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Autore: Ladyhawke83    24/02/2018    1 recensioni
Note:
★ Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Rainy Time” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 994
Prompt/Traccia: 11. Lacrime che si confondono con la pioggia
Fandom: D&D, Fantasy
Coppia: Vargas/Isabeau
Rating: Verde
Questa breve OS nasce come ideale seguito di una mia vecchissima storia intitolata “Un triste giorno”. La druida Isabeau ed il mago Vargas si trovano a fare i conti con un evento drammatico e doloroso: la morte improvvisa della loro figlioletta adottiva Costance, che li lascia soli e disperati.
Genere: Fantasy, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The magician's promise'
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White Tears - Silver Rain

Vargas non aveva mai amato particolarmente la pioggia, ma quel giorno di fine marzo non poté fare a meno di lasciare che quelle fastidiose gocce d’acqua si insinuassero prepotenti fra i suoi capelli e scivolassero copiose sul suo viso stanco. Sperava che quell’acquazzone primaverile lavasse via la pena che aveva nell’animo e celasse le lacrime che sgorgavano anarchiche dai suoi occhi.

Quando lei lo raggiunge all’esterno del castello aveva uno sguardo non meno affranto e disperato del suo, solo che lui non se ne accorse perché continuò a darle le spalle, fissando un punto indefinito della valle circostante.

“Vargas, parlatemi, io vi capisco e soffro quanto voi per ciò che è accaduto alla piccola Costance”. 

Isabeau si aspettava che lui non rispondesse, invece il mago la sorprese e, quando parlò, la sua voce suonò incerta, rauca, in preda ad una disperazione che il mezzelfo faticava a tenere a freno.

“Non c’è più nulla da dire, o da fare. Lei è spirata fra le mie braccia è la colpa è solo mia...” 

“In verità...” iniziò Isabeau, indecisa se parlare o meno al mezzelfo che le dava le spalle ...”se c’è qualcuno che dovrebbe sentirsi colpevole, quella sono. Sono una druida, avrei dovuto fare di più per Costance, tentare ancora, insomma avrei dovuto salvarla... ho fallito”. Concluse infine con voce spenta.

“Il fallito sono io, che non avrei dovuto salvarla quel giorno, durante l’attacco al suo villaggio... se non l’avessi fatto la bambina...”

“Sarebbe morta quel giorno e non avrebbe mai l’opportunità di stare con noi e di vedere quanto amore voi siete stato capace di donarle pur non essendo suo padre, e non capendo la sua lingua”.

Le ultime parole della druida dagli occhi nocciola furono in parte coperte dal rumore di un tuono in lontananza. Quel giorno il cielo era ancora più scuro e triste quasi che rispecchiasse il dolore profondo che la perdita della piccola druida aveva inflitto a Isabeau e a Vargas.

“Ho sempre desiderato una figlia femmina...” confessò lui, sorridendo amaramente mentre ripensava agli ultimi giorni trascorsi insieme alla piccola Costance, prima che quel morbo sconosciuto la divorasse.

Gli venne in mente Nak’ell, l’altro suo figlio legittimo, chissà cosa avrebbe pensato lui della piccola druida. 

Sarebbero andati d’accordo? Si sarebbero odiati, oppure semplicemente Ignorati? 

Vargas scosse la testa, purtroppo non avrebbe più potuto saperlo, Costance era stata con loro troppo poco tempo perché potessero fare incontrare la piccina di soli cinque anni con il giovanissimo mezzelfo, figlio di entrambi, che, di anni, ne aveva solo tre. 

“Mi dispiace avervi dato un maschio...” disse lei, sinceramente afflitta.

Fu allora che lui si voltò verso di lei, in tutta la sua altezza e determinazione, che la pioggia ed il dolore avevano per un attimo adombrato.

I lunghi capelli neri del mago cadevano sulle sue spalle zuppi, incollati al viso, come una maschera. Gli occhi scuri come la notte, erano cerchiati e arrossati, ma pur sempre intensi nel modo di osservare il mondo.

