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Autore: _valy    02/03/2018    3 recensioni
Da novembre a giugno, l'evoluzione della relazione tra Alex e Sam raccontata lungo un arco di otto mesi.
(Alex Danvers/Samantha Arias)
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note:

Lo so, ho un’altra storia in corso. Ma ho visto Alex offrire un leccalecca a Sam e ho dovuto scrivere di loro.
Alcune indicazioni: vagamente fluff (fluffy??) e ironico e parzialmente AU - nel senso che Reign non esiste e mi sono presa altre licenze poetiche, perché non ho guardato tutti gli episodi, non sono così brava a scrivere di bambini e soprattutto non mi piace far soffrire i miei personaggi. Enjoy.
 
[Alex Danvers/Samantha Arias - o, come mi piace chiamare questa coppia nella solitudine della mia testa - Sex. Con SuperCorp di sottofondo.]
 

 


 
Think of all the stories (that we could have told)


 



 

(novembre)
 


“Ruby è stata bravissima. Ha cantato così bene.. Ha davvero una bella voce.”
 

Alex non può fare a meno di riempire il silenzio. Lena e Kara stanno parlando a due genitori in un angolo della sala, e Ruby sta salutando due suoi amici a pochi metri dal palco. Lei e Sam sono rimaste vicino ai loro posti, in piedi, e ora che Sam ha finito di salutare i genitori di alcuni compagni di Ruby, Alex ha sentito il bisogno di evitare che il silenzio tra di loro si allungasse. La conosce appena, non sa di che cosa parlare, e ha terribili doti sociali in ogni caso, quindi si è aggrappata a uno dei pochi argomenti che è certa possa sostenere una conversazione di qualche minuto (Kara e Lena arriveranno prima o poi, no?).
 

Sam le sorride, appoggiandosi a una sedia con nonchalance. “Sono felice di sentirtelo dire. Vuol dire che quei centinaia di dollari spesi in lezioni di canto sono serviti a qualcosa..”
 

“Auch, così tanto?”
 

È seriamente sorpresa. Insomma, Sam non le pare avere problemi economici, ma è pur sempre una madre single - il suo stipendio tira avanti la famiglia. Anche se, ora che ci riflette, questa è una delle migliori scuole di National City e la retta deve essere piuttosto elevata.
 

“Oh sì, credimi. Qualche anno fa, quando eravamo a Metropolis, Ruby era amica con una ragazza - Denise, si chiamava. E Denise andava a lezioni di canto. Quindi, ovviamente, anche Ruby voleva andare a lezioni di canto insieme a lei. Ho provato in tutti i modi a farle cambiare idea..”
 

“Fammi indovinare, non ha funzionato.” Alex glielo legge negli occhi che non ha funzionato.
 

“Ovviamente. Dopo un mese di pianti disperati, ho chiamato la madre di questa Denise per chiederle il nome della scuola di canto e sai cosa ho scoperto?”
 

“Non so perché, ma ho paura di quello che mi stai per dire..”
 

“E fai bene. È saltato fuori che Denise aveva un istruttore privato, un vocal coach, lo chiamava così. E lo pagava 100$ l’ora.”
 

“Oh porca miseria.” Alex è sconvolta. 100$? Come – pff, assurdo.
 

“Non sto scherzando.” Chiarisce subito Sam. “Quella sera ho preso da parte Ruby e le ho detto di scegliere tra quelle lezioni e la pizza del martedì e venerdì sera. Per mia fortuna ha scelto la pizza!”
 

“Sono sconvolta.” E lo è davvero. “Non avevo idea che costassero così tanto. Per tua fortuna Ruby ha delle ottime priorità!”
 

“Oh sì.. Ringrazio il cielo di avere una figlia ossessionata con la pizza.. Comunque due settimane più tardi l’ho iscritta a delle lezioni di canto gruppo, 15$ l’ora una volta a settimana. La cosa è andata avanti per mesi, le piaceva veramente tanto. Per mia fortuna avevo chiuso un bell’affare pochi mesi prima..”
 

“Beh, sarai felice di sapere che quei 15$ l’ora hanno dato il loro frutto!”
 

“Glielo dirò. Anzi, forse potresti dirglielo tu stessa.. Ti andrebbe una cioccolata calda, quando Ruby ha finito di salutare tutti? Lena mi ha detto che dovrebbe essere libera, e penso anche tua sorella..”
 

Alex annuisce, ripensando alla conversazione avuta con Kara poco prima, a Maggie che a quest’ora sarà tornata dal lavoro - a quel macigno che si porta sulle spalle che ora si è fatto un po’ più leggero. Sam le sta simpatica, e si trova a suo agio con Ruby - e accettare di trascorrere ancora qualche ora con loro non le sembra una cattiva idea.
 

“Certo, volentieri. Mi-mi farebbe molto piacere. A tal proposito, forse mi conviene andare a salvare mia sorella da quella coppia laggiù, lei e Lena ci stanno parlando da qualche minuto e dal loro sguardo non mi sembra che stiano avendo una conversazione così piacevole..”
 

“Ho incontrato l’uomo all’ultimo incontro genitori-insegnanti.” Le dice Sam in un bisbiglio cospiratorio. “E credimi, penso che le probabilità che lui non si stia lamentando del crescente numero di alieni in città siano molto, molto basse.”
 

“Meglio intervenire prima che mia sorella tiri fuori le parole grosse allora!”
 

È già a un paio di metri di distanza da Sam quando questa le risponde.
 

“Agente Danvers alla riscossa!”
 
 

 
“Mamma mi ha detto che la canzone ti è piaciuta!”
 

Ruby le si siede accanto, e Alex scivola lungo la panchina per farle spazio. Sam e Lena si sono alzate poco prima, e ora stanno litigando per decidere chi delle due pagherà il conto. A quanto pare sanno essere entrambe molto insistenti e determinate, ma Alex è pronta a scommettere che Lena uscirà vittoriosa. Il sorrisetto sul volto di Kara la spinge a credere che sua sorella concordi con lei.
 

