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Autore: Lila May    01/03/2018    3 recensioni
| Crack!AmbraLysandro | accenni AmbraCastiel |

Afferrò il giacchetto e decise che non si sarebbe coperta. Forse il freddo l'avrebbe fatta stare meglio. Avrebbe cancellato il pizzicore agli occhi, al naso, alle labbra sporche di rossetto che avevano desiderato la bocca di Castiel, e che invece erano rimaste all'asciutto come un deserto arido e senza vita.
Si avviò verso l'uscita, e prima che potesse spingersi contro la porta e levare il disturbo lo notò. Per la prima volta nella sua vita.
Lysandro. Seduto in un angolo del bar, con le gambe dolcemente accavallate l'una sull'altra e lo sguardo perso nell' osservare un foglio che sembrava essere molto importante, forse troppo, secondo Ambra. Sollevò gli occhi al cielo quando lo vide mettere a posto la penna e piegare con cura quel misero pezzo di carta.
Et voilà. Ci mancava proprio, il cannato del liceo. Ora sì che la sua serata poteva concludersi in grande stile.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ambra, Castiel, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P o r t r a i t


 
Mezzanotte.
Mezzanotte e le strade avevano cominciato ad assopirsi, la gente a lasciare i tavolini del bar, avvolgersi la sciarpa intorno al collo e andarsene, vogliose di tornare a casa.
Mezzanotte, e il cielo che prima era chiaro all'improvviso aveva deciso di vestirsi di una sfumatura divisa tra il blu e il nero, come la maglietta attillata di Ambra, quella con la scollatura sul seno, scelta apposta per stregarlo.
Mezzanotte, e le luci soffuse del locale sembravano aver avvolto tutto in una coperta calda e afrodisiaca. Forse era il sonno, pensò la ragazza, stringendosi nelle spalle snelle. O forse altro.
Mezzanotte, e lei lo aveva aspettato, giocherellando col ciondolo color tiffany che le pendeva elegante dal collo, battendo le unghie del medesimo colore sul tavolino, mentre il drink accanto al suo polso perdeva sapore e consistenza.
Mezzanotte, e alla fine lui non era venuto.
E lei? Lei, che aveva progettato quell'appuntamento da tanto, e che finalmente era riuscita ad ottenere un suo mezzo consenso. Lei, che solo sette ore prima aveva speso più del dovuto dinanzi allo specchio, mandando a cagare quelle amiche che in realtà non erano amiche, ma che aveva scelto lo stesso di portarsi al guinzaglio, per non dimostrare al mondo quanto fosse sola e fragile.
Lei, che aveva sistemato i cuscini sul letto prima di afferrare la borsetta e scappare via, pensando che questa volta, almeno questa, sarebbe riuscita a farlo suo.
Lei, che ora voleva solo alzarsi.
Tornare a casa, come le altre persone, magari farsi una doccia. Struccarsi, mettersi il suo pigiama preferito, azzannare suo fratello per la frustrazione e poi sbattere la porta della camera. Ma non ci riusciva. La sedia non aveva intenzione di lasciarla andare, il dolore era così forte da costringerla a rimanere col culo piatto piantato contro il legno, la testa fattasi troppo pesante perché riuscisse a tenerla anche solo in una posizione normale.
Ruotò il capo, gli occhi offuscati da una flebile patina di lacrime.
Merda.
Non voleva piangere. Non si piange per i ragazzi, prima legge dell'universo. Lei, poi, la grande Ambra, non poteva proprio permettersi una cosa del genere.
Dovevano essere i maschi a struggersi per lei. A rimanere con le mani in mano, piantati in asso perché ritenuti troppo miseri per i suoi gusti raffinati e difficili.
Doveva esserci lui, al suo posto, ora.
E invece c'era lei.
Si cinse la fronte con le mani, quella musica era davvero troppo alta. Nathaniel gliel'aveva detto, cazzo. Detto e ripetuto. "Con tutti, Ambra, ma non con lui."
Ricordava quelle parole a memoria, anche se non aveva mai voluto ascoltarle.
"Non con Castiel."
E invece tac, ironia della sorte. Si era innamorata di Castiel.
Si era voluta fare male, con Castiel. Perché lui non l'amava. E a nulla era servito sfilare le magie del nuovo push up, indagare sul suo profumo preferito e immergersi dentro fino al midollo, farlo diventare anche il suo, di profumo.
Lui non l'aveva mai guardata.
Mai.
E prima o poi sarebbe impazzita, per avere la sua considerazione, lo sapeva. Sarebbe diventata una triste puttana bisognosa della sua forza, dei suoi capelli rossi, ma che in realtà erano neri, della sua tempra ironica e agile a cui aggrapparsi nei momenti di paura.
Anzi, già lo era. La puttana del liceo.
Si faceva schifo da sola.
Provò ad alzarsi, ma barcollò sui tacchi, e le mani corsero ad appoggiarsi al tavolo per evitare di cadere. Veloce come una gazzella, salvò il drink dal suicidio prima che potesse cadere e chiazzare il pavimento di ciliegia, cannella e sicuramente altra merda di cui proprio non voleva farne la conoscenza. Una vera diva.
Almeno aveva i riflessi pronti. Almeno.
Afferrò il giacchetto e decise che non si sarebbe coperta. Forse il freddo l'avrebbe fatta stare meglio. Avrebbe cancellato il pizzicore agli occhi, al naso, alle labbra sporche di rossetto che avevano desiderato la bocca di Castiel, e che invece erano rimaste all'asciutto come un deserto arido e senza vita.
Si avviò verso l'uscita, e prima che potesse spingersi contro la porta e levare il disturbo lo notò. Per la prima volta nella sua vita.
