Serie TV > I Bastardi di Pizzofalcone
Ricorda la storia  |      
Autore: DadaOttantotto    25/02/2018    3 recensioni
L'arrivo inaspettato di Marinella porta i Bastardi a riflessioni personali su amore e famiglia.
[Vari POV; Raccolta di FlashFic]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eredità


L
ojacono


Il sorriso di Marinella illumina la grande stanza e per un attimo a Lojacono manca il fiato.
Sono passate alcune settimane dall'ultima volta in cui ha visto la figlia. Dal vivo, perlomeno, dato che parlano attraverso lo schermo del computer più o meno ogni sera. Gli sembra cresciuta, forse ha preso un paio di centimetri. O forse è solo merito delle scarpe. Ciò che è certo è che è sempre bellissima.
"Ciao, papà."
Lojacono la raggiunge in due falcate e la prende tra le braccia, stringendo forse un po' più del necessario.
Le è mancata, tanto. La lontananza si fa sentire ogni giorno, ogni sera mentre aspetta con ansia che il computer si metta a suonare, avvertendolo di una chiamata della ragazza.
È uno dei rari momenti in cui Lojacono, detto il Cinese per quegli occhi così strani, lascia trasparire qualche emozione, abbattendo il muro di austerità che sembra circondarlo da sempre. Marinella è tutto, per lui. Più importante del lavoro e anche dell'ex moglie. Più importante di dimostrare che la ragione per cui è stato mandato tra i Bastardi è completamente sbagliata. E allora si lascia andare, un sorriso enorme e la felicità stampata in faccia.
Non è il Giuseppe a cui Pizzofalcone è ormai abituato, lo capisce dagli sguardi confusi e un po' divertiti dei suoi colleghi, ma la cosa non lo preoccupa. Per la prima volta si sente pronto a lasciarli avvicinare, a mostrare loro che Lojacono non è soltanto l'ispettore serio e rigido che si lamenta delle prodezze di Aragona al volante e che controlla sempre l'aspetto di Guida quando arriva a lavoro.
Stringe la figlia ancora per un istante e poi la lascia andare, trattenendo solo l'odore del suo profumo e il calore del suo sorriso.

Romano

Allora questa figlia di Lojacono esiste sul serio. Dopo aver ascoltato per ore Aragona parlare di lei, si era quasi convinto che non fosse nemmeno reale.
Ma lei è lì, in mezzo alla stanza, stretta nell'abbraccio di un padre che probabilmente non vede da tempo - e qui deve dare ragione a Marco: è davvero una bella ragazza, nonostante assomigli parecchio al loro amico ispettore -, e Romano non può fare a meno di chiedersi che cosa si provi.
Ci hanno provato, con Giorgia, ad avere un bambino. Serate passate a mettersi a letto, a programmare ogni mossa per avere più possibilità di riuscita. Gli attimi di rabbia e delusione, ogni volta, quando il test dava esito negativo. La vergogna di non riuscire a dare alla moglie qualcosa che desiderava tanto.
Forse è anche per questo che Giorgia l'ha lasciato. Forse un figlio li avrebbe legati ancora di più. Forse, guardando negli occhi di quella creatura innocente, il suo carattere di merda sarebbe migliorato. Forse non le avrebbe mai tirato quello schiaffo.
Invece, non conoscerà mai la gioia di comprare mobili e pannolini, di guardare la pancia di sua moglie crescere un po' di più ogni mese, di correre in ospedale per vederlo nascere. Di spendere nottate intere a guardarlo respirare per paura che possano portarglielo via da un momento all'altro.
Francesco non dice niente mentre stringe la mano che Marinella gli porge. Le sorride, questo sì, perché è lei la prima a farlo e l'agente lo trova stranamente contagioso.
Ma è un secondo, poi la ragazza si volta verso Alex e lui si perde di nuovo nei suoi pensieri e nell'invidia che gli rode il fegato e gli fa male al cuore.

