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Autore: aemis    28/02/2018    0 recensioni
Capelli a caschetto, lentiggini e la testa fra le nuvole: Elena, studentessa e sognatrice, era esattamente così.
Il racconto di un’estate, quella dei suoi vent’anni, delle avventure, degli amori, delle delusioni.
Dal testo: "Aprì leggermente il finestrino e l’aria fresca della mattina le riempì i polmoni, venne inebriata dal profumo dei girasoli e del mare, e questo poteva significare una sola cosa: si trovavano in Toscana, ed erano quasi arrivati a casa. Sorrise, l’ultima volta che era stata al mare lì era piccola, ancora non indossava il pezzo di sopra del costume, ma nonostante tutto quel posto le era rimasto nel cuore: i bagni con gli altri bambini, i castelli di sabbia con il fratello, le gare con le biglie, le gite in pedalò, la sua prima cotta…"
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1

Incontri di famiglia
 

Erano già da un paio di ore in macchina, stipati come delle sardine nella Polo del padre. Erano in quattro, ma l’auto era piena fino a scoppiare di oggetti per la casa e bagagli: avevano comprato casa il mese precedente ma non avevano ancora finito di portare il necessario per viverci d’estate.
Incastrata tra la portiera, la valigia del fratello e un borsone pieno di asciugamani, Elena non poteva essere più scomoda, ma nemmeno più felice: due giorni prima aveva terminato gli esami ed era finalmente libera di godersi l’estate.
Aprì leggermente il finestrino e l’aria fresca della mattina le riempì i polmoni, venne inebriata dal profumo dei girasoli e del mare, e questo poteva significare una sola cosa: si trovavano in Toscana, ed erano quasi arrivati a casa. Sorrise, l’ultima volta che era stata al mare lì era piccola, ancora non indossava il pezzo di sopra del costume, ma nonostante tutto quel posto le era rimasto nel cuore: i bagni con gli altri bambini, i castelli di sabbia con il fratello, le gare con le biglie, le gite in pedalò, la sua prima cotta…
- Tesoro, chiudi il finestrino, c’è già l’aria condizionata. - la voce pacata della madre la risvegliò dal torpore del mondo dei ricordi nel quale si era immersa. Il padre dal posto del conducente le lanciò un’occhiata attraverso il finestrino retrovisore, ed Elena si ritrovò costretta ad obbedire.
L’auto si fermò davanti al giardino di una deliziosa villetta candida a due piani, il cancello automatico in ferro battuto si spalancò e dopo aver parcheggiato nel vialetto, finalmente Elena potè scendere, sgranchirsi le gambe e la schiena e inspirare a pieni polmoni l’aria di mare, che aveva già tentato di assaporare durante il viaggio, alla quale si aggiungeva però l’odore dei fiori della buganvillea che si arrampicava sull’intonaco bianco dell’abitazione.
- Non è bellissima? - domandò la madre, Paola, con la voce piena di entusiasmo.
Elena annuì, mentre Edoardo, il fratello minore, si era appena svegliato e mugugnò qualcosa di incomprensibile mentre si stropicciava gli occhi
Al piano terra erano situati la cucina, il salone, una sala da pranzo e un bagno, mentre al piano superiore vi erano la stanza dei genitori con relativo bagno, due camere da letto per i fratelli e il loro bagno da condividere.
Quella era la casa al mare dei sogni di Paola e Roberto: avevano risparmiato per diversi anni e finalmente si erano decisi a comprarla. Era confortevole e vicino al mare, come desiderava Paola, ma soprattutto si trovava nello stesso paese di una parte della famiglia del marito, ed era questo il vero motivo che li aveva spinti ad acquistarla.
In tarda mattinata Elena e Edoardo riuscirono a godere finalmente del mare e del sole della Maremma. Erano tornati un pò bambini, avevano fatto il bagno insieme come da piccoli e si erano schizzati a non finire, però questa volta lei portava la fascia del costume e lui aveva i peli sulle gambe. Il divertimento insieme durò poco: nel poco tempo che Elena aveva impiegato ad asciugarsi al sole, il fratello diciottenne già era seduto a giocare a carte con un gruppo di coetanei.
Si era appena appisolata al sole quando venne svegliata da un “Elena!” urlato a squarciagola, e fatto appena in tempo ad alzarsi e sedersi sul lettino con una mano a reggere la fascia slacciata e l’altra a coprire il sole dagli occhi, venne letteralmente travolta dalla cugina Alessia che le buttò le braccia al collo.
