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Autore: JoiningJoice    28/02/2018    2 recensioni
Si sente tanto sbagliato da pensare di non meritare neppure di stringere la sua mano – ma quando lo fa trova una stretta calda, decisa e confortevole. Osserva le loro man confuso e poi torna a guardarlo in volto, piacevolmente disorientato.
Quando Namjoon sorride sul suo viso compaiono due fossette profonde.
Le adora già.

O, la storia di come Namjoon e Seokjin trovarono il sole l'uno nell'altro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per quanto tremendi, violenti o soffocanti, gli incubi lasciano a chi li sogna almeno la possibilità di svegliarsi. Un incubo ad occhi aperti, tuttavia, non da a chi lo vive questa possibilità – ed è esattamente questo che Namjoon vive sulla sua pelle nei giorni successivi all'incidente: un incubo di cui solo lui e Seokjin sono prigionieri, unici abitanti di una dimensione fatta di silenzi, di distanze, di mormorii educati e nient'altro. Nessuno è consapevole di ciò che sta accadendo tra loro, ma Namjoon è certo che, chi più e chi meno, possano tutti percepirlo in qualche modo. È disperatamente evidente che qualcosa non vada, e il pensiero che uno dei membri che lo conoscono da più tempo possano capire cosa sia accaduto non fa che contribuire al panico soffocante.

Ma essere messi alla gogna per ciò che ha fatto da chi non è coinvolto è comunque una soluzione preferibile all'essere ignorati da Seokjin, i cui occhi non scivolano su di lui nemmeno per sbaglio. Diventa irritabile, molto più di lui, e Namjoon scopre come Seokjin affronta i propri problemi: rispondendo a monosillabi, accumulando nervoso ogni volta che sbaglia a fare qualcosa per poi sbagliare di nuovo, irrimediabilmente. A volte le mani gli tremano, e quando è certo che nessuno possa vederlo si appoggia alla superficie più vicina per scaricare la tensione, per evitare che la rabbia abbia il sopravvento.

Vorrebbe avvicinarlo e chiarire, ma dopotutto cosa c'è da chiarire? Le parole che ha balbettato dopo il bacio lasciano poco spazio ad interpretazione – è un peccato che Namjoon le abbia pronunciate senza riflettere o pensarle veramente, la mente annebbiata dall'accaduto, e non conosca quelle necessarie a domandargli scusa. Arriva a pensare che forse è stata la scelta migliore: se tornasse sui propri passi e spiegasse a Seokjin che non gli dispiace affatto, che lo bacerebbe ancora, e ancora, allora condannerebbe entrambi ad un mondo di incertezze e dubbi. Sarebbero soli, costretti l'uno all'altro per evitare che una rottura possa compromettere ulteriormente l'integrità e l'unione del gruppo. Camminerebbero in territori inesplorati, mettendo a rischio gli altri quanto loro stessi.

Eppure, per una volta, vorrebbe poter essere egoista.


La fine è un piatto che si rompe a terra, e il silenzio che segue quel macabro suono di ceramica infranta. La fine è Seokjin fermo nel bel mezzo della sala, di fronte a Jimin – che lo fissa con le mani strette a pugno vicine al petto, tremando.

Nessuno dice o fa niente per una manciata di secondi; l'unico suono udibile, là dove tutti trattengono il respiro, è il fiato pesante di Seokjin. Sta riprendendosi dall'urlo che ha ingiustamente rivolto a Jimin, esasperato da uno scherzo innocente organizzato assieme a Taehyung mentre apparecchiavano la tavola; le conseguenze di quell'urlo sono davanti agli occhi di tutti, a terra in frantumi o sul volto terrorizzato di Jimin. È sempre lui ad infrangere il silenzio, allungando una mano verso il più piccolo per posarla sul suo braccio.

