Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms
Ricorda la storia  |      
Autore: Ladyhawke83    01/03/2018    12 recensioni
L'inizio del rapporto tra il mago Vargas e la druida Isabeau, raccontato dail loro figlio, Nak'ell, ormai anziano, alle proprie nipotine, come fosse una favola della buonanotte...
Buona lettura
Ladyhawke83
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sequel “la promessa del mago”'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Favola della sera

Isabeau, quando posò per la prima volta lo sguardo su di lui, pensò di non aver mai visto uomo, per l’esattezza mezzelfo, più bello di lui.

In quel viso spigoloso, ma armonico spiccavamo due occhi scuri e profondi, tali che sembravano scrutare molto al di là delle cose visibili. Capelli neri e lisci, lunghi fino a coprire un poco le orecchie appuntite, incorniciavano il volto serio, ma un po' ostile del mago.

Se la giovane druida avesse dovuto trovargli per forza un difetto, avrebbe posto l’accento sul naso, un po' troppo sproporzionato, ma davvero era cosa da poco rispetto a tutto il resto, compreso il portamento fiero e le mani curate, cosa che Isabeau, essendo una druida non mancava mai di osservare nelle altre persone.

Quando lui pronunciò il proprio nome, Simenon Vargas, dopo essere rientrato in quella casupola, in cui lei era, di fatto, un’ospite indesiderata, la druida pensò che quelle due parole avessero un suono particolare, quasi  musicale, come spesso accade alle parole di una lingua straniera, o pronunciate con accenti sconosciuti.

Poi, Isabeau non seppe dire bene come, accade che lui la baciò, appassionatamente, lei dal canto suo, seppur spaventata, ricambiò, perché sentiva di volerlo fare e, per essere due che si erano appena  incontrati, quello fu certo un segno che tra loro la scintilla dell’attrazione era già scoccata.

La druida sapeva di doverlo fuggire, a quel tempo era ancora convinta che i maghi fossero persone di dubbia moralità e dai modi sadici e violenti verso quelli della sua gente. 

Quel suo retaggio culturale faticava a morire, seppur quella notte aveva trovato in lui braccia amorevoli e labbra passionali, oltre che uno spiccato carisma, che le impediva di andarsene per la sua strada.

Simenon Vargas, all’inizio aveva usato i propri poteri per incantarla, per piegarla alla sua volontà, ed al suo bisogno, poi però nel corso di quella notte, si era reso conto dell’errore e aveva abbassato le proprie difese, sperando che così facendo lei non fuggisse via da lui. Il mezzelfo si sentiva terribilmente attratto da quella donna dagli occhi verdi e dai capelli biondo cenere, e nello stesso tempo non voleva che lei finisse per essere la sua bambola di piacere. Vargas voleva che lei restasse perché desiderava farlo, e così fu. Isabeau si concesse a lui, in un impeto di desiderio e di pura incoscienza tipica della gioventù.

Lei avrebbe ricordato quella prima volta per sempre, anche se non fu tutto così dolce e romantico, questo lo rammentava abbastanza bene, come anche il fatto che fosse colpa sua aver rovinato il tutto.

Successe che, proprio sul più bello, Isabeau lo insultò, inveendo contro di lui, incolpandolo di qualcosa che soltanto lei aveva deciso, e il mago ovviamente si infuriò sbattendola fuori dalla sua casa e dal suo cuore. 

Ma solo per un attimo, poiché il giovane e affascinante mezzelfo si pentì quasi subito di quel gesto impulsivo dettato dalla rabbia e dalla frustrazione. L’aveva cercata nel bosco, salvandola da un pericolo imminente, proprio come avrebbe fatto un principe in sella al proprio cavallo bianco, con l’unica differenza che Simenon Vargas non era un principe ed il suo cavallo non era bianco, così come la creatura non era un impressionante drago, come accade nelle comuni favole, bensì un banale, ma non per questo meno letale, orco dalla pelle coriacea e verdastra, e dal fetore importante.

A questo punto chiunque si sarebbe aspettato che la fanciulla cedesse e gli gettasse le braccia al collo piena di gratitudine e con occhi innamorati, ed invece no. Isabeau, se possibile, si mostrò ancora più adirata e distante con il povero mago, atteggiamento questo che convinse Vargas ad insistere ancora di più, finché il cuore di lei, e non solo quello, sarebbe stato suo, e suo soltanto.

“E poi cosa successe nonno?” Chiese la bimba, per la centesima volta, a suo nonno Nak’ell, che raccontava quella storia ormai quasi tutte le sere, alle sue due pestifere nipotine, e queste non si stancavano mai di sentirla.

“Successe che il cuore della vostra bisnonna si riempì d’amore per il bisnonno, e finalmente cedette alla sua corte, e sapete che cosa le ha fatto cambiare idea sul conto del bisnonno?” Chiese Nak’ell, sapendo perfettamente che entrambe le gemelline sapevano la risposta.

“La Canzone nonno, la Canzone!” Urlarono le due bimbe tutte contente.

“Esatto! E adesso filate a letto, signorine, è tardi. Se vostra madre vi trova ancora sveglie, passeremo tutti e tre un bel gaio!” Disse Nak’ell, strizzando l’occhiolino alle due piccole pesti, dagli occhi azzurro intenso.

“Ce la canti nonno? Per piacere, per piacereee…” Implorarono le due bimbe dai capelli biondi come il grano, l’una il riflesso identico dell’altra, tranne che per una piccola voglia che Miriell aveva dietro il collo, mentre Arienne no.

“Oh... e va bene! Lo sapete che se mi guardate con quegli occhioni non so resistere!” Disse il mezzelfo alle nipotine, mentre con la mano si sistemava una cioccia grigia dietro l’orecchio, una scia argentea in mezzo a folti capelli neri.

Nak’ell non conosceva tutta la storia di come fosse sbocciato l’amore tra i suoi genitori, eppure la risposta che aveva dato alle bambine assomigliava molto a quella che diede, a sua volta, suo padre Vargas, a sua madre Isabeau, quella notte di tanti anni prima.

Il druido dalle iridi smeraldo, come quelle delle nipotine, intonò quella melodia triste e un po’ dolce, la stessa che sua nonna Anuviel cantava a suo padre, da bambino e che, si tramandavano di generazione in generazione, i membri della famiglia “Vargas”. 

Le piccole mezzelfe, infagottate dalle coperte, nel loro giaciglio, chiusero gli occhi Pian piano, abbandonandosi alla dolce voce del nonno che pronunciava le parole della Canzone in quella lingua sconosciuta, ma così suadente.  

 

Era oscuro

como la media noche

cuando la luna esclareciendo estaba

todo calado, todo estaba en silencio 

como la nube en la oscuridad

miserable porque venis ahora

a recordarme del mal que yo pasi

a recordarme de toda la mia vida

etas palabras yo le habli...”

ANA  ALCAIDE - ERA OSCURO-

   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: Ladyhawke83