- Quanto mi sei mancata! Non ci vediamo da troppo tempo!
- Anche tu, saranno almeno cinque anni, credo. - rispose Elena, tentando di togliersi dal viso la massa di capelli biondi della cugina.
Sul viso di Alessia comparve un sorriso, ed Elena notò quanto fosse cresciuta dall’ultima volta che l’aveva vista: era diventata, oltre che molto alta, anche una bellissima ragazza, non aveva più l’apparecchio ai denti e si era fatta il piercing all’ombelico, ma i capelli lunghi biondi, gli occhi verdi come quelli di entrambi i padri e il viso angelico erano rimasti quelli di sempre.
- E quello? - domandò Elena, indicando il brillantino che aveva all’ombelico la cugina.
Alessia scoppiò a ridere: - L’ho fatto di nascosto questo inverno, mamma e papà lo hanno scoperto quando siamo venuti qui… Papà era furioso, ma oramai era troppo tardi, quindi ora se ne è fatto una ragione. - fece spallucce e poi continuò - Tu invece? Da quando hai i capelli a caschetto?
Sin da bambina Elena aveva sempre tenuto i suoi capelli scuri molto lunghi, ma quando aveva iniziato l’università le era venuta voglia di cambiare il suo stile e la cosa più ribelle a cui era riuscita a pensare, al contrario della cugina, era dare un taglio netto alla folta capigliatura.
- Ciao Elena! - gli zii la salutarono da lontano. In realtà non erano proprio i suoi zii: suo padre era figlio unico, ma essendo cresciuto con il cugino si consideravano fratelli. Per questo lei chiamava Stefano e Claudia zii, erano parte integrante della famiglia.
Arrivarono insieme ai suoi genitori, e da quel momento fu tutto un parlare di novità di famiglia, la nuova casa, i nipoti, l’azienda di Stefano, i pazienti di Paola… Si dovettero interrompere solamente al momento del pranzo, quando dall’ombrellone si dovettero spostare sotto lo stabilimento.
- Ma Andrea? - chiese sua madre alle due famiglie che si erano appena sedute al tavolo apparecchiato alla buona. Effettivamente, era facile notare che mancasse una sola persona alla tavola, più precisamente a capotavola, tra Elena e Alessia.
- L’ho chiamato pochi minuti fa, sta arrivando. - rispose prontamente Claudia.
Andrea, il più grande dei due cugini, non tardò infatti ad arrivare e non mancò di fare l’entrata che tutti si aspettavano che facesse, visto il suo carattere egocentrico ed esuberante.
- Ciao a tutti! Scusate per il ritardo, ieri è stata una serata… impegnativa. - disse sedendosi al tavolo tra le due ragazze. - Elena, sei arrivata oggi e già ti sei scottata?
La prima cosa che pensò Elena è che Andrea fosse fin troppo prevedibile, da quando erano piccoli si infatti divertiva a punzecchiarla e a prenderla in giro, oramai ci aveva fatto l’abitudine; gli rispose con una smorfia e, guardandolo per un momento, pensò che in quei cinque anni era davvero cresciuto bene: dei ribelli riccioli castani e un accenno di barba contornavano il viso abbronzato e gli occhi verdissimi.
- Anche a me fa piacere rivederti. Ti trovo molto bene. - le disse poi a bassa voce all’orecchio, facendola arrossire.
Andrea aveva ragione, Elena non era più la bambina timida e introversa di un tempo: introversa lo era rimasta, ma era diventata una donna. Il fisico da bimba si era trasformato in un corpo magro e seppur non molto prosperoso, sempre molto femminile; il viso si era sfinato e le guance infantili avevano lasciato il posto a degli zigomi alti cosparsi di lentiggini.
Non aveva una gran voglia di uscire quella sera, la stanchezza della sessione di esami appena trascorsa continuava a farsi sentire, eppure non aveva avuto la forza di no all’insistente Alessia, e così si ritrovava a camminare per il lungomare con la cugina che non faceva altro che dirle quanto fosse contenta che fosse finalmente lì con lei a trascorrere l’estate.
