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Autore: Xenebe    26/02/2018    14 recensioni
Fanfiction scritta per il contest Special February indetto dal gruppo Takahashi fanfiction Italia.
Akane ho rovinato la vita di Ranma, per questo lui ora la odia. Sono passati tre anni ed è il momento per Ranma di tonare a Nerima per il matrimonio di Kasumi, nonostante il suo odio per la più piccola delle sorelle Tendo. Un odio totale e ardente. Ma cosa è accaduto in realtà e perché, dopo una seduta dal dottor Tofu, Ranma vede un filo rosso rubino intono alla sua mano?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, ranma/akane
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Un odio simile all'amore'
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Odio_amore
Solitamente nelle mie storie, almeno finora, è Akane a dare una svolta a tutto... In questa, in realtà, non avrà il privilegio della scelta. Spero che le tematiche non turbino nessuno e che non vi sembri siano state trattate in modo superficiale, solo perché non sono state sviscerate in pieno: ho preferito, per una volta non iperanalizzare, come mio solito, i miei protagonisti. Del resto avranno tempo per chiarire tutto.

Un odio simile all'amore





La odiava. La odiava dal più profondo del cuore. Riusciva a concentrarsi solo su questo mentre la baciava famelicamente.
Perché i kami gli avevano fatto questo?

Erano passati 4 mesi dal matrimonio fallito, esattamente, perfettamente quattro mesi e credeva che fosse tornato tutto alla normalità ormai. Almeno la loro normalità, fatta di cinesi che distruggono case e amici/nemici sempre pronti a darsi battaglia.
Peccato che in quel momento la sua vita gli sembrasse poco più reale che un film di fantascienza: era un vero e proprio horror.
Le mani gli tremavano e il respiro era accelerato. Davanti ai suoi occhi c'era una scena che non solo gli faceva male, ma gli stava provocando vere e proprie ondate di nausea.
Pochi secondi dopo, infatti, era fuori alla stanza, la papera di legno sulla porta dondolava, creando uno strano e aritmico ticchettio.
Doveva essere ubriaco, era l'unica spiegazione per le visioni orrende che stava avendo.
Smise di vomitare e si appoggiò al muro, la sua testa era praticamente in orizzontale tanto l'aveva spinta all'indietro, come se volesse far scivolare via quelle immagini.
Con gli occhi chiusi e il cuore quasi fermo per tutta la concentrazione che stava usando per tenere il Cuore di Ghiaccio*, sospirò, sperando che tutto sparisse come quello sbuffo d'aria. Un attimo dopo era di nuovo nella stanza di Akane.
Lei era sul letto, quasi completamente nuda. Indossava solo la casacca gialla del suo pigiama invernale, aperta a lasciar vedere il suo corpo completamente nudo.
Sarebbe stata una vista piacevole ed eccitante per Ranma, se non fosse che disteso accanto a lei, con una mano che le copriva l'addome fino a toccarle il seno sinistro, c'era Taro, anche lui completamente nudo. Sul pavimento accanto al letto faceva sfoggio un preservativo usato, verde.
Dovevano aver... un altro conato di vomito interruppe il pensiero di Ranma.
La sua Akane aveva fatto sesso con Taro, a questo pensiero si sentì soffocare e iniziò a urlare, con voce strozzata, ma abbastanza da svegliare la fidanzata che, senza nemmeno preoccuparsi di coprirsi o almeno chiudere la casacca, si era precipitata al suo fianco. Per la prima volta l'aveva colpita, con un sonoro malrovescio.
Non ricordava molto altro, a parte che le aveva detto che gli faceva schifo e che le avesse dato della prostituta.
Sapeva solo che si era ritrovato il giorno dopo nel parco dove l'aveva aspettata tempo prima per darle i suoi regali di Natale, accasciato al terreno, lo zaino in spalla, prima di essere avvicinato da Shampoo.
Ovviamente la cinese aveva pensato fosse il momento giusto per strusciarsi su di lui, che invece a malapena si era accorto della sua presenza. Come era altrettanto ovvio in quel momento era arrivata l'ultima persona che volesse vedere, cioè, strano, ma vero, Akane, che aveva manifestato la sua presenza con un'aura intrisa di gelosia.
Ranma non ce l'aveva fatta più, senza volerlo aveva rilasciato la versione perfetta del Colpo del Leone*, lasciando Shampoo in fin di vita.
Ranma era rimasto in giro per Nerima quel tanto che bastava a sapere che Shampoo si sarebbe ripresa e a comunicare a Cologne, Ukyo, Soun che non ammetteva più pretese di fidanzamento da nessuno.
Terrorizzate dagli ultimi eventi le due donne e mortificato il maestro della Scuola di Arti Marziali Indiscriminate Tendo, avevano tutti acconsentito. Ranma era così partito per non tornare più a Tokyo.
