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Autore: Pittrice88    23/02/2018    5 recensioni
Per essere felice non dovevo far altro che dirti "ti amo".
[mini-long composta da 3 song-fic] [Johnlock] [happy ending]
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il cuore nel cassetto

 
 
 
Introduzione
Questa è una raccolta di song fic ambientata subito dopo il matrimonio di John Watson. Come sempre le mie fanfiction sono Johnlock e hanno un lieto fine.
 
“Il cuore nel cassetto” si ispira alle parole di una canzone dei Sonata Arctica del 1999. Più precisamente si tratta di “UnOpened” dall’ album “Ecliptica”. Qui di seguito vi riporterò anche il testo originale e il link per poterla sentire attraverso youtube.
Alcune frasi sono scritte in corsivo per sottolineare le parti che sono semplicemente una traduzione del  testo della canzone.
Probabilmente questa è una della fanfction più angst di tutta la raccolta, ma anch’essa ha un lieto fine, seppur sia affidato abbastanza alla vostra fantasia.
 
 
 
UnOpened
Another misspelled rhyme
written in the book of time
In one page I've spent all my
life
Ink ain't even dry. I've been
living in a lie?

How could I trust in someone of
your kind?
And I got today another letter in
the mail
I can't read it here, not
today
And when years go by
the unopened letter meets my
eye
I'm older and wiser, but still
afraid
What if I read it and it is - full
of love
How can I face it if I am wrong
 
Do you feel? Do you care about
me?
Did you wait and love all this
time?
I am here, would you come and find
me
does your writing guide me thru
this all
What if I'll read it and it is -
full of love
What if you'll tell me that I am
wrong
Do you feel? Do you care about
me?
Did you wait and love all this
time?
I am here, would you come and find
me
does your writing guide me thru
this all
 
http://www.youtube.com/watch?v=8dCZ4AWRO1I
 
 
 
