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Autore: marwari_    23/02/2018    1 recensioni
|Rating Giallo per tematiche conflittuali. Sequel di "Beyond the Pale".|
Prue decide di prendere sotto la propria ala la giovane Paige, con la quale condivide un legame che nemmeno lei è in grado di spiegare.
Ben presto però, si accorgono di stare vivendo qualcosa molto più grande di loro e che, forse, non saranno in grado di affrontare.
{POV: Paige/Prue}
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paige Matthews, Prue Halliwell
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Charmed: Legacy'
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NdA: Ebbene sì, sono passati due anni, ma sono tornata. Ho deciso di riprendere da dove avevo lasciato e proseguire con l'avventura che avevo ideato il primo giorno.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti i lettori silenziosi, ma soprattutto quelli che mi hanno sostenuto durante il periodo di stesura e che spero di ritrovare ancora, nonostante il tempo passato: Emmax5, Tequila_Ev e Son of Jericho.
A tutti i nuovi (e vecchi) lettori auguro una buona lettura!


Charmed: Legacy (Vol. I)
Beyond the Pale {riassunto}: E' il 1992 quando Paige sta partecipando, di controvoglia, ad una gita al museo locale organizzata dalla scuola. Gli studenti hanno la possibilità di entrare nei laboratori in onore dell'ultima mostra allestita, riguardante Salem e la storia del 1600 legata all'occulto. Lì incontra Prue Halliwell che lavora nel museo. Succede qualcosa di incredibile. Assistono all'accadimento di eventi speciali, che solo in seguito, scopriranno essere sovrannaturali. Entrambe le ragazze sembrano, inoltre, legate ad un nome: Melinda Warren. Vari accadimenti le spingeranno a ritrovarsi e ad indagare, insieme alle sorelle di Prue, per cercare di svelare l'arcano mistero che aleggia sulle loro vite.
[Per leggere "Beyond the Pale", clicca qui.]


Saga: Charmed: Legacy (Vol. II)
Titolo: The Forbidden Spell
Set: 1992 (pre-serie)
Capitolo: 1. Riunione di Famiglia
POV: Paige Matthews

THE FORBIDDEN SPELL

 

 

Capitolo 1 - Riunione di Famiglia

Paige era rimasta poco più indietro, in disparte, osservando la scena come se non si trovasse veramente lì.

Si chiedeva da quanto, effettivamente, quella sensazione di star vivendo in un sogno l'avesse posseduta. Non che non fosse una sensazione familiare, anzi, era uno stato mentale che quasi le apparteneva come gli anfibi dalla suola alta o l'apparecchio ai denti. Spesso, quando i suoi genitori la mettevano in punizione o la sgridavano, o succedeva qualcosa di veramente eclatante a scuola e lei era costretta ad azioni ribelli, si vantava di avere l'abilità di astrarsi dal proprio corpo: essere lì e non esserci allo stesso tempo, come se stesse osservando sé stessa dall'esterno, con controllo ridotto sulle proprie azioni.

Eppure.. quella sensazione di stare fluttuando era sempre stata associata ad eventi negativi o di particolare tensione. In quel momento, non ne conosceva la fonte.

Dopotutto Prue era dalla sua parte, l'aveva accolta come nessuno aveva fatto mai e le sue sorelle, seppur diffidenti, le piacevano. Certo, a detta loro stavano per essere linciate tutte da questa fantomatica nonna – la cui immagine, nella mente di Paige, stava mutando da tenera vecchina a orco assassino – ma erano loro ad essere nei guai e non lei, per quanto incredibile potesse sembrare.

In genere, quelle situazioni le scivolavano addosso, anzi, il più delle volte si limitava a godersi lo spettacolo, tuttavia, forse per la prima volta, si sentiva responsabile, coinvolta, ed era una sensazione a cui non era per niente abituata.

Paige non aveva ancora deciso se fosse positivo o meno.