Almeno questo era quello che credeva, ma erano le 9:45 ed era alla stazione di Nagoya pronto a prendere un treno che lo avrebbe portato nella capitale, più precisamente a Nerima, a casa Tendo.

Nerima non era cambiata affatto negli ultimi 3 anni, almeno senza considerare l'assoluta tranquillità del luogo, che sarebbe stata perlomeno anomala, se non preoccupante, quanto questa era casa sua.
Arrivò con un taxi alla residenza dei Tendo, ma stranamente non trovò ad accoglierlo l'insegna della palestra. Stava già riflettendo, chiedendosi cosa potesse essere accaduto, quando si impose di non pensarci: non era più affare suo.
Con la pesante valigia in mano, superò il portone con un semplice balzo, atterrando nel giardino dei Tendo, proprio di fronte a Nabiki, che appena lo vide lasciò cedere la bibita fresca che stava sorseggiando e che finì per bagnare Ranma, mentre lui evitava che il vetro si frantumasse lasciando il suo bagaglio e prendendo il bicchiere al volo.
Un attimo dopo era stretto in un abbraccio che avrebbe stritolato un ragazzo meno forte di lui.
Era perplesso, Nabiki... lo stava abbracciando?
Non fece in tempo a ricambiare o chiamarla per nome che lei si stava già staccando, un sorriso entusiasta sul volto, prima di squadrarlo con il suo solito sguardo malizioso e impertinente.
-Vedo che sei ancora un ragazzo...- , lui comprese subito a cosa si stesse riferendo.
-Meno di un anno fa Cologne mi ha mandato dell'acqua della Sorgente dell'Uomo Affogato*-strinse le spalle,- c'era un biglietto in cui chiedeva scusa e sperava di poter, almeno in parte, riparare a tutto ciò che aveva fatto. Non ci ho capito molto, ma ho lasciato che fosse mia madre a rispondere e ringraziare-, Nabiki lo guardava imbarazzata.
-Quando è successo?-, poi gli chiese, annuendo distratta quando lui gli disse che era avvenuto a maggio.
Dopo un paio di minuti di silenzio, Nabiki tornò in sé.
-Vieni, ti sistemo in una delle camere degli ospiti, così potrai posare quella,- disse indicando la valigia, - prima di vedere tutti gli altri: saranno felici.-
Detto questo si incamminò verso il dojo. Ranma penso che fosse strano, ma non fiatò, intento a fingere di essere un ospite come gli altri e non uno che sapeva dove stesse andando.
Quando arrivarono al dojo però la sorpresa fu troppa e si lasciò sfuggire un'esclamazione.
Quello che era stato il luogo di tante battaglie ora era completamente riconvertito e ospitava 4 piccole camere da letto.
Sentendo la sua esclamazione Nabiki si voltò a guardarlo, mentre lui si mordeva la lingua per evitare di parlare, preoccupato sia di poter cedere alla curiosità che di poter mostrare quanto fosse sconvolto, anche se in realtà ne aveva tutto il diritto, si disse, quello doveva essere il suo dojo!
-Come sai, abbiamo chiuso la palestra da più di due anni...-
-Non mi riguarda.-, rispose con tono più duro del voluto, portando un sopracciglio della ragazza a sollevarsi di quasi due centimetri, prima che lei si arrendesse con una scrollata di spalle e lo facesse entrare.
Che diamine significava che avevano chiuso la palestra? E perché avrebbe dovuto saperlo?
D'improvviso sentì le lettere chiuse che portava nella tasca interna del giubbotto come se fossero incandescenti. Forse tutti loro sapevano che Akane gli scriveva...
Lasciò perdere questi pensieri sgradevoli proprio mentre entrava in casa Tendo seguendo Nabiki.
-Oh!-, fu tutto ciò che sentì prima di venire stritolato da Kasumi.
Stavolta ricambiò felice la stretta: Kasumi gli era davvero mancata.
Mezz'ora dopo erano tutti seduti a tavola, compresi i suoi genitori e il futuro sposo, tranne l'unica persona che non voleva vedere, l'unica persona che avesse mai odiato davvero in vita sua.
-Ranma, non ti aspettavamo... è stata davvero una bella sorpresa!-, disse il dottore, dopo averlo tempestato di domande sulla sua attuale vita di sensei a Nagoya.
Prima che lui potesse rispondere vide qualcuno sfrecciare nella stanza: Kuno.
-Ah, Ranma Saotome! Sei tornato per...-
Prima che potesse continuare Nabiki lo tirò verso di sé.
-Kuno, tesoro, lascia ambientare Ranma, è un ospite.- Lui si voltò a guardarla e annuì prima di posarle un casto bacio sulle labbra.
