Ringraziamenti: Ringrazio tantissimo la mia beta, che ha letto e ha corretto gli orrori della fanfic (trovandala anche carina a detta sua!); grazie mille evelyn, per tutto... Se non vi siete letti ancora la sua fanfic, su andatelo a fare. Un ringraziamento infine va a tumblr per le gif a inizio capitolo...
Buona lettura.
Capitolo
IX
La compagnia rimase per un mese e
più nella terra libera di Dama Galadriel
e di Sire Celeborn.
Gli hobbit, inutile dirlo, si fecero più cicciottelli
mangiando alla tavola
degli elfi; l’amicizia fra Legolas e Gimli si
rafforzò e alle loro passeggiate
si unirono spesso e volentieri anche Haldir e Indil.
Ogni tanto, Boromir allenava Indil, Merry e Pipino all’uso
della spada,
scoprendo così che i due hobbit erano forti
nell’uso dei coltelli e che anche
le donne sapevano combattere.
Aragorn passava parecchio tempo da solo o, a volte, con Boromir, a
guardare
gli allenamenti fra l’uomo di Gondor, gli hobbit e
l’elfa. Ogni tanto il suo
sguardo si posava su Legolas e Haldir e allora la gelosia prendeva il
sopravvento, ma si obbligava a riflettere prima di dire cosa provasse
nel suo
cuore.
Venne il giorno in cui la compagnia dovette lasciare le terre di
Lothlórien. Era una bella giornata e i membri della
compagnia porsero i saluti
alla Dama e al Sire sulle sponde del fiume Anduin.
I due elfi erano splendidi come la prima volta in cui la compagnia li
aveva
incontrati, e Dama Galadriel dette a ognuno di loro un dono prezioso: a
Sam
donò una corda elfica e una scatoletta contenente i semi di
quelle terre che
gli sarebbero serviti una volta tornato a casa; agli hobbit e a Boromir
regalò
delle custodie preziose per le loro lame; a Frodo la luce della stella
di
Earendil che sarebbe servita al portatore dell'anello per le ore
più buie del
suo viaggio; a Legolas e a Indil degli archi lavorati finemente dagli
elfi di
Lorien; a Gimli due ciocche della sua lunga chioma dorata e, infine,
ad Aragorn l’elfa donò una spilla
d'argento a forma di aquila che recava
incastonata una grande pietra verde, dono da dare a chiunque avesse
occupato il
suo cuore. A tutti inoltre ella diede dei mantelli lavorati dagli elfi
che
avrebbero nascosto i membri della compagnia quando ne avessero avuto
bisogno.
Oltre ai doni, gli elfi avevano anche offerto il cibo: bisacce di pane
lembas per tutto il viaggio furono poste nelle due imbarcazioni e
Legolas e
Indil furono felicissimi di ciò, in quanto una fetta di pane
lembas nutriva il
corpo per più giorni.
“Questo non
sarà un addio, amici, ma un arrivederci” disse la
dama con un
sorriso e fu allora che Gimli figlio di Gloin parlò,
fissando la compagnia.
“Compagni miei, devo separarmi da voi, anche se con tanto
dolore: parto per
raggiungere mio Padre alla volta della Montagna Solitaria. Non posso
non dirgli
della sventura capitata a Moria, né nascondergli la bellezza
e la gentilezza di
Dama Galadriel.”
Si sentì una risata argentina e il nano arrossì e
si inchinò davanti alla
Dama, poi rialzò il viso e vedendo che tutti erano
dispiaciuti disse con
orgoglio: “Non vi preoccupate: torneremo a intrecciare le
lame, prima della
fine.”
Poi salutò ognuno di loro e quando fu davanti a Legolas e a
Indil pronunciò
le seguenti parole: “Non posso non dire di essere sorpreso
dall’aver trovato
amici negli elfi, in due figli di Thranduil per di più, ma
il destino riserva
molti eventi imprevedibili.”
Indil si chinò fino a baciare il testone del nano che
arrossì nuovamente.
“Ti scriverò, Gimli. Meneldor è un
ottimo falco e ti troverà ovunque.”
Gimli annuì. “Grazie della premura, giovane
elfa” disse il nano e poi se ne
partì gambe in spalla, rifiutando il cavallo che pure il re
gli aveva riservato.
“Addio, Gimli figlio di Gloin, che i Valar ti proteggano e ti
facciano
incontrare i tuoi parenti.” La Dama salutò in
questi termini il nano che non si
voltò ma sorrise interiormente.
“Ebbene, un componente
della compagna ci ha lasciato, ma noi abbiamo una
missione da compiere. Andiamo amici!”. Aragorn
parlò così e fu il primo a
sedersi nella barca che avrebbe facilitato loro il passaggio
sul fiume:
gli otto compagni
non sapevano bene che
via percorrere, ma avrebbero preso le barche, navigato il fiume e una
volta
arrivati ad Amon Hen, una zona erbosa lungo le rive del lago Nen
Hithoel dove
si trovava un antico trono che si diceva avesse un potere
straordinario, si
sarebbero consultati e avrebbero deciso quale strada prendere. Boromir
aveva inutilmente protestato contro questo piano, in quanto voleva
recarsi subito alla sua città, ma rimase comunque presso di
loro, sia per
l’anello che per Indil.
