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Autore: Cauchemar    29/06/2009    1 recensioni
Frutto di una nuova collaborazione con la sempre prodiga Arghenta ^o^ I found an island in your arms Country in your eyes Arms that chain us Eyes that lie Break on through to the other side Break on through to the other side...
Genere: Drammatico, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE I

 

Ianto Jones si svegliò di soprassalto, soffocando un grido.

L'oscurità lo accolse, lasciandolo per un istante smarrito e boccheggiante, impietrito dal terrore, che gli impediva ogni gesto, ogni suono. C'era qualcosa, nel buio, qualcosa che non avrebbe dovuto essere, frammenti di un sogno strano e terribile rimasti impigliati tra le sue ciglia, come ragnatele.

Poi l'interruttore della lampada posta sul comodino scattò, e una calda luce ambrata si diffuse, dissolvendo, almeno in parte, le ombre.

"Va tutto bene, Ianto?"

La voce premurosa di Jack fece al silenzio ciò che la luce aveva fatto al buio, e la sua mano sulla pelle, il suo braccio intorno alle spalle, sciolse la tensione, scacciò la paralizzante sensazione di impotenza.

"Un incubo... un incubo terribile..." mormorò Ianto, socchiudendo gli occhi, infinitamente confortato da quell'abbraccio, dal profumo di lui che lo avvolgeva, penetrante, persistente, dannatamente eccitante...

"Me ne vuoi parlare, Ianto?" sussurrò Jack tra i suoi capelli, facendolo aderire maggiormente a .

Ianto fece un cenno di diniego col capo, con la convinzione di un bambino che crede di poter rendere inoffensivi i mostri notturni semplicemente negandone l'esistenza.

"No... magari domani... adesso non voglio più pensarci..." mormorò, appoggiandosi a Jack, lasciandosi cullare dalle sue braccia, con un sospiro.

Jack non rispose. Ianto chiuse gli occhi.

Ma subito li riaprì.

Perchè c'era qualcosa che non andava, una sensazione sgradevole, un'inquietudine che di nuovo lo attanagliava, rubandogli il respiro.

Forse aveva a che fare con l'incubo, forse con la stanza ancora troppo buia, come se la luce della lampada faticasse a rimanere accesa, affievolendosi sempre di più.

Forse aveva a che fare con lo strano odore che andava sovrapponendosi al profumo di Jack, un odore dolciastro, vagamente nauseante, che faceva pensare a fiori schiacciati, marciscenti, al decadimento, alla putrefazione...

"Che cos'è quest'odore?" chiese a Jack, cercando di alzare il volto per guardarlo.

Ma il braccio di Jack lo stringeva troppo forte, impedendogli ogni movimento, e le dita della mano posata sulla sua spalla premevano con forza inusuale, penetrando nella carne, facendogli male. Ianto cercò di nuovo di muoversi, sempre più soffocato dall'odore, vagamente consapevole che il tocco di quelle dita, solitamente caldo e vellutato, gli trasmetteva una sensazione ostile, viscida, disgustosa.

"Jack?..." mormorò, cercando il volto dell'altro, appena distinguibile nell'oscurità sempre più fitta, la luce della lampada inghiottita, soffocata.

E infine lo vide, vide gli occhi stranamente luminosi che lo fissavano, obliqui, allungati, e vide il ghigno terrificante, che deformava i lineamenti, che li snaturava. E i denti, Dio del cielo, quei denti lunghi e affilati come lame, che sfuggivano dalle labbra, incapaci di contenerli, che si aprivano e si chiudevano con un suono quasi metallico, terribile...

La realtà s'infranse come una vetrata colpita da un sasso, esplodendo contro di lui in una tempesta di schegge taglienti.

Gridò, mentre spingeva via la creatura, solo per scopire di non poterla muovere, solo per accorgersi che quella mano viscida era già suo collo, le dita premute sulla trachea che tagliavano la carne con artigli che prima non c'erano.

E mentre il mondo si confondeva nell'oscurità bluastra dell'asfissia, Ianto gridò ancora, un grido disperato, che gli graffiò la gola come cristallo infranto.

"Ianto, va tutto bene?"

Le sue mani artigliarono l'aria, mentre boccheggiava per respirare, e quando incontrarono il corpo accanto al suo scattarono a colpire, disperatamente.

"Ianto, calmati, sono io, Jack!"

Ben lungi dal tranquillizzarlo, quella dichiarazione lo gettò nel panico. Iniziò a scalciare, a colpire alla cieca, gemendo, gridando frasi incoerenti.

"Hai fatto un brutto sogno, Ianto, solo un sogno!"