All'occhiata curiosa del suo ex cognato, Nabiki rispose facendo un occhiolino, alzando la mano sinistra per mostrare un enorme diamante e sussurrando "due anni".
Ranma non se lo aspettava di certo, ma prima che potesse dire qualcosa, sua madre richiamò la sua attenzione.
-Comunque tesoro, avevi detto che non saresti venuto quando te lo ho chiesto.-
-Lo so, mamma, ma quando mi è arrivato l'invito...- disse cacciandolo dalla tasca destra del giubbotto.
-Ma non te l'ho mandato io...- disse la futura sposa prima di ricevere una gomitata dalla sorella.
Calò uno strano silenzio, rotto solo, in lontananza, da un ticchettio ritmico, che sembrava avvicinarsi.
Quando si fermò era forte e sembrava provenire dalle scale alle spalle di Ranma.
-Te l'ho mandato io.-
Tutti si girarono a guardarla, ma Ranma non voleva: quella era la voce della donna che aveva distrutto la sua vita.

Fu Kuno a rompere il silenzio.
-Ti sarei venuto a prendere io, non c'era bisogno che facessi le scale da sola...-
-Posso cavarmela anche senza aiuto, cognato.-, sputo l'ultima parola come un insulto.
A questo scambio Ranma sentì crescere una piccola scintilla di curiosità attraverso tutto quell'odio.
-Akane, Kuno voleva solo... -, iniziò Nabiki.
-Ce la faccio da sola, posso camminare da sola.-
-Ma le scale...-
-Non iniziare anche tu, Kasumi!-
Fu in quel momento che la curiosità ebbe la meglio e Ranma si girò a guardare la sua ex fidanzata, per restare piuttosto stranito.
Akane aveva la pelle chiarissima, quasi trasparente, da cui sembrava volessero schizzare via le vene verdognole. I suoi capelli erano molto lunghi, le arrivavano in vita ed erano legati in una treccia disordinata.
Aveva una maglia a maniche lunghe troppo pesante per il periodo e si appoggiava a una grossa stampella di legno.
Pochi istanti dopo era solo con lei perché il resto della famiglia pareva stranamente occupata in mille e più incombenze.
Ranma smise di guardarla non appena furono soli. Si sentiva frustrato e arrabbiato e, ora che l'aveva davanti, con quei capelli disordinati e rovinati, quell'aspetto malaticcio risaltato dai vestiti grigio chiaro, sapeva di odiarla ancora di più, ancora più intensamente.
-Posso sedermi?-
In tutta risposta lui si spostò all'altro capo del tavolo.
Appena seduta Akane cominciò: -Ranma...-
-Perché diavolo me lo hai mandato?- disse sbattendo sul tavolo quell'invito. La sua voce era bassa e minacciosa, ma non aveva nulla del tono gelido del ragazzo capace di usare a comando il Cuore di Ghiaccio*. La sua voce sembrava più un ringhio ed era furiosa.
Akane per un momento ebbe paura di lui, questo non era il suo Ranma.
Poi si ricordò che sì, forse era cambiato, forse la odiava ancora, nonostante la verità, ma era abbastanza se stesso da presentarsi al matrimonio di Kasumi ed essere il solito con gli altri... non poteva essere così diverso.
-Non ti sei fatto vedere o sentire per tre anni, speravo che tornassi dopo tutto...-
-Speravi che tornassi? Tu sei una stupida!-, Ranma stava urlando.
-Dopo aver saputo la verità...-, Akane aveva abbassato la testa per nascondere il volto, la voce era a malapena un sussurro.
-Ma quale verità! Ti devo ricordare che sono stato io a trovarti nuda con Taro! La verità! LA VERITÀ!-
-Le lettere...-, la voce era sempre più bassa.
-LE LETTERE? QUESTE LETTERE?- disse estraendole dalla tasca interna del giubbotto e lanciandole sul tavolo verso di lei.
Erano tutte chiuse, notò con orrore Akane, cercando di nascondere le lacrime. Alcune erano stropicciate, altre perfette, ma tutte irrimediabilmente chiuse. Le guardò accuratamente una alla volta, finché non la trovò. La lettera che aveva messo nella cassetta della posta quella mattina di aprile, poco meno di un anno prima. Ricordava di averla dimenticata, aveva sentito dal bagno la postina passare dai vicini, si era quindi tirata fuori dalla vasca e messo un accappatoio, così l'aveva trovata la postina che aveva preso in consegna la lettera.
Fu facile distinguerla dalle altre: un angolo era rosso, macchiato dal suo sangue. Sembrava volesse deriderla, quell'inconveniente aveva rallentato tutto e portato a una conclusione diversa da quella sperata. Non ne era triste, sapeva di aver fatto un'idiozia, ma allora sembrava l'unica soluzione.