- Minie. -, mormora. - Minie, scusami. Non volevo alzare la voce... -

Tira Jimin verso di sé e lo abbraccia, ben attento a far sì che non calpesti i cocci di ceramica; Jimin impiega qualche istante a sciogliersi. Carezza la schiena di Seokjin e Namjoon lo sente sussurrare: - È tutto a posto, hyung. -, ma la paura non ha ancora abbandonato il suo sguardo. Seokjin lo lascia andare e tira su col naso; tiene il volto basso, per un momento di perfetta stasi.

Poi si volta verso di lui.

Namjoon sente di aver vissuto le ultime due settimane solo in vista di quel momento. Si alza prima che Seokjin possa avvicinarsi, prima che possa dire “Namjoon, dobbiamo parlare” – ma lui lo dice comunque – e prima che possa afferrargli il polso e trascinarlo fuori, avvisando gli altri di lasciare il piatto infranto a terra, e che ci penserà non appena saranno tornati. Namjoon riesce a voltarsi in tempo per rubare l'immagine dei suoi amici e compagni intenti a fissarli chi con curiosità, chi con sospetto, prima che la porta si chiuda alle loro spalle. Non sembra Seokjin abbia intenzione di discutere sul pianerottolo, però: senza lasciar andare il suo polso, la presa salda e irremovibile, cammina a grandi falcate giù per le scale del palazzo e verso il cortile interno, fermandosi solo una volta all'aria aperta. Ha scelto un punto cieco per chiunque – non possono essere visti da chi entra nel condominio, e nemmeno da chi si affaccia al balcone dell'abitazione di fronte. Namjoon non è sicuro di cosa questo comporti: se Seokjin gli tirasse un cazzotto in pieno viso non riuscirebbe a biasimarlo, o a rispondere. Sfortunatamente per lui non è con scatti d'ira e di frustrazione che gli rivolge la sua furia, ma col silenzio: incrocia le braccia al petto e lo guarda fisso, senza proferire parola. Namjoon sfrega le ciabatte l'una contro l'altra, il corpo raggelato dal freddo autunnale.

- Hyung... -, comincia, ma proprio quando sembra aver trovato la forza di parlare Seokjin lo interrompe.

- No, ti prego, Joonie. Lascia parlare me. -, ribatte. Parla rapidamente, senza darsi un attimo di respiro; il volto rigido in una maschera di rabbia repressa che finalmente può essere espressa ad alta voce. Indica sopra di loro, verso casa. - Lo vedi cosa sta succedendo? Io non ce la faccio più. -, sospira. - Questa cosa non sta distruggendo noi, sta distruggendo loro. E sarà solo peggio, se non chiariamo. -

Fa una pausa, per permettere a Namjoon di metabolizzare il tutto; lui china lo sguardo, intimorito. Non merita neppure di guardarlo in volto, non importa quanto desideri farlo. Quando Seokjin riprende a parlare il suo tono è quello di una persona che ha terminato la pazienza, la volontà necessaria a portare avanti un conflitto.

- Perché non mi hai lasciato il tempo di spiegare, Joonie? -

Namjoon può quasi sentirlo, il suono del suo cuore che va in frantumi: è estremamente simile al suono del piatto che crolla in pezzi a terra, udito pochi minuti prima. Guarda con timidezza in direzione di Seokjin e lo trova intento a sorridere amaramente.

- Pensi...pensi di essere così intelligente, vero? Pensi di sapere sempre come funzionano le teste degli altri. È quello che ti sforzi di fare, come leader. Beh, lascia che ti dica una cosa. -, borbotta, stringendo i denti sull'ultima frase; all'improvviso le braccia che teneva inermi lungo i fianchi si sollevano e si allungano perché possa afferrare la sua maglia, tirarlo a sé. Namjoon è costretto a guardarlo, ora – ad osservare da vicino ogni tremolio altrimenti impercettibile delle sue ciglia, delle sue iridi scure. Seokjin digrigna i denti, irritato. - Avresti dovuto chiedermi cosa volevo fare invece che decidere anche per me. Ho aspettato ogni giorno che tu lo facessi, ogni giorno per due settimane, ma tu...tu... -

La presa si fa più stretta. Seokjin chiude gli occhi, la furia che minaccia di esplodere in pianto frustrato da un momento all'altro.