“Oh sì! Sei stata davvero brava. Hai cantato molto bene, complimenti. E sei stata davvero coraggiosa, lì sul palco davanti a tutti..”
 

“Grazie..  Ero un po’ agitata all’inizio ma poi quando sono salita e tutti hanno fanno silenzio, bum - ho preso un bel respiro e sono andata! Sono contenta che siate venute anche voi. Mamma non era sicura..”
 

“Sì, sì. Non appena ci ha parlato dello spettacolo abbiamo subito capito che non saremmo potute mancare. E devo dire che ne è valsa la pena eh. A quando il prossimo?”
 

Alex è contenta che Ruby stia sorridendo così tanto, che non si senta in difficoltà a parlare con lei nonostante si conoscano appena.
 

“Oh, non lo so bene... Penso che ne organizzeranno un altro alla fine di scuola, ma non so se andrò..”
 

“Oh, che mai?” Alex non può fare a meno di chiederle. Le pare strano che Ruby sia così indecisa, soprattutto visto l’entusiasmo che ha dimostrato fino ad adesso. Che non si trovi bene con qualcuno dei bambini che hanno preso parte allo spettacolo? O con alcuni degli insegnanti che l’hanno organizzato?
 

“Stavo pensando di iscrivermi a calcio.. La scuola ha due squadre e tutti i sabato pomeriggio organizzano delle partite e due miei compagni di classe ci vanno e mi piacerebbe provare..”
 

“Questa sì che è un’ottima idea!” La incoraggia Alex. “Sai, ti dirò un segreto, anche io quando avevo la tua età giocavo a calcio..”
 

“Davvero?”
 

Ruby si sporge verso di lei, quasi non credesse a quello che le ha appena detto. Ha gli occhi che brillano. Alex sorride, e i suoi occhi incrociano quelli di Kara, che sta annuendo dall’altra parte del tavolo, ricordando molto probabilmente tutte le scarpe da calcio che Eliza ha ancora in uno degli armadi del garage.
 

“Davvero! La mia squadra era parecchio forte..”
 



Mezz’ora più tardi, quando Kara ha posato Lena a casa sua (Alex non vuole nemmeno pensarci. Ha visto il portiere all’ingresso e ha alzato lo sguardo verso l’ultimo piano del palazzo e ha chiesto con un filo di voce, “Tu vivi qua?” e Lena le ha sorriso prima di scendere dall’auto e dare un bacio sulla guancia a Kara. “Vive qua?” ha ripetuto. Kara l’ha guadata e le ha risposto “Non me ne parlare”) e si è parcheggiata sotto il suo appartamento, Alex guarda fuori dal finestrino e con un filo di voce mormora, “Ruby è fantastica.”
 

Kara cerca il suo sguardo, prima di risponderle. “Lo è.”
 

“E Sam è simpatica. Sono contenta che Lena te l’abbia presentata.”
 

“Lo sono anche io. Mi trovo bene con lei.”
 

Alex non può fare altro che distogliere nuovamente lo sguardo. Si concentra sulla radio, spenta. Traccia con le dita i contorni dei pulsanti, fingendo di studiarli, di memorizzarli. Kara non la spinge a parlare, e Alex impiega qualche decina di secondo prima di trovare le forze.
 

“Devo parlare a Maggie, non è vero?”
 

“Sì, credo che tu debba farlo.”
 

“Già. Lo immaginavo.”
 

Kara allarga le braccia e la stringe a sé. È un abbraccio scomodo, entrambe sporte in avanti sopra la leva del cambio. I secondi passano, ma Alex rimane immobile.
 

Più tardi, quando sta salendo le scale del condominio diretta nel suo appartamento, riflette che sua sorella l’ha abbracciata più a lungo del solito quella sera. Alex pensa che è in quegli abbracci che lei trova tutta la sua forza.
 

 
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(dicembre)
 


 
Alex impiega qualche secondo prima di rendersi conto che Sam è accanto a lei. A sua discolpa, si sono limitate a salutarsi di sfuggita quando lei e Ruby sono arrivate alla festa, e Alex ha trascorso l’ultima mezz’ora in compagnia di Ruby (quella bambina ha così tante domande! Ed è così intelligente per la sua età), mentre Sam si è intrattenuta dall’altra parte della sala con Lena e Kara.
 

Si è appena alzata dal divano, dopo aver risposto alle ultime curiosità di Ruby, e sta fissando un punto indefinito in quella porzione di cielo sopra National City che è visibile dalla finestra della sala dell’appartamento di sua sorella. Non è un’area molto grande, e Alex capisce perché Kara ha sempre gli occhi che luccicano quando le parla delle sere che trascorre a casa di Lena, sedute sul divano che Lena ha spostato sul balcone del suo appartamento all’ultimo piano, l’intera National City distesa di fronte a lei.
 

È immersa in se stessa, persa nella sua stessa mente, e quando una mano si posa sul suo braccio e una voce la chiama, Alex si volta di soprassalto, una mano pronta a muoversi verso la cintura, verso un’arma che stasera non ha addosso. (Deve rilassarsi. Deve ricordarsi che non è solo un’agente, che non è al lavoro ora.)
 

“Oh, scusa. Non volevo spaventarti.” È Sam. Di fronte a lei, la mano ancora sul suo braccio.

 
Alex si sforza di sorridere, di scrollarsi di dosso la sua reazione e di minimizzare l’accaduto - ma non è mai stata molto brava in questo genere di cose.
 

“No, no. Non mi hai spaventata. Ero un po’ -”
 

“Persa?”
 

“Persa, sì. Stavo guardando fuori e mi ero come incantata.”
 

