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Autore: Zomi    27/02/2018    1 recensioni
San Valentino, la festa degli innamorati e in cui:
#Nami rovescia secchi
#Izou si arrabbia
#Halta riceve il suo primo bacio
#Ichiji odia Flambé
#Hattori non si fa gli affaracci suoi
#Reiju non riesce a leggere
-
Questa Fanfiction partecipa all'iniziativa Una storia per San Valentino indetta dall'One Piece Shipping
[Nota: Gender Bender per il personaggio di Halta(che Oda si ostina a sostenere sia maschio, ma per me no!)]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Famiglia Vinsmoke, Izou, Nami, Rob Lucci | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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Halta era sicura che il Fato, o Destino, o Sfiga, avesse una qual certa preferenza nell’infestarle la vita.
Perché se era sopportabile vivere il cliché patetico e ridicolo dell’adolescenza dell’innamorarsi del miglior amico del proprio fratello maggiore,  e che, se anche difficilmente, era riuscita a sopravvivere all’imbarazzo di chiedere al su detto miglior amico, nella giornata di San Valentino, di andare con lei alla partita di basket Whitebeard contro i Kaido Beast, era pressoché inaccettabile e impossibile da sopportare che la sorte avesse deciso di darle la mazzata finale in quel modo così schietto e subdolo.
Perché Halta poteva sopportare tutto. Tutto.
Poteva sopportare il sorrisino malizioso e sornione di Nami e del suo ragazzo, incontrati accidentalmente all’entrata del palasport, rivolti a lei e a Satch.
Poteva accettare di non venir calcolata dai ragazzi presenti a causa del suo seno inesistente e dell’abbigliamento sportivo scelto per  l’occasione, poteva anche accettare che Satch, quel dannato miglior amico del suo consanguineo per cui aveva perso la testa, la trattasse come un ragazzo e non accennasse a nessuna galanteria del uso repertorio da latin lover consumato.
Si, poteva accettare tutto… ma non che Bay, la formosa, sexy e ammaliante Bay White  fosse presente al suo appuntamento (si, così lo considerava!) con Satch.
-Ehi Haltachan tutto ok?-
Sussultò, voltandosi a fulminare con gli occhi color zaffiro la formosa, fin troppo per i suoi gusti, figura di Bay al suo fianco.
-Si- annuì, dimenticandosi di inveire contro il fallo appena compiuto contro la sua squadra del cuore.
-Sembri sulle nuvole- ridacchiò Bay, oscillando la sua chioma albina.
-Peccato non ci sia tu- borbottò nel frastuono generale dello stadio, infossandosi nel sedile.
Aveva dato fondo ai suoi risparmi per i biglietti della partita, sperando di poter stare da sola con Satch almeno una sera, sfruttando l’assenza di Marco, suo fratello, impegnato nello studio con il suo amico Izou.
Non credeva di certo che, in un’unica sera, Satch l’avrebbe notata e sarebbe caduto ai suoi piedi: a quello ormai ci aveva rinunciato.
Ma a passare del tempo solo con lui, nutrendo la sua colossale cotta, no, a quello non aveva proprio intenzione di rinunciarci.
Forse Madre Sfiga aveva preso la sua caparbietà come una specie di sfida.
-Forza Whitebeard!!!- strillò Bay, prendendola a braccetto, alzandola di peso dal sedile.
-Stiamo perdendo!- le fece notare aspramente Halta –E mancano pochi secondi alla fine: è inutile che ti sgoli!-
-Oh andiamo!- ridacchiò –Non ti stai divertendo?-
No, non si stava divertendo.
Satch era scomparso a prendere i pop corn a metà del secondo tempo, dopo aver trascorso il primo a elogiare la bellezza di Bay, la sua passione sportiva, la sua bellezza,  la fortuna di averla incontrata allo stadio, la sua bellezza, di come le stesse bene la divisa dei Whitebeard, la sua bellezza e… aveva già accennato a quanto l’avesse elogiata per la sua bellezza, con tutte quelle moine che a lei non aveva mia elargito?
Si era totalmente dimenticato di lei.
Lei, che lo aveva invitato a San Valentino sul tram di ritorno da scuola approfittando dell’assenza di Marco, e usando tutto il suo coraggio di diciassettenne innamorata.
Certo, lo aveva invitato come amico a quella partita, strategicamente svoltasi a giorni di distanza dal fatidico giorno degli innamorati, ma avrebbe comunque potuto sospettare che lo avesse fatto in riferimento a quella celebrazione e a ciò che provava per lui, no?
No?
No.
-Eccomi qui ragazze!-
Camminando goffamente tra le persone esaltate per le ultime azioni di gioco, Satch barcollò fino a loro posando sul suo sedile vuoto i pop corn ormai inutili.
-Come andiamo?- domandò, sporgendosi e allungando un braccio dietro le spalle di Bay.