Ma ora Ranma era davanti a lei, in piedi, con il viso quasi sfigurato dall'odio, ma almeno non la trattava blandamente, come una vecchia amica.
Sollevò il viso, senza preoccuparsi di mostrare le sue lacrime: era debole e si era abituata a questa idea, come tutti quelli intorno a lei.
Si asciugò il viso e sorrise, un sorriso minuscolo e in parte triste, ma vero per la prima volta negli ultimi 3 anni.
-Però le hai tenute.-
Ranma era completamente spiazzato. L'aveva osservata esaminare attentamente le lettere e aveva provato un piacere perverso nel vederla constatare che erano tutte chiuse. Si era poi soffermata sull'ultima, quella con la piccola macchia rossa e gli aveva mostrato le sue lacrime.
Se c'era una cosa che Ranma Saotome odiava era vedere le donne piangere e più di tutte Akane, ma quello era il vecchio se stesso. Quello nuovo avrebbe dovuto godere di quelle lacrime o rimanerne indifferente. Eppure per un millisecondo si era sentito di nuovo un sedicenne terrorizzato dalle lacrime della sua fidanzata.
Poi lei aveva sorriso, appena un accenno, come se non ne fosse più capace e era stata capace di fare qualcosa che credeva impossibile, farsi odiare ancora di più.
Era senza parole. Il modo in cui aveva detto quella frase... come se credesse di essere ancora importante per lui.
-Le ho tenute perché non mi importava. Perché mi ricordano da dove proviene tutto l'odio che sento ogni giorno!-
-Ranma... l'odio è pur sempre un sentimento...-
Non sapeva Akane che diamine volesse dire, sapeva solo di non poter resistere un minuto di più in quella stanza.
Akane lo vide andar via sbattendo praticamente ogni cellula del suo corpo: sembrava in guerra con se stesso.
Era vero quello che gli aveva detto, credeva davvero che ci fosse qualche possibilità di fare di nuovo parte della sua vita, magari come amica... ma in realtà Ranma iniziava a farle paura.
C'era qualcosa in lui di ferino e crudele. Dove era finito il ragazzo che amava?

Ranma si era rifugiato nella stanza dove aveva lasciato la valigia e aveva tutta l'intenzione di restare rintanato lì, sul futon, per evitare la presenza di Akane.
Ma dopo due ore di contemplazione intensa del soffitto qualcuno aveva bussato alla sua porta. Senza pensare aveva dato il permesso di entrare.
Purtroppo da quella soglia passò proprio l'ultima persona che voleva vedere.
Si tirò su a sedere e sbuffò, chiedendole brusco cosa volesse.
-Volevo solo ridarti queste. Sono tue, comunque.-, disse posando la pila di lettere accanto a lui.
-Akane...-, la mano sul volto e gli occhi brucianti di collera, Ranma era stanco,-Sul serio, dimmi cosa vuoi da me.-
-Io... non voglio niente... è che... mi sei mancato...-
-Akane, ti prego vattene, lasciami solo.-, ma lei non si mosse,- Credi che mi piaccia tutto questo? Ti odio ogni giorno di più! Non riesco a smettere e allora ti odio ancora maggiormente. Io ti amavo, Akane. Credi che odiarti in questo modo sia qualcosa che io voglia? Che mi piaccia svegliarmi la mattina e accorgermi di odiarti ancora e ancora? Senza mai poter smettere? È sfiancante e più ripenso a tutto... l'ho quasi uccisa, per colpa tua. Questo è quello che più mi fa male e alimenta l'odio. Ho quasi ucciso Shampoo, una persona, una donna, una nostra amica per colpa tua. Perché tu hai deciso di scoparti Taro!- a questo lei sussultò- Per tutti i Kami... credi che sia giusto? E tu decidi di scrivermi delle lettere! Come se io fossi Ryoga, come se potessi venire da te e far finta di nulla, smettere di essere arrabbiato, deluso, ferito... smettere di odiarti perché ti amo abbastanza? Non ci riesco Akane, non riesco a smettere di odiarti, non posso farlo, ci ho provato...-, ormai entrambi avevano le lacrime agli occhi,- non sono bravo come lui, lui ti ha perdonato... ma deduco che ti amasse più di me, che ti meritasse più di me... dimmi,- ora la voce di Ranma si stava facendo cattiva, mentre la vedeva stringere la mano sulla stampella,- è venuto a dirtelo? "Akane, non ti preoccupare, ci sono io! Lui non ti merita, io sono meglio di lui! Ti proteggerò io!"-
Ranma continuava a ripetere le solite frasi di Ryoga, senza sapere quanto fosse andato vicino alla verità. Continuava a non guardarla, per questo per lui fu una sorpresa sentirla urlare e vederla a terra.