“Succede.” Commenta Sam, e ritrae la mano. Sembra indecisa sul da farsi, nota Alex, come se non sapesse come continuare e che cosa dirle ora che ha incominciato la conversazione. Alex stessa non è mai stata molto brava a portare avanti le conversazioni, ma si concentra per un attimo prima di buttarsi sul primo argomento che le viene in mente.
 

“Sono contenta che tu e Ruby siate venute. Mi ha fatto piacere parlarle, era da un po’ che non la vedevo.”
 

Sam le sorride, voltandosi a guardare Ruby, ancora seduta sul divano, intenta a parlare animatamente con Winn. Alex non può fare a meno di notare la mano di Sam rilassare la presa attorno al bicchiere di liquore, e il suo sorriso farsi più raggiante.
 

“Questa è la prima festa di Natale che trascorriamo in compagnia, lo sai? Tutti gli anni passati, siamo sempre state soltanto io e lei, a mangiare schifezze e a preparare biscotti per Babbo Natale.. Quando.. Qualche anno fa ha scoperto che Babbo Natale non esiste, ma abbiamo continuato a fare i biscotti la sera e a cercare di mangiarli tutti il giorno dopo..”
 

Sam lo dice ridendo, ma ha gli occhi che lacrimano, e Alex finge di non vedere quando si asciuga gli occhi con una mano.
 

“Siamo state soltanto io e lei per così tanto tempo.. Ed eravamo contente, tutte e due, credimi. E pensavo che fosse abbastanza, che io fossi abbastanza, per lei. Che stessi facendo tutto quello che le serviva per essere contenta, per stare bene..”
 

“Ed è così.” La interrompe Alex, perché ha un brutto presentimento sulla direzione che questa conversazione sta prendendo. Il tono di voce di Sam, così pacato e convinto, e le sue parole - è un discorso troppo simile ad un’autoincriminazione, e Alex non può sopportarlo. Non conosce Ruby e Sam così bene da poter parlare con piena cognizione di causa - ma sa quello che basta per sapere che Sam si sta incolpando per qualcosa senza alcuna ragione. “È così,” le ripete guardandola negli occhi. “Hai fatto tutto quello che potevi. Hai cresciuto una bambina da sola, senza nessun appoggio, senza nessun supporto. L’hai nutrita, le hai dato una casa, le hai dato un’educazione e le hai permesso di seguire i suoi sogni anche quando questo ti costava dei sacrifici.. Le hai dato tutto l’amore che avevi, e continui a farlo, e lei lo sa.. Quando parla di te, le si illuminano gli occhi.. Tu sei il suo eroe, più di me, più di Supergirl, più di chiunque. Sei la sua roccia e -”
 

“Ti prego, non continuare.”
 

Alex alza lo sguardo, e - oh, Sam sta piangendo.

 
“Sam, mi spiace.. Scusa se ho detto qualcosa di inappropriato, io -”
 

“No, no! No, affatto.” Sam si interrompe, e si asciuga le lacrime con la manica del vestito con un’eleganza che Alex le invidia. “Quello che hai detto è stato.. Cavolo, avevo bisogno di sentirlo, credimi.”
 

“È un brutto periodo?” Non può fare a meno di chiederglielo.
 

“No, non proprio. È solo che, non so, con il mio nuovo lavoro, e la nuova scuola di Ruby e i suoi impegni, è stato difficile trovare un equilibrio.” Le risponde Sam. “E quello che abbiamo trovato non è perfetto, e non è stabile - e più spesso di quanto mi piaccia ammettere non riusciamo a trascorrere molto tempo insieme e mi sembra di tradire le sue aspettative, capisci? Di non essere una buona madre, di non essere abbastanza per lei. E vederla con voi.. Con te, mio dio, vederla con te.. È così contenta e solare e mi ha fatto riflettere, tutto qui. E a quanto pare pure io sono sentimentale sotto Natale e così mi sono trasformata in un fiume in piena e ho riversato tutto su di te! Che cret- ho monopolizzato la conversazione con i miei problemi, scusami, davvero.. Che imbarazzo..”
 

E Sam lo dice in quel suo modo di dire le cose, così espressivo e trasparente - abbassa lo sguardo e si porta una mano alla fronte quasi come per nascondersi, e fa un passo indietro ripiegandosi su se stessa e mordicchiandosi le unghie.

 
Alex agisce d’istinto.
 

Fa un passo avanti, riaccorciando le distanze. Le posa una mano sulla spalla, stringendo una o due volte per attirare la sua attenzione. E quando Sam alza gli occhi, Alex le sposta un ciuffo di capelli dagli occhi e incrocia il suo sguardo. Sam la fissa mortificata, ma Alex le sorride con convinzione. Vorrebbe dirle un milione di cose, e un milione di frasi si presentano alla sua mente, pronte per prendere forma sulle sue labbra. Alla fine, forse perché non è mai stata brava ad intrattenere una conversazione, forse perché ha le mani sudate nonostante sia inverno, Alex decide che la cosa migliore è essere se stessa.

 
“Ho nascosto una bottiglia di Baileys in camera di Kara una settimana fa. Che ne dici, andiamo a prenderla e ci facciamo due sorsi mentre tu elabori questa storia assurda secondo cui tu non saresti una buona madre? Non so se posso sopravvivere a una simile sciocchezza senza almeno un bicchiere di alcool..”
 

E Sam abbassa la testa, ma questa volta con un sorriso. E quando Alex si incammina verso la camera di Kara, Sam la segue.
 



(Ruby le raggiunge una ventina di minuti dopo. Si siede accanto a loro sul letto di Kara, e Sam la stringe a sé con il sorriso più grande che Alex le abbia mai visto sul volto.)
 

(Alex le osserva e non può fare a meno di pensare Ho fatto bene. Fa male, ma ho fatto la scelta giusta.)
 

(Alla fine della serata, dopo i saluti e i ringraziamenti, Alex accompagna Sam e Ruby alla porta, e Sam la abbraccia prima di andare via. “Grazie per stasera,” le mormora all’orecchio prima di voltarsi ed incamminarsi con Ruby lungo il corridoio. Alex le saluta con un gesto della mano, di nuovo improvvisamente sudata nonostante il freddo.)
 
