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Autore: Zomi    21/02/2018    3 recensioni
Izou sospirò nuovamente, l’auto che rallentava nell’imboccare il candido cancelletto della villetta al mare della famiglia Newgate.
L’edificio si mostrava con i suoi imponenti due piani, la verniciatura candida data di fresco e il prato verdeggiante sul davanti e quello grigio cemento con il cesto da basket sul dietro, la veduta del mare a portata di mano.
Izou sospirò di nuovo.
“Ti divertirai” lo aveva rabbonito “Sarà una bella vacanza” aveva aggiunto la falsa speranza.
Non che a Izou dispiacesse il mare e quella quindicina di giorni di vacanza settembrina fuori programma.
No, Izou Shirohige amava il mare.
*Fan Fiction partecipante al Crack&Sfiga Ship's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Barba bianca, Ciurma di Barbabianca, Izou, Marco
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ti sveglierai sull'indaco del mattino |
quando la luce ha un piede in terra e l'altro in mar,
Fabrizio De André
 



“… le mani scivolarono sulle curve dei fianchi, stringendoli spasmodici mentre le spinte si susseguivano maniacali.
Ansimi, gemiti, morsi di voci echeggiavano nel piccolo ambulatorio, mentre le spinte del dottor Death non davano tregua al corpo della  piccola Khoalea, che sussultava a ogni affondo del medico, graffiando il dorso di lui e avvinghiandosi al suo nudo corp…”
-Dio quanto vi odio!- sbuffò Izou, ticchettando rapido sul pc, annotandosi maledizioni e ingiurie contro il manoscritto che stava correggendo e il suo autore.
Non era possibile che fosse costretto a leggere certe cose!
Lui, che non poteva avvicinarsi alle sode chiappe di Marco da ben più di dieci giorni, doveva leggere di due meravigliosi personaggi che copulavano nel piccolo magazzino medico dell’ospedale, e si certo, forse dopo quattro libri era anche ora, ma diamine lui era in astinenza e doveva già sopportare l’allupato Satch, ora anche loro due?!
Per fortuna che lo pagavano!
Sospirando si addossò allo schienale della sedia, una mano a massaggiarsi gli occhi appesantiti dallo sforzo di lavorare al buio per non disturbare il sonno altrui, l’altra penzoloni tra le gambe.
L’alba era ormai prossima, avvertendolo che stava sul manoscritto ormai da tre ore e che poteva concedersi una pausa.
Ma Izou non era di quell’idea.
Voleva lavorare il più possibile prima che la famiglia Newgate si svegliasse, godendo appieno della loro presenza nei giorni che rimanevano prima della fine di quella improvvisata vacanza che aveva amato.
Si era svegliato nel cuore della notte, lasciando Marco nelle braccia del fidato Morfeo con una punta di gelosia, zampettando fino alla cucina dove, al romantico chiarore del pc, aveva iniziato a ticchettare svelto. Il tempo era volta, e ora le prima sfumature violacee del cielo lo avvertivano che l’alba stava per salutarlo con le sue nuance di arancioni misti al viola e a quel colore indefinito che tutti chiamavano indaco, ma che lui aveva imparato ad associare agli occhi indecifrabili del suo compagno.
Con gli occhi chiusi ghignò, facendosi cullare dalle onde del mare chiare e calme, che gli giungevano senza intoppi nella improvvisa quiete di casa Newgate.
Era raro sentirla così tranquilla e priva di schiamazzi di nipoti, zii e nonni esaltati.
Respirò piano, abbandonando i muscoli del corpo sulla sedia e godendosi il chiarore mattutino che accompagnava la notte a dileguarsi, lo sciabordare del mare sulla spiaggia vicina, l’assenza di cinguettii ancora dormienti e qual silenzio caldo, anomalo che lo circondava, abbracciandolo e spezzato a volte dalla ventola del pc in raffreddamento.
Stava bene, abbandonò il capo all’indietro retto dalle spalle, stava davvero bene, anche se gli mancava…
-Ehi-
Voltò il capo di scatto al richiamo, sorridendo intenerito dalla figura che si avvicinava a lui dalle scale con solo i boxer indosso.
Eccolo, eccolo il suo tassello mancante di felicità.
-Ehi- salutò di rimando in un sussurro, non osando muovere un dito per paura di infrangere la calma dell’alba –Che fai? Sono solo le…- gettò un’occhiata all’orologio appeso in cucina -… quatto e sette minuti-
