ulteriormente l’ilarità di mio marito.
Nel frattempo la mia mente ha moltiplicato il suo lavoro, e si riempie di una miriade di domande alle quali ho anche paura di dare una risposta. Se Christian, come credo, mi sta portando all’Università, allora vuol dire che ha cambiato idea? Vuol dire che vuole pensarci? O forse al contrario vuole mostrarmi concretamente il ritmo della vita universitaria per smorzare un po’ la mia euforia?
Immersa nei miei pensieri, mi accorgo che siamo arrivati all’ingresso principale quando Taylor si ferma davanti ad una sbarra e mostra un foglio alla guardia all’ingresso, che lo esamina velocemente e ci lascia passare.
Dal viale principale ci immettiamo in un viale che conduce al dipartimento di Studi umanistici, e ci fermiamo davanti ad un edificio a tre piani. Christian scende per primo e viene ad aprirmi la portiera, mi porge la mano e mi aiuta a scendere; subito il mio sguardo viene catturato dalle targhe apposte accanto alla porta principale.

AULA STUDIO – PIANO TERRA
SEGRETERIA DIDATTICA – PRIMO PIANO
UFFICI RETTORATO – SECONDO PIANO

“Andiamo?” dice Christian, stringendomi la mano.
Facciamo qualche passo, ma prima di varcare la porta, mi fermo.
Mio marito si volta verso di me, fissandomi con uno sguardo perplesso.
“Per favore, mi spieghi?” domando, con un tono quasi implorante.
Christian sospira, avvicinandosi di più a me e posandomi le mani sui fianchi.
“Ieri sera e oggi ho avuto modo di pensare, molto, e ti assicuro che trovo con molta più facilità i contro di questo incarico che i pro. Ma.. mi sono anche reso conto di aver sbagliato, ho reagito male e come al solito ho posto la questione solo dal mio punto di vista, senza soffermarmi abbastanza su ciò che tu sentissi davvero, non mi sono fidato di te..”
Dio, se lo avessi saputo avrei acceso un registratore! È così raro sentire Christian parlare in questo modo.
“Ieri sera ho.. ho captato qualche stralcio della tua conversazione al telefono con Kate..”
“Hai origliato la mia telefonata?” mi altero, indignata.
“Non l’ho fatto di proposito! Stavo tornando in camera e ho sentito..”
Sbuffo, incitandolo a continuare a parlare.
“Insomma quando.. quando ho sentito che volevi rinunciare alla cattedra, avrei dovuto sentirmi sollevato, no? Invece mi sono sentito un bastardo. Ho realizzato che per colpa mia stavi rinunciando a qualcosa di importante, che desideri con tutta te stessa. E.. e così facendo stavo tradendo la promessa che ti ho fatto sei anni fa davanti all’altare.. prometto di sostenere le tue speranze e i tuoi sogni..”
Chiudo gli occhi, crogiolandomi nel suono di quelle parole che dopo sei anni mi fanno ancora battere il cuore a mille.
Christian mi sfiora la guancia con il dorso delle dita.
“Se oggi ti ho portata qui è perché voglio che tu segua il tuo sogno, voglio che accetti questo incarico, se è ciò che desideri. Io ti sosterrò, qualunque decisione tu prenda. Se vorrai accettare, io ti starò accanto, ti aspetterò qui fuori per riportarti a casa, ti massaggerò la schiena se sarai stanca.. e mi ecciterò a immaginarti in versione professoressa sexy..”
Scoppio a ridere sulla sua ultima frase, ma torno rapidamente seria elaborando tutto il resto. Mi si forma un groppo alla gola per l’emozione; è meraviglioso sentire queste parole, sapere che mio marito ha saputo tornare sui suoi passi, ha saputo comprendermi, e mi sta rendendo la donna più felice e orgogliosa del mondo.
“Ohi, non dici niente?” mi incita poi Christian, accennando un sorriso.
Non appena apro bocca per rispondere, si attivano i condotti lacrimali, e mi ritrovo gli occhi lucidi.
“Io.. io non so cosa dire..” gli allaccio le braccia al collo e mi stringo a lui.
Christian con una mano mi accarezza la schiena e con l’altra i capelli, facendo rifugiare il mio viso nell’incavo del suo collo. Mi bacia dolcemente una tempia, ed io vorrei restare così per sempre.
Quando ci stacchiamo, ho la vista completamente appannata, ma riesco comunque a scorgere il meraviglioso sorriso di mio marito.
“Mi devi promettere solo una cosa..” mormora poi.
“Cosa?”
“Io ti ho promesso ti sostenerti e starti accanto, e proprio per questo voglio sapere come ti senti, sempre. Voglio che tu sia sempre sincera, che se questo lavoro dovesse renderti più stanca, o più nervosa, o se dovesse deludere le tue aspettative, tu me lo dica..”
Sorrido, posandogli un dito sulle labbra. “Te lo prometto” affermo, a bassa voce “E ti prometto anche un’altra cosa: tu e i nostri figli venite prima di tutto. Se questo incarico dovesse anche solo lontanamente minare la vostra.. la nostra serenità, sarò pronta a fare un passo indietro..”
Il sorriso di Christian si allarga ulteriormente, facendomi sentire le farfalle che svolazzano nello stomaco. Mi allungo verso di lui per lasciargli un tenero bacio sulle labbra.
“Sei pronta per entrare?” chiede mio marito, porgendomi la mano.
Gli prendo la mano, stringendola forte.
“Sì, sono pronta”

Quando, circa un’ora più tardi, usciamo dagli uffici del Rettore, ho un enorme sorriso sul volto e un plico di fogli tra le mani. L’assistente del Rettore è stata gentilissima e molto disponibile; mi ha confermato ciò che mi aveva accennato ieri mattina nel mio ufficio: le lezioni si terranno di pomeriggio, due volte a settimana, i giorni e gli orari precisi verranno poi annunciati ufficialmente quando sarà pubblicato il calendario accademico. Christian, da buon maniaco del controllo qual è, ha sottolineato, nel caso in cui non fosse ancora chiaro, che a settembre sarò tra il sesto e il settimo mese di gravidanza, e Mrs James lo ha rassicurato sul fatto che non mi sarà chiesto nulla che non rientri negli standard del mio incarico, e che avrò massima libertà di annullare o spostare eventualmente qualche lezione se dovessi avere qualche imprevisto.
Mi ha lasciato il contratto, che dovrò leggere attentamente tra oggi e domani, e dopodomani mattina, se non ci saranno problemi, potrò firmare.
“Allora? Come ti senti?” domanda Christian, agganciando un braccio intorno alla mia vita.
“Felice e soddisfatta” mi fermo e mi volto verso di lui, gli prendo il viso tra le mani “E innamorata, tanto..”
Lui solleva un sopracciglio. “Prima non lo eri?”
“Quando litighiamo mi ritrovo ad innamorarmi di te sempre un po’ di più. E.. volevo dirti grazie.. grazie per avermi capita, per aver messo da parte il tuo punto di vista e aver anteposto i miei sogni alla tua.. ehm.. apprensione..”
Christian ridacchia leggermente, poi posa le mani sulle mie guance. “La tua felicità viene prima di tutto, e.. scusami se sono stato un po’ stronzo..”
Gli poso un dito sulle labbra, e poi mi allungo per baciarlo. “Non importa, va tutto bene”
Lui mi sorride e mi attira a sé, stringendomi forte.
“Quanto ti amo” sussurra, con le labbra tra i miei capelli.
Resto stretta a lui per un po’, con il suo profumo che mi riempie i polmoni e le sue braccia che mi fanno sentire forte, amata e protetta.
Pochi istanti dopo Christian allenta il nostro abbraccio e si china davanti a me, affondando le labbra nella mia pancia.
“Piccolina” mormora poi, mentre le mie mani finiscono tra i suoi capelli “La mamma e il papà hanno fatto pace..”
Sorrido, accarezzandogli i capelli e poi il viso. “Sono sicura che sia già innamorata di te”
Christian mi sorride, bacia ripetutamente il mio ventre e poi si rialza, guardandomi con gli occhi pieni d’amore. “Ed io sono innamorato di voi, da morire” dice, baciandomi poi con dolcezza.
“Allora, cosa ti va di fare adesso? Sono tutto tuo!”
Rifletto per qualche istante, e la risposta mi sembra abbastanza scontata. “Voglio andare a casa”
“A casa?”
Annuisco, giocando con il colletto della sua camicia. “Sai, i bambini saranno con i tuoi genitori fino a stasera, Gail ha il pomeriggio libero, quindi pensavo..”
Non mi fa neanche finire la frase, si avventa sulle mie labbra, catturandole in un bacio passionale, e poi mi prende per mano per condurmi in macchina.