- ...tu sei proprio un idiota presuntuoso, Joonie! -, sbotta, infine. Riapre gli occhi umidi, strattonandolo; la sua voce è un lamento rabbioso. - Non voglio che anche tu pensi di poter prendere decisioni al posto mio! So quello che voglio, va bene? E voglio...voglio... -

La voce gli viene meno, ma non ha bisogno di dire altro; Namjoon lo guarda con occhi sgranati. Per la prima volta in vita sua sente davvero di essere un idiota – non per ragioni accademiche, non per un fallimento personale, ma per aver avuto la presunzione di decidere quale fosse il male minore senza neppure notare quanto dolore stava provocando a Seokjin, la persona che ha posto al centro del proprio universo. È con timore che solleva le mani e le posa sui polsi di Seokjin, abbassandoli piano – ed è con timore che accetta che Seokjin si lasci cadere contro di lui, premendo il capo chinato contro il suo petto.

- Davvero ti è dispiaciuto baciarmi? -, domanda, la voce piccola piccola – troppo piccola per quel corpo così ampio e caldo. Namjoon sente il cuore affondargli un po' di più – è colpa sua, è stato lui a ridurlo a qualcosa di piccolo e fragile. Avrebbe voluto essere la causa del suo sorriso, mai del suo dispiacere.

Solleva un braccio attorno al suo costato e poi l'altro, stringendolo; inclina il capo contro il suo e chiude gli occhi, percepisce Seokjin rilassarsi nel suo abbraccio. Vuole stringerlo più forte, fino a ricostruire ogni frammento della sicurezza che ha contribuito a distruggere. - No... non mi è dispiaciuto baciarti. Ovviamente. -, sussurra. Si volta senza scostarsi da lui, sentendo contro la pelle del viso quella soffice della guancia di Seokjin finché contro di essa non ci sono le sue labbra, intente a baciarla piano.

- Io ti piaccio, Joonie? -, domanda lui; e poi scoppia a ridere, sopraffatto dall'assurdità della situazione. - Perché tu mi piaci veramente tanto, maledizione. Sei il ragazzo più bello che abbia mai visto, ma sei anche un grosso scemo. -

Ed è a quel punto che Namjoon si ferma, e si allontana piano – quanto basta per guardarlo in volto. Seokjin sta sorridendo davvero, questa volta – le gote arrossate a causa della timidezza e dei suoi baci. È abbastanza certo che anche le sue guance siano altrettanto paonazze, ed è altrettanto certo di non avere quell'aria graziosa.

- Davvero pensi che io sia bello? -, domanda; Seokjin scoppia a ridere. Sfugge alla sua presa per pizzicargli le guance, sorridendo quando Namjoon protesta.

- Sei bello. -, ripete. Lo guarda intenerito, puntellando gli indici nelle sue guance. - Quando sorridi ti spuntano delle fossette, qui e qui. Ho voluto baciarle dalla prima volta che le ho viste. Sei bello, Joonie. Posso ripetertelo fino a stancarmi? -

Namjoon cerca un motivo per dirgli di no. Lo cerca, e lo cerca, fino ad esaurire lo spazio in cui cercare. Forse rifiuta di guardare dove sa che lo troverebbe per un personale capriccio – ma è la seconda volta che fa una scelta egoistica in tutta la sua vita per essere felice. La prima è stata abbandonare gli studi e le aspettative dei suoi genitori per dedicarsi alla musica a tempo pieno.

La seconda è baciare di nuovo Seokjin, sorridendo come un bimbo sperduto che ha finalmente trovato la strada per tornare a casa.




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Mi scuso per l'enorme ritardo ma la tendinite E l'inizio della stesura della mia nuova fic (che sarà una urban fantasy!AU coi vkookmin come trio principale) mi hanno portato via tempo prezioso T___T

Spero sia stato comunque abbastanza soddisfacente! Ci vediamo alla prossima fan fiction o su twitter se volete seguirmi!

Alla prossima,

- JoiningJoice

   
 
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