Lysandro. Seduto in un angolo del bar, con le gambe dolcemente accavallate l'una sull'altra e lo sguardo perso nell' osservare un foglio che sembrava essere molto importante, forse troppo, secondo il giudizio affrettato di Ambra. Sollevò gli occhi al cielo quando lo vide mettere a posto la penna e piegare con cura quel misero pezzo di carta.
Et voilà. Ci mancava proprio, il cannato del liceo. Ora sì che la sua serata poteva concludersi in grande stile.
Si chiese che cazzo avesse da scrivere quell'idiota, ad un orario indecente come quello. Stava sempre con la stilografica in mano. Sempre con la testa tra le nuvole, lo sguardo oltre le persone, oltre tutto. Di cosa si faceva? Coca? O forse era solo scemo? Scosse il capo e distolse lo sguardo quando lui fece sparire le spalle ampie dietro il lungo giaccone nero. Poi tornò a guardarlo, infastidita. Fosse stato solo quello il problema.
Lysandro era il migliore amico di Castiel. Dio, non ce lo voleva lì. No, no. Lo odiava. Odiava tutti, voleva solo sparire.
Uscì, inspirò l'aria fredda e iniziò a scendere i gradini per raggiungere l'altra parte della strada. Sarebbe dovuta andare via con Castiel, non sola.
Sarebbe dovuta essere incollata al suo braccio, adesso, direzione letto. Sarebbe dovuta essere felice, e invece non lo era.
Invece mancò l'ultimo gradino, scivolando sui tacchi, e si sarebbe ammazzata se non fosse stato per le braccia pronte di Lysandro, che la avvolsero a un passo dall'asfalto. Ambra si voltò con uno scatto, ansante di terrore.
Poi lo guardò, lo fissò in quegli occhi così strani, il respiro corto che batteva frenetico contro il petto arrossato dal gelo.
Uno verde, uno arancio.
Non conosceva altre persone affette da eterocromia. Altri come lui. Il tempo di sistemarsi la scollatura che Lysandro l'aveva già aiutata a tirarsi su, i capelli bianchi spettinati a causa del gesto brusco che l'aveva visto protagonista qualche attimo prima.
Ambra si abbracciò le braccia esposte al freddo. Non era da lei ringraziare, abbassarsi tanto da chinare il capo. Non l'aveva mai fatto, erano sempre stati gli altri a prendersi la colpa per i suoi disastri, le sue grida viziate. Eppure ci provò. Sentì che era necessario. Per quella sera, decise di mostrare al mondo che aveva anche un lato buono. -Gr...- aggrottò le sopracciglia bionde, confusa. -grazie.-
Lysandro si limitò a sorridere, facendola arrossire. Quel ragazzo aveva delle labbra mozzafiato. Eteree. Interessanti, proprio come i suoi occhi. Tentò di aggiungere altro, qualcosa per scacciare l'imbarazzo, ma lui pareva di fretta e se ne andò a passo svelto, lasciandola sola sotto una luna piena da scoppiare. Ambra distolse lo sguardo solo quando lo vide sparire dietro l'angolo.
Si sarebbe ricordata di quel gesto.
Si sarebbe ricordata di quegli occhi.
Si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e fece un passo, uno solo, quando il suo sguardo distratto venne catturato da qualcosa...
qualcosa per terra. Proprio accanto al suo tacco alto.
Si chinò e afferrò quello che sembrava essere un foglietto piegato in quattro parti. Non ebbe dubbi sull'identità del proprietario. Apparteneva a Lysandro. -Aspetta..!- gridò, e corse, fece mezzo metro.
Poi si fermò.
Aspetta cosa? Ormai era andato. E poi, perché restituirglielo? Davvero voleva essere buona fino a quel punto? Avrebbe potuto ricattarlo, minacciarlo di mostrare a tutti cosa conteneva quel foglio tanto segreto per vendicarsi di Castiel, di quella serata di merda.
Usare il suo migliore amico come esca, sì. Geniale.
O lei, o la dignità di Lysandro sputtanata in giro per tutti i corridoi. A Cass la scelta. Lo aprì.
Avrebbe potuto davvero distruggere quel dannato. Essere cattiva, cattiva come lo era stato lui.
Ma Lysandro...?
Lysandro non era stato cattivo. Lysandro c'era stato, quando Castiel non l'aveva fatto.
Lo spiegò sotto la luce della luna e assottigliò lo sguardo per poter mettere a fuoco il contenuto. Il suo tratto era leggero. Aveva usato una penna, ma sembravano i tipici tratti di una matita.
Non era un testo.
Era un disegno.
Le tremarono le labbra, il cuore. Era il perfetto ritratto di una donna. Una ragazza giovane, bella, con i capelli lunghi sino al collo e lo sguardo inchiodato con rabbia sul drink, come se volesse incenerirlo. Frantumarlo, proprio come "lui" aveva frantumato il suo cuore. Sembrava in sua attesa, e dolorosamente consapevole che non sarebbe venuto. Ne quella sera, ne mai.
... prese un respiro.
La ragazza era lei.
E quando se ne accorse scoppiò a piangere come una bimba, disperata. Si portò il disegno al cuore e cadde a sedere sui gradini. Era lei.
Per tutta la serata non aveva fatto altro che intasare Castiel di chiamate perse, grattarsi le braccia, far schizzare gli occhi da una parte all'altra del bar, paonazza di rabbia.
E mentre lei si dedicava a soffrire, Lysandro aveva ben pensato di guardarla. Osservarla nel suo stato peggiore, più furioso e naturale, e riportarla su carta come una dea bella e distante. Nuda, ma al contempo vestita. Solo del suo fascino afflitto.
Non sapeva cosa dire. Si umettò le labbra secche, sconvolta, e strinse il disegno tra le dita tremanti.
Rimase a guardarlo fino a quando la notte non divenne pesante, fredda sulle sue spalle deboli e tremanti. Fino a quando le stelle non si trasformarono in gocce di pioggia, mischiandosi alle lacrime che continuavano a graffiarle le gote senza sosta, scavando nel fondotinta color cannella.