“Grazie, Taylor, da questo momento puoi ritenerti libero” annuncia Christian, una volta giunti a casa.
“È sicuro, Mr Grey?”
“Certo, buona serata!” dice, dopodichè apre la portiera e scende dall’auto.
Fa il giro per far scendere anche me, e mano nella mano saliamo le scale del portico di casa, mentre Taylor entra in garage. Il mio intento, attualmente, sarebbe quello di aprire la borsa, trovare le chiavi di casa e inserirle nella serratura, ma con le mani di Christian che mi arpionano i fianchi e le sue labbra che mi accarezzano il collo rendono il tutto alquanto difficile.
“Dai Christian” protesto, ridendo e tentando di staccarmi da lui.
 Dopo svariati tentativi, riesco ad estrarre dalla borsa le chiavi e ad inserirle nella serratura. Una volta entrati in casa, faccio appena in tempo ad appoggiare chiavi e borsa sul mobiletto dell’atrio, prima che Christian mi attiri a sé e si avventi sulle mie labbra, stringendomi con possessione. Sorrido, tra un bacio e l’altro, e porto le mani sulle sue spalle per sfilargli la giacca. Mio marito mi accontenta subito e si libera dell’indumento, lanciandolo su una delle poltroncine, dopodiché porta le mani sul mio viso e divora letteralmente le mie labbra.
Quando i miei polmoni reclamano ossigeno, mi stacco a fatica dalla sua bocca e lo guardo negli occhi, tenendo le mani intrecciate dietro la sua nuca; il desiderio, la passione e l’amore che leggo nei suoi occhi mi fanno completamente perdere la ragione. Prendo nuovamente possesso delle sue labbra, facendo incontrare le nostre lingue e abbeverandomi del suo sapore; le mani di Christian stringono i miei fianchi e mi attirano verso il suo corpo. Sarà la litigata di ieri finalmente chiarita, o forse gli ormoni impazziti della gravidanza, ma sentire la sua eccitazione premuta contro di me fa aumentare a dismisura la mia voglia di lui, voglia di spogliarlo, di sentire il contatto pelle contro pelle, di averlo dentro di me, di essere una cosa sola con lui.
Senza rendermene conto, cominciamo a muoverci e ci ritroviamo in corridoio. Christian, ad un tratto, stacca le labbra dalle mie e, senza lasciare la presa sui miei fianchi, inizia a depositare baci di fuoco sul mio collo. Mi lascio sfuggire un gemito, che per lui funge probabilmente da incentivo, perché mi stringe più forte a sé e con le labbra scende verso il seno. Scioglie i laccetti della camicetta e me la sfila dalla testa, la lancia sul pavimento e poi si ferma ad ammirare il mio reggiseno di pizzo bianco, che, devo ammetterlo, lascia ben poco all’immaginazione.
“Sei bellissima” mormora, sfiorando il bordo delle coppe con le dita, con una delicatezza che contrasta decisamente con la sua passione incessante di qualche secondo fa.
Anche questo amo di mio marito: la sua capacità di essere dolce e al contempo rude, delicato e passionale.
Sposto le mani dal suo collo al suo petto e inizio a sbottonargli la camicia, rivelando lentamente il suo torace e il suo addome meravigliosamente scolpiti. Faccio scorrere il tessuto sulle braccia, per sfilargli del tutto la camicia, e in un attimo mi ritrovo le sue labbra sul collo, e poi più su, verso il lobo.
“Ti voglio” ansima Christian al mio orecchio, facendo sprigionare una scarica di scintille che dal basso ventre si propagano in tutto il corpo.
Gli prendo il viso tra le mani e lo guardo negli occhi, e vorrei che questo lungo istante durasse per sempre, perché l’argento luminoso delle sue iridi mi fa tremare le gambe e mi fa sentire la donna più bella del mondo. Gli stampo un altro bacio sulle labbra, poi lo prendo per mano e lo trascino in cucina.
“Che intenzioni hai?” chiede mio marito, con un’espressione perplessa ma al contempo divertita.
Lo conduco fino al tavolo e lo spingo in modo da farlo sedere sopra.
“Sai..” comincio, intrufolandomi tra le sue gambe e sfiorandogli il petto con i polpastrelli “..una donna incinta, soprattutto nel secondo trimestre, può avere molteplici voglie.. le più svariate..”
Il suo respiro si fa più pesante, specchio della sua eccitazione, e i suoi muscoli sono tesi, in virtù dello sforzo che sta facendo per trattenersi.
“Ah sì?” domanda, scrutandomi in viso per captare i miei pensieri.
Annuisco, e mi allontano lentamente da lui, facendogli segno di stare fermo. Mi dirigo verso il frigorifero, con un’andatura volutamente lenta e particolarmente ancheggiante; sento di avere lo sguardo di Christian addosso e adoro provocarlo.
Giunta al frigorifero, apro lo sportello del freezer e afferro un barattolo di Ben&Jerry’s alla vaniglia. Dopo aver preso anche un cucchiaino dal cassetto, torno da mio marito, che scruta attentamente ogni mio singolo movimento.
“Vedi, io in questo momento ho una gran voglia di gelato” affermo, aprendo il barattolo e prelevando un po’ di quella crema meravigliosa. Porto il cucchiaino alle labbra e la assaporo con studiata lentezza.
Il pomo d’Adamo di Christian si muove convulsamente e i pantaloni implorano pietà all’altezza dell’inguine. Il gelato non è sufficiente a placare la sensazione di calore che mi invade.
“Ma ho anche una gran voglia di te” aggiungo, completando il discorso di prima. “Pensi che si possa fare qualcosa per conciliare le mie voglie?”
Christian, con un sorrisetto, mi sfila il barattolo dalle mani e lo appoggia sul tavolo. Poi, con la mia stessa lentezza, fa scorrere giù la cerniera della mia gonna e sgancia il mio reggiseno.
“Credo che possiamo fare qualcosa per non lasciare insoddisfatta nessuna delle due..”


Una settimana dopo...