-Stiamo perdendo- mugugnò Halta, sedendosi sconsolata al suo posto, le mani puntate a reggere il volto mogio.
E non si riferiva solo alla sua squadra del cuore: aveva perso del tutto anche contro Bay per Satch.
Era ovvio che il cappellone fosse perso per la ragazza, e come poteva dargli torto?
Per fino con la canotta da basket ufficiale dei Whitebeard era femminile e sensuale, e lei, con la sua misera seconda su cui la maglia della squadra di basket non risaltava per niente, perdeva già in partenza.
Per non parlare che Bay e Satch erano coetanei, frequentavano la stessa scuola a differenza sua, che inoltre risultava ancora l’adorabile sorellina del suo migliore amico agli occhi del ragazzo con il ciuffo a banana, e mai e poi mai una possibile ragazza da corteggiare.
-Non preoccuparti Haltachan- le prese le mani Bay sollevandola dai suoi pensieri –I Kaido Beats anche se vincono dovranno affrontare i Mugiwara e loro li faranno neri!-
Halta annuì, accennando a un sorriso che scomparse sotto la frangia castana quando suonò la fine della partita.
Sconfitta schiacciante.
Non c’erano state speranze contro quegli armadi bestiali.
-Peccato- sospirò Satch, grattandosi la nuca –Che dite?- fece l’occhiolino alle due ragazze –andiamo ad annegare i dispiaceri in un buon frullato?-
 
 
-… e così gli ho detto “Se non ti piace il mio ciuffo puoi pure andare a quel paese amico mio”-
La risata di Bay si rovesciò cristallina per la strada, facendo voltare sorridenti parecchi ragazzi che la squadrarono ammaliati.
Halta sospirò, il frullato che ondeggiava pigramente nel suo bicchiere mentre raggiungevano la fermata del tram.
-Sei una sagoma Satch- pizzicò sul fianco il moro Bay, strappandogli un ghigno –Ora capisco perché Haltachan ti ha chiesto di uscire-
La castana tossicchiò, riuscendo a non soffocarsi con il sorso di frullato che aveva in gola.
-No! Che… io…- farfugliò, il volto paonazzo e la voce acuta d’imbarazzo –Siamo solo amici… anzi nemmeno!- strillò –Satch è amico di mio fratello Marco, io… io sono solo la sorella dell’amico-
Che amara verità.
Sorella del migliore amico.
Le scappò un sospiro, tornando a giocherellare con la cannuccia del frullato.
-Halta aveva un biglietto in più per la partita- affermò Satch, camminando tra le due ragazze e lanciando sguardi a entrambe –Marco aveva impegni per cui… eccomi qui!-
-Capisco- annuì Bay, volteggiando sotto la fermata del tram.
Le luci della sera la rendevano ancora più bella e sensuale, e Halta si chiese se mai sarebbe apparsa così bella agli occhi di qualcuno.
-Allora sono felice di non essere stata la terza incomoda stasera- piegò il capo sorridendole.
-Figurati- mugugnò ignorando il chiacchiericcio eccitato di Satch nel sottolineare che la serata era stata resa magica anche per la sua presenza.
Grazie Satch, grazie davvero: la sua quindi di presenza era superflua se non addirittura molesta?
-Haltachan tu prendi il 12 vero?- la castana annuì –Bene, allora lo prendiamo insieme-
Che gioia: avrebbe trascorso ancora un po’ di tempo con la ragazza con cui la sua crush aveva una cotta.
Le fortune della vita.
-Mi abbandonate quindi?- mostrò il labbro pendulo Satch, accucciandosi a terra –Solo e sconsolato nel buoi della sera…-
Halta lo fissò, per una volta alla sua misera altezza, e avrebbe voluto dirgli che no, non lo avrebbe mai abbandonato, che avrebbe preso volentieri il 22 con lui, sebbene poi avrebbe dovuto cambiare altre tre bus prima di rientrare a casa.
Solo per lui.
Si, avrebbe voluto dirglielo ma proprio in quell’attimo il tram frenò davanti a loro, invitando le due ragazza a salire.
-Si ti abbandoniamo Satch!- gli tirò una linguaccia Bay, afferrandola per un braccio e trascinandola sul mezzo pubblico –Terrò Halta solo per me-
Le gioie figliavano quella sera per Halta, ora stretta tra le rotondità di dell’azzurrina e le sue braccia color pesca.
Si sentì sballottare nel caos di pendolari che salivano e scendevano dal tram, fermandosi davanti a un finestrino quando Bay, braccia ancora strette a lei, si ancorò a un appigliò.
-Ciao Satch!- salutò il compare, che si straziava il petto sulla banchina per la disperazione, ignorando le occhiatacce dei passanti.