  
 
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(gennaio)
 
 


“Ooh, Lena! Guarda qua! Questo è il genere di scarpe che uno indossa quando va a vedere una partita di calcio. Sneakers, o stivali, o Converse - non Louboutin con tacco 12!”
 

“Queste sono Manolo Blahnik. E hanno un tacco 9.”
 

“Spero che qualcuno te le abbia regalate, perché hanno anche una macchia di fango bella grossa sulla punta.”
 

Alex scoppia a ridere di fronte a Lena, osservandola mentre fissa le scarpe con uno sguardo inorridito, borbottando sottovoce qualcosa che alle sue orecchie suona molto simile a un “Odio gli sport all’aperto. Odio gli sport. Odio l’aperto.” Alex non può fare altro che ridere più forte.
 

“Vedo che vi siete messe comode. Avete trovato un buon posto,” commenta indicando le sedie che Sam e Lena hanno piazzato a una decina di metri di distanza dal campo, proprio in corrispondenza della linea di metà campo. Attorno al campo ci sono almeno una cinquantina di persone, genitori, parenti, o semplici amici dei ragazzi che giocano, quasi tutti equipaggiati con sedie o coperte.
 

“Siamo arrivate con un’ora di anticipo, abbiamo avuto tutto il tempo di cercare su Google il posto migliore da cui guardare una partita di calcio, escludere i risultati che prevedono uno stadio e testare le risposte con un esperimento diretto.”
 

La risposta di Lena è un tantino troppo precisa per essere una battuta. E infatti, spinta probabilmente dal suo sguardo dubbioso, Sam non tarda a precisare.
 

“Vorrei poterti dire che sta scherzando, credimi. Per mia fortuna ora ci sei anche tu a condividere con me il peso della sua presenza e le altissime dosi di sarcasmo che questa implica.”
 

Lena le risponde roteando gli occhi e spostando la sua sedia qualche metro più in là, a poca distanza da un gruppo di genitori. Alex e Sam non possono far altro che riderle in faccia, soprattutto quando i suoi nuovi vicini iniziano a rivolgerle occhiatacce inquisitorie.
 

Dopo qualche minuto di risatine e commenti affezionati su quanto drammatica sia diventata Lena col passare degli anni, tra lei e Sam cala il silenzio. Non è pesante o imbarazzante, ma questa è la prima occasione in cui Alex esce in compagnia di Lena e Sam, senza che Kara sia al suo fianco, e sta sentendo uno strano bisogno di evitare il silenzio e far sorridere Sam (e Lena, ovviamente. Sarebbe strano se volesse far sorridere solo Sam). Quindi decide che il silenzio si è prolungato per troppo tempo, e commenta.
 

“Comunque queste sono Dottor Martens, non sneakers.”
 

Sam la guarda con in volto un guizzo di qualcosa a cui Alex non sa dare un nome, e Alex si sente arrossire fin sulla punta delle orecchie. (Il che è normale. La normale reazione di una persona allo sguardo di un’amica.) Lena è ancora due metri più in là, completamente inutilizzabile come possibile distrazione.
 

“Lo so, le ho riconosciute.. Non sei la prima lesbica che incontro.” Sam glielo dice con un occhiolino, come se fosse un segreto da custodire o una battuta che deve restare tra loro, e Alex sente il rossore intensificarsi e non può far altro che pregare che la sua reazione (la sua assolutamente normale reazione) non sia evidente a Sam come lo è a se stessa.

 
Ma Sam sta frugando nello zaino che si è portata appresso, e quando finalmente alza la testa ha un sorriso soddisfatto in volto e due bottiglie di vetro in mano.
 

“Birra analcolica?” Le chiede porgendole una bottiglia, e Alex controlla la frequenza del suo respiro e accetta.
 

“Ehi! A me non offri niente?” Urla Lena dalla sua posizione, ricevendo le occhiatacce dei genitori accanto a lei, e quando finalmente decide di spostare nuovamente la sua sedia accanto a loro, Alex tira un sospiro di sollievo e si concentra sulle due squadre che stanno entrando in campo.
E poi Sam si alza in piedi e urla “Vai Ruby” a squarciagola e - sì, anche gettare un’occhiatina al sedere di un’amica è normale.
 
 
 

La squadra di Ruby perde. Ovviamente.

 
“Ma hai giocato veramente bene, quindi non abbatterti!” La consola Alex dopo la partita. (Lena ha dovuto rinunciare al secondo tempo a causa di una chiamata di James, che le chiedeva di passare alla CatCo a risolvere non sa quale problema. “Mi auguro che Kara sia lì in ufficio” ha commentato prima di andarsene, e Alex ha sorriso, felice del fatto che Lena e sua sorella siano così legate l’una all’altra.)
 

Ruby annuisce, ma la delusione per la partita è stampata sul suo volto.
 

“Potevamo segnare di più. Marcus ha avuto almeno due occasioni da goal, e non sono così sicura che ci fosse quel fuorigioco. E quel fallo sul numero 13 dell’altra squadra non mi sembrava proprio un fallo e -”
 

Alex sta già scuotendo la testa divertita quando Sam interviene.
 

“Ma sentila! Vedo che hai già imparato il gergo, eh stellina?”
 

“Mamma!”

 
“Che cosa c’è? Non ti piace che ti chiami stellina?”
 

“Ho undici anni. E un quarto.. È un po’ imbarazzante, pensa se qualcuno ti sentisse!”
 

“Sai una cosa Sam?” Commenta Alex. Ruby la fissa con uno sguardo di supplica, mentre Sam si volta verso di lei incuriosita. “Sto dalla parte di Ruby..” Sam le risponde portandosi le mani al cuore e minando una pugnalata, una, due, tre volte, borbottando “tradimento, tradimento.” Alex sopprime una risata spontanea e mantiene un tono di finta serietà. “Fino a undici anni stellina va bene, ma c’è quel quarto che fa tutta la differenza.”