Con il gomito abbasso delicatamente la maniglia della porta, cercando di fare meno rumore possibile, non voglio che Christian si svegli proprio adesso e mi rovini la sorpresa; in effetti è già tanto che non si sia svegliato quando sono sgusciata via dal suo abbraccio per scendere in cucina, solitamente avverte subito la mia assenza a letto.
Entro in camera, constatando con piacere che mio marito dorme ancora come un angioletto, ed esco sul terrazzino per appoggiare il vassoio con la colazione sul tavolo, sistemo le tovagliette, i fiori di campo al centro, i segnaposto a forma di cuoricino con la scritta “Ti amo”, la busta con il mio regalo e un vaso con un alberello molto molto speciale: da un piccolo tronco si dipartono svariati rami a cui ho appeso con dei nastrini diverse nostre foto. Rientro in camera e, dopo aver dato un’altra occhiata a Christian, mi sposto in cabina armadio, afferro una busta che avevo ben nascosto nell’ultimo cassetto e mi dirigo in bagno.
Mi spoglio e indosso il completino che ho acquistato qualche giorno fa: reggiseno e slip in pizzo color blu notte con dettagli in argento, con sopra un baby-doll di seta dello stesso colore, con i brillantini argentati sul seno, sotto al quale corre un laccetto che termina con un fiocco proprio al centro tra le due coppe. Ho dovuto scegliere una taglia in più, a causa del seno che è già lievitato di una misura, nonostante sia solo al quinto mese. Sono sicura che Christian apprezzerà: oggi è il nostro anniversario di matrimonio e voglio fargli una sorpresa. Di solito è sempre lui che mi sveglia con la colazione a letto e qualcosa che non mi aspetto, per cui ho dovuto alzarmi presto e giocare d’anticipo se voglio essere io a sorprendere lui.
Prima di tornare in camera guardo il mio riflesso allo specchio e sorrido, mi posiziono di profilo e noto quanto la mia pancia sia cresciuta, credo anche di più rispetto alle gravidanze di Teddy e Phoebe alla stessa settimana. La accarezzo con dolcezza, e avverto una sensazione di amore e di pace invadermi l’anima.
“Buongiorno cucciola della mamma” mormoro. Non so se possa sentirmi o meno, ma io ho bisogno di parlarle. “Sapessi quanto ti amo piccolina mia”.
Prendo un bel respiro e poi mi decido ad uscire dal bagno, passo in cabina armadio per indossare una vestaglia di seta bianca e torno in camera.
Christian è ancora beatamente addormentato, e non posso fare a meno di fermarmi ad osservarlo. Il lenzuolo lo copre dal basso ventre in giù, lasciando intravedere l’elastico dei boxer, e consentendomi di ammirare la meraviglia del suo torace e del suo addome nudi. Ogni volta in cui lo guardo mi chiedo come sia possibile che un Bronzo di Riace del genere sia mio e solo mio.
Mi avvicino lentamente al letto, sedendomi sul bordo dal lato di Christian, e allungo la mano per intrufolarla tra i suoi capelli e accarezzarli con dolcezza; l’espressione di mio marito mentre dorme è così tenera che mi fa venire voglia di riempirlo di baci.
Lancio un’occhiata all’orologio sul comodino: le otto. È alquanto presto per svegliarlo, considerando che oggi è domenica, ma se aspetto troppo rischio che si sveglino i bambini e addio momentino tutto nostro.
Mi chino e lascio un bacio sulla fronte di Christian, lui muove leggermente il viso, così sposto le labbra di qualche millimetro verso la tempia e piano piano deposito una serie di piccoli baci lungo tutto il sentiero dalla tempia alla guancia, al mento. Lui mugugna e si muove, così gli lascio un bacio sulle labbra e lo sento sorridere, ancor prima che apra gli occhi. Sorrido a mia volta, con le labbra contro le sue, e pochi istanti dopo la luce delle sue iridi gli illumina il volto.
“Buongiorno” mormoro, sorridendogli e accarezzandogli i capelli.
Christian si strofina gli occhi e mi sorride a sua volta. “Buongiorno” mi prende la mano e intreccia le dita con le mie.
Mi chino nuovamente su di lui e lo bacio ancora. “Buon anniversario amore mio” sussurro, quasi gelosa che anche i muri possano sentirci.
Il sorriso di Christian si allarga ulteriormente; mi prende le guance tra le mani e mi attira verso la sua bocca per regalarmi un bacio di quelli che mi tolgono il respiro.
“Buon anniversario anche a te, piccola”
Strofino la punta del naso contro la sua e gli do un altro bacio.
“Mmm.. che ne diresti di tornare a letto con me e iniziare degnamente la giornata?”
Ridacchio, staccandomi a fatica da lui. “Devo ammettere che sono tentata, ma no”
Mio marito mi fissa perplesso e un po’ contrariato.
“Prima c’è una sorpresa” spiego, indicandogli la finestra.
“Che sorpresa?”
Mi alzo dal letto e scosto le lenzuola. “Se ti sbrighi ad alzarti, lo scoprirai..”
Con uno sbuffo, Christian si mette seduto, con le gambe al di fuori del letto, e si stiracchia; mi prende la mano e mi attira verso di sé, in modo che stia in piedi davanti a lui. Mi circonda la vita con le braccia e mi lascia un tenerissimo bacio sulla pancia.
“Buongiorno principessa di papà” mormora.
Gli accarezzo i capelli, sorridendo. Nonostante sia alla terza gravidanza, l’emozione di vedere mio marito che coccola la mia pancia e parla con nostra figlia non è affatto cambiata, è sempre fortissima e meravigliosa.
Christian solleva lo sguardo, con un broncio dolcissimo. “Quando si deciderà a far sentire qualche calcetto?”
Ridacchio. “Non lo so, prova a convincerla un po’ tu..”
Christian sospira e poi torna a rivolgersi alla nostra bimba. “Piccolina, non voglio metterti fretta, però sappi che noi siamo qui e non vediamo l’ora di sentirti.. e di vederti..” solleva il viso e mi rivolge uno sguardo carico di amore e dolcezza.
Mi chino, prendendogli il viso tra le mani, e lo bacio. Lui sorride contro le mie labbra e poi si alza, mi prende per mano e mi squadra da capo a piedi.
“Cosa indossi lì sotto?” mi chiede, con la voce carica di desiderio, sfiorando il fiocco della mia vestaglia.
Do uno schiaffetto sulla sua mano. “Mani a posto!” lo ammonisco “Al momento giusto saprai..” rispondo, enigmatica.
So che odia quando faccio così, ma io adoro tenerlo sulle spine. Provo a trascinarlo verso la finestra, ma lui mi blocca e mi attira a sé, abbracciandomi da dietro.
“Credo che tu stia approfittando un po’ troppo del tuo stato per manipolarmi a tuo piacere. Non credi, Mrs Grey?”
Sorrido e trattengo il respiro: la sensazione della sua erezione contro le mie natiche mi azzera la salivazione ed è una tentazione molto molto forte. Riesco in qualche modo a tenere a bada gli ormoni e mi volto, allacciando le braccia intorno al suo collo e guardandolo negli occhi.
“La questione è opinabile, Mr Grey. E poi nessuno ti ha mai detto che l’attesa aumenta il piacere?” mi allungo verso il suo orecchio e gli mordicchio il lobo. Il suo respiro si fa affannoso e il suo sguardo si infuoca.
Approfitto del suo attimo di imbambolamento per condurlo verso il terrazzino.
“Et voilà!” esclamo, indicandogli il tavolo.
Christian lo osserva e sorride, stringendomi più forte la mano. “Amore è.. bellissimo!” mi attira a sé e mi bacia una tempia.
Osserva il tavolo, e si sofferma sul piccolo albero di legno.
“Uh, cos’è?” chiede curioso, avvicinandosi per osservarlo meglio.
“Chiamiamolo.. l’albero della nostra vita.. Ogni foto è correlata ad una data, sono le date più importanti del nostro matrimonio..” spiego, e il suo sguardo si illumina.
“Lo guardiamo insieme?”
Annuisco e gli indico la prima foto: la prima ecografia di Teddy.
Christian la afferra e legge la data ad alta voce “13 settembre 2011”
“È il giorno in cui ho scoperto di essere incinta di Teddy..”
Vedo subito il suo sguardo rabbuiarsi, so perfettamente che direzione stano prendendo i suoi pensieri.
“Hey” gli prendo il viso tra le mani e lo costringo a guardarmi negli occhi “Lo so cosa stai pensando, fu una brutta serata per entrambi. Lo so che non ti piace ricordare la tua reazione, e.. tutto quello che è successo dopo. Ma adesso non conta più: ciò che conta è che Teddy è la luce dei tuoi occhi, e tu sei un padre meraviglioso. Quel giorno resta sempre uno dei più importanti della nostra vita..”
Christian annuisce e mi bacia la fronte. “Perdonami per quello che ti ho fatto passare..” sussurra, ma io lo zittisco subito posandogli un dito sulle labbra.
“Basta. Non devo perdonarti di nulla..” lo bacio e poi lo invito a staccare un’altra foto.
“16 settembre 2011” legge.
“La sera in cui ti sei risvegliato dal coma dopo l’incidente. Quei due giorni furono un vero e proprio inferno, ma la felicità che ho provato quando ho rivisto i suoi occhi e il tuo sorriso è indescrivibile..”
“Lo ricordo ancora adesso il battito di quel cuore nelle orecchie..” dice mio marito con un sorriso dolcissimo.
Una lacrima scende a bagnarmi una guancia. “Il cuore di nostro figlio ti ha riportato alla vita, e insieme a te sono rinata anche io, perché per la prima volta ho letto nei tuoi occhi l’amore e la felicità per quel Puntino che cresceva dentro di me. Quel giorno ha segnato la nostra rinascita..”
Christian sospira, chiaramente emozionato, e mi bacia una tempia.
Stacco un’altra foto da un ramo e gliela porgo.
“17 gennaio 2012..?” mi fissa perplesso.
Sospiro. Non è semplice per me evocare quei brutti ricordi.
“È.. è il giorno in cui è riapparso quel mostro di Hyde..” sibilo, e noto che mio marito subito si irrigidisce. “Fu un giorno terribile, lo so. Ti assicuro che non mi piace ricordarlo..” gli prendo le mani “Però.. è una delle
prove più difficili che la vita ha posto sulla nostra strada, e solo il pensiero dell’uno verso l’altro, e verso nostro figlio, ci ha impedito di non cedere alla paura. L’abbiamo affrontata insieme, e l’abbiamo superata insieme..”
Le sue mani tremano, e riesco a scorgere un fondo di lacrime nei suoi occhi.
“A ripensarci sento ancora il dolore della paura trapassarmi il petto..” dice, a bassa voce.
Gli poso una mano sulla guancia. “Hey” sussurro, e lui mi stringe forte.
“La prossima sono sicura che ti piacerà moltissimo!” aggiungo, per smorzare la tensione.
Christian allunga le mani verso un ramo e scioglie il nastrino. Sorride radioso non appena scorge la prima foto che abbiamo scattato con Teddy tra le braccia, in ospedale.
“9 maggio 2012”
Sorrido. “Non credo che abbia bisogno di descrizioni”
“Il giorno in cui abbiamo provato l’emozione più forte della nostra vita” sfiora la foto “Dio, guarda quanto era piccolo!”
Tiro su con il naso, non tento neanche di fermare le lacrime perché so già che è inutile. Mi sento così emozionata e felice in questo momento...
Christian, tenendomi stretta a sé, prende un’altra foto, che ritrae i due test di gravidanza che feci quando ero incinta di Phoebe.
“24 dicembre 2013. Era la vigilia di Natale” osserva mio marito.
“E il mio regalo fu la notizia dell’arrivo di Phoebe..”
“Il regalo più bello che abbia mai ricevuto!” mi bacia e posa la foto per prenderne un’altra. Anche questa scattata in ospedale, con la differenza che tra le nostre braccia c’è Phoebe.
“10 agosto 2014”
“Neanche questa credo abbia bisogno di spiegazioni”
Christian ride e scuote la testa. “La nostra principessa..” dice, con un pizzico di nostalgia “Dio, sono già passati tre anni.. sembra ieri..”
Mi appoggio al suo petto. “Già. Quanto stanno crescendo in fretta..”
“Okei, prima che insorga un attacco di mammite acuta, passiamo alla prossima foto”
Rido, sciogliendo un altro nastrino e porgendo la foto a Christian.
“15 marzo 2017” si rabbuia “A marzo è...”
