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Autore: Signorina Granger    28/02/2018    5 recensioni
[OS collegata alla storia “Act II” per l’anniversario della sua pubblicazione]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Act II – Memories

 
 
Giugno 1974


Eltanin Black in Burke sorrideva mentre camminava accanto a suo marito sul viale di ghiaia, tenendolo sottobraccio mentre il suo vestito color verde giada le svolazzava intorno alle gambe. 

“Ricordami perché siamo venuti all’ennesimo matrimonio, comincio ad odiarli. Sembra che da due anni a questa parte tutti non facciano altro che sposarsi.”

L’ottimo umore della ragazza non sembrava condiviso dal marito, che accennò ad una smorfia con le labbra mentre Eltanin, senza smettere di sorridere, si voltava verso di lui, colpendolo giocosamente sul braccio con la pochette bianca che stringeva in mano:

“Non fare il musone, Aiden. Oggi si sposa la mia migliore amica, è una bellissima giornata, quindi sorridi. E siamo in guerra, non è così strano che tutti abbiano fretta.”
“Sono un Purosangue di famiglia tremendamente ricca e maestra nell’intrattenere finti rapporti sociali, sono bravo a sfoggiare sorrisi finti, non preoccuparti.”

Aiden sospirò, sperando ardentemente che quello fosse l’ultimo matrimonio a cui avrebbe dovuto presenziare per qualche tempo: i fratelli di Eltanin, le sue innumerevoli cugine, i SUOI numerosi cugini vista la gran quantità di fratelli del padre, suo fratello, e tutti gli altri matrimoni tra figli di famiglie Purosangue a cui ovviamente lui ed Eltanin erano stati invitati. 
Non per fare il misantropo solitario, ma cominciava ad averne abbastanza dei convenevoli e di sentirsi ripetere quanto lui e la moglie fossero una bellissima coppia. 

Il che era vero, era il primo a pensarlo, ma era stanco di sentirselo dire da persone che forse nemmeno lo pensavano sinceramente.

“Bene, lo spero vivamente. Io devo andare da Vee, tu prendi posto e fai il bravo.”
“Non sono un bambino!”

Aiden rivolse un’occhiata torva alla moglie, che però sfoggiò un sorriso divertito prima di dargli un bacio su una guancia e allontanarsi per raggiungere la sposa, che probabilmente stava finendo di prepararsi, camminando sulla ghiaia con una facilità disarmante nonostante i sandali con il tacco bianchi che indossava. Così, al ragazzo non restò che dirigersi verso la grandissima tenda bianca per borbottare il suo nome all’organizzatrice, sperando vivamente che a differenza di quella del matrimonio di sua cognata ella lo lasciasse passare senza sollevare polemiche.

*


“È permesso?”

Eltanin aprì la porta e sorrise quando posò lo sguardo su Veronica, che si stava facendo aiutare a sistemare il velo da una delle sorelle di James, Cecily, mentre Berenike era seduta sul divano e rivolse un sorriso alla cugina:

“Ciao!”
“Scusate il ritardo, il bambino faceva i capricci… sei qui da molto, Berenike?”
“Considerando che Mark è uno dei testimoni di Jamie non potevo arrivare tardi. Ma Vee se la sta cavando bene, come sempre.”

“Non parlare di me come se non ci fossi, Rossa!”

Veronica sbuffò leggermente mentre si metteva gli orecchini ed Eltanin andava a sedersi accanto alla cugina, sorridendo all’amica con aria divertita:

“A me sembra nervosa.”
“Eri nervosa anche tu, El.”
“Beh, dopo nove mesi posso affermare che non ne avevo motivo. Vee, rilassati, e sei bellissima, smettila di guardarti allo specchio.”

Eltanin sorrise prima di alzarsi per avvicinarsi alla bionda e prenderle le mani tra le sue, guardandola sospirare: 

“Ok. Ma sai che odio quando qualcosa va storto o non secondo i piani, spero vada tutto bene…”
“Alla peggio io mi farò una delle consuete figuracce e ruzzolerò fino all’altare, ma sarà di me che rideranno, non di te Vee. E ora, prima di andare… urge una foto ricordo! Cecily, ce la scatti?”