La ragazza sospirò, pensando che avrebbe potuto contribuire almeno un po', mentre le tre sorelle cercavano in tutti i modi di sbloccare la porta della soffitta, e di rimettere al suo posto quel polveroso librone.

Non fiatò, piegandosi sul tavolo basso al centro della stanza, poi allungò le mani per richiuderlo, ma i suoi occhi si spostarono dalle pagine ingiallite al tremolio delle quattro candele. Non c'era vento, nessuna finestra era aperta e lei, per sincerarsi di quello strano avvenimento, trattenne il fiato.

Deglutì, gli occhi fissi su quelle fiamme, indecisa se chiamare le altre e condividere quella sua folle visione o farsi risvegliare da essa. Due delle candele tremarono visibilmente e, dopo qualche istante, si spensero.
Paige trasalì quando, all'avanzare dell'oscurità, le pagine del libro si mossero sotto le sue dita: presero a sfogliarsi da sole, come mosse da un soffio di vento o una mano invisibile e quando la ragazza si sollevò in piedi, un po' per allontanarsi e avvicinarsi alle altre, un po' per cercare di camuffare il fatto che la sua voce stava venendo meno per chiamarle, quello strano fenomeno cessò.

La ragazza si avvicinò titubante, sbattendo più volte le palpebre nel leggere proprio quelle parole in un momento simile.

«Prue, devi venire a vedere.» mormorò interdetta, la gola secca e gli occhi incapaci di staccarsi da quella pagina.

«Dobbiamo uscire di qui.» ribattè Piper irremovibile, facendo ben intuire che nulla doveva essere fatto se non per contribuire alla fuga da quella soffitta. «Deve essere stato il terremoto, avrà spostato delle assi.» continuò, leggermente disperata.

«Prue,» la più piccola del gruppo alzò di poco la voce «guarda, ti prego.» quasi la supplicò.

La mora sospirò appena e, lasciato il pomello della porta, si voltò verso Paige, seguendo la direzione dei suoi occhi.
Non capì, in un primo momento, ma quando assottigliò lo sguardo e lesse, una profonda consapevolezza, mista a sconcerto, la pervase. Faceva paura, tutto quello, eppure stava accadendo veramente e se si trattavano solo di coincidenze, allora il cosmo stava facendo un lavoro sublime, troppo, per essere casuale.

«Se da qualche parte non puoi passare,» mormorò lei, lasciando la frase a metà

«dovrai semplicemente bussare.» proseguì Paige, trattenendo il respiro quando, all'improvviso, i colori di quella pagina scomparvero, come assorbiti dalla carta stessa. «Ditemi che l'avete visto anche voi.» mormorò allarmata.

Quando Prue annuì, lo sguardo sconvolto, fu Piper a prendere la parola ed era chiara la sua esasperazione.

«Smettetela voi due, vi prego.» si lamentò

«Piper, hai visto anche tu che la pagina è diventata bianca!» esclamò la maggiore, allargando il braccio.

«Non essere ridicola, è sempre stata bianca!» replicò l'altra, cercando sostegno in Phoebe con lo sguardo. Quest'ultima mosse piano la testa, confermando di non avere visto niente.

Prue e Paige si scambiarono uno sguardo confuso e nel silenzio della stanza, solo il campanello della grande casa risuonò tra le pareti.

«È tornata la nonna, maledizione!» Piper gridò terrorizzata, lanciando uno sguardo di fuoco alla maggiore. Erano tutte pietrificate all'idea di affrontare la nonna e Paige, non conoscendo le esatte dinamiche della casa, si limitava a temere l'ira di una sconosciuta, oltre alla trasformazione in una furia da parte di una ragazza così tranquilla, come le era sembrata Piper. Di certo era considerata la più pacata delle sorelle e rovinarsi quella reputazione agli occhi della nonna non doveva certo essere tra le sue aspirazioni

«Piper, senza offesa, ma sarà la nonna a doverci dare delle spiegazioni.» tentò Prue, anche se il suo viso tradiva lo stesso terrore che si era impadronito delle sue sorelle.