Decise che non si sarebbe vendicata. Che non avrebbe ricattato nessuno, che non avrebbe costretto Castiel per la dignità di nessuno.
 Che avrebbe protetto quel disegno dalla pioggia, se stessa.

E che avrebbe protetto anche Lysandro.




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nda
hi!
Sono Lila, un nome nuovo all'interno della sezione di Df, e spero di poter tornare con più frequenza a lasciare i miei piccoli aborti. Sarò sincera; bazzicavo già da tempo in questo fandom, in quanto amante di Dolce Flirt -le fisse che ritornano, lol-, ma ho voluto aspettare di trovare il ragazzo "giusto" su cui scrivere storie prima di debuttare. Perché tempo fa era stato Castiel, poi Kentin.
E dopo mille anni sono arrivata alla conclusione che, a mio dire, Lysandro è il migliore tra tutti; semplicemente perché si fa i cazzi suoi, se ne sta sulle sue ed è sempre buono e gentile. Ed è pure bello. (?)
La ship con Ambra non è casuale. Trovo questi due molto ben sincronizzati, i loro caratteri potrebbero funzionare se accoppiati, adoro questo genere di pair. La calma di Lysandro che si scontra con la furia di Ambra. Sono una ship non molto diffusa, eppure sono belli assieme!
SEMPRE MEGLIO DI NINA coff--
Come vi è parsa la storia? Mi sono impegnata per scriverla, spero che a qualcuno sia piaciuta, magari non spicca di originalità ma io trovo che Ambra ferita sia molto interessante da usare. Se avete voglia di dirmi cosa ne pensate, potete farlo con una piccola recensione, sono sempre ben accette! Sarei felice di sapere quali sono le vostre impressioni sulla mia shot e sulla coppia.
Penso di aver detto tutto, me ne esco in grande stile.
Bye!
Lila
   
 
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