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Autore: Symphonia    28/02/2018    4 recensioni
Città del Messico, 1968.
Nessun giapponese avrebbe mai pensato di passare un'Olimpiade così infernale.
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[ Angst, Drammatico, Sportivo, Missing Moment | Personaggi: Minato Gamo (perché non sei in lista? TT.TT), Kozo Kira, Tatsuo Mikami | rischio OOC, tematiche delicate, ci saranno scene violente ]
Genere: Angst, Drammatico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kozo Kira/Jeff Turner, Sorpresa, Tatsuo Mikami/Freddy Marshall
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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~     Prologo     ~










            “Giuro che questa è la volta buona che ti ammazzo!!”
    L’urlo rauco e violento rimbombò tra i muri grigi e impietosi; la sua eco fu udibile dall’entrata dello stadio fin al verde campo. Seguì il silenzio. Un lungo, interminabile e curioso silenzio. Le bianche maglie sparpagliate sul campo si fermarono di colpo. I ragazzi si voltarono lentamente, quasi impauriti dalle conseguenze di quelle poche, ma minacciose parole.
    Un uomo si avvicinò con passo sbilanciato. Le sue spalle sembravano portare un peso enorme, le braccia seguivano quella sorta di corsa scoordinata. Svettava sul coetaneo, che stava tirandosi su le maniche, grondanti di sudore.
    “Tatsuo-kun...?”
    “Ma perché sempre io?!”
    “Perché sei l’ultimo arrivato.”
    Lo sguardo scettico del castano scrutò a fondo il compagno; quest’ultimo s’irrigidì. Sembrava che da quegli occhi fossero partiti dei coltelli. Nonostante l’enorme differenza d’altezza, Minamoto era un fifone - e il portiere lo sapeva benissimo.
    “Ok, è perché ti ascoltano. Per piacere, non possiamo far arrabbiare il mister anche oggi!” supplicò il giocatore numero diciotto.
    La risposta del ragazzo fu un sonoro sbuffo, ma non se lo fece ripetere due volte. Destinazione: spogliatoi.
    “Non ne posso più! Perché dev’essere così ogni volta?!”
    Si tolse i guantoni, li mollò noncurante a terra e si arrotolò le maniche. Lo sguardo di tutti era puntato su di lui, il che lo infastidiva ancora di più. Non era giusto che doveva sempre essere lui a mettersi in mezzo agli scontri! Solo perché - in un modo che neanche riusciva a spiegarsi - si era guadagnato la simpatia di quei due idioti!
Si fermò davanti alla porta. Ogni urlo gli provocò un brivido lungo la schiena; ma non erano dettati dalla paura, bensì di furore. Li odiava.
    Un attimo dopo, spalancò la porta di cattiveria.
    “KIRA! GAMO!”
    “CHE VUOI?!”
    La risposta fu repentina, unisona e così potente, che fece sobbalzare e quasi perdere l’equilibrio al povero numero uno. Tuttavia, riuscì prontamente a ricomporsi e a ribattere.
    “Smettetela di litigare e venite in campo, il mister aspett-”
    “Mikami...!”
    Una montagna imponente, un generale impietoso si avvicinò con passo lento, lo sguardo intimidatorio. Un impercettibile movimento delle sopracciglia, tradì lo sguardo serio e impavido del giovane portiere, fisso sull’immenso numero dieci che gli si stagliava di fronte. Mikami per un attimo si chiese cosa lo aspettasse. Una sberla? Un pugno?
    No. Era una semplice pacca sulla spalla.
    “Te la sei fatta sotto, non è vero?!” chiese poi, con un sorriso beffardo stampato in faccia. Non aspettò manco la risposta, che scoppiò a ridere. Minato Gamo era fatto così.
Mikami si rilassò. Doveva massaggiarsi un attimo la spalla, ma pensò che, tutto sommato, gli era andata bene.

    Il numero nove, invece, sbuffò.
    “Bah, chissene!” esclamò, alzando le mani al vento.
    Con passo pigro e uno scrollo di spalle, l’attaccante sparì oltre la porta. Si stava incamminando verso il campo, quando sentì ancora quell’eco.
    “Non ho finito con te, Kira!”
    “FOTTITI, CA-PI-TA-NO!”
    Le sillabe vennero scandite in modo che ognuna fosse udibile grazie all’eco dei corridoi vuoti. Ritornò il silenzio. Nessuno avrebbe più osato rispondergli; o meglio, nessuno aveva più la voglia di continuare quel battibecco.
    E fu così che finì.
    Rimasero soli nello spogliatoio. Attornati da armadietti arrugginiti e mura grigiastre, si guardarono perplessi, mentre la stanza stava pian piano svuotandosi dalla tensione di prima. Gamo tirò un lungo e scoraggiato sospiro.
    “Per cosa stavate litigando?” chiese Mikami curioso.
    “Una cretinata.”
    “S’è arrabbiato per la fascia da capitano?”
    “Nah... Kira non è uno che se la prende per queste cose.” Minato gli lanciò uno sguardo comprensivo. Era il novellino della squadra, il ‘piccolo’ portiere. Non conosceva ancora bene tutti i giocatori più vecchi. “È una cretinata, davvero.”
    Non ci furono più domande.
    Era tutto tranquillo. Mikami non era un tipo insistente e non avrebbe iniziato a esserlo con gli energumeni - come li catalogava lui - della nazionale.
    La montagna prese la porta e il portiere lo seguì con passo veloce.
    Non c’era più niente da dirsi.

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    N.A.: Ciao!^^ Sono tornata con questo prologo (abbastanza corto, devo dire)
    È un piccolo progettino che avevo in mente da un po'... non è niente di che, solo una minilong riguardante le Olimpiadi del 1968. Se non vi viene in mente il perché questa Olimpiade sia così famosa... googlate. Vi spoilerate tutta l'idea, ma... googlate.
    A dire il vero, sto andando un po' alla cieca. Sparo timeline a caso, faccio supposizioni basandomi su quello che ricordo del manga... Abbiate pazienza. E qua sono sicura che andrò in OOC, scusatemi. ^^" Più che altro, immaginare Kira, Gamo (perché non sei nella lista personaggi, mmmrgh!!) e Mikami da "gggiovani" fa strano. Poi, ho questo headcanon che Kira è stato loro connazionale (per me c'han tutti quasi 50 anni durante il Rising Sun, ha ha ha!) e che Katagiri sia entrato qualche anno dopo... Un sacco di trip mentali.
    Parlando seriamente... premetto che il prossimo capitolo lo sto pianificando un po' violento. Non so quanto scenderò nei particolari, ma metto le mani avanti.

   Beh, spero l'idea possa interessare. Ci si vede al prossimo capitolo! P.S.: pianificavo di aggiornare la fanfic dopo le vacanze di Pasqua, ma devo dare priorità agli esami, quindi gli aggiornamenti slittano a metà giugno. Scusatemi.

   
 
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