«Non essere ridicola, tutto questo non sarebbe mai dovuto accadere e guai a te se ne fai parola con la nonna, hai capito?» Piper le puntò il dito contro. «Deve essere un nostro segreto.» disse con più calma, anche se il suo tono era severo ed autoritario. Piper guardò le ragazze in quella stanza una ad una. «Giuratelo.»

«Giuro.» mormorò Phoebe e così le fecero da eco anche le altre due.
Il campanello trillò nuovamente e questa volta dichiarava in modo netto l'impazienza della donna che lo stava suonando

«Dobbiamo uscire di qui,» mugugnò Piper con un lungo lamento «Dannata porta!» esclamò poi e, in un impeto di rabbia e frustrazione, batté due volte i pugni sul legno.

Con enorme sorpresa di tutte, la porta della soffitta si aprì cigolando.

 

«Non una parola.» Piper sollevò l'indice della mano destra, chiudendo appena gli occhi quando capì che la sorella maggiore stava per dirle qualcosa. «Vado ad aprire alla nonna e mi inventerò qualche scusa, voi cercate di comportarvi in maniera più normale possibile, ve ne prego.»
Nessuna delle tre fiatò – o provò a fiatare – quando la più pratica di loro decise il piano che le avrebbe salvate, almeno in parte.

«Vado in camera mia.» Phoebe mormorò, ancora lievemente sconvolta, dirigendosi verso la sua porta, su cui il cartello “keep out” troneggiava fiero.

Trascorsero pochi secondi, che parvero un'eternità, in cui il silenzio fu l'unica cosa palpabile, fin quando Prue non si decise a voltarsi verso la più giovane e cercando di far appello al poco rimasuglio di sanità e praticità che l'aveva sempre contraddistinta – fino a quel momento.

«Cosa facciamo?» Paige chiese timidamente, mordendosi il labbro inferiore con insistenza. Era chiara la natura della sua domanda, eppure Prue, forse come poche volte nella sua vita, non sapeva come risponderle.

«Niente, per ora.» Prue sospirò, lisciandosi la camicia e portandosi le ciocche di capelli scuri, tagliati a caschetto, dietro le orecchie. «È evidente che dovremo cavarcela da sole, di qualunque cosa si tratti.»

Paige annuì distrattamente, gli occhi fissi sulla rampa di scale che le avrebbe portate, di lì a poco, al piano di sotto.

«Sicura che vada tutto bene?» domandò Paige titubante. Incontrare gli adulti non le era mai piaciuto, come non le erano mai piaciute le cene di famiglia e men che meno le persone adulte che già la giudicavano dalla sua apparenza; lo facevano i suoi parenti, come non poteva farlo la nonna iperprotettiva delle ragazze che aveva appena conosciuto?

«Non va assolutamente bene, Paige.» la più grande scosse la testa «Ma dobbiamo far finta del contrario e forse… riusciremo a comprendere tutto.» Prue le rivolse un caloroso sorriso che, anche se piccolo ed appena accennato, infuse alla ragazza un enorme coraggio, un barlume di speranza e tranquillità che non sapeva di poter provare. «Andrà bene, te lo prometto.» proseguì e Paige non era più certa che la sua nuova amica stesse parlando più a lei o a sé stessa.

«Mi fido di te.» annuì la più piccola.

Anche se l'altra non poteva saperlo, Paige non aveva mai detto quelle parole a nessuno.

⁓✧⁓

Penny Halliwell doveva certamente essere una donna forte, una di quelle matriarche severe e sagge che si vedono così spesso nei film. Paige la squadrava in disparte, in attesa di essere notata, cercando di conciliare il pensiero che si era fatta di quella donna – seguendo le parole delle nipoti – con il suo aspetto.
Le tre sorelle erano intimorite da lei, forse temendo di deluderla, eppure fare arrabbiare quella donna, per qualsiasi ragione, non era tra i loro desideri – eccetto per Phoebe, visto che sembrava il suo doppio e lei, di certo, non era un tipo facile da gestire, lo sapeva benissimo.

