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Autore: Mattalara    26/02/2018    0 recensioni
Freddy's Anime Convention!
Un luogo magico, dove bambini e adulti si divertono e passano una grande giornata fra pizza e spettacoli.
Dopo la chiusura dovuta alla denuncia di una guardia(Camille) il luogo ha avuto modo di rinnovarsi: nuovi stage, un'altra attrazione che sta per aggiungersi; sale migliorate e un nuovo ufficio per una nuova guardia.
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Mike Schmidt, Nuovo personaggio, Phone Guy, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non c'era un motivo preciso per il quale Purple Girl aveva voluto diventare vice direttrice.
Da un lato non sopportava l'idea di non essere riconosciuta da altro essere vivente fuorché le animatroniche, dall'altro, pensava che sarebbe stato bello avere una fetta di potere in quel luogo, poter essere una persona nuovamente famosa e avere uno scopo in più nella sua morte.
Camille non voleva saperne di entrare in scena, ma non poteva rifiutarsi e, per fortuna, lei e Puppy le sarebbero state vicine, anzi, una volta che lei sarebbe stata Direttrice, avrebbe potuto aiutarla più di prima.
Doveva solo attendere che il Direttore attuale andasse in pensione...o tirasse le cuoia.
Un ghigno crudele illuminò il volto della ragazza in viola.
Sapeva esattamente come smettere di aspettare.

---

Jhonatan Livrey, il Direttore del Freddy's Anime Convenction, era su una sdraio in spiaggia.
Era stata una vera fortuna abitare vicino ad un lago, dove andare a fare il bagno e prendere il sole.
Una ragazza gli si fece accanto, una ragazza che quasi gli fece partire un embolo: che ci faceva li Purple Girl?!

<< Purple Girl?! Che ci fai qui? >>
<< Mi annoiavo e volevo vedere come si stava qui >>

Spiegò la fantasma stringendosi nelle spalle.
Nessuno, a parte Jhonatan, sembrava notarla, per fortuna.
Ad un tratto, Purple Girl mutò in una piccola sfera di luce viola ed opaca e, come se assorbita da una spugna, gli entrò nel petto.
Jhonatan fu percorso da un brivido gelido, ma non sembrava avergli fatto nulla, finché non si accorse di non riuscire più a muoversi.
Era come paralizzato e nonostante desiderasse ardentemente alzarsi dalla sdraio, riusciva a muovere solo gli occhi e a respirare.
Poi si alzò, ma non di sua volontà.
Era come se fosse un animatronico mosso da qualcuno con dei controlli, stava comminando verso la riva e, successivamente, in acqua, guidato da Purple Girl.
"Sarà uno dei suoi soliti scherzetti"
Pensò Jhonatan appena si fu fermato in una zona in cui l'acqua gli arrivava alle spalle.
Poi iniziò ad affondare, lentamente, portandosi in ginocchio sott'acqua e senza aver prima preso fiato.
Iniziò ad agitarsi, urlando internamente a Purple Girl di salvarlo.
La vista cominciava ad essere più sfocta e i polmoni dovevano in cerca di ossigeno, ma il corpo restava fermo ed immobile, finché la fantasma non gli concesse un solo movimento: aprì la bocca in un respiro troppo presto, inondando i poveri organi dolenti di acqua.
Purple Girl sorrise compiaciuta, ascoltando il cuore di Jhonatan battere inizialmente veloce ed infine, sempre più lentamente, sempre di più, finché l'uomo, libero dal vincolo, non esalò l'ultimo respiro con un gemito sofferente, galleggiando verso l'alto e rimanendo così sdraiato in acqua, mentre le prime urla allarmate delle persone si facevano sentire.

<< Addio ex direttore, grazie mille per avermi lasciato il posto così presto >>

Mormorò l'assassina fantasma al corpo del Direttore, il quale stava venendo trascinato sulla riva, dove dei bagnini tentavanl vanamente di rianimarlo.

---

Il Freddy's Anime Convenction era in lutto.
Le animatroniche versavano lacrime sintetiche sulla tomba del Direttore, perfino Puppy e Cammy erano affrante e Purple Girl, nelle sue vesti di comune ragazza, si fingeva triste anche lei.
Alla fine ebbe il posto, di ciò, solo le sue due uniche amiche erano felici.
Le altre animateoniche erano terrorizzate, tranne la Marionetta, che sembrava soffrire più delle altre quel giorno.

