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Autore: Scaramouch_e    22/02/2018    1 recensioni
Indil, la figlia di Thranduil, e sorella di Legolas Greenleaf, è andata a Gran Burrone, con il fratello gemello, sotto l’ordine del padre per sentire ciò che il consiglio di Erlond ha da dire sulla minaccia portata dallo hobbit Frodo Baggins. La principessa di Bosco Atro si unirà alla compagnia dell’anello per proteggere suo fratello, e inconsciamente anche un altro componente.
Amore, avventura e coraggio serviranno alla giovane per riuscire nell’impresa nell’aiutare il giovane Frodo e i suoi amici.
Seguendo la trama dei libri e dei film, anche se modificata in alcune parti, accompagnerete le prodezze di Indil e della nuova compagnia dell’anello nella loro lotta contro Sauron e nel loro viaggio verso il Monte Fato.
[Boromir x nuovo personaggio + altre ship + accenni di Aralas (Legolas x Aragorn)]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aragorn, Boromir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, sono stati scritti da J.R.R. Tolkien e messi sul grande schermo da Peter Jackson; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Ringraziamenti: Ringrazio tantissimo la mia beta, che ha letto e ha corretto gli orrori della fanfic (trovandala anche carina a detta sua!); grazie mille evelyn, per tutto... Se non vi siete letti ancora la sua fanfic, su andatelo a fare. Un ringraziamento infine va a tumblr per le gif a inizio capitolo...
Buona lettura. 

Capitolo IX

 

La compagnia rimase per un mese e più nella terra libera di Dama Galadriel e di Sire Celeborn.
Gli hobbit, inutile dirlo, si fecero più cicciottelli mangiando alla tavola degli elfi; l’amicizia fra Legolas e Gimli si rafforzò e alle loro passeggiate si unirono spesso e volentieri anche Haldir e Indil.
Ogni tanto, Boromir allenava Indil, Merry e Pipino all’uso della spada, scoprendo così che i due hobbit erano forti nell’uso dei coltelli e che anche le donne sapevano combattere.
Aragorn passava parecchio tempo da solo o, a volte, con Boromir, a guardare gli allenamenti fra l’uomo di Gondor, gli hobbit e l’elfa. Ogni tanto il suo sguardo si posava su Legolas e Haldir e allora la gelosia prendeva il sopravvento, ma si obbligava a riflettere prima di dire cosa provasse nel suo cuore.
Venne il giorno in cui la compagnia dovette lasciare le terre di Lothlórien. Era una bella giornata e i membri della compagnia porsero i saluti alla Dama e al Sire sulle sponde del fiume Anduin.
I due elfi erano splendidi come la prima volta in cui la compagnia li aveva incontrati, e Dama Galadriel dette a ognuno di loro un dono prezioso: a Sam donò una corda elfica e una scatoletta contenente i semi di quelle terre che gli sarebbero serviti una volta tornato a casa; agli hobbit e a Boromir  regalò delle custodie preziose per le loro lame; a Frodo la luce della stella di Earendil che sarebbe servita al portatore dell'anello per le ore più buie del suo viaggio; a Legolas e a Indil degli archi lavorati finemente dagli elfi di Lorien; a Gimli due ciocche della sua lunga chioma dorata e, infine, ad Aragorn l’elfa donò una spilla d'argento a forma di aquila che recava incastonata una grande pietra verde, dono da dare a chiunque avesse occupato il suo cuore. A tutti inoltre ella diede dei mantelli lavorati dagli elfi che avrebbero nascosto i membri della compagnia quando ne avessero avuto bisogno.
Oltre ai doni, gli elfi avevano anche offerto il cibo: bisacce di pane lembas per tutto il viaggio furono poste nelle due imbarcazioni e Legolas e Indil furono felicissimi di ciò, in quanto una fetta di pane lembas nutriva il corpo per più giorni.

“Questo non sarà un addio, amici, ma un arrivederci” disse la dama con un sorriso e fu allora che Gimli figlio di Gloin parlò, fissando la compagnia.
“Compagni miei, devo separarmi da voi, anche se con tanto dolore: parto per raggiungere mio Padre alla volta della Montagna Solitaria. Non posso non dirgli della sventura capitata a Moria, né nascondergli la bellezza e la gentilezza di Dama Galadriel.”
Si sentì una risata argentina e il nano arrossì e si inchinò davanti alla Dama, poi rialzò il viso e vedendo che tutti erano dispiaciuti disse con orgoglio: “Non vi preoccupate: torneremo a intrecciare le lame, prima della fine.”
Poi salutò ognuno di loro e quando fu davanti a Legolas e a Indil pronunciò le seguenti parole: “Non posso non dire di essere sorpreso dall’aver trovato amici negli elfi, in due figli di Thranduil per di più, ma il destino riserva molti eventi imprevedibili.”
Indil si chinò fino a baciare il testone del nano che arrossì nuovamente. “Ti scriverò, Gimli. Meneldor è un ottimo falco e ti troverà ovunque.”
Gimli annuì. “Grazie della premura, giovane elfa” disse il nano e poi se ne partì gambe in spalla, rifiutando il cavallo che pure il re gli aveva riservato.
“Addio, Gimli figlio di Gloin, che i Valar ti proteggano e ti facciano incontrare i tuoi parenti.” La Dama salutò in questi termini il nano che non si voltò ma sorrise interiormente.