Vargas fece qualche passo deciso verso di lei, gli stivali sprofondarono nel fango, facendogli penetrare il gelo fin dentro le ossa, attraverso le dita dei piedi, ma il mezzelfo non se ne curò affatto, troppo preso ad annullare la distanza che, da troppo tempo ormai, avevo messo tra sé stesso e colei che amava, che aveva sempre amato più di tutto.

“Perdonatemi Isabeau, non intendevo dire quello che avete pensato, anzi credo che mio... ehm, nostro figlio Nak’ell, sia una delle cose migliori che potessero capitarmi nella vita, e sono felice di averlo avuto da voi”.

“Avrei voluto salvarla... era così piccola” Disse Isabeau in lacrime, mentre gelida pioggia le cadeva implacabile addosso, rendendole difficile ignorare i brividi di freddo causati dalla stoffa bagnata sulla propria pelle calda.

Vargas non le disse nulla, non aveva più parole per confortare lei, e neanche per se stesso. Si limitò a stringere la donna tra le proprie braccia, ponendole una mano sulla nuca, in gesto che sapeva di amore, di nostalgia, di bisogno.

“Ora che lei è morta cosa resterà di noi?” Chiese lui, con voce stanca.

“Non lo so, Vargas, voi cosa vorreste che fossimo?” Domandò Isabeau, tenendo il viso premuto contro il petto del mezzelfo, le parole della druida furono attutite dalla stoffa della tunica di lui, mentre lei né respirava l’odore pungente e dolce allo stesso tempo, un profumo familiare che le riportò alla mente, i bei momenti felici vissuti con il mago, strappandola per un attimo dalla coltre di lutto in cui si era avvolta.

“Una famiglia…” quella parola abbandonò le labbra del mezzelfo a fatica, quasi che lui pronunciando quella parola avesse paura di ridurre tutto in pezzi, compresa la flebile speranza che ancora Vargas aveva, di poter essere di nuovo felice con Isabeau.

“Lo siamo già…” Dichiarò la giovane donna, e stavolta nella sua voce nessuna esitazione, solo un senso di totale appartenenza a quel mezzelfo così tanto fragile in quel momento, così diverso dalla versione di sé che dava agli altri, apparentemente sempre così forte e distaccata. Quella sua debolezza, quelle sue lacrime confuse con la pioggia argentea, erano solo per lei, davanti a nessun altro lui si sarebbe mai fatto vedere così vulnerabile. Isabeau lo sapeva, e per questo si riscoprì ancora più innamorata di lui, ancora più dolorosamente legata a quel mezzelfo, che infinte volte l’aveva tenuta all’oscuro dei propri reali sentimenti, ma non in quella occasione.

Era difficile amare qualcuno che teme il potere dell’amore, pensò lei.

In lontananza il cielo cominciò a rischiararsi, e la pioggia, dapprima battente, iniziò a diminuire di intensità, segno che il grosso del temporale era passato.

Vargas e Isabeau rimasero in silenzio, ciascuno consapevole che quella ferita, quella perdita, non sarebbe mai guarita del tutto, ma che almeno avevano ritrovato, pur nell’affrontare la morte di Costance, ciascuno un pezzo dell’altro. Una scintilla d’amore che credevano di aver smarrito, ed invece era sempre rimasta lì sotto ai loro occhi, viva e ardente come i loro corpi stretti in quell’abbraccio liberatorio. 

 

***

 

Note:

Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Rainy Time” a cura di Fanwriter.it!

Numero Parole: 994

  •      Prompt/Traccia: 11. Lacrime che si confondono con la pioggia
  •      Fandom: D&D, Fantasy
  •      Coppia: Vargas/Isabeau
  •      Rating: Verde
  •      Questa breve OS nasce come ideale seguito di una mia vecchissima storia intitolata “Un triste giorno”. La druida Isabeau ed il mago Vargas si trovano a fare i conti con un evento drammatico e doloroso: la morte improvvisa della loro figlioletta adottiva Costance, che li lascia soli e disperati.
   
 
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