Jack era più forte di lui. Lo era da sempre. Lottare era inutile, ma Ianto aveva tanta di quella disperazione in corpo, tanta di quella paura, che ci volle uno sforzo non indifferente perchè l'altro riuscisse a immobilizzarlo.

"Buono, Ianto, buono..." lo cullò, serrandolo tra le braccia, avvertendo che il suo corpo cedeva, sciogliendosi in bassi singhiozzi disperati.

Lo tenne stretto, incurante delle ferite che gli aveva inferto, del sangue che gli colava da un taglio sullo zigomo, macchiando le lenzuola bianche. Lo tenne stretto come se non volesse lasciarlo mai più e, lentamente, lo sentì rilassarsi, cedere, sciogliersi tra le sue braccia, in una disperata resa.

"E'stato un sogno...solo un sogno..."

Gli baciò i capelli, gli baciò la fronte, gli sfiorò le labbra e posando la fronte sulla sua rimase a guardarlo nel silenzio che seguì, respirando il suo caldo respiro. Sentiva battere con forza il cuore di Ianto, batteva contro il suo petto e, Dio, quanto gli piaceva quel suono!...

Ogni timore era fugato, restava solo quel momento prezioso a cui si aggrappavano entrambi: lo stesso respiro, la stessa pelle, lo stesso cuore. L´illusione, per quel momento rubato, di non essere più soli.

Fu Jack il primo ad allontanarsi. Scostò il capo per vedere meglio il compagno che ancora teneva gli occhi chiusi. Negli gli occhi chiusi e nell´espressione tirata si leggevano ancora aggrappati a lui i segni dell´incubo. Nel sentirlo muoversi però Ianto aprì gli occhi lentamente, quasi con timore.

Non vi furono domande. Solo uno sguardo interrogativo e un cenno del capo, incoraggiante, mentre con la mano destra Jack gli stringeva la nuca per rassicurarlo.

Ianto era un groviglio di emozioni, un nodo irrisolto e dolente che non sapeva trovare il proprio bandolo. Essere colpito in quel modo, mentre era così esposto, lo aveva lasciato completamente alla deriva, e la consapevolezza, via via più solida, che si fosse trattato solo di un sogno, non bastava a liberarlo da quel senso di disperazione e perdita.

Sollevò lo sguardo su Jack, riempiendosi gli occhi di lui, nel tentativo di colmare quel vuoto. Vide le proprie dita salire, quasi timorose, a seguire il contorni di quel bel viso, disegnando la linea volitiva della mascella, cui faceva da contraltare la morbida curva delle labbra piene. Sospirò, esausto, appoggiandosi a lui.

"Preferirei morire piuttosto che perderti" udì la propria voce giungere da un luogo molto remoto.

Risollevò lo sguardo, cercando quello di Jack, come colto da un'improvvisa consapevolezza. Quando parlò ancora la sau voce risuonò ferma, quasi dura.

"Preferirei ucciderti, piuttosto che vederti cambiare" affermò, afferrandogli il mento tra le dita e costringendolo a guardarlo.

Jack aggrottò la fronte, cercò di sorridere, ma l'espressione di Ianto era tale da rendere dfficile perfino per lui sdrammatizare.

"Bene, Ianto, ti autorizzo a farlo" sussurrò, con gravità. E protendendosi a baciargli la fronte aggiunse:

"Anzi, conto che tu lo faccia davvero, se mai capitasse".

 

"Cristo, Jones, fai più schifo del solito!!!"

Owen gratificò Ianto di un'occhiata disgustata, mentre sedeva al proprio posto.

Lui non gli rispose, se non con un piccolo gesto di insofferenza.

"Hai l'aria stanca" osservò Gwen, con un tono decisamente più dolce.

"Vedi che ti fa male lavorare fino a tardi?" lo canzonò Owen, impietoso, "Ah, questo dannato attaccamento al dovere!..ahia!!"

Lo scappellotto di Jack lo colpì in pieno sulla nuca, producendo uno schiocco sonoro e costringendolo ad incassare la testa nel collo.

"Buongiorno a tutti, tranne a te, Owen" li salutò il Capitano.

"Stavo solo scherzando! l´avesse detto Gwen non si sarebbe presa uno scappellotto!!" protestò il dottore.

"No, hai ragione. Lei l´avrebbe sculacciata." scherzò Julian comparendo dalla cucina con un vassoio di the fumante sorretto sopra la testa come un equilibrista. Aveva preso il ruolo di tuttofare quasi seriamente, in attesa di riuscire ad essere effettivamente d´aiuto. Si fece accosto a Ianto e s´inchinò portando il vassoio alla sua portata.

"Vedrai che questo ti fa resuscitare, è una miscela indiana arricchita da un tocco personale."