Un attimo dopo nella sua stanza c'erano Kasumi, Soun e Nodoka. Le due donne erano accanto ad Akane e Soun dietro di lui.
-Tesoro, tesoro... questo è Ranma. Non è qualcun altro... vedi, è solo Ranma! Calmati Akane.-, ma lei continuava a urlare "Il dojo, il mio dojo!"
-Papà credo che tu stia peggiorando le cose.-, disse la maggiore delle sue figlie, che intanto cercava di avvicinarsi alla sorellina per calmarla.
Ranma non stava capendo nulla, era shockato e sospettoso di tutta quella sceneggiata.
-Adesso basta!-
Nodoka aveva urlato e schiaffeggiato Akane e ora le teneva le braccia.
-Guarda, guarda, Akane! Vuoi rifarlo? Rispondi!-
-No, io... scusa.-, La ragazza era ancora un po' scossa, ma sembrava essere tornata parzialmente in sé.
-Dobbiamo portarla fuori di qui.-, parlò Soun prima di trascinarla fuori di peso.
-Che cavolo succede? E perché eravate qui fuori?-
-È una storia lunga e... Akane non era più entrata qui... comunque stavo venendo a dirti che Ono vorrebbe che passassi allo studio per un check-up-, concluse Kasumi cercando di sorridere.
Ranma annuì e uscì per andare dal dottor Tofu, ma fuori trovò Akane che si guardava i polsi su cui si intravedevano due grosse cicatrici.

Ranma voleva delle risposte, quindi decise di andare alla clinica del dottore nel modo più veloce che conoscesse: saltando sui tetti.
La visita era iniziata da qualche minuto quando Ranma chiese cosa c'era che non andasse nella sua ex fidanzata.
Sentì Tofu irrigidirsi prima di rispondere che non c'era da preoccuparsi.
-Dottore, non mi interessa risolvere problemi che non sono miei, sono solo curioso, odio sempre Akane, ma vorrei capire che sta succedendo in quella famiglia.-
-So, che Akane ti ha mandato delle lettere, le hai lette? Hai capito che è successo?-
-Andiamo, Doc! Io li ho visti! Non ho bisogno di capire, li ho trovati io quella mattina!-
-Ranma credo che tu debba parlare con Akane e gli altri. Devi davvero sapere ... ma prima dobbiamo risolvere il tuo problema. Sai di avere un chakra bloccato? Devo sbloccartelo, perché interferisce con la tua energia vitale. Ma potresti avere qualche problema di concentrazione nei prossimi giorni...-
-Deve farlo per forza?-, vedendolo annuire si rassegnò,-Allora meglio ora, anche perché tra poco lei andrà in viaggio di nozze e io non mi fido a lasciare che lo facciano altri.-
-Ok... ma prima: hai avuto problemi di mancanza di energia improvvisa?-
-Quasi un anno fa, all'inizio di aprile.-, Tofu annuì piano prima di praticare la pressione necessaria, come se si aspettasse quella risposta.
-Ranma, chiedi anche a tua madre dell'acqua speditati da Cologne.-

Ranma non aveva nessuna intenzione di riaprire vecchie ferite. Si sentiva già soffocato dall'odio per Akane: non riusciva a sentire altro ogni volta che lei era di fronte a lui.
Come in quel momento: Ranma stava rientrando quando la scorse in strada, davanti al portone di casa che fissava il luogo dove sarebbe dovuta esserci l'insegna della palestra. Anche se era quasi di spalle riusciva a vedere le lacrime che le accarezzavano il profilo del viso.
Kami, quanto era bella, si ritrovò a pensare, anche se non riusciva a respirare senza voler in qualche modo punirla per quello che gli aveva fatto, non poteva negare, che anche sciupata, con i capelli rovinati e vestita come una barbona Akane rimaneva bella. Ma le mancava qualcosa, decise guardandola.
Poi capì. Aveva la sua stampella, ma non aveva alcuna fasciatura. Probabilmente anche quella era una bugia. Si trovò senza volerlo a stringere i pugni: altre bugie.
Si guardò i pugni stretti e improvvisamente si rese conto di aver qualcosa che gli girava intorno a tutta la mano sinistra, un'energia strana, che brillava di un rosso rubino. Probabilmente, si disse, era la sua stessa energia che si riassestava dopo la riapertura del chakra.
Decise di avvicinarsi e cercare almeno di capire qualcosa, in fondo se il dottor Tofu credeva fosse giusto, poteva provarci. Almeno provarci.
-Che fine ha fatto l'insegna?-
Akane quasi saltò dalla propria pelle.