“Certo.”
“Grazie. Rossa, vieni qui.”

Berenike si alzò e raggiunse amica e cugina mentre si lisciava la gonna al ginocchio del vestito verde, guadagnandosi un’occhiata in tralice da parte della sposa:

“Devo ammettere che questo colore vi dona, ragazze.”
“Certo che ci dona!”
“Considerando che per trovare un colore che andasse bene ad entrambe ci abbiamo impiegato settimane, direi che è il minimo…”

“Vee, non è semplice, io ho i capelli rossi e gli occhi azzurri, El è mora con gli occhi scuri, non è facile conciliare le cose!”  
“Esattamente.”

Eltanin annuì con fare solenne alle parole della cugina, parlando come se avesse pronunciato una sacrosanta verità mentre la posa alzava gli occhi al cielo, facendo cenno alle due di avvicinarsi e abbracciarla:

“Va bene, basta parlare di colori, venite qui e sorridete.”


*


Intanto, nella stanza dello sposo, Dante Julius stava stritolando il primogenito in un soffocante abbraccio, mentre suo fratello Jake e i suoi migliori amici, Jonathan e Markus, seguivano la scena con aria divertita. 

“Papà, ti voglio bene anche io, ma ora lasciami, ti prego!”
“Scusa Jimmy… ma sono molto felice per te. Lo siamo, ovviamente, parlo anche per tua madre.”

Dante sorrise, le mani ancora sulle spalle del figlio, ma entrambi si voltarono quando Jonathan si schiarì rumorosamente la voce, accennando alla donna che era seduta su una sedia, accanto a Markus, e stava singhiozzando. 

“Signora Julius, non pianga!”

Markus le allungò un fazzoletto, guardandola con aria mortificata e sfiorandole il braccio con una mano per consolarla mentre Jane scuoteva il capo, parlando con voce rotta e gli occhi azzurrissimi lucidi:

“Mi dispiace, sono felice per te Jimmy ovviamente, ma…”
“Oh, mamma, non fare così!”

James si avvicinò alla madre e l’abbracciò, facendo cenno al fratellino di unirsi alla stretta. 

“Hanno ragione zia, non piangere!”

Jonathan si alzò e si avvicinò per abbracciare Jane a sua volta, che li ringraziò ma poi chiese loro di lasciarla, mentre Dante ridacchiava e suggeriva caldamente a figli e figlioccio di non stritolare la sua amatissima e delicata moglie:

“Suvvia ragazzi, non l’ho uccisa io con i miei abbracci in 30 anni e volete farlo voi oggi? Vieni Jane, andiamo.”


Dante aiutò la moglie ad alzarsi e dopo averla presa per mano la condusse fuori dalla stanza, lasciando soli i ragazzi, e James si rivolse al fratello minore con un sospiro:

“Jake, puoi andare a chiedere a Phoebe se è ora di andare? L’attesa mi sta uccidendo.”
“D’accordo… in effetti la mamma e gli zii dicono sempre che papà al matrimonio è quasi svenuto, dici che seguirai il suo esempio? La mamma non fa che ripetere quanto vi somigliate da sempre, magari lo imiterai anche in questo.”

“Preferirei di no, grazie!”

Jake sfoggiò un sorrisetto prima di uscire dalla stanza e Jonathan si alzò subito dopo, sostenendo che sarebbe andato in bagno prima della cerimonia, lasciando Markus e a James soli: 

“Mark?”
“Mh?”
“Se svengo mi prendi al volo, vero?”
“Certo amico, sono qui per questo.”



“Jake? Posso dirti una parola?”