Le piaceva quell'abito scuro che indossava, forse di velluto, con dei ricami floreali, i gioielli grandi e vistosi dello stesso colore dei suoi capelli rossicci, corti e riccioluti che ballonzolavano elastici ad ogni suo passo.

Abbracciò con entusiasmo Piper, chiedendole come fosse andata la sua giornata, per poi passare alla più piccola delle nipoti, che abbracciò rigidamente, con uno sguardo severo, che l'altra ricambiò con un sospiro seccato.

Prue fu l'ultima a salutare la donna e Paige, rimasta sola, leggermente indietro rispetto alle quattro, si abbracciò i gomiti, attendendo si essere interpellata o presentata.
Era in ansia, anche se non conosceva bene il motivo per il quale esserlo, temeva un suo giudizio o, peggio, di essere sbattuta fuori di casa e rimandata dai suoi genitori, cosa che la spaventava più di tutto: in fondo era letteralmente fuggita nel bel mezzo della lezione e di sicuro la preside aveva chiamato sua madre. Fortuna che i suoi genitori non le avevano voluto comperare un cellulare, al tempo! Finché si trovava in quella casa, era irrintracciabile e salva, per così dire.

«Questa è un'altra delle tue amiche, Phoebe?»

Paige schiuse le labbra sorpresa, anche se dalla sua bocca non uscì un suono.
Di colpo la nonna espansiva e gioviale che era entrata si era trasformata nella signora circospetta e austera che le era stata descritta.

Prima che potesse anche sospirare, capì che si trovava davanti l'ennesima persona che la stava giudicando: tutto di quella donna glielo stava facendo capire, dalla postura, con il pugno destro appoggiato al fianco, ai suoi occhi che la osservavano dalla testa ai piedi. Analisi che si concluse con un'eloquente smorfia di disappunto sulle labbra sottili e colorate da un rossetto scuro. Non che passare per l'amica di Phoebe, obiettivamente la più simile a lei, le dispiacesse, anzi... però le sarebbe piaciuto avere anche l'opportunità di presentarsi in maniera diversa.

«Veramente questa l'ha raccattata Prue.» Phoebe rispose svogliatamente, incrociando le braccia al petto.

«Oh.» esclamò sorpresa Penny.

Era chiaro che Paige non fosse una persona con la quale associare la nipote più grande.

«Non l'ho raccattata, Phoebe.» la mora sottolineò, imitando il gesto della sorella. «È un'amica.»

Paige non era per niente abituata ad essere difesa, perciò si limitò ad osservare le dinamiche in silenzio.

«E questa amica ha un nome?» Penny intervenne nuovamente, alzando un sopracciglio nella sua direzione.

«Mi chiamo Paige.» balbettò la ragazza, allungando la mano destra e sfoggiando il suoi denti bianchi corredati da apparecchio. «Piacere di conoscerla, Signora Halliwell.»

Paige rimase più del dovuto lì immobile, con la mano protesa verso la donna, la quale non sembrava avere nessuna intenzione di stringergliela. La stava osservando in modo strano, sorpreso e quasi intimorito, tanto che la sua espressione diffidente si era tramutata in una maschera di preoccupazione.

«Da dove vieni?» chiese titubante, con appena un filo di voce.

Paige si guardò attorno stranita, cercando un qualsiasi tipo di rassicurazione da parte di Prue o dalle sue sorelle, eppure loro sembravano confuse quanto lo era lei. Era lampante che il comportamento della nonna era fuori dal comune.

«Ho incontrato Prue al museo,» cominciò a spiegare la ragazza in modo vago, per non tradire la versione dell'altra « perché dovevo fare una ricerca per una tesina e lei si è offerta di-»

«No,» Penny la fermò con un gesto della mano, gli occhi appena socchiusi e subito riaperti «intendo dove vivi.»