<< Cosa farai ora? >>

Le chiese Puppy entrando in ufficio.
Già, cosa fare?

<< Innanzitutto, porterò avanti i suoi progetti, poi vedrò, devo dire che l'idea di fare un rinnovo di animatronic... >>
<< No! >>

Abbaiò l'animatronica e Purple Girl non trattenne una risata divertita all'espressione dell'altra.

<< Sto scherzando, anche perché quello stupido manichino me la farebbe pagare >>
<< Marion? >>

Si, Lara non aveva ancora fatto luce sull'incidente dell'ottantasette, quello che coinvolse la Marionetta e Purple Girl e Mandy, quando le ultime due erano bambine, ma la versione della Marionetta le mancava.

<< Avverti le altre che non devono preoccuparsi >>
<< Certo >>

L'animatronica cane uscì dall'ufficio e si diresse a rassicurare le altre, riuscendo parzialmente nell'intento, anche se era Cammy quella più preoccupata, visto che temeva di finire cla fare l'antistress delle altre.
Notò la Marionetta guardare alcune vecchie foto degli anni passati, una in particolare ritraeva la Marionetta con una piccola bambina in braccio, una piccola bambina con i capelli castani e gli occhi blu ed un ciondolo con un nome che aveva già visto.
"Ma quello è il ciondolo di Viola!"
Esclamò Puppy internamente.

<< Bella foto vero? >>

Disse la Marionetta con note di gioia nel tono.

<< Si >>
<< È un ricordo così bello, ma così triste >>
<< Cosa è successo? >>

Chiese cautamente l'animatronica canina, vedendo gli occhi viola dell'altra diventare di nuovo lucidi, mentre iniziava il racconto.

---

Ballava tranquilla appesa ai suoi fili, La Marionetta.
Tranquilla a dare premi ad i bambini e gli altri.
Vide poi una piccola, sola e in disparte, con grandi occhi azzurri e capelli castani e un abitino viola con diversi fiori disegnati, cercare di infiltrarsi nella sua scatola.
Ridendo la fermò e la rimise a terra, il padre la riprese come scocciato, sembrava dargli fastidio il dover stare dietro alla figlia.
Ma La Marionetta scosse la testa.
A quale genitore darebbe fastidio stare vicino ai propri figli?
Ogni giorno la bambina andava li al Freddy's Anime Convention(per quanto fosse strano vedere dei bambini in quel luogo), La Marionetta si divertiva a guardarla in mezzo al pubblico ad ascoltare la band sul palco; a giocare ai pirati con Foxy; ascoltare le storie di Mangle; girare con i palloncini presi da BB e a volte anche a salutare Golden Freddy e Springbonnie nella stanza dei pezzi di ricambio.

<< Purtroppo sono costrette a stare li >>
<< Si sentiranno sole >>
<< Temo di si piccola...? >>
<< Viola >>