Jake si voltò sentendosi chiamare e annuì, sorridendo a Jonathan mentre il biondo gli si avvicinava, sorridendogli di rimando e massaggiandosi leggermente le mani l’una con l’altra:

“Jake, io ti voglio molto bene, lo sai, sei come il fratellino che non ho mai avuto… ma voglio molto bene anche a Lucy, quindi…”

Il sorriso di Jonathan non vacillò mentre si avvicinava a Jake, che deglutì ed ebbe la sensazione che quella smorfia diventasse più minacciosa ogni secondo di più mentre l’ex Corvonero sollevava le mani per sistemare distrattamente il nodo della cravatta dell’altro Corvonero:

“… se ti azzardi a far soffrire la mia sorellina… hai presente l’ex fidanzatino di Cecily, che io e Jimmy chiudemmo per due ore dentro un armadio? Ecco, lui è stato molto fortunato.”

“Emh… ok, Jonny.”  Jake annuì, gli occhi azzurri ereditati dalla madre carichi di nervosismo mentre le mani di Jonathan mollavano la presa sulla sua cravatta:

“Bene. Ora va’ da Phoebe.”

Jonathan annuì, sorridendo prima di assestare al ragazzo una pacca sulla spalla e poi girare sui tacchi, tornando indietro dai due amici.

E Jake Julius ai appuntò mentalmente di non azzardarsi mai a far soffrire Lucille Miller.


*


“Credo che i nostri posti siano laggiù.”

Kathleen camminava accanto ad Astrea sul tappeto bianco sistemato sul prato, cercando i loro posti in mezzo alla miriade di sedie ed invitati. 

“Certo che siamo davvero in tanti…”
“Suppongo sia perché i Julius si riproducono come conigli. Ecco, sediamoci.”

L’ex Grifondoro fece cenno all’amica di seguirla, prendendo posto in terza fila una accanto all’altra. Kathleen inoltre si voltò, guardandosi intorno con leggera confusione e attirando così l’attenzione di Astrea, che guardò l’amica con curiosità mentre aspettavano che lo sposo e la sposa arrivassero:

“Cerchi qualcuno?”
“Sì, i mie genitori e i genitori di Jonny, in effetti… per fortuna che sono venuta da te per tempo, conoscendo la mia famiglia dovranno ancora arrivare.”
“In effetti non vedo nemmeno tuo fratello, Kat… beh, arriveranno, non si perderebbero il matrimonio di James per niente al mondo, no?”


*


“Non ci posso credere, in ritardo, anche oggi! E poi dicono che sono le donne quelle lente a prepararsi! Mike, vai a prendere i posti, subito!”

Di norma Michael avrebbe fatto notare alla madre che non era il facchino o l’elfo domestico di turno, ma a giudicare dal tono che usò, Danielle Shacklebolt non aveva alcuna voglia di esser contraddetta quella mattina, così il ragazzo annuì e si affrettò a superare i genitori per obbedire, mentre la madre sbuffava come una ciminiera e il padre alzava gli occhi al cielo:

“Suvvia Dany, non è una tragedia…”
“Zitto tu! Oh, meno male, c’è Ingrid… Ingrid!”

“Ciao Dany… in ritardo anche voi, vedo.”
“Un certo idiota si è ricordato di doversi lavare i denti all’ultimo, come al solito… persino quando sono entrata in travaglio ha tirato fuori la storia dei denti!”

Danielle alzò gli occhi al cielo, esasperata, mentre alle spalle delle due i rispettivi mariti non poterono far altro che scambiarsi due occhiate in tralice, avendo però l’accortezza di parlare a bassa voce per evitare di peggiorare la situazione più del dovuto.

“Ancora con questa storia dei denti, Maxi?”
“Non ti ci mettere anche tu, Olly!”


*


L’ufficio era praticamente deserto e di conseguenza piuttosto silenzioso, ma a lui non dispiaceva, anzi, lavorare da solo lo rilassava molto. 
Per quanto quando sentì la porta aprirsi sospirò, chiedendosi chi fosse andato a disturbarlo e sperando che facesse in fretta, di qualunque cosa si trattasse.  Poi sentì una voce chiamarlo, femminile e piuttosto familiare:

“Travers! Ho bisogno di un favore.”
“E perché vieni proprio da me, Delilah?”
“Perché mi risulta che l’unico matto ad essere qui di sabato mattina sei tu, o vedi qualcun altro, qui? Il tuo amico del cuore?”

“Aiden è ad un matrimonio. Che cosa ti serve, Delilah?”