 
“Quindi niente stellina?” Le chiede Sam. “Come puoi voltarmi le spalle così.. Ti ho addirittura offerto da bere!”
 

“Niente stellina,” conferma Alex, e con la coda dell’occhio vede Ruby esultare, la sconfitta ormai dimenticata. “Dagli undici anni e un quarto in poi, la legge prescrive l’uso di ‘fiorellino’!”
 

L’urlo di gioia di Sam è esagerato e contagioso. Alex non può fare a meno di ridere mentre Sam inizia a canticchiare “Fiorellino, fiorellino mio” e a rispondere alle proteste di Ruby con un “Lo dice la legge fiorellino. Hai sentito quello che ha detto l’agente Danvers.”
 
 

 
Dieci minuti più tardi Sam e Ruby sono in macchina, finestrini tirati giù per salutarla. Ruby è gentile e curiosa come al solito, una domanda dopo l’altra sulla partita e su quel fallo che secondo lei non era da fischiare e su che cosa ne pensa della posizione in cui l’allenatore l’ha fatta giocare.
 

Alex risponde a ogni singola domanda, un sorriso sul volto, finché Sam non interrompe una stringa di domande particolarmente lunga, facendo notare a sua figlia che si sta facendo tardi e che “Non è il caso di approfittarsi della gentilezza di Alex. Potrai farle tutte quelle domande la prossima volta che la vedrai, che ne dici?”
 

“Presto?” Chiede Ruby, e Alex non sa dire se sia rivolto a lei o a Sam. Sam si limita a guardarla per un paio di secondi, come a lasciarle la libertà di decidere a che velocità muoversi, o se muoversi del tutto. Alex gliene è estremamente grata, ma sta viaggiando ai cento all’ora.
 

“Molto presto,” le risponde, e anche in questo caso non sa dire se questa risposta sia rivolta più a Ruby o più a Sam. I finestrini si alzano, ed entrambe hanno un sorriso sul volto - e questo le basta.
 

(“A presto Dottor Martens,” la saluta Sam all’ultimo momento, e Alex è quasi sicura di aver intravisto un occhiolino. È gennaio, ma non ha mai fatto così caldo.)
 
 


(Per un mezzo secondo quella sera, mentre è al telefono con Kara, è tentata di descriverle l’accaduto e di chiederle la sua opinione. È pronta a parlare - a chiederle se è normale, se scambiarsi simili battute è un comportamento standard per due persone che stanno diventando amiche, se la sua reazione è quella che un’amica ha in presenza di un’altra amica (perché lei non lo sa. Perché ha più conoscenti e colleghi che amici, perché non ha esperienza, perché vuole disperatamente che sia amicizia perché non è sicura di poter anche solo immaginare che cos’altro potrebbe essere) - quando le viene in mente Lena.
 

È a questo che servono gli amici - Lena e Kara se lo ripetono spesso, lo dicono l’una all’altra, ed entrambe hanno gli occhi che brillano, ogni volta. É quel luccichio - lei e Kara sono sorelle, e sacrificherebbe la sua vita per lei, ma è alla ricerca di qualcosa di diverso. E lei e Lena sono amiche, e non hanno problemi a trascorrere del tempo insieme, ma non c’è quell’affinità, quella serenità e quella sicurezza che Kara ha negli occhi quando parla di Lena e della loro amicizia.
 

Quegli occhi che brillano - Alex ci pensa mentre Kara le racconta la sua giornata, e riflette che forse può averli con Sam.)
 
 


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(febbraio)
 
 


Tre giorno dopo averla tranquillizzata circa i suoi momentanei vuoti di memoria (“Del tipo che non ricordi dove hai messo le chiavi della macchina, o che avevi un appuntamento ad una certa ora? Nella maggior parte dei casi è un problema di stress, ma possiamo comunque fare dei test. E posso darti il numero di alcuni specialisti, o possiamo chiedere a Lena se la L-Corp è convenzionata con qualche studio.”), Sam la invita a casa sua.
 

Alex riceve una chiamata alle 7.15 di mattina, mentre è impegnata in laboratorio con altri due agenti, china su un microscopio da almeno due ore. Odia il turno di notte.
 

“Agente Danvers.” Risponde, perché nella calma del laboratorio non ha pensato di gettare uno sguardo attento al nome comparso sullo schermo del telefono, limitandosi ad agire in automatico e portare il telefono alle orecchie.
 

“Alex?”
 

Alex impiega un paio di secondi prima di riconoscere la voce. Un’occhiata allo schermo illuminato del telefono le conferma i suoi sospetti.
 

“Sam? È tutto a posto? È successo qualcosa?”

 
“No, no. Tutto - mh, tutto bene. E tu?”

 
“Tutto bene anche per me, grazie.”

 
Sam non le risponde, e per un attimo Alex si riempie di incertezza. Deve forse farle qualche domanda, intavolare una conversazione? Non crede che spetti a lei, dato che è stata Sam a chiamarla. Deve forse farle presente che in questo momento Alex sta lavorando, e che tecnicamente le chiamate personali non sono permesse in orario di lavoro? Spera di non dover arrivare a tanto - le disposizioni in materia e i controlli sono diventati molto più blandi ultimamente, e Alex è nel laboratorio, impegnata in un lavoro non urgente con due agenti che conosce. Le dispiacerebbe raffreddare la sua nascente amicizia con Sam per paura della remotissima eventualità di una nota di rimprovero da parte di qualche suo superiore. Ma d’altro canto, il lavoro è lavoro.

 
Per sua fortuna, Sam decide che il silenzio è durato troppo a lungo, e che è giunta l’ora di illuminare Alex circa il reale motivo della sua chiamata, e inizia a parlare liberandola dall’onere di compiere una scelta.