***
Indil, Legolas, Boromir e Merry
salirono tutti sulla stessa barca, mentre
nell’altra presero posto Aragorn, Pipino, Sam e Frodo. Fu un
viaggio difficile e pieno di insidie e di pericoli, ma rallegrato
dalla vista degli Argonath, due enormi statue scolpite nella roccia dai
Númenóreani che rappresentavano i due grandi re
del passato, Isildur e Anárion.
“Guardate la potenza del nostro popolo” disse
orgoglioso Aragorn mentre
passavano vicino alle statue imponenti.
Tutti loro si commossero, e Boromir girò il collo quando si
allontanarono
per continuare a osservare le statue ormai lontane.
Quella visione riportò negli animi della compagna un senso
di beltà e di
purezza e in Boromir l’orgoglio di essere uno dei loro
discendenti.
Aragorn li condusse lungo il ramo
destro del lago. Sulla riva occidentale
un verde prato si stendeva dai piedi di Amon Hen sin al bordo
dell’acqua. Al di
là, il dolce colle era coperto di alberi verdi. Una piccola
fonte zampillava e
nutriva l’erba.
“Riposeremo
qui stanotte” decise il ramingo del Nord.
Tirarono in secca le
barche, che si dimostrarono esser leggere e facilmente
trasportabili, e le nascosero fra le fronde degli alberi per poi
accamparsi
nelle vicinanze della sponda del lago.
Avevano deciso di montare di guardia anche se non si vedevano nemici.
Aragorn era agitato quella notte:
si girava e rigirava nel sonno mentre
pensieri cupi gli invadevano la mente. Si svegliò infine e si
andò a sedere vicino a Frodo, che era di
guardia. “Perché sei
sveglio?” domandò il mezz’uomo.
“Un’ombra minacciosa volava nei miei sogni.
È bene
sfoderare la spada” fu la risposta di Aragorn. “Perché? Vi
sono forse dei nemici nelle vicinanze?” domandò
allarmato
Frodo.
“Vediamo cosa dice Pungolo” propose Aragorn e Frodo
sguainò la lama elfica:
tutt’intorno ai bordi si vedeva un lieve bagliore
azzurrognolo.
“Orchetti” bisbigliò lo hobbit.
“Non troppo vicini, ma nemmeno lontani.”
“Lo temevo. Domani dobbiamo esser cauti nel nostro
avanzare” bisbigliò
Aragorn e per il resto della notte rimase inquieto.
Il giorno finalmente giunse,
rischiarando le colline intorno alla compagnia
con tiepidi raggi di sole, e tutti si svegliarono.
Dopo colazione, Aragorn
convocò la compagnia.
“È giunto il momento. Dobbiamo decidere cosa fare.
La compagnia si
scioglierà? Oppure seguirà unita Frodo fino a
Mordor?”. Si fermò fissando il
piccolo e coraggioso hobbit. “E tu, Frodo, cosa deciderai?
Che strada
prenderai? Proseguiamo a piedi? Raggiungiamo Mordor da Nord? Oppure da
Minas
Thirth?” domandò, fissando il portatore
dell’anello.
“Io… non lo so” disse Frodo dopo averci
pensato su. “Andrò a riflettere,
per conto mio” borbottò alzandosi e incamminandosi
solo.
Aragorn annuì e guardò il resto della compagnia.
“E voi? Cosa pensate di fare?” domandò
ai compagni.
“Io, Merry e Pipino seguiremo il padron Frodo ovunque voglia
andare” disse
Sam con la sua piccola voce.
“Io e Indil seguiremo te, ovunque ci porterai”
aggiunse Legolas dopo aver
scambiato uno sguardo con la sorella, e Aragorn annuì.
“Qualunque decisione verrà presa da Frodo, io la
seguirò. Quindi è deciso:
la compagnia dell’anello non si scioglierà e
proseguiremo uniti verso la
vittoria” sancì Aragorn. Il suo sguardo
indugiò poi sul posto occupato da
Boromir, trovandolo però vuoto.
Nei suoi occhi subito si insinuò la paura. Dov’era
finito l’uomo di Gondor?
“Indil.”
Chiamò a sé l’elfa.
NOTE
Sono successe un sacco di cose in questo capitolo, non è vero? Mi è piaciuto assai scriverlo, ma penso che sia giusto darvi delle spiegazioni... l'allontanamento di Gimil: ho fatto allontanare il nano perchè non me la sento di muovere un pg così importante per Tolkien, vi spiego: o lo sminuerei troppo come pure ha fatto il buon Peter Jackson, che secondo me l'ha reso troppo "ridicolo", oppure non lo calcolerei proprio. Quindi sì, ho deciso di eliminarlo, intanto l'amicizia fra Legolas e Indil l'ho accennata quindi mi è sembrato un momento addatto e poi, chi lo sa, se non si incontrerà nuovamente, magari alla volta di una battaglia, ma ho già detto troppo. La descrizione del viaggio l'ho presa dal libro, così come il dialogo fra Frodo e Aragorn.
Bene, spero che vi sia piaciuto.
Come al solito vorrei ricevere vostri pareri.