“Sì” lo anticipo “È il giorno in cui si è presentata Shirley alla nostra porta. Anche quello è un momento che non amo ricordare, e so che non ami ricordarlo neanche tu. Sono stati giorni complicati..”
“Ho avuto così tanta paura di perderti..” il tormento sembra ancora così vivido nei suoi occhi e nella sua voce.
“Ohi” gli prendo le guance tra le mani, e sento la voce che mi trema “Anche io ho avuto paura. Paura che la nostra vita sarebbe stata stravolta completamente, paura che non saremmo stati mai più gli stessi. Ma ancora una volta il nostro amore è stato più forte di tutto..” le lacrime scorrono ormai generose sul mio viso.
Christian posa la fronte sulla mia e mi asciuga le guance. “Noi siamo stati più forti di tutto” dice, deciso.
Mi bacia con passione, abbeverandosi del mio sapore e anche delle mie lacrime.
“Dai, guarda la prossima foto..” tiro su con il naso e cerco di calmarmi.
Lui mi bacia gli zigomi e poi prende la penultima foto: la prima ecografia di Puntino Tre.
“18 aprile 2017”
Sorrido, stringendogli la mano. “Il giorno in cui abbiamo scoperto che dentro di me stava crescendo il nostro terzo miracolo”
Christian sorride a sua volta e mi accarezza la pancia. “La nostra principessina.. Vorrei che questi quattro mesi e mezzo volassero; ho una voglia immensa di vederla, tenerla in braccio..”
Rido, stringendomi a lui. “Passeranno in fretta, vedrai” mi allungo a baciarlo, e poi lo invito a staccare l’ultima foto.
Legge la data. “30 luglio 2017. È oggi!”
“Sì, è oggi, è ogni giorno. Perché ogni giorno accanto a te mi sento la donna più felice e fortunata del mondo. Ogni giorno ringrazio Dio per avermi fatto incontrare te, e anche un po’ Kate per essersi beccata l’influenza..” ride, ed io con lui “Ogni giorno mi sento fiera di tutto ciò che abbiamo costruito e che stiamo costruendo. Ogni giorno guardo i frutti del nostro amore e mi rendo conto che la vita non avrebbe potuto regalarmi nulla di meglio..”
Christian posa le mani sui miei fianchi e mi rivolge uno sguardo dolce, innamorato ed emozionato. “Sono io l’uomo più fortunato del mondo ad avere te. Io non riesco a.. a spiegare a parole quanto ti amo e quanto la mia vita sia cambiata da quando ho incontrato te. Tu mi hai donato l’amore, mi hai accettato per quello che sono, hai portato la luce nelle mie tenebre più oscure. Tu mi ami in un modo che.. che fa sì che anche io possa amare un po’ di più me stesso, e credo che non potessi farmi un dono più grande..”
Con la vista ormai completamente appannata, gli getto le braccia al collo e lo stringo forte, rifugiandomi con la testa nell’incavo tra il collo e la spalla, il mio posto preferito.
“Ti amo. Ti amo da morire” sussurro al suo orecchio.
Christian mi accarezza la schiena, quasi come se volesse farmi entrare nel suo petto. “Anche io ti amo piccola”
Dopo qualche minuto mi stacco da lui, e sento tremare il cuore quando noto un velo di lacrime nei suoi occhi. È meraviglioso vederlo emozionarsi così tanto davanti alle tappe più importanti del nostro matrimonio.
“Ti va di fare colazione adesso?”
Lui annuisce e mi bacia.
Ci sediamo entrambi sullo stesso divanetto, Christian con le gambe distese e i piedi appoggiati sulla poltroncina, ed io seduta con le gambe sulle sue. Il panorama del Sound che si estende davanti a noi, con il sole sorto da poco, rende l’atmosfera ancora più magica.
Afferro dal tavolino un bicchiere di spremuta e un piattino con fette biscottate e marmellata, mentre mio marito beve il suo solito caffè, accompagnandolo ad un croissant al cioccolato. Ne strappa un pezzetto e lo conduce verso la mia bocca, ed io sono più che felice di assaggiarlo.
Facciamo colazione così, ridendo, imboccandoci a vicenda e baciandoci di tanto in tanto come due ragazzini.
“Grazie piccola” mormora ad un tratto Christian, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Sei stata eccezionale. È tutto fantastico!” posa una mano sul mio ginocchio, mentre io gli accarezzo la nuca.
“Non è nulla di che, solo una semplice colazione, però ho pensato che meritassimo un momento tutto nostro”
“Non è solo una semplice colazione, è il tuo modo di dedicarmi attenzioni, di coccolarmi, di dimostrarmi il tuo amore nelle piccole cose, e per me tutto questo è ciò che ho di più prezioso al mondo” afferma, con un tono profondo e uno sguardo innamorato che mi fanno battere il cuore a mille e mi fanno sentire la donna più fortunata del pianeta.
Sorrido e, carezzandogli le guance, lo bacio con passione, godendo a pieno del suo sapore, il sapore del mio uomo, del suo profumo e delle sue braccia che mi stringono in vita. La mano di Christian si sposta verso l’interno coscia e inizia lentamente a salire, ma io la blocco subito, intrecciando le dita con le sue.
Mio marito interrompe il bacio e sospira, frustrato. “Perché vuoi farmi del male oggi?”
Scoppio a ridere davanti alla sua espressione chiaramente sofferente. “Te l’ho detto: l’attesa aumenta il piacere. Devi saper aspettare, maritino mio..”
Lui mostra il labbruccio, sperando di intenerirmi. È la stessa tecnica che usano anche Teddy e Phoebe; con loro però cedo più facilmente. Bacio ancora una volta il suo broncio, poi afferro una busta dal tavolo e gliela porgo. “Intanto apri questa”
La prende e la esamina, rigirandosela tra le mani. “Cos’è?”
“Il mio regalo di anniversario per te”
“Lo sai che non è..”
Gli metto una mano sulla bocca interrompo subito l’affermazione che già immaginavo stesse per fare.
“Non cominciare” lo rimprovero “Altrimenti, se rifiuti questo regalo, ti negherò anche quello nascosto sotto questa vestaglia..”
Christian mi fissa con una scintilla di fuoco negli occhi e un’espressione sconcertata, ed io mi sento sempre molto soddisfatta quando riesco a lasciarlo a bocca aperta.
Con uno sguardo curioso, mio marito apre delicatamente la busta e sbircia all’interno. Fa un sorrisetto ed estrae il contenuto.
“Sembrerebbero dei.. biglietti..” osserva, scrutando i due pezzi di carta che ha tra le mani.
Annuisco, invitandolo con lo sguardo a scoprire di più; Christian si sofferma a leggere e sgrana gli occhi.
“È uno scherzo..” mormora, esterrefatto “I biglietti del concerto di ferragosto di Rita Ora a Savannah..”
Annuisco ancora una volta, con un grande sorriso: è indescrivibile quanto sia bello e gratificante vederlo così sorpreso, sembra un bambino la mattina di Natale. Rita Ora è una delle sue cantanti preferite, e con il tempo anche io mi sono appassionata alla sua musica, quindi quando ho saputo del concerto non ci ho pensato due volte a prendere i biglietti.
“Ma come.. come facciamo? Con il viaggio, i bambini..”
Rido, scuotendo la testa. “I bambini li terranno mia madre e Bob, così ne approfittiamo per trascorrere qualche giorno con loro. Per quanto riguarda il viaggio, l’ultima volta che ho controllato avevamo un jet, e ho già parlato con la dottoressa Greene: sono in pieno secondo semestre e per la piccolina non c’è alcun pericolo”
Christian sorride. “Hai pensato proprio a tutto” nota, con un pizzico di orgoglio.
“Diciamo che in quanto a manie di controllo ho un buon maestro. Mi sto christiangreyzzando..”
Mio marito scoppia a ridere sulla mia ultima affermazione e mi attira a sé per stringermi forte. “Sei fantastica, Mrs Grey, fantastica!” mi bacia e contagia anche me con la sua risata. “Io non ho parole..” mormora poi, con gli occhi che luccicano “Davvero non.. non ci posso credere. È da tanto tempo che volevo assistere ad un suo concerto, ma sono sempre lontani da qui..”
Gli sfioro il viso con la punta delle dita, Christian mi prende la mano, ne bacia il palmo e poi mi stringe nuovamente a sé. “Grazie amore mio, grazie” sussurra, facendomi completamente sciogliere il cuore.
Gli poso due dita sulla labbra, sono così morbide. “Voglio solo renderti felice”
Le sue labbra si distendono in un sorriso sotto le mie dita. “Lo fai da sei anni, ogni singolo giorno” dice con dolcezza.
E in un istante la voglia che ho di lui scoppia all’improvviso, impetuosa e inarrestabile. Mi sposto in modo da ritrovarmi a cavalcioni sulle sue gambe e lo bacio con passione. Stringo il suo viso tra le mani, e Christian arpiona i miei fianchi, rispondendo al bacio con la stessa passione. Sento la sua eccitazione crescere a contatto con il mio inguine, e questo aumenta ancora di più il mio bisogno di unirmi a lui.
“Ti va di scoprire anche l’altro regalo?” gli chiedo, ansimando vergognosamente e perdendomi nei suoi occhi liquidi di desiderio.
Non se lo fa ripetere due volte, mi solleva, tenendomi salda per le cosce, e senza staccare le labbra dalle mie rientra in camera. Mi depone delicatamente sul letto e si porta sopra di me, facendosi spazio tra le mie cosce e riprendendo a baciarmi. Le sue labbra si spostano poi verso il mio collo ed io, prima che mi porti a perdere definitivamente il controllo, gli poso le mani sul petto per allontanarlo da me.
Mio marito mi fissa dubbioso. “Ana.. ma cosa..?”
“Aspetta” gli dico semplicemente.
Lo spingo di lato e mi alzo, parandomi in piedi davanti a lui, che si siede sul bordo del letto e mi fissa, in attesa.
Slaccio pian piano il fiocco della vestaglia e, con studiata lentezza, la apro e me la sfilo, lasciandola cadere per terra e scoprendo il mio intimo. Lo sguardo di Christian si accende ancora di più e il suo pomo d’Adamo sale e scende convulsamente. Mi prende una mano e mi fa avvicinare ulteriormente a lui, ora sono tra le sue gambe divaricate, e le sue dita tracciano disegni astratti sulle mie cosce, provocandomi la pelle d’oca.
“Dio mio.. non riesco a descrivere quanto sei bella..” mormora, con la voce roca per l’eccitazione.
Gli sorrido e gli prendo la mano, portandola sul fiocco del baby-doll all’altezza del seno.
“Sono tua”
Quelle due semplici parole sembrano far scoppiare una miccia dentro di lui, perché si alza e prende possesso della mia bocca, in un bacio che non ha nulla di lento e dolce, ma sa di passione, desiderio bruciante e voglia di possesso. Scioglie il laccetto del baby-doll e lo sfila, prendendosi poi un attimo per ammirare il reggiseno e lo slip in pizzo, che quasi urlano di essere strappati via. Sfiora i bordi delle mutandine, sale a dedicare una carezza a nostra figlia, e infine arriva al seno, stuzzicandolo al di sopra del reggiseno e facendomi perdere la testa ad ogni singolo tocco. So quanto mio marito adori torturarmi e prolungare il più possibile il mio piacere, ma talvolta dimentica che in gravidanza il mio corpo ha una resistenza più limitata. Ho bisogno di sentirlo dentro di me, ho voglia di qualcosa di forte.
Mi chino e afferro la vestaglia che giace indisturbata sul pavimento, sfilo la cintura dai due passanti e la porto a Christian, che sgrana gli occhi e mi guarda stupito.
“Cosa.. cosa vuoi che faccia con questa?”
Sollevo le spalle. “Non lo so. Come direbbe la zia Austen: usala per mettere in pratica una delle tue.. scoperie perverse..”
Christian accenna un sorrisetto lascivo, non celando la sua sorpresa mista ad un’eccitazione ormai incontrollabile. Porta una mano sul mio viso, liberando il labbro dalla presa dei miei denti, e, dopo un rapido bacio, sparisce in cabina armadio. Fa ritorno pochi secondi dopo con un mio foulard rosso tra le mani.
“Voltati” mi ordina, con voce ferma e profonda.
Lo accontento, e un attimo dopo i miei occhi vengono coperti dal morbido raso rosso. Sento la presa del foulard stringersi dietro la mia testa, e poi il respiro di Christian avvicinarsi al mio orecchio.
“Sei pronta, Mrs Grey?” sussurra.
“Come sempre, Signore”