Alessia le aveva detto che avrebbe assolutamente dovuto indossare qualcosa di carino perché le avrebbe presentato i suoi amici e ovviamente le voleva far fare bella figura, così Elena, che aveva portato al mare tutto fuorché cose carine, infilandosi un vestitino nero largo, due orecchini a cerchio e dei sandali bassi ritenne di essere riuscita a raggiungere un risultato almeno decente. Cambiò però idea quando vide la cugina con una deliziosa tutina verde e i lunghi capelli raccolti in una coda di cavallo.
Arrivate alla zona del faro, Alessia salutò il suo gruppo di amici e presentò a tutti l’adorata cugina.
- Quindi tu sei la famosa Elena. Alessia ci ha parlato di te per ore. - esordì un ragazzo dai capelli biondi e grandi occhi azzurri, sporgendosi dal muretto dove era seduto e porgendole la mano. - Io sono Matteo.
Elena sorrise e si impose di non arrossire e mentre stringeva la mano agli altri membri del gruppo colse diverse volte Matteo mentre la guardava.
- A quanto pare piaci a Matteo. - disse la cugina prendendola a braccetto nel tragitto verso il locale. - Lui è proprio un bel ragazzo, un po’ scemo ma… è un tipo a posto.
Scoppiarono a ridere, Elena non era troppo abituata ad essere al centro dell’attenzione, però non poteva negare che le facesse enormemente piacere. Dopo essere stata lasciata lo stesso inverno da un ragazzo per un’altra, la sua autostima non poteva essere definita tra le più alte. Lo aveva raccontato lo stesso pomeriggio ad Alessia, e ora non faceva altro che pensare a piazzare la cugina con qualcuno, e quel qualcuno, perché no, poteva essere Matteo.
Il locale non era molto lontano dal punto di incontro con gli amici, si trovava poco più avanti sulla spiaggia e si poteva riconoscere dalla grande quantità di giovani e di alcol e dai tormentoni estivi sparati a tutto volume. Più si avvicinavano alla musica e più Alessia diventava entusiasta, e una volta dentro esplose definitivamente trascinando di peso Elena prima a ordinare un cocktail e poi a ballare sulla sabbia.
La gente era tanta e Alessia, decisamente brilla, decise di andare a prendere un altro drink lasciando la cugina a ballare sulle note di una classica canzone reggaeton estiva insieme agli altri. Vedendola sola, Matteo ne approfittò per andare a parlarle.
- Allora, ti diverti? Alessia è completamente fuori stasera!
Elena annuì, bevendo dalla cannuccia l’ultimo sorso del suo gin lemon. La testa aveva cominciato a girarle, segno che l’alcol aveva già iniziato il suo effetto.
Cominciarono a ballare insieme, Matteo la prese per mano e le fece fare una giravolta ma Elena, già troppo scoordinata da sobria, dopo un cocktail non riusciva nemmeno a mettere un piede davanti all’altro e sarebbe rovinosamente caduta a terra se Matteo non l’avesse prontamente tirata a sé.
- Avrei voluto offrirti un altro cocktail, ma sembri già abbastanza “allegra”.
- Hai ragione, meglio di no.
Scoppiarono a ridere insieme e solo allora Elena realizzò di trovarsi a pochi centimetri dal suo viso, potendo apprezzare per qualche secondo gli occhi azzurri del ragazzo.
- Forse dovrei andare a cercare Alessia, chissà dove si sarà cacciata… - balbettò allontanandosi di scatto dalla sua stretta e guardandosi intorno per evitare gli occhi di Matteo.
Non fu la sua mossa migliore, perché oltre a procurarle un giramento di testa non indifferente le permise di vedere Andrea, con i suoi ricci scompigliati e la camicia di lino bianca aperta fino a metà che lasciava intravedere un petto scolpito, e subito nella testa le venne il pensiero che, diamine, era davvero un bel ragazzo e che avrebbe voluto aprire con le sue mani i restanti bottoni per poter toccare la sua pelle abbronzata.
Scosse la testa, cercando di rimuovere il pensiero senza molto successo. Era suo cugino, non poteva pensare queste cose. Ma se solo non fosse stato suo cugino…
Andrea la vide da lontano e le lanciò un occhiolino, il cuore di Elena mancò un battito e lei come risposta si girò dalla parte opposta avviandosi verso l’uscita del locale seguita da Matteo.
Fu solo allora che vide la cugina seduta per terra in compagnia di un’altra ragazza dall’aria scocciata.
- Deve vomitare, sarebbe meglio che tornasse a casa. - disse, per poi dileguarsi alla velocità della luce.

 
  
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