-Che sciocco- ridacchiò Halta, percependo il volto di Bay abbassarsi al suo orecchio.
Lo adorava quando faceva lo scemo, riuscendo sempre a strapparle un sorriso e un sussulto al cuore.
-Davvero non ti piace?- le soffiò con voce calda Bay, non accennando a voler attenuare la presa su di lei.
-…mmm…- si limitò a mugugnare non togliendo gli occhi di dosso al moro che si era aggrappato all’esterno del finestrino, facendo bella mostra di due occhioni da cucciolo.
Come poteva semplicemente piacergli Satch?
Lo adorava, lo amava con tutta se stessa.
-Ne sono felice- si strinse più a lei Bay, premendo i seni contro la sua schiena –Perché tu invece mi piaci tanto-
Il bus sussultò nel partire, imponendo a Satch di arretrare di un passo per non essere investito.
Cosa che avrebbe voluto subire volentieri nell’esatto momento in cui vide Bay baciare con trasporto la sua Halta.
 
 
Era stato il fine settimana più stressante della sua vita.
Aveva passato tutto il restante sabato sera e la domenica a scambiarsi messaggi con Bay, scusandosi per ciò che era accaduto.
Dopo il breve bacio che l’albina aveva ricevuto, Halta era andata in panico.
Il suo primo bacio.
Aveva ricevuto il suo primo bacio, ed era stata una ragazza a darglielo.
Aveva iniziato a balbettare, ad agitare le mani davanti a se e farfugliare frasi senza senso nel caos più totale della sua testa.
Era stata di nuovo Bay a sorprenderla, senza un bacio questa volta, ma facendola sedere in un posto libero e sorridendole dolcemente.
Solo allora, con le gambe tremanti sicure a un appoggio e la testa che aveva rallentato nel suo vorticare, aveva sussurrato a Bay la verità: a lei piaceva Satch, tanto, quell’incontro di Basket nei suoi pensieri doveva essere un appuntamento –o una specie- e che, le dispiaceva, le dispiaceva da morire, ma non ricambiava i sentimenti della ragazza.
Bay aveva riso.
Non una risata isterica o delusa, ma sincera e divertita.
Le aveva assicurato che non era innamorata di lei ma che la riteneva una bella ragazza, si lei riteneva Halta bella!, e che ci aveva provato ingenuamente. Non si sentiva rifiutata ma le sarebbe piaciuto stringere amicizia con quella bella castana schioccata e in imbarazzo.
Si erano scambiati i numeri e si erano sentite per tutto il fine settimana.
Halta si era impegnata per non sentirsi in imbarazzo con Bay, per non ricordare il loro bacio e superato il primo impatto impacciato, aveva scoperto che l’albina era una ragazza simpatica e che con cui condivideva molte passioni.
Si erano già accordate per andare assieme alla partita di finale, Kaido Beast contro Mugiwara, e spesso si era ritrovata a ridere per qualche messaggio della ragazza, scordandosi completamente dell’accaduto.
Ma il lunedì mattina, a pochi passi dalla fermata del tram che l’avrebbe condotta a scuola , la tensione era tornata alle stelle.
Tesa come una corda di violino gettava occhiate preoccupate alla strada, sobbalzando ogni volta che vedeva sopraggiungere una vettura preoccupata che fosse il suo tram.
Marco le era accanto, addossato alla tettoia della fermata, il volto immerso nel cellulare a scambiare messaggi e ghigni non sapeva con chi, e non notava la sua tensione.
Halta cercò di calmarsi, una mano stretta a pugno lungo il fianco.
Non era l’incontrare Bay di persona sul tram a preoccuparla, ma Satch.
Lui le aveva viste, aveva visto quel bacio appena accennato.
E lei mai si sarebbe dimenticata i suoi occhi scuri sgranati fino all’inverosimile e l’espressione schioccata che si era aperta sul suo volto.
La riteneva un rivale in amore ora?
Avrebbe accennato a Marco del bacio, facendogli venire mille dubbi sulla sua vita privata?
Non che ci fosse nulla di male nel scoprirsi omosessuale, Marco ben lo sapeva e Halta pure, ma sapeva anche che Satch aveva una gran bocca larga che non serviva solo a dispensare baci e sorrisi da cardiopalma.
Che avrebbe potuto fare? Parlargli? Cercare di spiegargli che… non sapeva nemmeno lei cosa.
Non riuscì a emettere un sospiro di rassegnazione che il tram frenò davanti alla fermata.
Come il sabato appena trascorso, montò sul mezzo senza razionalizzare i movimenti, afferrando il primo appiglio libero, tremando appena quando il mezzo riprese la sua corsa.
Non si era accorta della sua vicinanza, men che meno che Marco l’aveva abbandonata andando ad occupare uno dei posti sul fondo del mezzo, lasciandoli vicini.