«Vivo a..» Paige si interruppe per un momento, il suo cervello che formulava risposte di ogni tipo. Forse era meglio dire la verità e giustificare la vicinanza con il posto di lavoro di Prue, oppure puntare sul caso, evitando qualsiasi connessione con gli avvenimenti inspiegabili che erano successi? «Richmond.»

«Richmond?» Penny domandò ancora ed anche se il suo tono non era rigido, Paige sapeva di dover dare delle risposte. Ora forse, comprendeva perché quelle ragazze si sentivano tanto assoggettate da quella donna.

«Sì, da sempre.» aggiunse con un cenno del capo.

La donna parve sospirare e rilassarsi. Forse scegliere un quartiere relativamente lontano dal luogo del museo e dalla sua stessa scuola – nonché dalla sua vera casa – non era stata una mossa poi tanto sbagliata.

«Bene e.. come avevi detto che vi siete conosciute?» la donna proseguì con il suo interrogatorio, solamente che questa volta Paige si sentiva più a suo agio: quello sembrava davvero un inquisitorio da nonna protettiva che vuole analizzare le compagnie delle nipoti. Era normale e a Paige stava relativamente bene.

«La mia scuola ha organizzato una gita e io devo fare una tesina su Salem.» disse Paige con più sicurezza, nominando le uniche cose che conosceva e tralasciando naturalmente i nomi legati agli eventi recenti. «Prue si è offerta di darmi una mano.» sorrise Paige, rivolgendo alla mora uno sguardo riconoscente.

«Conoscete bene le regole sul portare amici a casa.» mormorò Penny, appendendo il soprabiti ai ganci di legno accanto al portone colorato.

«Sì nonna, ma si era fatto tardi e non volevo farla tornare a casa da sola.» Prue piegò la testa di lato, i suoi occhi blu grandi e supplichevoli. «E poi non vuoi che prenda la macchina quando fa buio.»

«È tardi, è vero.» considerò la nonna. «Quanti anni hai detto che hai?»

«Quindici.» Paige deglutì: era chiaramente la più piccola lì dentro e non si sentiva per niente a suo agio.

Penny stava guardando la nipote maggiore come se avesse compiuto un crimine. Certo, lei era minorenne e sola e poteva essere quasi dichiarata come “fuggita di casa”, ma erano dettagli che non le interessavano, almeno per il momento. Stava succedendo qualcosa di ben più grosso, dopotutto!

«Hai intenzione di farla dormire qui?» chiese Penny, in un tono che Paige non seppe definire.

«Se non hai nulla in contrario.» Prue parlò vagamente, anche se si trattava di qualcosa che aveva chiaramente già stabilito.

«No. Ma la ragazza deve avvisare a casa.» intimò la donna, alzando il dito contro la maggiore anche se la velata minaccia era rivolta a Paige. La nonna aveva semplicemente deciso ed informato che Prue era responsabile per tutto ciò che avrebbe fatto o che le sarebbe accaduto.

«Il telefono è vicino alle scale.» Prue le indicò l'apparecchio con la mano.

Paige sospiro, osservando il telefono come se fosse il suo peggior nemico o, semplicemente, come un mostro pronta a divorarla – certo, il mostro in questione si trovava dall'altro lato della cornetta, sua madre o suo padre se avesse effettivamente chiamato casa e qualcuno avesse risposto ma, di nuovo, questo era solamente un dettaglio.

L'unica cosa che sapeva, tuttavia, era che lei era minorenne e sotto la responsabilità di quelle persone che non voleva metterle nei guai, soprattutto non Prue. Doveva chiamare.

«Se vuoi ci parlo io con tua madre.» la voce di Penny, proveniente dall'altra stanza, arrivò sferzante come un colpo di frusta.