La piccola era la bambina preferita dalla Marionetta.
Ogni animetrone aveva un bambino preferito e la piccola era sicuramente la sua.
Spesso, rimaneva a conversare con lei prima della chiusura, il padre puntualmente la portava via, a casa.
La trascinava via.
Spesso La Marionetta si stupiva di non vedere dei lividi a forma di mano sulle braccia di Viola.
Ricordava ciò che spesso la bambina diceva di quell'uomo:<< Lui non mi vuole bene >>.
Un giorno, c'era un compleanno, lei era nella sua scatola tranquilla ad osservare.
Poi sentì qualcosa: un pianto, il pianto di una bambina.
La sua bambina.
Uscì dalla scatola togliendosi i fili dagli arti, le persone la osservavano sorprese, non l'aveva mai fatto.
Si guardò intorno, perché non sentiva più quel pianto?
I bambini le abbracciavano le gambe contenti e lei accarezzava loro la testa, i genitori sembravano però titubanti.
Di nuovo quel pianto.
Cominciò a dirigersi verso il suono, ignorando i fischi e le battutine di alcuni uomini che la osservavano, dopotutto aveva un corpo inviabile per essere un robot.
Trovò il padre di Viola e Viola.
Lui la stava tenendo sollevata per un braccio, mentre con l'altro colpiva ripetutamente la bambina a terra piangente.
La Marionetta strinse gli occhi viola, afferrando l'uomo per una spalla e allontanandolo da Viola.
La bambina si ritirò al muro singhoizzando disperata, mentre l'animetrone le poggiava una mano sulla guancia e la ritirava macchiata di rosso.
Sangue.
Il labbro della piccina era spaccato.
Si voltò verso l'uomo e gli mise le mani addosso, non sentiva altro se non il forte desiderio di fargli del male, di ferire colui che aveva osato fare ciò alla povera Viola. Gli occhi solitamente violacei e pieni di gioia e dolcezza erano ora due pozzi vuoti e neri, con due piccole luci bianche, che fissavano l'uomo ora terrorizzato e tenuto per la gola con unghie affilate e taglienti, mentre la maschera-volto dell'animetrone si storceva in una smorfia di odio e disgusto pieno di zanne.
Ma non vide fin dove si era spinta, finché il respiro interrotto della bambina e più sangue sulle sue mani non gli fece notare il cadavere.
Soffocato, tagliato dal metallo e...morto.
La Marionetta si voltò verso la bambina, che aveva gli occhi pallidi e sgranati.
Tentò di avvicinarla, riuscendo ad accarezzarlo una guancia senza essere respinta, ma un urlo più forte le fece notare la gente accorsa.
Un cadavere, un'animetrone che si comporta in modo strano, sporca di sangue e con una bambina che piange con le stesse mani macchiate di sangue vicino.
Non finì bene.
Nonostante la bambina cercasse di raggiungere l'animetrone, urlando:<< Devo dirti un'ultima cosa! >>, cercando almeno di toccare l'ora accascata a terra Marionetta in procinto di essere spenta.
Non finì bene.
Ristorante chiuso, animetrone a rischio smantellamento.
La Marionetta pianse disperata nel suo carillon.
Cosa aveva fatto?!
Cos'era diventata?!
Davanti alla sua bambina!
Aveva ucciso una persona...davanti alla sua bambina...era un...un mostro!
Le altre animatrone la raggiunseroe a mano a mano, l'abbracciarono strettamente, avevano creduto alle sue parole e non l'avevano abbandonata.
Ma lei non c'era più.
La sua piccola non c'era più.
Era passato tanto tempo.
Anni probabilmente, ma il tempo aveva ormai perso ogni importanza.
Alla fine avevano riaperto, tutto era come prima e il dolore restava sepolto sotto i sorrisi di giorno e la solitudine di notte.
Ma non era sola, erano tutte unite e ogni giorno il loro rapporto cresceva. Lei aveva appreso, o forse non si era mai accorta di avere, non lo sapeva insomma, ma imparò a padroneggiare arti magiche. Si limitava a far levitare oggetti, leggere i pensieri, vedere in tutti i luoghi del posto e teletrasportarsi. Aveva inoltre notato di essere parecchio brava con un'arte proibita ma anche concessa, la seduzione.
E anche le altre non scherzavano.
Diventavano più unite, più intime, giocavano insieme e che giochi!
Una guardia notturna fu incaricata di sorvegliarle, c'erano state doverse sparizioni di bambini nella zona e il proprietario voleva evitare problemi o furti o peggio, cadaveri nascosti li.
Una bella ragazza dalle lunghe ciocche castane e gli occhi color cielo, aveva una divisa da lavoro viola scuro.
Stava rinchiusa nell'ufficio a fare non si sapeva.
O meglio, non si seppe fino alla sera in cui tale guardia commise un grave errore.
Ella ogni sera si portava un motore portatile per tenere chiuse le porte, quella sera pensò di essere al sicuro e uscì prima dall'ufficio con un grosso sacco scuro.
Non erano pericolose ovvio, ma non si fidava.
La Marionetta la seguì di nascosto, forse poteva giocare con loro, dopotutto erano attività molto piacevoli.
La vide trasportare il sacco fino all'uscita e fece per salutarla, poi vide qualcosa che le fece provare un gelido brivido alla colonna vertebrale. O copmunque ai circuiti: gocce scarlatte di sangue fresco uscivano da un foro nel sacco. Chiuse gli occhi viola e si concentrò, vedeva degli spettri, di bambini, piangere e chiedere aiuto.
Li riaprì, per immergere le ora nere e vuote orbite in quelle colore ghiaccio di lei, sembrava...non spaventata, c'era una strana emozione nei suoi occhi e alcune lacrime le cadevano sulla divisa viola.
Viola.
Quel cazzo di colore era ovunque!
Non poteva ricordare, faceva troppo male ricordare.
La ragazza stava allungando una mano verso di lei, sull'altra stringeva un coltello affilato e sporco di rosso, lo stesso rosso che macchiava la mano che le tendeva.
La Marionetta bloccò il polso all'assassina, al mostro davanti a lei e aprì il sacco con i suoi poteri così che le altre vedessero con i loro occhi ciò che i mostri erano in grado di fare.
E loro come possedute affiancarono la loro "madre" nel punire quella cosa e i suoi peccati, come marionette che seguivano i fili tirati dal loro marionettista.
Per una volta era lei a torare quei fili.
E avrebbe fatto ciò ogni volta che qualcuno avesse osato ferire altri innocenti e non fu l'unica quella ragazza, tante altre guardie giungevano, con quel maledetto colore che portava ricordi pieni di sofferenza e che oramai nei suoi occhi rappresentava solo quello.
Ironico visto che erano di tale colore.
Come quella prima guardia, giocavano con la preda prima di ucciderla, la perseguitavano e poi l'umiliavano e la facevano soffrore in modi inumani, osceni, orribili, mentre loro godevano di tale sofferenza e se per tali persone loro erano mostri, allora lo sarebbero state.
Mostri, ai loro occhi.