Il cuore nel cassetto
Il sole è sorto ormai da più di  un’ora. L’ aria mattutina è frizzante, incredibilmente piacevole dopo un’ intera notte passata ad abbracciare il mio amore sotto le calde coperte del nostro letto matrimoniale. Il cielo terso, tra il celeste e il turchese, lascia spazio a qualche sporadica nuvola innocua, immacolata. La finestra della mia cucina è socchiusa. Nel giardino le piante iniziano ad avere le prime foglioline. Un verde quasi cangiante illumina gli alberi. La primavera è alle porte. E’ ancora troppo presto per i primi insetti, ma le rondini danzano già in cielo. Canticchiando, sereno, finisco di lavare la tazza della mia colazione. Il profumo del caffè invade ancora questa stanza. Asciugo con uno strofinaccio a quadretti bianchi e rossi le posate d’ acciaio, poi il piatto in ceramica bianca, il bicchiere trasparente e la tazzina. Apparecchio nuovamente, questa volta per il mio amore. Si alzerà tardi oggi, ne sono sicuro. Il suo dolce sorriso mi riempie l’ anima. Mi sembra ancora di sentire i sui capelli biondi e arruffati, eppur setosi, tra le dita, come questa notte, dopo aver ricevuto tutto il suo amore. Resto fermo, rapito dai miei pensieri. Mary. Solo il suono di quella parola mi rende felice. Eppure non è sempre stato così. Spremo due arance e intanto la mia mente torna a Baker Street. Come è possibile che il disprezzo che tanto provavo nei suoi confronti al suo ritorno sia svanito così in fretta? Verso la spremuta nel bicchiere. E se mi stessi sbagliando? Un brivido freddo mi percorre la schiena. No, non può essere. Perché ogni qual volta mi sento felice vengo assalito dai dubbi? Ancora freddo. Chiudo la finestra con la mano. Svogliatamente. La sensazione non cambia molto però. Sconforto. Forse ho sbagliato qualcosa… Forse non merito felicità… O forse questa è solo un’illusione che presto svanirà. Richiudo il vasetto di marmellata alle fragole che poggia sul tavolo. Piego il tovagliolo di stoffa a metà, formando un triangolo isoscele. Cerco di mettere ordine, non solo intorno a me, ma anche nei miei pensieri. Con le braccia conserte mi appoggio al tavolo. Sento il bordo del mobile premermi contro il coccige. Me ne sto fermo. Scaccio i miei pensieri. L’intera casa è immersa nel silenzio. Evidentemente Mary dorme ancora, non sento il rumore di nessun movimento provenire dal piano superiore. Respiro profondamente; va un po’ meglio ora. Mi rimetto diritto e preparo il bollitore per il tè. Ho voglia di qualcosa di caldo, ma un secondo caffè mi renderebbe troppo nervoso, più ancora di quanto non sono già. Una decina di minuti dopo sento gorgogliare. L’acqua è pronta. La verso. La bustina è già nella tazza. Ah come mi piace l’aroma che si sprigiona! Tra un sorso e l’ altro tendo sporadicamente l’ orecchio alle scale. Nessun movimento; ancora silenzio. Sospiro. Osservo annoiato fuori dalla finestra. Il mondo sembra essersi fermato. Come colto alla sprovvista mi desto leggermente alla vista del postino che pone una lettere nella casella. Appoggio la tazza ancora tiepida sul tavolo e mi dirigo all’ ingresso. Arrivato davanti alla porta infilo le scarpe ed esco. Veloce attraverso tutto il giardino. L’ aria mattutina mi punge le guance. Apro la casella e prendo la busta senza nemmeno guardarla. E’ leggera, probabilmente contiene al massimo due fogli. Ho quasi freddo. Torno in casa. Rientro in cucina. Mi siedo. Prendo il coltello per aprire la busta. Osservo distrattamente l’ indirizzo e…ho come un fleche. La calligrafia è stretta, disordinata, frenetica, di chi non riesce a star dietro col pugno ai propri pensieri. Mi sento svenire. Manca l’aria. Perché lui?! Mi gira la testa mentre un fremito di rabbia mi trapassa il cuore. Già me lo immagino ricurvo sulla vecchia scrivania del salotto di Baker Street. Cupo. Non è la prima volta che preferisce non inviarmi un semplice sms, ciò che ha da dirmi è troppo importante. Un’ altra rima sbagliata, scritta sul libro del tempo. Uso il coltello per aprire la busta. Contiene un solo foglio, in un’ intera pagina ha consumato tutta la sua vita. Tremo. Sento una strana sensazione di nuovo e vecchio uniti, come se l’inchiostro non si fosse ancora seccato. Non posso leggerla qui. Non ne ho la forza. Non oggi. Ho voglia di piangere! Anche oggi ho ricevuto una lettera. E’ da un po’ che ne ricevo tutti i giorni. Ho letto solo la prima; le altre sono chiuse nel cassetto. Mai i miei occhi hanno incontrato quei tratti sulla carta. Non me la sento ancora di leggerle, non voglio affrontare un sentimento passato, ma non ancora sepolto. Un sentimento che credevo frivola follia e che invece è alito di vita per me e per lui. Ora son felice; forse. Anzi, probabilmente no. Non ce la faccio a rivangare il passato, a rivivere ciò che avrei voluto e invece non è mai stato. Non ne ho la forza. L’unico mio pensiero va a quel maledetto pomeriggio al Barts. Ho paura di soffrire. Eppure, soffro già. Soffro ad ignorare le sue parole, i suoi scritti. Mi sono ripromesso prima o poi di leggerle. Quando gli anni passeranno, le lettere non aperte incontreranno i miei occhi. Sarò già vecchio e più esperto, ma so che avrò ancora paura. Sì, paura di perderti davvero Sherlock. Perché anche se non sei qui con me, fin quando sarò nei tuoi pensieri, non ti avrò perso. Come ho potuto in passato fidarmi di uno come te? Eppure ti voglio ancora bene. Non lo ammetterei nemmeno a me stesso, ma ti amo ancora… Sicuramente ti ho amato ed, evidentemente, per te è lo stesso. Ho forse vissuto una bugia?  No, l’ unica bugia non è nel mio passato, ma è il mio presente. Sono dove non dovrei essere, non al tuo fianco. Mary è ancora in camera da letto, non immagina che io con la mente non sono più in casa. Ripongo il foglio nella busta. La tengo stretta nella mano tremante. L’ appoggio vicino al cuore. Cosa succederebbe se la leggessi e fosse piena d’ amore? E come potrei affrontarla se mi sbagliassi? Sono assolutamente confuso. Mi vuoi ancora bene Sherlock? Ti importa ancora di me?  In cuor mio so che verresti a prendermi. Mi rapiresti per riportarmi da te. La tua lettera mi guiderà attraverso tutto questo?
Sento un rumore, uno scricchiolio. E’ Mary che si alza dal letto. Preso quasi dal panico vado di corsa in salotto. Con la chiave che tengo legata al collo apro un cassetto del vecchio armadio. Nascondo la lettera. Due giri di chiave, chiudo. Anche per oggi non ho letto ciò che m’ hai inviato. Sorrido alla donna che vedo, come se dalle scale stesse scendendo Sherlock. Sorrido, anche se è Mary, mia moglie. Ho deciso, è da tempo che ci penso, non leggerò quelle lettere, ma oggi invece di andare in ambulatorio mi recherò a Baker Street. Da solo non so porre rimedio a questo disastro, ma in due sicuramente tutto è possibile.
 
 
 
Note dell’autrice
Non temete nelle prossime fanfiction John e Sherlock avranno modo di parlare e chiarirsi. ^^
 
Ps: Esiste una versione preesistente di questa ff, sempre scritta da me, del 18 febbraio 2009, intitolata “UnOpened”, per quanto concerne il fandom di Harry Potter.
   
 
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