Sono accoccolata tra le braccia del mio meraviglioso uomo, con le gambe agganciate alle sue, la testa sul suo petto e una mano intrecciata alla sua e appoggiata sul suo addome, mentre sento che con l’altra mi accarezza i capelli. Ci godiamo in silenzio quella sensazione di complicità, pace e appagamento del post-amplesso, e che amplesso oserei dire! Non è incredibile che dopo sei anni mio marito riesca ancora a lasciarmi senza parole?
“Secondo te dovremmo preoccuparci?” chiedo ad un tratto.
“Per cosa?”
“Beeh, sai, oggi termina il nostro sesto anno di matrimonio e inizia il settimo..”
Christian ride, facendo vibrare il suo petto sotto la mia guancia. “Temi la famigerata crisi del settimo anno?”
Rido a mia volta. “Non sappiamo cosa possa riservarci il futuro, se dovesse colpire anche noi?”
Christian si stacca leggermente da me per potermi guardare negli occhi. “Sono sicuro che a noi non accadrà” mormora, sfiorandomi delicatamente il viso “L’abbiamo visto prima: ne abbiamo passate così tante in questi sei anni che non sarà certo una leggenda metropolitana a spaventarci..”
Sorrido, allungandomi a baciarlo. “È vero. Ne abbiamo passate così tante..” ripeto le sue parole in un sussurro.
Mio marito sorride e si mette seduto, con la schiena contro la testiera del letto, e mi fa poggiare le gambe sulle sue. Mi circonda le spalle con un braccio, attirandomi al suo petto, e con l’altra mano gioca con la mia fede e l’anello di fidanzamento. 
“Non cambierei neanche una virgola di tutto quello che è successo in questi sei anni. I momenti belli ci hanno regalato una felicità immensa, e quelli brutti ci hanno messo alla prova, hanno fatto sì che il nostro amore si rafforzasse sempre un po’ di più, ci hanno fatto capire che se siamo insieme possiamo affrontare qualsiasi ostacolo, perché non ci sei tu e non ci sono io, ma siamo noi” appoggia la fronte contro la mia, ed io chiudo gli occhi per crogiolarmi nell’eco di quelle bellissime parole e per evitare di scoppiare a piangere.
Gli rispondo semplicemente baciandolo e accoccolandomi di più al suo petto; le sue braccia mi stringono forte e il suo mento si appoggia sulla mia testa.
Restiamo così per diversi minuti, in silenzio, stretti l’uno nell’altro. Il battito del suo cuore, che sento proprio sotto l’orecchio, mi rilassa e mi culla, mentre la punta delle mie dita traccia linee astratte sul suo petto. Anche Christian è rilassato, me ne accorgo dal suo respiro calmo e dal tocco leggero delle sue mani tra i miei capelli.
Poco dopo due voci attutite dalla parete mi fanno sobbalzare.
“Christian, hai sentito anche tu?”
“Sì, credo che i bambini si siano svegliati” risponde tranquillo.
Io, invece, salto praticamente dal letto. “E lo dici così? Lo sai che appena si svegliano corrono qui. Dai sbrigati!!” gli lancio pantaloncini e boxer, e poi corro in cabina armadio per indossare al volo una camicia da notte, con in sottofondo la risata divertita di mio marito.
“E fai poco lo spiritoso!” urlo.
Faccio appena in tempo a tornare in camera che la porta si apre e i nostri figli, come consuetudine, corrono e si buttano sul letto.
“Buongiorno!!” esclama Christian, stringendoli entrambi a sé.
Mi incanto un attimo ad osservarli, e poi li raggiungo.
“Mamma” Phoebe si accoccola subito tra le mie braccia.
“Anche io!” Teddy scavalca le mie gambe e si accoccola dal lato opposto, mi dà un bacio sulla guancia e poi si sposta per dare un bacio nei pressi del mio ombelico. “Ciao sorellina” esclama contento, e come ogni volta il mio cuore fa le capriole.
Phoebe imita suo fratello, e appoggia il viso sulla mia pancia. Accarezzo i capelli ad entrambi e sollevo lo sguardo per incontrare gli occhi caldi e innamorati di mio marito.
Si avvicina e mi bacia una tempia. “Questo è quanto di più meraviglioso abbiamo fatto in questi sei anni, amore mio”