Alex

Marinella è davvero una bella ragazza, e Alex ha occhio per queste cose.
C'è un po' del padre in lei, anche se non ha gli stessi tratti stranamente orientali dell'ispettore. Probabilmente assomiglia di più alla madre. Soprattutto nel carattere, ci sarebbe da dire, allegro e solare, così diverso da quello del Lojacono che loro conoscono.
La guarda negli occhi e pensa alla vita che non avrà, quella che suo padre, invece, tanto vorrebbe per lei. Un marito, un paio di bambini, una casa. La famiglia felice - con un uomo come il Generale, magari - che passa le serate a tavola insieme raccontandosi di come è andata la giornata.
Alex non è così. Non lo sarà mai.
Ci sono momenti in cui vorrebbe gridarlo, urlarlo in faccia a genitori e colleghi. 'Mi piacciono le donne, ecco, mica sono malata'. Un figlio potrebbe averlo, lei, e lo crescerebbe anche da sola. Chi se ne frega del resto? Ha un lavoro che le consente di sognare un po' più d'indipendenza, un appartamento tutto suo che non la costringa a subire l'influenza continua di mamma e papà. Delle persone con cui lavora, poi, sta cominciando a fidarsi sul serio: Aragona a parte, è quasi sicura che non la giudicherebbero se decidesse di dire loro la verità.
Ma per vivere ci vuole coraggio, e quello Alex lo deve ancora trovare. Non è facile smettere di essere la figlia di un padre che l'avrebbe preferita uomo e di una madre che non riesce a farsi valere.
La stretta è veloce e la mano fresca di Marinella scivola via dalla sua prima ancora che Di Nardo se ne renda conto. Ed è come perdere il respiro, come veder frantumarsi l'illusione di un'altra vita.
Una vita in cui, per una volta, non è lei ad essere sbagliata.

Ottavia

La prima cosa che viene in mente a Ottavia è che la foto sul computer non rende alcuna giustizia alla giovane donna che si trova davanti.
Ha fatto le sue ricerche prima dell'arrivo dei nuovi colleghi, e quel poco che c'era su Lojacono comprendeva una piccola immagine che lo ritraeva con la figlia su una spiaggia della Sicilia.
Questa Marinella è più grande, più bella. Più femmina.
Le stringe la mano con energia e un sorriso che si allarga veloce sul volto.
Ottavia la sente arrivare, anche se cerca di cacciarla indietro. Una morsa allo stomaco, una sensazione di acido in bocca e una fitta alle tempie. Se ne vergogna da morire, ma non può negarlo. Nasconderlo, questo sì, lo fa da anni. È invidia.
Ama Riccardo. Ama suo figlio con tutto il cuore, ma ogni tanto vorrebbe che non fosse mai nato. E un po' odia Lojacono, perché lui ha avuto la fortuna di mettere al mondo una creatura che riesce a proferire più di una parola - 'mamma, mamma, mamma' tutto il santo giorno - e che non lo costringe a vivere una vita di sacrifici. Vorrebbe avere anche solo un assaggio della sua libertà, per capire come si fa a essere donna e non solo la madre e la moglie di qualcuno. Vorrebbe arrivare a lavoro e poter raccontare di cene fuori, cinema, viaggi. E non importa se il gruppo non è ancora così unito da raccontarsi i fatti propri, le basterebbe aver qualcosa di cui parlare.
Ma il vice sovrintendente Ottavia Calabrese ha avuto questo, e questo si deve tenere.
Allora simula felicità mentre stringe la mano di Marinella, morbida e liscia, e intanto sente la rabbia scivolare via, lasciando il posto alla gentilezza e la calma che la contraddistinguono.
Perché lei è fatta così. Troppo buona per essere infuriata con qualcuno, persino con il destino.