-Avresti dovuto percepirmi, neanche tu sei mai stata così debole da farti sorprendere così.-
Akane si asciugò le lacrime e si voltò a guardarlo, senza però dire nulla per un bel po'.
-Mi dispiace per prima-, iniziò, - io...-
-Non ti ho chiesto questo. Ma dell'insegna. Ve l'hanno rubata?-, Akane lo guardò attentamente. Stava ancora stringendo i pugni e sembrava davvero concentrato su quel rettangolo di muro dove sarebbe dovuta essere l'insegna. Sospirò e gli rispose.
-L'insegna è semplicemente stata tolta quando abbiamo chiuso per sempre la palestra. Ora è in soffitta, sono entrambe in soffitta,- si corresse- ben conservate.-
-Allora è questo che è successo? Ti sei stufata e hai deciso di chiudere e fingere cosa? Un incidente? Un infortunio? Non hai fasciature! Perché vai in giro con quella stampella?-
Akane distolse lo sguardo, non sapeva da dove iniziare, ma Ranma la stupì con un'ennesima sfilza di domande, stavolta più tranquille:
-E perché "entrambe "? Esistevano due insegne? Da quando?-
La ragazza fece una mezza risata amara prima di spiegargli che erano sempre esistite due insegne, da quando lui era arrivato a casa loro.
Ma Ranma sembrava non capire a cosa si riferisse.
-Se avessimo ereditato il dojo, l'insegna avrebbe dovuto essere diversa, no? Non sarebbe più stata solo la Scuola d'Arti Marziali Indiscriminate Tendo. -
-Giusto. -
Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio Akane si voltò per rientrare. In quel momento Ranma lo vide. Lo stesso filo rubino che avvolgeva la sua mano, si attorcigliava intorno a tutto il corpo di Akane, legava il polso sinistro e il suo dito indice.
-Akane!-,urlò per fermarla, mentre si guardava la mano sinistra, notando che quello stesso filo si legava al proprio indice sinistro.
Improvvisamente un ricordo lo gelò: Shampoo e il filo rosso del destino.
A stento notò Akane che lo osservava mentre cercava di afferrare quel filo. Dopo un paio di tentativi si rese conto che non era nulla di fisico, solo energia.
-Maledizione!-, si lasciò sfuggire tra i denti.
-Ranma?- si voltò a guardare la sua ex fidanzata. Era ancora ferma e lo guardava con un piccolo broncio e il filo rubino che la avvolgeva era luminoso e intenso, quasi gli impediva di fissarla direttamente.
Distolse lo sguardo e, per distrarsi le chiese di nuovo della stampella.
Akane sbattè le palpebre un po' spiazzata e lui per un attimo la rivide a Natale, nel parco a poche centinaia di metri da lì, che sorrideva soddisfatta circondata dalla neve. Per un solo attimo lo colpirono alla bocca dello stomaco tutti i vecchi sentimenti: nostalgia, mancanza, gioia e amore. Solo per un attimo, prima di ricordare che erano tre anni che la odiava.
Ma ancora non aveva risposto e lui esigeva di sapere. Aveva il diritto, decise, di esigere di tutto da lei dopo che gli aveva rovinato la vita.
-Akane, che hai fatto? Sei davvero infortunata? Dov'è la fasciatura. Dimmelo. Ora.-
-Io... non posso.-
-Che cazzo significa che non puoi?-, Ranma non era mai volgare e la facilità con cui era riuscito a esserlo la spaventò quasi, ma del resto neanche lei avrebbe mai pensato di voler uccidere qualcuno.
Scosse la testa per cacciare tutti quei pensieri, ma Ranma interpretò la cosa come un segno di diniego...
Ma non lo avrebbe accettato.
Le si avvicinò di più e afferrò le sue braccia per costringerla a parlargli.
Akane non lo vide neanche muoversi, se lo ritrovò solo troppo vicino. La presa sulle sue braccia era rovente, quasi dolorosa perché era la prima volta che la toccava dal malrovescio di quel giorno maledetto.
Ricordava ancora quanto l'avesse sconvolta, eppure nulla le aveva fatto male come vederlo accettare le smancerie di Shampoo il giorno dopo, quando lei era ancora incredula dopo essersi svegliata da un bel sogno per scoprire fosse solo un incubo sin troppo reale.
-Perché non l'hai uccisa?-, il suo fu un sussurro mentre continuava a ricordare. Non si era neanche resa conto di aver dato voce ai suoi pensieri e di certo non si rendeva conto di essersi liberata e aver iniziato a colpire al petto, con tutte le sue forze, l'uomo che amava.
Ranma dal canto suo stava capendo poco o niente e stavolta non per la sua incapacità di comprendere la ragazza tra le sue braccia. Sapeva solo che vedeva Akane impegnarsi nel colpirlo, ma quello che lui sentiva era poco più che colpi da bambina. Persino Kasumi sarebbe stata più forte.
