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Autore: KH4    26/02/2018    0 recensioni
- Noise è un bel ragazzo. - Ma pur dicendoselo, accostando la lignea rigidità del proprio raziocinio, era come se la sacralità dei suoi impalpabili confini gli si abbandonasse in grembo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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E se solo potessi
farei un patto con Dio,
e farei in modo che lui invertisse i nostri ruoli,
risalendo per quella strada,
risalendo quella collina,
risalendo quell’edificio.
Se solo potessi…
Running Up That Hill / Placebo.
 
Qualcosa doveva esserglisi incastrato in gola.
O attorcigliatosi attorno le corde vocali, il che rimaneva ugualmente un’opinione valida sebbene non fosse una sua conclamata consuetudine balbettare note taciturne, per di più in totale balia di un’incredulità che perdurava a sgorgare copiosa dalle sue labbra. Il flebile astrarsi dei suoi sospiri ondeggiava fra le pieghe dell’aria più a lungo di quanto potesse sopravvivere in una comune stanza.
L’aveva osservato a lungo, troppo, rimproverandosi dell’impudenza da cui si lasciava trascinare al frangersi del buon senso, e pareva che la sua attuale debolezza, ormai abitudinaria, quasi si concedesse spontaneamente al morboso spiare da egli  perpetrato
Fremeva alla sua vista benchè non ci fosse una ragione intrinseca, un arcano potenziale, nel regolare aggrottarsi della fronte spavalda o nel puntellare i gomiti sul legno consunto del banco, la testa china con un lembo di madreperla a distinguersi incantevole dal colletto della camicia, ma era proprio il delicato stemperare la matita incastrata fra le labbra, l’autentico mistero purpureo, a non concedere ai suoi soffi il liquefarsi nell’ignoto.
La bocca incapricciata di Noise versava nell’inclinazione a pronunciare offese taglienti se disturbata, abbiente del colore delle succose ciliegie ritrose a lasciare spazio laddove potevano intrufolarsi disutili fastidi; apparteneva a quella razza di persone che discernevano l’atarassia prima che la condensa dei dettami sociali ne appannasse la finestra appositamente ritagliata, e che l’irretire degli occhi ferini su una cornice d’alabastro obnubilasse sensi aleatori secerneva un silente aborrire di giustificata gelosia.
Sotto il profuso calore pomeridiano, assoggettato al cortese vezzeggiare della carta, pagina dopo pagina, recalcitrava il febbrile stropicciarsi della fronte per l’indiscussa lontananza impostasi. Procedeva linearmente, abbastanza da ponderare con lucidità tutte le amare ripercussioni del suo corpo, tuttavia sapere della soffusa foschia di quelle mani etere, ornate da un accenno di cioccolato che Noise umetteva con la punta della lingua, lì, ad un passo dalle palpebre discinte, ridefluiva nell’anacronistica raucedine induritasi nella gola.
- Noise è un bel ragazzo. - Ma pur dicendoselo, accostando la lignea rigidità del proprio raziocinio, era come se la sacralità dei suoi impalpabili confini gli si abbandonasse in grembo. 
Carta disattesa nella tacita malinconia contro cui l’unico senso logico si gettava nel reiterarsi di iridescenti anfratti, incasellati nella torbida pulsazione che faceva scempio del suo essere. Voltò una pagina, un’altra, e un’altra ancora.
- Noise è un bel ragazzo. - Di nuovo.
Era bello, sì, difficile svellere la vermiglia voluttà dello sguardo quando si arrotolava di oblique intenzioni, concentrarsi quando l’occhio cadeva sui muscoli asciutti, pronti per lo scatto dei cento metri o mostrare indolenza per gli aurei capelli di seta fusa.
- E’ bello, va bene? Se lo penso vorrà pur dire qualcosa? -
E la domanda permaneva in un garbato rinfocolare, sporgendo appena nella titubanza che ne rendeva tremanti le ambizioni, contrariamente a quelle del biondo, seppur in talune occasioni le avesse scorte assorte nell’indecifrabilità di fisime mentali.
Era bello, sì.
Chiuse il libro nell’afferrata realtà di quel disastro che presentiva essere la sostanza del suo sentimento, violento e sicuramente precipitoso. Non sussisteva viticcio alcuno che li accomunasse se non il condividere la classe, per non parlare delle inchiavardate parole pressochè inconcepibili per la penuria di un qualsivoglia dialogo. Noise vantava un troneggiare inconscio su tutti quelli che ricamavano ammirazione per il suo piacente profilo, mentre in lui la trasparenza si era cristallizzata a dato di fatto.
Lasciò la biblioteca che realizzò di avere giusto un’oretta per ripulirsi e andare al locale.
In un modo o nell’altro, forse non oggi o non domani, sarebbe riuscito a impedire che quella sua fissazione gli mangiasse il ventre.

Note di fine capitolo.
Ed eccomi, con la mia prima opera originale. Anticipo da subito che non sarà lunga, giusto cinque capitoli: non perché non voglia scrivere roba più lunga, ma perché tale opera è nata per essere concisa, senza troppe pretese. La storia è completa, mi mancano soltanto gli accorgimenti per l’ultimo, quindi spero di non impiegarci molto, soprattutto nel rispetto delle mie altre storie, che sono ancora in corso. Mi auguro sinceramente che possa piacere, sarei felice di conoscere i vostri pareri. Alla prossima!

 
 
  
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