“Dai Christian mi dici dove stiamo andando?” domando, ben consapevole di avere la voce di una bimba capricciosa.
Ma non è colpa mia se mio marito ha tra i suoi hobby preferiti quello di torturarmi e farmi stare sulle spine ogni volta in cui mi porta da qualche parte. Poco dopo pranzo mi ha solo detto di indossare qualcosa di semplice, così ho optato per un abitino stile anni Sessanta bianco con i pois blu e un paio di scarpe blu con il tacco basso. Mi innervosisco quando devo prepararmi senza sapere dove sto per andare, ho sempre timore di indossare qualcosa di poco appropriato.
Lui ride. “E perdermi la tua espressione imbronciata? Naah!” mi guarda per un istante, divertito, e poi torna a rivolgere la sua attenzione alla strada.
Sbuffo, incrociando le braccia sotto al seno, con la sua risata in sottofondo.
“Lo sai che sei adorabile con quel broncio?”
“Tanto non riuscirai ad intenerirmi” rispondo, acida.
“Sei sicura?” sposta la mano dal volante e inizia a farmi il solletico ad un fianco.
“No dai Christian” cerco di dimenarmi, ma lui non smette, pur continuando a guardare attentamente la strada davanti a sé. La sua capacità di multitasking è davvero sorprendente.
“Era un sorriso quello?”
“No!” mi sforzo di restare seria, ma purtroppo il solletico è una cosa che tollero ben poco. Infatti pochi istanti dopo scoppio a ridere, e continuo a dimenarmi. “Dai amore ti prego basta!” lo supplico tra le risate.
Christian ride a sua volta e mette fine alla sua tortura, soddisfatto per essere riuscito a farmi passare il broncio.
“Sei bellissima” mormora poi, e il mio sorriso inevitabilmente si allarga.
Al semaforo rosso mio marito posa la mano sul mio ginocchio, e non appena poso la mano sulla sua, lui ruota il polso per poter intrecciare le dita con le mie. È un gesto che amo da impazzire.
Pochi istanti dopo, Christian stacca la mano dalla mia per appoggiarla sul mio ventre.
“Come sta la mia piccolina?”
“Impaziente”
“Chissà da chi avrà preso..” commenta, per poi ripartire non appena scatta il verde “Tranquille, bimbe, ci siamo quasi” aggiunge.
“Sei sicuro che per Taylor e Gail non fosse un problema badare ai bambini? È domenica!”
Mio marito sbuffa: in effetti è già la terza volta che glielo faccio presente.
“Ana, ho chiesto personalmente il favore a Gail, e lei mi ha detto che a loro avrebbe fatto piacere. In più, tra qualche giorno sarà il compleanno di Jason, e ho già promesso loro la giornata libera. Come vedi, tutto torna” afferma soddisfatto.
Il mio maniaco del controllo.
Sorrido e mi soffermo ad osservarlo mentre guida: adoro il suo sguardo attento, i muscoli delle braccia che si flettono ad ogni cambio marcia, la fede che luccica ogni volta in cui muove le dita delle mani.
“Eccoci” mi informa Christian, immettendosi in una piccola traversa che conduce ad un parcheggio coperto.
Una volta scesi dall’auto, mi prende per mano e mi guida all’esterno, verso un portone di vetro e acciaio, preme un pulsante sul pannello dei citofoni e ci annuncia.
La serratura del portone scatta, consentendoci di entrare; raggiungiamo l’ascensore e saliamo al sesto piano.
“Si può sapere cosa c’è in questo palazzo?” domando, esasperata.
Christian stringe più forte la mia mano. “Tra pochi minuti lo scoprirai”
Poco dopo le porte dell’ascensore si aprono, usciamo sul pianerottolo e ci dirigiamo a sinistra, verso una porta di legno chiaro su cui è apposta un’elegante targa bianca e nera.