-Chi? Di chi stai parlando, Akane?-
-Di lei, di quella sgualdrina cinese! Di Shampoo!-, Ranma allora le prese i polsi delicatamente.
-Di quella che mi ha rovinato la vita!-, ormai Akane stava urlando e piangendo, ma Ranma non stava più pensando alle sue accuse verso Shampoo, non la stava neanche più guardando nei suoi splendidi occhi marroni, stava osservando i suoi polsi, dove correvano delle cicatrici verticali lunghe quasi dieci centimetri.
-Che hai fatto?-, fu un sussurro, ma spostò l'attenzione della ragazza su ciò che lui stava esaminando.
Le urla che seguirono fecero accorrere Soun e Nodoka, che trascinarono Akane al riparo da occhi indiscreti, nella proprietà dei Tendo. Dentro furono raggiunti da Nabiki.
Prima che tutti e quattro potessero allontanarsi però, il ragazzo con gli occhi blu pretese delle spiegazioni.
-Le ho chiesto della stampella perché non ha fasciature, poi ho notato le cicatrici. Che cazzo è successo in questi 3 anni?-
Soun e Nodoka si guardarono. Avevano giurato a se stessi e ad Akane che non si sarebbero intromessi, ma Ranma aveva diritto a sapere.
-Akane non potrà più combattere.- li tolse dall'imbarazzo della scelta Nabiki,- Due anni fa, dopo aver scoperto, non si sa come, tutta la verità sull'avvenimento che sappiamo, è scappata di casa e è andata in Cina. Ha cercato di uccidere Shampoo. Il risultato è stato che a finire in fin di vita è stata lei. Aveva molte ossa rotte e alcune si stavano ricalcificando in modo errato quando Ryoga l'ha trovata per caso, due settimane dopo lo scontro. E per i polsi...-, Nabiki si voltò a guardare la sorella che ora piangeva silenziosa tra le braccia di Nodoka,- lo scorso aprile Akane si è tagliata i polsi usando dei pezzi di una nuova insegna della palestra che papà aveva fatto fare per convincerla a sposarsi con qualcun altro.-
Ranma era sconvolto, guardò Akane e la vide tremante e piangete. Ebbe l'impulso di correre da lei e abbracciarla, di giurarle che sarebbe andato tutto bene da ora in poi, ma non poteva; guardò invece sua madre:-Si riferiva a questo Cologne?-
-Sì, e le ho risposto di andare al diavolo.-
Annuì e si voltò, doveva pensare e capire cosa stesse succedendo, anche con quel maledetto filo.
-Avevi ragione, non ero abbastanza forte per affrontarla.-, fu tutto quello che Akane riuscì a sussurrare prima di ricominciare a piangere.

Ranma si ritrovò allo studio del dottor Tofu, a bussare alla porta come un forsennato.
-Mi apra dottore, o butterò giù la porta!-
-Ranma, che è successo? C'è un'emergenza?-
-Akane, dottore,- Tofu sbiancò prima di allungare la mano per prendere la sua valigetta, ma Ranma scosse la testa,-ad aprile ha tentato il suicidio! E nessuno mi ha detto niente!-
Il futuro sposo capì allora che Ranma doveva aver scoperto un po' di cose e, dalla sua faccia sconvolta, non doveva averlo scoperto in un modo calmo e piacevole, gli fece strada verso lo studio.
-Lo so, per questo ti ho chiesto se avessi avuto dei problemi di perdita di energia...-
-C'entra quest'altra cosa del filo rosso? Che diamine ha fatto?-
-Lo vedi?-
-Sì, che lo vedo. È proprio qui, legato al mio anulare, gira intorno al polso e avviluppa completamente Akane! Ma non può essere lei, ok! Io la odio. LA ODIO!-
-Ranma, tu avevi il quarto chakra, quello dell'amore bloccato. Cose del genere capitano solo per grossi shock...-
-Ho un'idea ben precisa a riguardo!-
-O quando scegliamo di chiuderlo sovrapponendo e ignorando la verità e, nel caso specifico, i nostri sentimenti. Ranma, quando tu sei andato via, il tuo chakra dell'amore era un po' alterato, ma non bloccato... poi devi aver deciso di trasformare tutta quella rabbia e quell'amore in altro.-
-Ma io la odio, dottore, la odio così tanto... che non riesco neanche a respirare.-, disse lasciandosi cadere su una sedia.