Lui invece l’aveva notata eccome, con la sua bella divisa scura e il suo caschetto scompigliato che amava.
Come amava i suoi occhioni azzurri e quel sorriso bellissimo.
Sospirò, prendendo coraggio.
-Ciao- la fece sussultare dopo un lungo silenzio, e a Halta sembrò di cadere dal cielo.
-Satch!- si trattenne dal strillare –Io… ehm… ciao?-
-Ciao- si ripeté il moro.
-Ciao- ancora.
La conversazione più brillante della sua vita, la ragazza lo doveva ammettere.
Il tram oscillò, frenò, aprì le porte e ripartì un paio di volte, prima che i due ragazzi riuscissero a guardarsi di sfuggita senza troppo imbarazzo.
-Per cui…- borbottò Satch, accavallando le gambe sul sedile che occupava e grattandosi una guancia -… Bay eh?-
Halta sussultò.
-È… è una bella ragazza- continuò incerto –A scuola è considerata molto… attraente, e insomma se ti rende felice…-
-È bisessuale!- strillò acuta Halta, tappandosi la bocca quando si rese conto di aver urlato nel tram le confidenze della sua nuova amica. Si guardò attorno preoccupata, avvicinandosi a Satch quando si rese conto che nessuno badava a loro e a ciò che aveva urlato.
-Bay- sussurrò appena –È bisessuale, per cui…- si schiarì appena la voce -… tu puoi provarci ancora- strinse le mani al suo appoggio –In più a me lei non piace, non… non è di lei che sono innamorata- sollevò appena gli occhi a incrociarli con quelli di Satch, grandi e fissi su di lei, sperando capisse ciò che non riusciva ad ammettere ad alta voce.
-Provarci con Bay-  rimuginò le parole della castana –Perché dovrei provarci con Bay?-
Halta tossicchiò.
La prendeva in giro?!
-Perché è quello che hai fatto durante tutta la partita sabato magari, ed è ovvio che ti piace?- sibilò.
-Bay?- inarcò un sopracciglio il capellone –A me?-
-A me non di certo!- alzò le mani in segno di difesa, rischiando di cadere a terra per l’andamento del mezzo se Satch non l’avesse presa per la vita, sollevandola come se non avesse peso e portandosela sopra le gambe.
La castana avvampò, emettendo un leggero gemito di imbarazzo nel trovarsi seduta sulle ginocchia del ragazzo. Strinse le ginocchia tra loro e si vietò di tremare quando il braccio di Satch le circondò le spalle spingendosela contro il petto.
-Non ci ho provato con Bay, e non mi pace- posò il mento sulla sua spalla Satch, soffiandole sul collo –Cercavo di… attirare la tua attenzione-
-Come?!-
Satch ridacchiò, allungando il braccio a posarsi sulle gambe di Halta.
-Non so se lo sai, ma è difficile avere la tua attenzione: con me abbassi sempre gli occhi!- schioccò le labbra, storcendole appena quando Halta arrossì.
La sua timidezza, e la sua cotta colossale per lui, la rendevano quasi un robot in sua presenza, perdendosi i suoi tentativi di catturare la sua attenzione.
Oddio che vergogna!
 –Ho cercato di farti ingelosire- continuò Satch, abbracciandola -Ma forse avrei dovuto fare come Bay: sembra funzioni-
-M-ma perché?!- cercò di non svenire.
Satch voleva la sua attenzione.
La sua!
-Ma perché mi piaci Halta!- rise Satch, avvicinando il viso al suo, immergendosi nei suoi grandi occhi azzurri –E a te… Bay no, giusto?-
-N-no!- tartagliò presa in contropiede dalla loro vicinanza –A me… a me piaci… t-tu!-
Satch ghignò, e annullò ogni distanza tra i loro visi.
-Ora lo so…-
Unì le loro labbra, baciandola piano, dolcemente, assaporando il suo dolce sapore e sciogliendosi quando sentì le sue mani, piccole e delicate, circondargli il volto e…
-Satch che diamine stai facendo a mia sorella?!?-
Lo zaino di Marco volò sulla testa di Satch, il tram frenò, Halta sgusciò via dall’abbraccio del capellone e scese alla fermata davanti la sua scuola, agitando la mano ridente mentre suo fratello minacciava furioso il suo ragazzo.
Suo.
Ragazzo.
Satch.
Non riusciva ancora a crederci.
-Halta…- mugugnò con volto spalmato sul finestrino il moro, ignorando Marco e le sue minacce.
La vide  rise e lo salutarlo finché il tram non ripartì, facendolo sorridere anche quando il suo miglior amico promise di ucciderlo in dieci modi diversi se l’avesse fatta soffrire.
-Mai Marco- si massaggiò la testa lesa dallo zaino del biondo –Non farò mai perdere ad Halta il suo bellissimo sorriso-



 
   
 
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