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Autore: fiore di girasole    23/02/2018    3 recensioni
Un maturo professionista conosce un suo giovane e insofferente collega. Dopo una prima fase di scontro però capiranno di avere molto in comune.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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'giorno a tutti! Oggi sono incavolata nera e quando sto così c'è una sola categoria di uomini e di "sciopping" capace di calmarmi: ferramenta. E oggi non posso nemmeno mettermi a tinteggiare o scartavetrare perché non è proprio la giornata adatta. Quindi, oltre a questa canzone degli Atroci che sono una sorta di versione metal dei Kiss (ahahah, sì, visivamente più esagerati di loro!), vi posto questo raccontino inutile, ma proprio inutile, che un paio di voi hanno già letto.
Secondo il contaparole di Utelio sono 1000 esatte. ^^

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Aveva sentito parlare di lui piuttosto spesso negli ultimi tempi, a quanto ne dicevano era molto giovane e sprezzante, e si stava imponendo con prepotenza in quello che era da tempo il suo ramo, quello edile. Lui che per età ed esperienza avrebbe potuto essere il suo Mastro, aveva infatti sopportato un calo delle richieste degli interventi di restauro e verniciatura.
Non lo invidiava però, ricordava bene quanto fosse duro quel lavoro per i principianti, tutt’altro il pensiero di questo giovane baldanzoso lo inteneriva, ed accresceva il desiderio di poterlo incontrare un giorno o l’altro, per verificare che avesse sul serio un carattere forte.
«Se è davvero migliore di me e dei miei colleghi, ormai esperti e navigati nel settore, deve avere subìto molti soprusi, o non avrebbe motivo di vantarsi tanto in giro.» L’esperienza ventennale poi gli ricordava bene la prima lezione appresa sul campo, un attico di una casa rustica in aperta campagna: non sempre viene scelto il migliore, avere più richieste significa solo aver avuto più pubblicità.
La lezione numero due era stata che nel ramo dell’edilizia si arricchisce solo chi mette le firme su quei fogli incomprensibili chiamati contratti.
«La vera ricchezza è il lavoro sodo,» perché è lavorando bene che ci si garantisce di non venire mai sostituiti con quegli altri a basso prezzo, che poi si rivelano capaci di rovinare un lavoro costato quasi sempre anni di impegno.

Memore di quanto aveva dovuto lottare anche lui per diventare un elemento indispensabile per tanti operai, fu solo felice quando un bel giorno gli capitò finalmente di incontrare il nuovo arrivato, come lo chiamava lui.
Lì per lì avrebbe voluto lasciarlo lavorare tranquillo, senza interromperlo, per vedere come se la cavava ma, la forza del mestiere… notò poca accortezza nel modo in cui stendeva la vernice, e volle farglielo notare. Aspettò però che il capomastro se ne andasse.

«Ehi, vai troppo di fretta. Se non ci metti più attenzione rischierai di creare delle sbavature, guarda lì per esempio,» e gli indicò un punto in cui la vernice era quasi gocciolata nel riquadro di uno stencil attaccato al muro. «È la stanza di un bimbo, bisogna stare attenti. Sempre se non vuoi essere rimpiazzato!»
L’altro sbuffò e si guardò bene dal dargli una risposta: era lui il migliore, lo dicevano tutti. Quel vecchio non capiva niente, parlava solo per invidia.
Nel loro primo incontro non parlarono più di tanto, una volta tornato il capomastro non ne ebbero modo, e se quell’altro non voleva ascoltare i suoi consigli, che si accontentasse di eseguire gli ordini!

La storia si ripeté uguale per alcuni giorni, finché una volta il Nostro non ne poté più, e decise di affrontare l’argomento “fare un ottimo lavoro” con quel pezzo grosso… sfuggente… insolente…
Quanto era giovane e robusto! E bello, dovette ammetterlo. Stette immobile a guardarlo, era possente e appena un po' maldestro, ma adesso importava solo la sua folta chioma castana imperlata di goccioline di tinta color azzurro cielo.
Cadde dalla scala con un gran tonfo, e la scena si paralizzò. Il giovane era steso a terra, sporco di vernice fin dentro l’orlo di… Era meglio se non ci pensava, ma come poteva resistere alla tentazione di aiutarlo!
Era come aveva sospettato: il novellino era sfuggente come un felino per non lasciarsi avvicinare. Presentava delle vecchie escoriazioni al contrario di lui, che pur essendo più anziano poteva dirsi quasi del tutto integro. Si lasciò cadere accanto a lui.

«che fai?» gli chiese quello.
«Voglio riposarmi anch’io.» In realtà quando il capomastro sarebbe tornato, forse non avrebbe imprecato contro nessuno dei due se li avesse trovati entrambi sporchi di tinta. Sicuramente l'altro comprese il gesto perché aggiunse:
«Grazie.»

Adesso che erano quasi amici, poteva sperare di indurlo a dire qualcosa di sé.
«Cosa sono quei segni?»
«Me li sono fatti cadendo.»
«Cadi spesso?» Nessuna risposta. «E quello?» proseguì il più esperto, mentre decideva che quel giorno avrebbe definitivamente annullato le distanze.
Non ottenne risposta nemmeno stavolta, ci avrebbe giurato. Passò al contrattacco, muovendosi sino a finirgli addosso.
«Quel nastro adesivo cos’è?» insistette ancora, senza esitazione, lì sotto doveva esserci una lesione più grande, e forse a causa di questa si era schiantato per terra, lasciando su quel parquet una pozza di vernice che qualcuno avrebbe dovuto ripulire.

«È stato… quando sbaglio mi scansa come se volesse gettarmi via e non si preoccupa mai se mi scortico. Per fortuna che dopo l'ultima volta mi ha fatto almeno una fasciatura. Avevi ragione tu, io sono solo alto e grosso ma in realtà non servo a granché.»
Beh, qualcosa di robusto e grosso ce l’aveva eccome! Per non parlare di quanto l’avevano colpito quei peli fitti che ora poteva vedere tanto da vicino da poterli annusare fino ad inebriarsi!
«Io ti tratterò meglio, Giaguaro. Nessuno ti torcerà un solo capello finché sarai accanto a me, te lo prometto.» gli sussurrò mentre allargava i suoi crini e tra di essi posava il proprio gambo grosso e duro.
Il giovane comprese in cosa sbagliava e una volta per tutte mise da parte i suoi propositi di supremazia. A guardarlo bene l’altro non era affatto vecchio pensò. Pareva addirittura forgiato nel metallo, tanto il suo corpo era solido e resistente.
Da quel momento non fu più capace di dirgli di no.

«Insegnami tutto, Cinghiale.» gli disse, e si aggrappò a lui, ai suoi capelli. Quelle setole sì che dovevano averne viste di tutti i colori!
Quest’ultimo non se lo fece ripetere due volte. Si spinse appresso a lui in un modo che se li avessero trovati così ingolfati di tinta qualcuno avrebbe dovuto staccarli, ma in fondo era riuscito a far suo quel felino sfuggente!

Erano così appiccicosi di tinta che pur facendo attenzione gli strappò alcune setole assieme a una smorfia di dolore, dimostrandogli che non è l’età a fare la differenza e decidere chi è il migliore.
«Prima dimostrazione pratica: non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello.»
«Ok, e la seconda?»
Nel sentirsi rispondere a tono, il più esperto non fu capace di trattenere alcune gocce di tinta, che andarono a mescolarsi con quelle della grossa belva felina ammansita, che fremeva sotto di sé.
«Giaguaro e Cinghiale sono un’accoppiata vincente.»

  
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