STUDIO FOTOGRAFICO
ARIANA BRIXEN


Non faccio in tempo a chiedere spiegazioni a mio marito che lui ha già bussato, e pochi istanti più tardi la porta si apre, rivelando una graziosa fanciulla sulla ventina, con i capelli biondi e due bellissimi occhioni verdi.
“Benvenuti signori Grey!” ci accoglie calorosamente, con un grande sorriso. “Prego, accomodatevi!” ci conduce all’interno dell’appartamento, in un salone con due ampi divani di pelle blu e diverse mensole e librerie dove sono esposte moltissime foto di svariate grandezze.  
“Io sono Flora Brixen. Mia mad.. ehm.. Mrs Brixen è un attimo impegnata in una telefonata, nell’attesa posso offrirvi qualcosa?”
Io mi guardo intorno, completamente spaesata, e fisso Christian, sperando che venga in mio aiuto.
“Posso darti del tu?” chiede mio marito.
“Oh, certo, Mr Grey!”
“Allora potresti mostrarci il set?”
Sgrano gli occhi. Il che???
“Certo, se volete seguirmi..” ci fa strada lungo un corridoio e imbocca una rampa di scale.
La seguiamo e, una volta al piano superiore, ci ritroviamo in una specie di piccolo paradiso: sul pavimento è disteso un enorme tappeto di pelo bianco, sul quale sono adagiati diversi cuscini di tonalità molto tenui, dal panna al beige,dal rosa chiaro al celeste, completano la scena due poltroncine bianche e alcune lanterne stile Shabby in un angolo; le pareti chiare e le luci tenui infondono un incredibile senso di pace e leggerezza. Di fronte a tutto quel bellissimo allestimento c’è un insieme di attrezzature fotografiche, tra cavalletti, pannelli e ombrellini per le luci.
Mi volto verso mio marito, che sta scrutando attentamente la mia espressione.
“Christian.. che..?”
Lui mi posa le mani sui fianchi. “È il mio regalo di anniversario per te” risponde, guardandomi negli occhi.
“Delle foto?” domando, un po’ incerta.
“Un intero servizio fotografico da qui alla fine della gravidanza, e perché no? Anche dopo che sarà nata la bambina. Mrs Brixen è una delle migliori fotografe di Seattle per quanto riguarda i servizi fotografici sulla gravidanza e sui bambini..”
Oh mio Dio, credo che il mio cuore non reggerà facilmente a tutto ciò! Sono anni che mi incanto a guardare sul web e sulle riviste i servizi fotografici in gravidanza, e Christian, senza che gli abbia mai detto nulla, ha pensato di regalarmelo.
“Amore, io.. io.. è..” farfuglio, incapace di formulare una frase di senso compiuto. Gli getto le braccia al collo e lo stringo forte. “Grazie amore! Non sai quanto mi renda felice tutto questo!”
Lui ride e mi stringe a sé. “Sono felice di vederti felice, piccola” dice divertito, accarezzandomi la schiena.
“Ma anche Teddy e Phoebe potranno fare delle foto?” domando poi, staccandomi da lui.
“Certo! Per la prima sessione volevo che fossimo solo tu ed io, poi nelle volte successive potremo portare anche loro..”
“Le volte successive?”
“Mrs Brixen mi ha parlato di una sessione al mese, mediamente. Ma possiamo fare un po’ tutto ciò che vogliamo, il mio saldo è aperto..”
Non oso immaginare a quanto ammonterà questo saldo, considerando che a causa nostra lo studio è aperto anche oggi che è domenica.
“Oddio” sussurro, guardandomi ancora intorno.
Non riesco ancora a crederci.
“Signori Grey” ci richiama Flora, che nel frattempo si era dileguata in una stanza adiacente al set “Se volete seguirmi al piano inferiore, Mrs Brixen è pronta a ricevervi”
La seguiamo lungo le scale e torniamo nell’ampio salone che ci ha accolti prima, dove incontriamo Mrs Brixen, un’incantevole donna sulla cinquantina, ma che sembra appena una quarantenne. Dopo le presentazioni, ci invita ad accomodarci sul divano e ci offre una bevanda dolce a base di caffè. Nei minuti successivi ci illustra brevemente come verrà strutturato l’intero servizio: come Christian mi aveva anticipato, è prevista solitamente una sessione al mese, in un giorno che concorderemo insieme in base alle nostre esigenze e ai nostri impegni; non tutte le sessioni si svolgeranno qui, ma potremo scegliere qualunque location esterna che ci piace; a tutti gli allestimenti, abiti, accessori, trucco e parrucco provvede lo studio stesso, e scopro che mio marito ha già fornito taglie, misure e gusti sia miei che dei nostri figli.
Ascolto Mrs Brixen completamente rapita dal modo appassionato e preciso con cui parla del suo lavoro, e non vedo l’ora di cominciare.
Prima di dare il via ai primi scatti, Flora accompagna me e Christian in un’ampia sala, adiacente a quella dov’è allestito il set, dove ci attendono un hait-stylist e una make-up artist, oltre ad un paio di stand dove sono appesi diversi abiti coperti da custodie.
Per la successiva mezz’ora mi lascio coccolare dai due angeli custodi che si occupano dei miei capelli e del mio trucco, mentre Christian si limita a sistemarsi un po’ i capelli e per la maggior parte sta lì a fissarmi.
Quando apro gli occhi e mi guardo allo specchio, mi incanto davanti alla figura che vedo: i capelli mi ricadono sulle spalle in onde morbide, raccolti leggermente all’indietro da due treccine, il trucco è semplice, ma luminoso, e le labbra sono di un rosa acceso che mi dona tantissimo.
Il prossimo step è quello dell’abbigliamento: per Christian hanno scelto un semplice paio di jeans con sopra una camicia bianca, con le maniche arrotolate quasi fino al gomito; per me, invece, un paio di shorts rosa, un reggiseno a fascia dello stesso colore, e sopra una sorta di vestaglia di velo bianca, lunga fino alle ginocchia, a mezze maniche, che si chiude con un laccetto sotto al seno e lascia leggermente scoperta la pancia. Per completare il tutto in testa mi appongono una coroncina di piccole rose bianche e rosa.
“Sei splendida” dice Christian, prendendomi la mano e facendomi fare un giro su me stessa.
Raggiungiamo Mrs Brixen sul set, chiedendole cosa dobbiamo fare.
“Ditemi solo una cosa: avete già scelto il nome per la piccola?”
“Non ancora” rispondo.
“Okei”
Ci porge una lavagnetta e un gessetto rosa, invitandoci a scrivere sopra semplicemente “It’s a Girl”. Nel primo scatto Christian mi abbraccia da dietro, con la mano destra appoggiata sulla mia, poco più in basso dell’ombelico, e con la sinistra regge insieme a me la lavagnetta, tenendola davanti alla mia pancia.
All’inizio, devo ammetterlo, per quanto divertente ed emozionante, la procedura si rivela anche un po’ complessa, perché non riesco ad essere completamente disinvolta davanti all’obiettivo, non sono certo una star di Hollywood.
Ma per fortuna, grazie all’eccellente professionalità di Mrs Brixen, unita alla sua dolcezza e alla sua ironia, passa poco tempo prima che cominci a sentirmi a mio agio tra quelle mura sconosciute, e anche Christian mi sembra alquanto divertito.
“Io raramente vi dirò nel dettaglio di assumere questa o quella posa” spiega ad un tratto la fotografa “Dalle foto deve trasparire il vostro amore, la vostra intesa, la vostra complicità. La parola d’ordine è: naturalezza..”
Christian ed io ci guardiamo negli occhi e sorridiamo.
Ci sediamo sul morbido tappeto bianco, lui con le gambe leggermente divaricate ed io seduta tra di esse, con la schiena appoggiata al suo petto.
“Mrs Grey apra solo leggermente il cardigan in modo da mostrare la pancia”
Faccio come mi dice e poso entrambe le mani sulla mia pancia, come a voler coccolare la mia piccola. Christian appoggia le mani sulle mie e mi bacia una tempia, facendomi ridere.
Mi sento così bene che quasi non avverto la presenza della fotografa, dei vari assistenti e del continuo click della macchina fotografica: sento solo le braccia di mio marito che mi avvolgono, le sue labbra che mi accarezzano la guancia e il calore delle sue mani che si diffonde dentro di me. Siamo un tutt’uno in questo momento: lui, io, e nostra figlia.
Il tempo passa senza che neanche ce ne rendiamo conto; ci stiamo divertendo tanto, e mi sento anche molto emozionata, è meraviglioso immortalare questi momenti bellissimi della nostra vita.
A fine sessione, Christian ed io ci cambiamo e scendiamo al piano inferiore per ringraziare e salutare tutto lo staff. Prima di lasciarci andare via, Mrs Brixen ci porge una busta di carta bianca.
“L’ho appena stampata. Oggi ormai con tutte le tecnologie ultramoderne che abbiamo, le polaroid a stampa immediata hanno un po’ perso il loro fascino, ma per me conservano sempre una magia speciale..” ci dice, prima di congedarci.
Una volta in ascensore, apriamo la busta ed estraiamo la foto: ritrae le nostre mani sinistre intrecciate, con le vedi e il mio anello di fidanzamento in bella vista. Sotto, con un pennarello, c’è una scritta.