 
“Sp-spero di non averti svegliata. O disturbata. Non sono molto informata su che orari fate voi federali.”

 
Oh, già. Sam è convinta che lavori all’FBI. Per la miseria, odia mentire ai suoi amici.

 
“Orari terribili, e paga minima. Forse dovrei valutare l’opzione di intraprendere un’altra carriera. La L-Corp sta cercando una guardia del corpo?”
 

Dall’altra parte del laboratorio l’agente Mitch le lancia un’occhiata divertita, prima di alzare il braccio e fare il segno di due con la mano. “O due guardie del corpo? Insomma, ho sentito che voi pagate decisamente bene.”

 
“Mmh, e tu saresti disposta ad abbandonare la tua carriera all’FBI sulla base di informazioni di seconda o terza mano, ottenute da chissà quale e quanto affidabile fonte? Devo confessare che mi aspettavo di meglio, agente Danvers. Sono sorpresa, e onestamente anche un po’ delusa.”

 
“Oh, questa è una delle più efficaci ramanzine che mi siano mai state fatte. Ora capisco perché Lena ti paga così profumatamente.”
 

“I tuoi amici nella sezione informatica hanno dato uno sguardo al mio conto in banca?”

 
“No, Kara è stata a casa tua e mi ha parlato della tua piscina e della tua vasca idromassaggio. E ho visto la tua macchina. Non sono una grande fan dello zio sam versione grande fratello.”

 
Sam le risponde ridacchiando e tirando un finto sospiro di sollievo. “Mi sento molto più sicura ora.”

 
“Sono felice di sentirtelo dire.”
 

Sam tace per un attimo, e Alex ne approfitta per guardare l’orologio. 7.22. Cavolo. Non crede di poter rimanere al telefono ancora a lungo. Il suo turno finisce tra poco più di mezz’ora, ma le pare di ricordare che Sam normalmente esca di casa verso le 8.15 per portare Ruby a scuola e andare in centro alla L-Corp per le 9, quindi se Alex le dicesse che al momento non può continuare la conversazione non si potrebbero sentire come minimo fino all’ora di pranzo, impegni di Sam permettendo. Non è una situazione ideale, ma non può fare altrimenti.
 

“Sam, scusa se-”
 

“Potresti vedere con i tuoi occhi.”
 

Cosa?
 

“Ehm, cosa?”

 
“Casa mia, intendo. Hai detto che Kara ti ha parlato di casa mia e - beh, ecco, potresti vederla di persona. Stasera. Se ti va.”
 

Oh. Ooooh. Sam vuole che vada a casa sua. Sam vuole che lei trascorra la serata a casa sua e vuole che veda la piscina e la vasca idromassaggio e il giardino enorme di cui Kara ha parlato per due ore e -
 

“Cioè, se puoi. Se non lavori -”
 

Alex non lavora. Oh, grazie a dio per una volta non lavora.

 
“ - Ho pensato di provare a chiedertelo perché io domani ho la mattina libera e mi farebbe piacere fare due chiacchiere e -”

 
Farebbe piacere anche a lei. Si trova bene con Sam. È divertente e onesta e non la mette a disagio ed è così coraggiosa, con Ruby, con il suo lavoro, con tutte quelle responsabilità che le stanno causando livelli di stress mai visti -
 

“ - Se preferisci posso chiedere anche a Kara e Lena e - e James, perché no.. Anche a loro se vuoi.. Sono sicura che a Ruby farebbe piacere e sicuramente sarebbe molto divertente con loro e - oh Dio, così sembra che io pensi che trascorrere la serata solo con te non sarebbe divertente e non è assolutamente così e.. Ok, ti giuro che so fare meglio di così, ho i nervi saldi e ho un ottimo autocontrollo e -”
 
E di che cosa sta parlando? Forse è l’ora che Alex apra la bocca.
 

“Mi piacerebbe molto venire a casa tua questa sera.”

 
“Oh. Ok. Ok.” Il sospiro di sollievo di Sam è evidente, e Alex non può fare a meno di ridacchiare divertita. E poi di sentirsi in colpa per aver inconsapevolmente prolungato la sofferenza e l’incertezza di Sam con il suo silenzio. Per sua fortuna i suoi sensi di colpa hanno vita breve, perché la sua attenzione viene richiamata dalla voce di Sam. “Allora, alle 8? Ti va cena?”
 

Questa volta, la sua risposta è immediata. “Cena con la famiglia Arias? Non vedo l’ora!”
 

“Oh.” Un altro sospiro di sollievo. “Bene. Bene. Allora alle 8. Ti invio l’indirizzo, ok?”
 

“Certo.” E poi, perché i suoi colleghi la stanno guardando in modo strano, e forse è giunta l’ora di mettere fine alla chiamata e riprendere il lavoro, aggiunge con un sorriso, “A stasera Sam.”

 
“A stasera Al-agente Danvers.”

 
Alex arrossisce fino alle punte delle orecchie. (Non può farci niente. Essere chiamata agente in un contesto non lavorativo ha questo effetto su di lei - a prescindere da chi stia usando questo titolo.) Mitch e Skorin iniziano a ridacchiarle in faccia, ma Alex li fissa con uno sguardo glaciale.

 
“Devo forse ricordarvi che conosco Supergirl?”

 
Purtroppo la minaccia non ha gli effetti sperati.
 
 

 
La serata con Sam e Ruby eccede le aspettative di Alex. Sam le offre una porzione di lasagne e un dolce alla vaniglia, e Ruby le mostra camera sua e quella stanza che lei chiama il suo studio (“Ci tengo tutti i miei libri. E anche qualche gioco. E il mio tablet. È un vero studio, mamma mi ha aiutata a scegliere la libreria e il colore delle pareti e mi ha anche comprato quel quadro da appendere!”). La piscina è enorme, ma Alex è contenta quando Sam le propone di rimandare la nuotata notturna ad un altro giorno, possibilmente uno in cui la temperatura sia più alta di 20 gradi, e suggerisce un film.