-Ti cerco- si avvicinò Marco, posando una mano sulla sua gola tesa quando lo raggiunse –Perché non eri a letto?-
-Lavoro- borbottò piano Izou, godendo del calore del palmo del biondo sulla sua gola e posando il capo scompigliato contro il suo avambraccio.
La mano di Marco scivolò sulla pelle candida lievemente abbronzata dal sole estivo, strappandogli una fusa quando fermò le dita ad abbracciargli il collo ma mantenendo il pollice alzato, ad accarezzarlo sul profilo della mascella.
-Hai molto da fare?- abbassò la voce, tanto che Izou credette di aver immaginato la sua voce tra le onde.
-Poco- sussurrò ad occhi chiusi, la crocchia spettinata contro il fianco caldo di Marco e una mano a trattenere il suo braccio su di lui.
Si lasciò cullare dalle piccole carezze del biondo, premendo la treccia, opera delle gemelline Kill che gli giungeva su una tempia, contro il suo fianco, osando appena reclinare all’indietro il capo e socchiudere gli occhi nel perdersi nel sorriso caldo e mal accennato di Marco.
Era bello Marco.
Con le labbra morbide a sorridergli, la pelle calda del petto a cui gli permetteva di posarsi, le ciocche bionde spettinate e i suoi occhi di un liquoroso color indaco.
Oh amava quello sguardo!
Né azzurro né viola, né freddo né caldo.
Denso come le nuvole dell’alba, del colore della calma e del mare quando si fonde col cielo.
-… ti amo…- sospirò in un soffio, non rendendosi conto di aver alzato la mano per accarezzare la guancia ispida di barba di Marco.
Quello sorrise, instancabile nel disegnare il profilo del viso del moro, e senza opporre reticenza si abbassò su di lui unendo le loro labbra.
Un breve gemito sfuggì a Izou, che spalancò gli occhi staccandosi riluttante ma deciso.
-Marco!- lo riprese sottovoce e severo, guardandosi attorno in cerca di spettatori indesiderati –I tuoi…-
-Shhh!- gli accarezzò le labbra zittendolo, non volendo smettere di sorridere.
Tornò a baciarlo, labbra contro labbra, la mano a reggergli il capo sulla gola mentre sfregava il naso contro il suo mento in quella buffa posa al contrario, alla “Spiderman” era certo l’avrebbe chiamata Izou, se non avesse avuto la bocca occupata a ricambiarlo e le mani strette alla sua nuca, nel chiaro segno di non voler lasciarlo andare.
Sorrise, intensificando il bacio e ignorando le luci violette dell’alba che scivolavano nella cucina, spezzandosi contro le loro figure unite.
La sua mano scese sulla maglia del moro, infilandosi sotto di essa a graffiare la pelle diafana che nascondeva, mordendo piano il labbro di Izou quando lo sentì ridacchiare per le sue carezze.
Al moro sembrava di impazzire.
Erano passati giorno dal loro bacio nella pineta, e quello, così lungo e passionale, era il primo che si concedevano da troppi gironi e di cui sentiva l’urgente necessità.
Percepire la bocca del biondo sulla sua, le sue mani a stringerlo, il respiro rotto e accelerato, la voglia che pizzicava il palato e la porta del frigo che si apriva in un cigol… eh?
Aprì un occhio di scatto, la testardaggine gli aveva concesso solo quello: di separarsi dalla bocca di Marco non se ne parlava.
Ma bastò un solo bulbo oculare vigile e attento per notare la figura in tuta e ricolma di dorati dreadlocks di Rakuyou.
-Ehi- lo vide emergere dal frigo, armato di bottiglietta d’acqua –Buongiorno!-
Fu un attimo.
Izou che urlava, la sua sedia che cadeva all’indietro, il suo corpo che gesticolava parole senza senso nella cucina e Marco, oh caro Marco, che alzava una mano a salutare suo fratello.
-Oh ma continuate pure- agitò la mano verso di loro Rakuyou, avviandosi verso la porta, i baffi lisciati dalla mano libera –Tolgo il disturbo: la mia corsa mattutina mi aspetta!-
Marco sollevò nuovamente la mano salutandolo, piegando lo sguardo poi al compagno ancora disteso a terra.
-Tutto ok?-
-Non so- si trattenne dal strillare troppo Izou, le mani premute sul viso scarlatto e l’alba ormai alta sopra l’orizzonte –Era tuo fratello quello che ci ha visto limonare come due dodicenni?-
-Izou…-
-Non devi rispondermi!- sbottò non accennando a volersi alzare –Lasciami morire qui di vergogna Marco-
La bocca di Marco sbuffò, ma i suoi occhi color indaco sorrisero. Se solo Izou avesse saputo…

 
   
 
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