30/07/2011 – 30/07/2017

È meravigliosa.
Sollevo lo sguardo verso Christian, che mi rivolge un sorriso stupendo e dolcissimo. Mi attira a sé e, tenendomi il viso tra le mani, mi bacia con una tenerezza infinita.
“Buon anniversario, amore mio”
 


Angolo me.
Buonasera/notte mie splendide lettrici.
Ormai inizio ogni nuovo capitolo con una filippica di scuse. Sono passati oltre due mesi dall’ultimo aggiornamento, e credetemi che mi dispiace da morire, ma, come ho detto anche nell’ultimo Angolo me, tra lezioni, tirocinio e studio il tempo libero che ho è davvero pochissimo. Adesso ho terminato (per ora!) lezioni e tirocinio, ma sono in piena sessione d’esami, per cui vi anticipo già che prima di un mesetto (almeno) non potrò pubblicare un nuovo capitolo. Sigh :’(
Ma veniamo al capitolo: come molte di voi avevano immaginato, Ana ha raggiunto Christian all’evento, ma sappiamo anche il perché, e vi dirò che adoro la Anastasia gelosa, così come adoro il Christian geloso, perché ritengo che la gelosia, sempre entro certi limiti, sia qualcosa di positivo in una coppia. Il nostro maniaco del controllo preferito, dal canto suo, è riuscito a fare un passo indietro, ha capito quanto questa nuova opportunità lavorativa sia importante per sua moglie, ed è pronto a sostenerla in questo nuovo percorso. Come se la caverà la nostra Ana?
La seconda parte del capitolo è tutta zucchero, ma ormai mi conoscete, sapete che non riesco a non inserire un’abbondante dose di diabete nei miei capitoli, e quale occasione migliore dell’anniversario di matrimonio per far sprizzare romanticismo e cuoricini volanti da tutti i pori?
Finalmente è arrivata anche la sorpresa di Christian che vi anticipavo qualche capitolo fa: il servizio fotografico che accompagnerà la gravidanza di Puntino Tre e anche il post-nascita. Vedo sempre moltissime foto del genere sul web e sui social e me ne innamoro ogni volta; credo che immortalare momenti così speciali e unici sia qualcosa di prezioso e bellissimo.

C’è anche un’altra cosa molto molto importante di cui volevo parlare con voi: l’uscita al cinema di Cinquanta sfumature di Rosso!!!
Non voglio fare spoiler per non rovinare la sorpresa a qualcuna di voi che non l’ha ancora visto, per cui vi dico solo che io l’ho trovato meraviglioso e nei prossimi giorni andrò a rivederlo per la seconda volta, in attesa che esca il DVD. È un film che mi ha emozionata molto, e mi ha lasciato anche un leggero vuoto dentro, perché non sono pronta a dire addio a questi personaggi, a questi attori e a questa storia. Inevitabilmente mi sento un po’ nostalgica e per questo vi dico che nei prossimi capitoli potrete trovare qua e là qualche particolare che può ricondurre ai libri o ai film, già in questo capitolo fa la sua comparsa il mitico Ben&Jerry’s alla vaniglia...

Voglio ringraziarvi ancora una volta, immensamente, per la pazienza e il vostro affetto sempre crescente. Ormai lo sapete, la scrittura per me è un bellissimo passatempo, una valvola di sfogo, e le vostre parole e la vostra presenza mi rendono molto molto felice e mi spronano a fare di più.
Come sempre, se vorrete farmi sapere la vostra opinione in merito al capitolo, e anche al film, ne sarò felice e onorata.
Grazie, grazie, e ancora grazie a tutte voi.
Vi abbraccio forte!
A presto.
Mery.
 
 

 
   
 
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