 
Le immagini scorrono sullo schermo del televisore (enorme, anche quello. Alex sta seriamente considerando di cambiare carriera), e Ruby è ormai troppo grande per addormentarsi per la stanchezza durante un film. Alex rimane seduta ad alternare lo sguardo dallo schermo a questa bambina quasi ragazza e a questa madre seduta accanto a lei, sorridente nonostante il peso delle sue preoccupazioni - e il suo cuore si allarga e si allarga e sia allarga.
 

(“So che questo è un momento difficile, ma passerà. Non sei da sola, te lo prometto.” Le dice prima di andare via. E di nuovo Sam sorride, la speranza dipinta in volto. E gli occhi che brillano.)

 
(Due giorni più tardi Sam la chiama per dirle che gli esami sono risultati negativi e che ha preso un appuntamento da uno degli psicologi che Lena le ha consigliato. Alex tira un sospiro di sollievo, e quando Sam la invita a cena per l’indomani, accetta senza indugi.)
 


 
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(marzo)
 


 
Kara la chiama poco prima di mezzanotte.

 
“Gliel’ho detto!” Le dice con euforia, praticamente urlando, e Alex sospira per il sollievo. “Abbiamo mangiato cena e poi le ho detto che dovevo dirle una cosa importante e gliel’ho detto!”
 

“Come l’ha presa?” Non può fare a meno di chiederle, nonostante la felicità sia evidente nel tono di voce di sua sorella - nonostante lei stessa non abbia dubitato nemmeno per un istante che la reazione di Lena a una simile rivelazione sarebbe stata positiva.

 
“Ha riso. A crepapelle, ha iniziato a ridere e non riusciva più a smettere, ci stavano guardando tutti.. A un certo punto è anche arrivato il nostro cameriere -”
 

“Il vostro cameriere?”
 

“Oh sì, perché quel ristorante è talmente di classe che hanno un solo cameriere per tavolo. I pregi di avere soldi in famiglia, immagino. Dovresti chiedere a Sam di portarti fuori più spesso!”
 

“Ma sentiti..! Comunque, mi stavi raccontando di stasera.. È riuscita a smettere di ridere o è ancora lì, con il suo cameriere personale?”

 
“Na, dopo due minuti buoni ha smesso, per fortuna.. Ero già tutta rossa dall’imbarazzo..” Alex può immaginare la scena, ogni singolo dettaglio, con una precisione tale da rivaleggiare un filmato. Immagina Kara giocherellare con gli occhiali, guardarsi attorno impacciata, cercare di farsi piccola piccola mentre Lena continua a ridere e ad attirare l’attenzione su di loro. Si pente di non aver messo una telecamera nascosta sulla camicia di Kara.

 
“E poi ti ha anche detto qualcosa, o ha solo riso?”

 
“Oh no, dopo aver finito di ridere si è messa a piangere. Per la commozione e la felicità, mi ha detto.. Ma penso che fosse più per l’imbarazzo, continuava a ripetere che doveva accorgersene prima e cose così..”

 
“Beh, una coda e un paio di occhiali non sono proprio i travestimenti più efficienti..”

 
“E intanto funzionano!”

 
Alex la lascia continuare. La ascolta mentre le racconta il resto della serata, mentre le confessa che Lena le ha chiesto di mostrarle la tuta (“L’ha chiamata divisa! Continuava a chiedermi di farle vedere la divisa, e non riuscivo a capire di che cosa parlasse..”), che le ha chiesto di volare (“Mi stringeva così forte.. Sembrava che avesse paura, ma mi ha supplicata di farlo, quindi non potevo dirle di no!”). Quando Kara le dice che forse è l’ora di andare a dormire, che le racconterà di nuovo tutto l’indomani al DEO, Alex trova il coraggio di aprire bocca e di dare voce a un pensiero che si porta dentro da quando Kara le ha detto di voler parlare a Lena di Supergirl.

 
“Forse dovresti parlarne anche a Sam. So che ti chiedo molto, ma sta diventando difficile per me non parlarle di quella parte della mia vita.”

 
“Stavo pensando alla stessa cosa. Domani?”
 

“Domani.”
 

Si addormenta poco dopo.
 
 
 

Due giorni più tardi, Alex viene svegliata da tre messaggi consecutivi.

 
Sono le 23.45, di martedì sera, e mentre si rigira nel letto e allunga il braccio alla ricerca del telefono sul comodino, non può fare a meno di chiedersi chi sia il pazzo che osa disturbare il suo meritato sonno (che si è più che guadagnata, dopo 36 fottutissime ore di servizio attivo al DEO per colpa di un dannatissimo meta-umano che proprio non voleva collaborare). Giura che se è Vasquez la ucci-
 

Non è Vasquez. E decisamente non è un pazzo.
 

Sam - 23.44
 
Tua sorella è supergirl???
 
 
Sam - 23.44
 
Oh mio dio forse non dovevo scrivertelo per messaggio. Ho appena fatto una stronzata? Ho appena fatto outing a tua sorella? Ho un telefono super protetto ma con la cia e l’nsa non si sa mai, il rischio che mi stiano spiando il telefono è molto alto e oh mio dio dimmi che non ho commesso un reato federale
 
 
Sam - 23.45
 
Oh. Telefono super protetto.. Ahahah. Sto rischiando di finire in prigione e la mia è una risata isterica
 


Alex scoppia a ridere nel silenzio assordante del suo appartamento. E così Kara gliel’ha finalmente detto. Dopo uno sguardo più approfondito al telefono, nota un altro messaggio - di sua sorella questa volta, inviato una mezz’ora prima. Recita Gliel’ho detto!! È stata stracontenta!!, seguito da due emoji di cui Alex ignora il significato, ma che dato il contesto suppone siano positive. In ogni caso, ha altro oltre al significato di quelle emoji a cui pensare. È difficile averne la certezza via sms, ma pare che Sam stia avendo un esaurimento.
 