“Ebbene, un componente della compagna ci ha lasciato, ma noi abbiamo una missione da compiere. Andiamo amici!”. Aragorn parlò così e fu il primo a sedersi nella barca che  avrebbe facilitato loro il passaggio sul fiume: gli otto  compagni non sapevano bene che via percorrere, ma avrebbero preso le barche, navigato il fiume e una volta arrivati ad Amon Hen, una zona erbosa lungo le rive del lago Nen Hithoel dove si trovava un antico trono che si diceva avesse un potere straordinario, si sarebbero consultati e avrebbero deciso quale strada prendere. Boromir aveva inutilmente protestato contro questo piano, in quanto voleva recarsi subito alla sua città, ma rimase comunque presso di loro, sia per l’anello che per Indil.
 

***

Indil, Legolas, Boromir e Merry salirono tutti sulla stessa barca, mentre nell’altra presero posto Aragorn, Pipino, Sam e Frodo. Fu un viaggio difficile e pieno di insidie e di pericoli, ma rallegrato dalla vista degli Argonath, due enormi statue scolpite nella roccia dai Númenóreani che rappresentavano i due grandi re del passato, Isildur e Anárion.
“Guardate la potenza del nostro popolo” disse orgoglioso Aragorn mentre passavano vicino alle statue imponenti.
Tutti loro si commossero, e Boromir girò il collo quando si allontanarono per continuare a osservare le statue ormai lontane.
Quella visione riportò negli animi della compagna un senso di beltà e di purezza e in Boromir l’orgoglio di essere uno dei loro discendenti.

Aragorn li condusse lungo il ramo destro del lago. Sulla riva occidentale un verde prato si stendeva dai piedi di Amon Hen sin al bordo dell’acqua. Al di là, il dolce colle era coperto di alberi verdi. Una piccola fonte zampillava e nutriva l’erba.  
“Riposeremo qui stanotte” decise il ramingo del Nord.
Tirarono in secca le barche, che si dimostrarono esser leggere e facilmente trasportabili, e le nascosero fra le fronde degli alberi per poi accamparsi nelle vicinanze della sponda del lago.
Avevano deciso di montare di guardia anche se non si vedevano nemici.

Aragorn era agitato quella notte: si girava e rigirava nel sonno mentre pensieri cupi gli invadevano la mente. Si svegliò infine e si andò a sedere vicino a Frodo, che era di guardia. “Perché sei sveglio?” domandò il mezz’uomo.
“Un’ombra minacciosa volava nei miei sogni. È bene sfoderare la spada” fu la risposta di Aragorn.
“Perché? Vi sono forse dei nemici nelle vicinanze?” domandò allarmato Frodo.
“Vediamo cosa dice Pungolo” propose Aragorn e Frodo sguainò la lama elfica: tutt’intorno ai bordi si vedeva un lieve bagliore azzurrognolo.
“Orchetti” bisbigliò lo hobbit. “Non troppo vicini, ma nemmeno lontani.”
“Lo temevo. Domani dobbiamo esser cauti nel nostro avanzare” bisbigliò Aragorn e per il resto della notte rimase inquieto.
 

Il giorno finalmente giunse, rischiarando le colline intorno alla compagnia con tiepidi raggi di sole, e tutti si svegliarono. 
Dopo colazione, Aragorn convocò la compagnia.
“È giunto il momento. Dobbiamo decidere cosa fare. La compagnia si scioglierà? Oppure seguirà unita Frodo fino a Mordor?”. Si fermò fissando il piccolo e coraggioso hobbit. “E tu, Frodo, cosa deciderai? Che strada prenderai? Proseguiamo a piedi? Raggiungiamo Mordor da Nord? Oppure da Minas Thirth?” domandò, fissando il portatore dell’anello.
“Io… non lo so” disse Frodo dopo averci pensato su. “Andrò a riflettere, per conto mio” borbottò alzandosi e incamminandosi solo.
Aragorn annuì e guardò il resto della compagnia.
“E voi? Cosa pensate di fare?” domandò ai compagni.
“Io, Merry e Pipino seguiremo il padron Frodo ovunque voglia andare” disse Sam con la sua piccola voce.
“Io e Indil seguiremo te, ovunque ci porterai” aggiunse Legolas dopo aver scambiato uno sguardo con la sorella, e Aragorn annuì.
“Qualunque decisione verrà presa da Frodo, io la seguirò. Quindi è deciso: la compagnia dell’anello non si scioglierà e proseguiremo uniti verso la vittoria” sancì Aragorn. Il suo sguardo indugiò poi sul posto occupato da Boromir, trovandolo però vuoto.
Nei suoi occhi subito si insinuò la paura. Dov’era finito l’uomo di Gondor?
 “Indil.” Chiamò a sé l’elfa.


NOTE
Sono successe un sacco di cose in questo capitolo, non è vero? Mi è piaciuto assai scriverlo, ma penso che sia giusto darvi delle spiegazioni... l'allontanamento di Gimil: ho fatto allontanare il nano perchè non me la sento di muovere un pg così importante per Tolkien, vi spiego: o lo sminuerei troppo come pure ha fatto il buon Peter Jackson, che secondo me l'ha reso troppo "ridicolo", oppure non lo calcolerei proprio. Quindi sì, ho deciso di eliminarlo, intanto l'amicizia fra Legolas e Indil l'ho accennata quindi mi è sembrato un momento addatto e poi, chi lo sa, se non si incontrerà nuovamente, magari alla volta di una battaglia, ma ho già detto troppo. La descrizione del viaggio l'ho presa dal libro, così come il dialogo fra Frodo e Aragorn.
Bene, spero che vi sia piaciuto.
Come al solito vorrei ricevere vostri pareri
.

 

   
 
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