Gwen guardò male Owen ed era chiaro che si chedeva se il tocco personale non glielo avesse fornito lui. Quei due erano diventati ottimi compagni di bevute, sembravano degli adolescenti a caccia della bravata peggiore. Se era comprensibile in Julian per cui tutto era nuovo.. beh. Gwen incrociò le braccia al petto e sollevò il naso verso il soffitto.

Ianto si sforzò di sorridere ai tentativi dei suoi colleghi di rasserenarlo.

In realtà, in quel momento, mentre l'attività frenetica della base li teneva tutti impegnati, e le luci al neon rischiaravano a giorno ogni più remoto anfratto, i fantasmi e i mostri della notte sembravano più distanti e flebili che mai. Lo sguardo di Jack lo avvolgeva premuroso, e quando gli sorrise si senti completamente rassicurato.

"In realtà credo di aver solo bisogno di dormire" disse a Julian, prendendo la tazza di thè e inalandone la fragranza.

"Accidenti, questo potrebbe davvero far resuscitare i morti" sorrise.

Toshiko entrò in quel mentre con una cartelletta rossa stretta al petto. Quel giorno si era messa i tacchi e un bell´abito verde che faceva pensare alla primavera, ma il vero tocco di classe era il sottile filo di perle al collo.

Gwen provò tenerezza nei suoi confronti quando la vide rallentare e cercare di camminare sulle punte per risultare più discreta. Buttò l´occhio per vedere se gli altri se ne erano accorti: il senso di cameratismo che si respirava alla base era splendido, ma poteva avere come aspetto negativo una non comune inclemenza.

Ma Toshiko li raggiunse accolta da sorrisi. Quando arrivava la mattina, non importava cosa fosse accaduto la notte precedente, mostri o ricerche estenuanti, lei aveva sempre un aspetto solare ed ottimista che portava un po´ di buon umore. In un lavoro in cui spesso dovevi fare i conti con la morte e rischiavi di sentirti inutile quella era una gran cosa.

"Buongiorno a tutti" esordì posando il plico sul tavolo. Julian le posò accanto una tazza fumante meritandosi uno strano sguardo da Ianto. Forse era proprio quello che voleva perché lo vide e sorrise storto.

"Scommetto che hai lavorato tutta la notte." la stuzzicò Owen.

"Oh no, non ho lavorato... " sorrise lei cordiale "ero a letto e leggevo il giornale..."

Owen si passò una mano sugli occhi sconsolato.

"E non fare quella faccia! Non ci credo che tu non sessa mai a leggo... legga mai a sesso... a letto." tossicchiò e si voltò fiduciosa verso Jack.

"Insomma, leggevo il giornale - beh, la sua versione digitale, ero sul database della polizia - ..."

Owen sorrise soddisfatto e gli si leggeva in volto un "l´avevo detto".

".. e c´era una denuncia della protezione animali. Beh, io mi commuovo subito se si maltrattano gli animali e ho letto di questo." buttò una copia del giornale di Cardiff fresca fresca di stampa sul tavolo, impugnò la tazza come un'arma e diede un bel sorso.

Fu Jack a raccogliere il giornale e ad aprirlo, mentre gli altri si apprestavano all'ascolto.

Gli ci volle poco per trovare la pagina che aveva colpito l'interesse di Tosh. Mentre scorrevano le righe i suoi occhi blu s'incupirono, mentre una piccola ruga gli segnava la fronte.

"Colonia di gatti rischia lo sterminio. Una colonia di gatti che viveva presso il Cathays Cemetery di Cardiff ha rischiato di venire spazzata via dalla crudeltà di una coppia di anziane sorelle residenti nella zona. Le due insospettabili vecchiette hanno infatti cosparso di liquido combustibile il piccolo magazzino che da anni veniva utilizzato dai felini come riparo e hanno appiccato il fuoco. Solo il pronto intervento del personale cimiteriale ha evitato che gli animali, intrappolati tra le fiamme, incontrassero una fine terribile. Le due donne sono state arrestate."

"La gente è sempre più fuori di testa" bofonchiò Owen. "Ai miei tempi le vecchiette andavano a portare da mangiare ai gatti randagi, non davano loro fuoco..."

"Ma anche queste lo facevano" intervenne Toshiko, e vedendo l'espressione perplessa di Owen continuò.

"Queste due signore andavano ogni giorno a portare da mangiare ai gatti, e si prendeavno cura di loro da anni... Gli addetti del cimitero sono rimasti molto sorpresi da questo gesto"

"Non ci posso credere, tutti quei poveri mici." Commentò Gwen con lo sguardo già perso nel suo rogo immaginario.

Jack le passò il giornale per leggere i dettagli, poi si appoggiò allo schienale della sedia e li guardò con un mezzo ghigno:

"A noi non piacciono le vecchine che bruciano i gatti vero?"