 
Alex - 23.46
 
Che io sappia a meno che mia sorella ti abbia fatto firmare un accordo di riservatezza non esistono leggi in materia di protezione dell’identità di un supereroe - e conoscendo mia sorella dubito che te l’abbia fatto firmare. Quindi non rischi la prigione ;)


 
La risposta di Sam è immediata. Alex è stata a casa sua molte volte nell’ultimo mese, troppe per poter tenere il conto, e non può fare a meno di immaginarsela seduta sul divano del salotto, i piedi che pestano sul pavimento per il nervosismo e il telefono stretto in una morsa.
 

Sam - 23.46
 
O grazie a dio. Sei la mia eroina
 

Sam - 23.47
 
Nel senso di eroe donna. Non in quello di droga
 


I suoi messaggi sono strani, per mancanza di termini più adeguati. Strani in una maniera e per una ragione che Alex non è sicura di comprendere appieno. Forse in salotto, sul tavolino di vetro a fianco del divano, Sam ha posato un bicchiere vuoto di vino. O di Baileys (“È l’unico alcolico che bevo con piacere, oltre al vino e alla birra. Lena mi ha presa in giro per giorni dopo averlo scoperto. Ti prego, non farlo anche tu”). O forse è l’emozione per la rivelazione di Kara. O è l’ora tarda. Qualunque sia la causa, Alex non ha intenzione di lamentarsi di questo nuovo tono - di questo nuovo modo di interagire che Sam sta inaugurando.
 

Alex - 23.48
 
L’avevo immaginato! È molto piacevole essere descritta come un’eroina in un contesto in cui si parla di supergirl
 
 

Sam - 23.49
 
Che posso dire, tutte e due le sorelle danvers sono eroine a modo loro: Lena e il resto del mondo avrà Kara e il suo mantello svolazzante, mentre io ho te, agente Danvers, e le tue rassicurazioni legali e i tuoi consigli sulla mia salute psicologica..
 


Alex fissa il telefono a bocca aperta. Ok. Un respiro profondo. Questo messaggio - Dio, questo messaggio è tanta roba. Tanta, tanta roba. Sam la considera un eroe, il suo eroe. Questo vuol dire che per Sam lei è veramente un’amica - una persona di cui si può fidare, una persona sulla quale può contare, con la quale si ha sempre voglia di trascorrere del tempo, alla quale si vuole raccontare la propria giornata. Sam le ha appena detto che è un’eroina per lei come Kara è un’eroina per Lena, e insomma - questo vuol pur dire qualcosa. Deve solo riflettere attentamente su che cosa risponderle - deve scriverle un messaggio che le faccia capire che lei prova gli stessi sentimenti, la stessa amicizia, la stessa voglia di trascorrere del tempo insieme e aiutarsi e rischiare.
 

Ma convogliare tutto questo in un solo messaggio è difficile (e non è mai stata così brava con le parole), e Sam le invia un altro messaggio prima che lei possa trovare una risposta a quello precedente.

 
Sam - 23.53
 
O mio dio ho appena avuto un’illuminazione. Non lavori per l’fbi vero?
 


Oh. E così è giunta l’ora di togliersi quel peso di dosso.
 

Alex - 23.54
 
No. Lavoro per un’altra agenzia governativa specializzata in forme di vita aliene. Mi spiace di non avertelo potuto dire prima
 


Di nuovo, la risposta di Sam è immediata. Appare sul suo schermo prima che questo si blocchi dopo l’invio del messaggio, e Alex l’ha letta e ha tirato un sospiro di sollievo prima di rendersi pienamente conto dell’ansia e della tensione che aveva addosso. Dio, Sam è semplicemente fantastica.
 

Sam - 23.55
 
Non importa, sono super contenta che tu me lo dica ora ;)
 

Sam - 23.55
 
Ahahah ‘Super’, capita??
 


Alex - 23.56
 
E io sono super contenta che tu lo sappia ;)
 

E poi, perché nonostante non sia brava con i sentimenti e con le parole che esprimono questi  sentimenti a quanto pare questo è il tono della serata - e Sam si merita che lei riesca a comunicarle quanto ci tiene a lei, come amica, Alex continua a scrivere.
 

Alex - 23.57
 
Sono contenta di poter finalmente condividere questa parte della mia vita con te, è quello che fanno le amiche no?
 


Sam - 23.58
 
Mi sono informata, e secondo google è davvero quello che fanno le amiche
 


Un sorriso nasce spontaneo sul suo volto, e Alex si rigira tra le lenzuola, una nuova serenità in corpo. Si mette comoda nel letto prima di rispondere, quel senso di stanchezza ormai dimenticato.

 
Alex - 00.01
 
Se google conferma allora siamo a posto!
 


Sam continua a scriverle per quasi un’ora, e Alex continua a risponderle nonostante le palpebre che iniziano a farsi pesanti e il suo corpo distrutto che ricomincia a chiederle pietà. Quando Sam le augura la buonanotte, dicendole di essersi messa a letto (e scusandosi per l’ora tarda come se ad Alex potesse importare qualcosa di che ora è, quando è con lei che ha trascorso questo tempo)  Alex risponde alla buonanotte, posa il telefono sul comodino e dopo aver trovato la posizione più comoda, finalmente chiude gli occhi.

 
Per un attimo pensa a Kara e a Lena, e all’amicizia che c’è tra loro. Quando la sua attenzione inizia a spostarsi su lei e Sam, e la sua mente inizia a evidenziare somiglianze e differenze, fa di tutto per non pensare a Sam - Sam con solo una maglietta addosso, Sam nella sua camera da letto, Sam sotto le sue coperte colorate, Sam coricata sul suo letto enorme con i cuscini ammucchiati da un lato. (Sam, Sam, Sam.)
 

Per qualche minuto, le pare addirittura di riuscirci.




 
   
 
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