-Ma Ranma, questo odio così ardente e totalizzante, non ti sembra altro? Non ti sembra rabbia? Non ti sembra un po' troppo simile all'amore?-
Il ragazzo guardò l'uomo che tanto spesso lo aveva curato e che, sin dal principio, aveva capito davvero il suo rapporto con il maschiaccio meglio di quanto ci riuscisse lui stesso e per un attimo si sentì di nuovo un sedicenne frustrato e geloso che temeva qualcuno potesse rubargli la donna che amava. Si alzò, a disagio, e si avviò alla porta.
-Non lo so, dottore, ma devo scoprirlo.-, gli disse prima di correre via.

Era chiuso da due ore nella "sua stanza" e aveva letto tutte le lettere, tranne l'ultima.
Aveva letto di come Akane avesse obbligato con la forza Taro a raccontarle cosa fosse accaduto, perché lei fosse sicura di aver sposato lui e aver condivo con lui quella notte, mentre al risveglio nel suo letto ci fosse Taro.
Aveva letto di come fosse partita per vendicarsi di Shampoo, appena aveva saputo che alla base c'era un suo intruglio miracoloso; di come fosse tornata a casa solo due mesi dopo, con Ryoga, a stento capace di respirare e di come avesse subito innumerevoli interventi prima di poter iniziare una terapia di recupero anche solo per stare in piedi.
Aveva letto, in una lettera piena di sbavature e macchie lasciate dal miscuglio di inchiostro e lacrime, come si era sentita quando le avevano detto che non avrebbe più potuto praticare o insegnare le arti marziali.
Aveva letto di come lo avesse aspettato e di come la disturbasse la presenza continua di Ryoga perché non voleva che tornando, lui potesse fraintendere.
Aveva letto di come Soun e suo padre avessero iniziato ad addestrare l'eterno disperso e di come la spingessero a sposarlo per avere un erede della scuola.
Aveva letto di quando, dopo un anno di insistenze avesse smesso di opporsi perché "tanto ci penserai tu a mandarli tutti a quel paese, appena tornerai", aveva scritto.
Aveva letto dell'insegna che aveva trovato "Dojo Tendo e Hibiki - Scuole di Arti Marziali Indiscriminate Tendo e Saotome".
Ora aveva in mano l'ultima busta, quella con la macchia rossa nell'angolo, che temeva fosse sangue. Temeva che avrebbe trovato lì dentro un addio. Decise allora di non leggerla.
Avrebbe avuto tempo per quello, ora doveva trovare Akane o Soun o entrambi.
Trovò prima il capofamiglia dei Tendo, ma non gli disse molto: una sola frase.
-Voglio che sia tolta tutta quella roba dal dojo subito dopo il matrimonio di Kasumi!- e proseguì lasciandolo in lacrime.
Salì quelle scale di legno di cui conosceva ogni suono e crepa e arrivò alla camera di Akane.
Ricordava ancora vividamente l'ultima volta che ci era entrato. Scacciò via quel ricordo e aprì la porta, ma la stanza era vuota.
Dalla porta accanto sgusciò fuori Nabiki.
-Da quando sei andato via, Akane ha cambiato camera. La trovi nella tua vecchia stanza.-
Ovviamente sembrava volergli dire e anche lui la pensava così.
Stavolta bussò e aprì solo quando sentì il permesso della ragazza.
Era seduta a gambe incrociate sul futon e aveva davanti un libro aperto, che sembrava essere al contrario.
Quando lo vide rimase immobile a fissarla, mentre si avvicinava e prendeva il libro per spostarlo: come immaginava sotto c'era nascosto un peso.
-È che sono davvero diventata molto debole!-, gli disse arrossendo.
Aveva ragione, ma ora non voleva parlare di quello.
-Ho letto tutto, mi dispiace.-
Lei sorrise prima di avvicinarsi e postargli una mano sul viso. E lui la baciò.
La odiava. La odiava dal più profondo del cuore. Riusciva a concentrarsi solo su questo mentre la baciava famelicamente. Ma quell'odio era così vivo perché era solo amore, amore completamente indurito dalla rabbia. Amore che le loro labbra stavano sciogliendo. Smise di baciarla per un attimo e appoggiò la fronte alla sua. Vide il filo rosso del destino pulsare e avvilupparsi ancor di più intorno a loro, diventare quasi materiale e si rese conto che non avrebbe più avuto importanza come chiamava quel sentimento, finché sarebbe stato con Akane.
Perché i kami gli avevano fatto questo? Perché avevano dovuto passare per l'inferno prima del lieto fine?





*Per agevolare la lettura di tutti i fan, dal più al meno esperto, ho preferito utilizzare i nomi italiani, contrariamente al mio solito.
Spero che le tematiche non turbino nessuno e che non vi sembri siano state trattate in modo superficiale, solo perché non sono state sviscerate in pieno: ho preferito, per una volta non iperanalizzare, come mio solito, i miei protagonisti. Del resto avranno tempo per chiarire tutto.


   
 
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