Gwen si mosse a disagio mentre leggeva. "Dici che c'è qualcosa sotto?"

"Questo me lo dovrete dire voi, vi voglio sul posto entro venti minuti." ed intrecciò con diletto le mani di fronte a .

"Venti minuti? E perché mai? Il fuoco è già sedato, dobbiamo solo indagare" protestò Owen, ma non trovò alcun appoggio, solo un ìsopracciglio di Jack che s´incurvava con un'angolazione pericolosa.

"Toshiko resta qui, Vengono Ianto e Julian." fu la sua sola risposta.

Gwen tossì per sdrammatizzare, tirò indietro la sedia e si alzò in fretta distribuendo ordini e raccogliendo gli strumenti. I due nominati rimasero interdetti ognuno per un proprio motivo, ma entrambi con piacere. Per Ianto ogni possibilità di dimostrare il proprio valore oltre il ruolo del maggiordomo era la ben venuta, non fosse per il brivido del pericolo che lo inebriava come - ci meditò - come i ferormoni del cinquantunesimo secolo, concluse soddisfatto. Cercò con la coda dell´occhio Julian che con un gran sorriso sul volto attendeva già nei pressi dell´uscita. Era così diverso dalla persona che avevano incontrato la prima volta, assetato come un bambino di conoscenza, ma con la forza e la determinazione di un adulto. Chissà se si rendeva conto che era la prima occasione in cui Jack lo lasciava andare in missione senza di lui. Era ufficialmente parte del Torchwood, già era trascorso più di un mese dal suo arrivo, e certo era stato un acquisto che aveva arricchito il gruppo. Ma solo un ingenuo non avrebbe notato come Jack lo controllasse sempre a distanza o avrebbe dimenticato che c´erano molte cose non dette nel suo passato. o comunque molte cose non dette a loro...

Quando Ianto prese l´uscita Julian gli si accostò, passo svelto e sorriso confidente. Raggiunsero il SUV e partirono a caccia di vecchiette piromani. L´autoradio si accese con il motore e nella cabina si diffuse a tutto volume la voce profonda e vellutata di Jim Morrison:

 

I found an island in your arms

Country in your eyes

Arms that chain us

Eyes that lie

Break on through to the other side

Break on through to the other side

 

Gwen si sporse all´orecchio di Julian per farsi sentire "Guarda che non dovresti fermarti a quarant´anni fa...."

Julian, per contro, sorrise soltanto.

 

Break on through to the other side

Break on through to the other side

 

 

Fecero in tempo a giungere sul posto, prima che Tosh li contatasse.

Il viaggio in macchina era trascorso piacevolmente, allietato dalla musica e dai soliti battibecchi. Gwen si era goduta come sempre il ruolo di unica donna della squadra, miscelando con una sapienza tutta femminile i suoi doveri di eroina con i suoi diritti di rappresentante del sesso debole. Non che questi ultimi avessero molto spazio...

"Credevo che nell'Ottocento ci fossero dei gentiluomini" aveva rimproverato scherzosamente Julian, qualche giorno prima, "Come quelli dei romanzi di Jane Austen, o delle sorelle Bronte...e invece a noi sei capitato tu!! Non c'è giustizia!"

La verità era che a Julian risultava assolutamente naturale trattarla con lo stesso cameratismo che le riservavano gli altri, così come gli risultava naturale essere più cortese, perfino galante, con Toshiko.

"Il problema non sono gli uomini dell'Ottocento, o quelli del Tremila" aveva osservato Owen, sardonico come sempre, "Il problema sei solo tu, Gwen Cooper"

Ne era seguito l'ennesimo scambio di battute al fulmicotone tra i due focosi colleghi, che era seguitato anche quando gli altri avevano perso ogni interesse per loro.

Anche quel giorno non erano mancate battute e scherzi, anzi, l'assenza di Jack li rendeva tutti ancora più audaci e spensierati, come studenti in libera uscita.

Perfino Ianto, a dispetto della notte trascorsa, si divertiva a fomentare i bisticci e a schierarsi ora con Owen, ora con Gwen, dando man forte a Julian.

Avevano superato l'arcata d'accesso al Cathays Cemetary e avevano percorso poche decine di metri attraverso i prati ben curati, disseminati di lapidi e statue di angeli, quando la voce di Toshiko li raggiunse.

"Ragazzi, c'è stato uno sviluppo nella vicenda delle due anziane signore..."

"Che c'è?" la interruppe Owen, "Hanno gettato i pesci rossi nel water e hanno tirato lo sciacquone?"

"No..." la voce di Toshiko esitò, per un attimo, "Sono morte. Si sono uccise lanciandosi contro uno specchio insieme..."

   
 
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