Nathaniel alzò lo sguardo dai pungiglioni di Celestino che stava analizzando per posarlo sull’ex compagna di scuola, che lo aveva raggiunto e ora era in piedi, accanto alla sua scrivania, e si lasciò sfuggire un sospiro esasperato, scuotendo il capo:

“C’è un Kneazle che mi sta facendo impazzire, puoi darmi qualcosa per sedarlo?”
“Sicura di poterlo fare?”
“Certo, ho provato a farlo stare buono in tutti i modi, ma niente! Per favore.”

Sentirle pronunciare quelle parole era piuttosto raro, o almeno per quanto lo riguardava, e il pozionista guardò la strega con sincera perplessità:

“Che hai detto, Moody?”
“Hai sentito benissimo, Travers. Allora?”
“… ok, qualcosa potrei dartelo… quanto al tuo definirmi “matto”, ti ricordo che sei qui anche tu.”

“Solo perché la padrona di questo Kneazle infernale poteva portarmelo solo stamattina, sarei rimasta a dormire molto volentieri… grazie, Travers, a buon rendere.”
“In effetti ti sarei grato se iniziassi a guardare dove cammini e la smettessi di urtarmi e farmi cadere le provette!”


Ma Nate non aveva ancora finito la frase, parlando mentre chiudeva il cassetto da cui aveva estratto la provetta affidata all’ex compagna di scuola, quando sentì la porta dell’ufficio chiudersi, segno che Delilah era uscita. 
Così, non gli restò che alzare gli occhi al cielo e tornare al lavoro, certo che quello spiacevole episodio si sarebbe ripetuto di nuovo.


*


“Non dire nulla, non dire nulla! Lo so, sono in ritardo, per farmi perdonare offro io, ok?”
“Mi hai tolto le parole di bocca, Luke.”

Kristal sorrise, sfilandosi gli occhiali da sole mentre il suo migliore amico prendeva posto di fronte a lei, sorridendole:

“Lo immagino. Allora, come stai? Non ci vediamo da un paio di settimane.”
“Lo so, mi dispiace, ho avuto un mucchio di lavoro… da te le cose come vanno?”

“Bene. Adoro stare a contatto con gli animali o le Creature Magiche, lo sai, ma stamattina ho gentilmente ceduto un adorabile Kneazle a Delilah.”
“Se avessi preferito la compagnia di un Kneazle alla mia mi sarei offesa, Luke!”

Kristal inarcò un sopracciglio e l’amico sorrise, annuendo:

“Considerando che il Kneazle in questione sembra posseduto, direi che non ti avrei potuto dar torto. Allora, Peter come sta?”
“Bene. E prima che tu me lo chieda, pettegolo incallito che non sei altro, no, non mi ha chiesto di sposarlo, non so perché continui a ripeterlo!”

L’ex Tassorosso sbuffò, rivolgendo un’occhiata torva all’amico che però venne ignorata e ricambiata con un sorriso divertito e una semplice scrollata di spalle:

“Perché penso che lo farà presto. Io e Kyle abbiamo scommesso, lui pensa che lo farà entro la fine dell’anno, io punto su Ottobre.”
“Tu e mio fratello scommettete su di me?! Ti prego, dimmi che non è una cosa abituale.”

“No, non sempre, tranquilla.” 

Lucas continuò a sorridere e Kristal non lo imitò, rivolgendogli un’occhiata sospettosa e ripromettendosi di fare il terzo grado a suo fratello nella prossima lettera che gli avrebbe scritto: qualcosa le suggeriva di non fidarsi assolutamente delle parole del suo migliore amico.








………………………………………………………………………….
Angolo Autrice: 

Ebbene sì, sono tornata, persino leggermente in anticipo rispetto a quanto avevo originariamente programmato, ma non potevo lasciarvi a mani vuote per l’anniversario di Act II, dopotutto. 
Grazie, ancora una volta, per avermi mandato questi OC e aver seguito la storia, specie a chi ha partecipato, a suo tempo, anche a Magisterium. 

A presto e buona giornata, 
Signorina Granger 



   
 
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