«No!» esclamò Paige allarmata, guadagnandosi un'occhiata sorpresa da parte di Prue, la quale, in procinto di andarsene in cucina e seguire il resto della famiglia, si fermò per tornare a guardare quella ragazza. «Non ce n'è bisogno, grazie. Mia madre è molto comprensiva,» mentì spudoratamente, sfoggiando un altro dei suoi sorrisi «non credo faccia storie.»

«D'accordo.» Prue annuì, continuando ad osservarla «Ma se vuoi tornare a casa, non c'è problema. Dovranno solo venirti a prendere perché la nonna non vuole che esca di notte da sola e, beh, non sarei tranquilla a saperti in giro per conto tuo.»

Paige la guardò a lungo, scuotendo leggermente la testa. Nessuno, oltre i suoi genitori, si era mai preoccupato in quel modo per lei, e loro lo facevano sembrare una galera, una scocciatura. Prue invece… lei si stava preoccupando per la sua incolumità come una vera amica. Neppure Michelle lo aveva mai fatto, tutto l'opposto. Non che da quella ragazza – o da sé stessa – ci si potesse aspettare nulla di diverso.

Forse per una volta i suoi avevano avuto ragione e lei aveva veramente sempre scelto le compagnie sbagliate. Prue non lo era, e nemmeno lo erano le sue sorelle; non sapeva come potesse fidarsi di loro ciecamente, ma lo faceva.

«Sono in cucina se hai bisogno.» disse Prue «Raggiungici quando hai finito, credo che la nonna voglia chiacchierare mentre cucina. È a destra superato il tavolo da pranzo.» aggiunse.

«Va bene.» la ragazza annuì, osservando la mora mentre si allontanava.

Paige sospirò, la cornetta stretta tra le pallide dita della mano destra. L'ultima volta che si era seduta ad un tavolo della cucina per parlare, mentre sua madre cucinava, era ai tempi delle medie, quando ancora lei non era un problema e faceva i compiti sul ripiano di marmo, circondata da verdure e profumi, osservando assiduamente l'orologio in attesa che suo padre tornasse. Le mancavano quei momenti, ma non poteva desiderare che tornassero: sembrava tutto un'enorme bugia, ora.

Compose il numero, sperando con tutta sé stessa che nessuno fosse in casa, allo stesso modo in cui sperava che la loro assenza non volesse dire automaticamente che stavano parlando con la preside o, data l'ora, non stessero denunciando la sua scomparsa alla polizia.

Quando scattò la segreteria telefonica, tirò un sospiro di sollievo.

⁓✧⁓

Casa Matthews, ore 18:37

Segreteria telefonica: “Ciao, sono io. Sono da un'amica – sto bene. Mi dispiace essermene andata da scuola e non essere tornata a casa ma… torno domani, mattina, credo. Ho bisogno di parlarvi e chiarire, giuro che non lo farò più. Avevo bisogno di stare da sola. A presto.”

⁓✧⁓

Paige sapeva di aver detto delle bugie in quel messaggio e anche se non lo fossero state, i suoi genitori non le avrebbero mai creduto. Chiarire e parlare e definire i suoi comportamenti era qualcosa di impossibile perché il più delle volte, le spiegazioni, non sapeva darle nemmeno a sé stessa.

«Ti dovrebbe andare.» La voce di Prue la fece sobbalzare. Stava attraversando la soglia di camera sua, dove l'avrebbe ospitata per la notte, e in mano aveva un pigiama ripiegato. «Sei più alta di tutte, quindi la nonna ne ha preso uno dei suoi. Credo sia vecchio perché non gliel'ho mai visto addosso.» commentò con un sorriso divertito.

«Non sembra vecchio.» commentò Paige, corrugando la fronte e testando con le dita la stoffa azzurrina. «Grazie.» aggiunse poi. Nessuno era mai stato così gentile con lei, nessuno che avesse appena incontrato. Sembrava quasi impossibile che esistessero famiglie così, che andassero d'accordo nonostante le evidenti diversità di carattere e di età.