Pisanelli

Giorgio Pisanelli non è mai stato un uomo curioso, ma deve ammettere che incontrare finalmente la tanto chiacchierata figlia di Lojacono - Aragona e la sua boccaccia larga - gli fa davvero piacere. Un po' è come se l'era immaginata, simile all'ispettore eppure così diversa. Fisicamente ha qualcosa di lui, ma per il carattere non sembra nemmeno inparentata con Giuseppe, data la facilità con cui sorride e chiacchiera con tutti.
In fondo, lui e Lojacono sono simili. Così orgogliosi di figli che vedono meno di quanto vorrebbero, così fieri della loro vita distante dai genitori.
Carmen è morta portandosi via anche un pezzo del loro ragazzo - un uomo, ormai - che Pisanelli pagherebbe per riavere indietro. Anche se è facile fingere di accontentarsi di una telefonata ogni tanto, poche parole spiccicate da una voce reticente e frettolosa; meglio questo, si dice, del silenzio totale che seguirebbe a una sua contestazione. E Giorgio si dice che va bene, ancora per un po', ci sta comodo nella sua solitudine. Può ignorare quelli che lo deridono, quelli che gli danno del matto. Ci sono i suicidi che non sono suicidi, e il gruppo che non è proprio un gruppo. Ne ha di cose a cui pensare.
Marinella gli sorride, un sorriso fresco, quasi infantile, nel quale Pisanelli si perde per un paio di secondi, mentre la mente torna indietro di qualche anno. A un altro sorriso, un'altra vita. Un altro Giorgio.
Gli viene in mente che potrebbe prendere il cellulare, cercare in rubrica il numero - come se non lo sapesse a memoria - e aspettare, squillo dopo squillo, che quel ragazzo ormai uomo legga il suo nome e decida di rispondere. Di dare a un padre la possibilità di far finta di avere con il figlio un rapporto normale.
Di dare a un padre l'illusione di esserlo per davvero.

Aragona

Marinella è bella proprio come se la ricordava. Per fortuna non assomiglia al Cinese, con quegli occhi a mandorla che non si sa nemmeno da che posto provenga.
Hanno tutti dei problemi, lì dentro. Chi i figli ce l'ha e non va bene, chi non ce li ha e li vorrebbe. Lojacono, per esempio, vede la figlia solo ogni tanto. Alex pare che manco ci pensi. Pisanelli del suo non parla mai, Ottavia se ne vergogna.
Quando hai qualche parente importante - talmente importante che nessuno ricorda mai il tuo nome, sei sempre il figlio di - devi starci bene nella tua solitudine. Sei uno di quelli a cui sta bene nascondersi, oppure sei uno di quelli che ci tiene a staccarsi dal cognome che porta. Aragona Marco, che come nome di battaglia si è scelto Serpico non a caso, fa sicuramente parte del secondo gruppo.
Lo deve ammettere: non ci ha mai pensato, a una famiglia sua.  O meglio, gli è venuto in mente qualcosa dopo aver conosciuto una certa cameriera bionda che gli ha fatto battere un po' più forte il cuore. Ha iniziato a pensare a come sarebbe la vita di coppia, a ristoranti che grazie alla sua famiglia si può permettere, a serate al cinema o in giro per la città. Al svegliarsi con qualcuno accanto nel letto, a un sorriso - uno vero, non una smorfia da chi è pagato per far finta di essere felice di vederti. E magari anche a qualcosa di più stabile, un figlio che assomigli a Irina - e anche un po' a lui, va, che tanto schifo non fa.
Ma il fatto è che Irina non lo guarda nemmeno, quindi niente da fare. Tutti i suoi sogni e i suoi pensieri sono castelli campati per aria, illusioni che di tanto in tanto sfiora con le dita mentre le osserva allontanarsi.
Pensa a questo mentre stringe la mano della sorridente Marinella, a un futuro che solo ora scopre di volere. A un futuro che dovrà lottare per conquistare.
Ma Aragona Marco, che nessuno ha mai chiamato Serpico, non è tipo da sottrarsi a una sfida.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I Bastardi di Pizzofalcone / Vai alla pagina dell'autore: DadaOttantotto