Tuttavia non tutti i mostri muoiono.
Una guardia, un giovane ragazzo, stava osservando le telecamere tranquillo, era la terza notte e aveva ancora molta energia elettrica.
L'importante era restare calmi.
Un singhiozzo soffocato lo fece sobbalzare.
Chi stava piangendo?
Si affacciò un momento nel corridoio, dove una ragazza con la stessa divisa era raggomitolata.

<< Hei stai bene?! Cosa ci fai qui e chi sei?! >>

La ragazza si voltò a fissarlo.
Non fu la carnagione di un rosa quasi innaturale o i capelli di un viola chiaro non tinto a stupirlo, furono gli occhi completa bianchi e vuoti.
L'aiutò ad alzarsi e la portò nell'ufficio, era pericoloso per lei stare la fuori.
Da come si sedette e si sistemò tranquilla dedusse che, non sapeva come, quegli occhi vuoti fossero in grado di vedere.

<< Come ti chiami? >>

Lei continuava a non rispondere, fissandolo con un sorriso e poi puntando lo sguardo alle sue spalle.
Lui si voltò.
Quell'errore gli fu fatale.
Cadde con un coltello nella schiena, mentre la ragazza sorrideva in modo maniacale, con gli occhi neri e colmi di sadica crudeltà.
Li voltò leggermente di lato ad una vetrata sul muro, dove La Marionetta guardava la scena.
Si fissarono brevemente, come a voler ricordare qualcosa di importante, ma i ricordi facevano solo male.
Portavano solo dolere.
E il dolore non significa mai nulla di buono, se l'una faceva soffrire l'altra, era il caso di fermare una per dare aeno sollievo a chi sarebbe rimasta delle due.
Ma accadde che col tempo, quei ricordi tornarono a galla, quel dolore si fece vedere per ciò che era.
Un sentimento indebolito, dalla mancanza e dalla tristezza, dal bisogno di sentirsi vicine e dal bisogni di qualcosa di più.
Che loro stesse avevano ucciso, loro stesse avevano rovinato quel rapporto.

---

<< Se penso che mi sarebbe bastato aiutarla prima, che avrei potuto aiutarla ed impedire tutto...tutto questo! >>

Gli occhi si scurirono e Puppy sapeva che sarebbe finita male se non l'avesse calmata subito.
 
<< Marion, non è colpa tua >>
<< No? Ho quasi fatto chiudere il locale, ho fatto impazzire una bambina, pervertito delle animatroniche e guarda ora...strage di guardie! >>

Lo sproloquio fu fermato dall'abbraccio nel quale Puppy strinse l'animatronica, che si fermò piacevolmente sorpresa.

<< È passato ormai Marion, dobbiamo andare avanti e...ti aiuterò io! >>

Puppy neanche si accorse di averle promesso di aiutarla con Purple Girl, ma era troppo tardi per mordersi la lingua e correggersi, doveva fare quanto promesso.

<< Davvero? >>
<< S-si...Mamma >>

  
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