Si rifugiò nel bagno per prepararsi e quando ne uscì, trovò il letto matrimoniale di Prue pronto per accoglierle entrambe. Non aveva visto letti aggiuntivi, nessuno l'aveva informata di una stanza degli ospiti e in un certo senso si aspettava di dover dormire nello stesso letto di Prue, ma ora che stava vedendo e sapeva che di lì a poco sarebbe accaduto, sentiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Era felice.

«Ti sta bene.»

Paige si voltò verso l'amica per ringraziarla, ma si accorse che quelle parole non erano giunte dalle sue labbra. Si girò allora verso la soglia, dove la nonna – che aveva avuto il permesso di chiamare semplicemente Penny – la stava osservando con occhi colmi di malinconia.

«Grazie.» ripeté la ragazza, incerta su come proseguire.

«Ho solo camicie da notte nel mio guardaroba e le ragazze le detestano, quindi ho pensato di darti un pigiama di mia figlia. Ho un certo occhio per queste cose e ho notato che avete le stesse identiche misure.» disse la donna con un tono di mal celata modestia. «Bene, buonanotte ragazze. Prudence, la riaccompagni tu a casa domattina?»

«Sì, ci penso io, nonna.»

Penny augurò ancora una volta buonanotte prima di chiudersi la porta alle spalle e ovattare, d'un tratto, le grida e i rumori provenienti dal corridoio a cui si aggiunsero i suoi comandi, mentre ordinava – con apparenti scarsi risultati – alle altre due di andare a dormire.

 

«È fuori per lavoro?» domandò Paige, sedendosi a gambe incrociate sul grande letto.

«Chi?» chiese Pue distrattamente, seduta alla toeletta, mentre si pettinava i capelli color della pece.

«Tua madre. Questo pigiama è morbidissimo, sicura che non le dispiaccia?»

«Non credo proprio e anche se fosse, non potrebbe protestare perché lei è morta.» Prue commentò con voce atona, lo sguardo fisso sull'altra.

La più giovane si sentì sprofondare per aver chiesto una cosa così delicata in modo tanto superficiale. Allora ecco perché vivevano con la nonna. Forse un incidente. Avrebbe spiegato anche perché non c'era nemmeno nessun padre in vista.

«Mi dispiace, io-»

«Non è colpa tua.» Prue scosse la testa, sedendosi a sua volta nel letto, sotto le coperte.

Sembrava risentita per qualcosa, ma Paige non voleva osare troppo e chiederglielo così direttamente, forse un giorno lo avrebbe fatto, ma per quella sera le sembrava di aver interferito già abbastanza.

«Non ti da fastidio, vero?» chiese titubante Paige. Non lo poteva sapere naturalmente, ma era possibile che potesse risentirsi del fatto che un'estranea, perché lei era questo, indossasse un pigiama di sua madre. In ogni caso, era meglio sincerarsi che fosse tutto a posto.

«Se va bene alla nonna.» cominciò, per poi sospirare e rivolgerle un sorriso «No, non mi da fastidio. E ti sta perfetto.»

Paige, in qualche modo, sentiva che le parole dell'altra erano sincere.

Non aggiunse nulla.

 

Passata una buona ora dopo il coprifuoco della nonna - che nessuno si era premurato di rispettare - le luci si spensero e la stanza cadde nel buio totale.
Il silenzio si propagò dalla strada fin dentro le mura rosse, avvolgendo i suoi abitanti in un mondo a parte.
Nessuna delle due ragazze poteva sapere che, poco più in alto, in soffitta, una bagliore di luci arancioni volteggiava sopra le loro teste.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

  • L'incantesimo per creare una porta si vede per la prima volta nel secondo episodio della seconda stagione “Mortality Bites”, e recita “When you find your path is Blocked, all you have to do is Knock.”
    Qui dopo l'utilizzo scompare, come avviene per alcuni incantesimi. Non è tuttavia il motivo per cui, agli occhi di Piper e Phoebe, la pagina risulti bianca.

   
 
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