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Autore: Always__Potterhead    03/03/2018    0 recensioni
Quando, improvvisamente, i sogni di Hazel iniziano a farsi inquietanti e ripetitivi, Alison Cataluña inizia a preoccuparsi: non ha mai visto la sua amica così spaventata.
E quando, ancora più improvvisamente, le persone iniziano a scomparire dalla città di Washington, la situazione si fa ancora più seria.
Perché Alison Cataluña non è una normale ragazza. Lei è una Sopravvissuta, una dei pochi esseri umani i cui anima e subconscio non possono essere divisi. E dovrà combattere contro la Tormenatrice, una creatura dotata di straordinari poteri e conoscenza che vuole prendere potere sul mondo aiutata da un esercito di subconsci. Un esercito di persone alle quali è stata rubata l'anima.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alison notò subito una cosa di Cody, mentre gli raccontava la sua orribile vita. Una cosa che le fece sperare di non stargli antipatica. Il ragazzo non l'aveva mai degnata di uno sguardo da quando avevano iniziato a camminare. Non sorrideva, non rideva alle cose divertenti che la ragazza faceva o diceva da piccola. Non pensava ad altro che a camminare, a quanto sembrava. Così la bionda, arrivata al punto in cui la sorella minore nasceva e la sua vita diventava ancora di più un inferno, con tanto di fuoco e diavolo, smise di camminare e si sedette su una panchina.
Cody la imitò, lo sguardo vacuo perso in ricordi o in lontananza, a scrutare qualcosa che probabilmente neanche esisteva.
«Ora parlami un po' di te.» lo incoraggiò la ragazza.
«Non trovi l'infanzia una cosa magnifica? Fai tutto quello che ti pare e tutti ti perdonano, perché non resistono agli occhi da cucciolo che fai.»
Alison ci pensò un po' prima di rispondere, sorpresa dal fatto che il ragazzo avesse cambiato discorso così in fretta: «Stai praticamente parlando di mia sorella.»
Cody rise. Una risata limpida, senza pensieri o preoccupazioni. Ma era piena di qualcos'altro, Alison lo percepiva. Non era divertimento. Era più risentimento, come se avesse mandato lui Lux, la sorellina di Alison, a renderle la vita un casino totale, e ora volesse rimediare all'errore commesso.
Forse mi odia, pensò la bionda. Forse ho parlato troppo. Ma scacciò via quel brutto pensiero che gli stava rovinando la giornata.
«Non ho avuto un'infanzia interessante. E non ho avuto dei genitori con me. Non mi piace parlarne. Scusa.» Il ragazzo si girò a guardarla, con aria quasi afflitta. Diceva la verità, Alison ne era certa.
«Mi dispiace per te. E comunque non hai niente di cui scusarti.» La bionda sorrise. E il ragazzo le sorrise a sua volta. E tutte le ombre che avevano oscurato il suo viso scomparvero all'istante.
Questo ragazzo è troppo perfetto, si disse la bionda. Ma nella sua mente sorrideva.
Cody ruppe il silenzio: «Be', io devo andare a casa. Ti do il mio numero okay? Così ci sentiamo.»
Le dettò il suo numero di telefono e poi le fece l'occhiolino. Se ne andò correndo e senza voltarsi indietro.
«Be', se mi ha dato il suo numero significa che gli piaccio.» mormorò la ragazza. Sorridendo, tornò a casa.
***
«Mamma, sono a casa!» urlò la ragazza, per farsi sentire. Sua madre era sicuramente intenta a tenere a bada Lux, Liam e Noeh, che scorazzavano sempre per tutta la casa.
Quelle pesti!, si ritrovava a pensare la bionda ogni volta che i tre combinavano qualcosa.
Si stava per buttare sul divano quando qualcuno bussò al portone. Alison sbuffò e si diresse alla porta.
«Hazel!» La castana si voltò di scatto. Le fece segno di aspettare, indicando il telefono che teneva stretto tra la spalla e la guancia.
«No, domani non posso. Devo uscire con Victoria, una mia amica.» Hazel arrossì. «V-va bene. Ci sentiamo. Ciao.» La ragazza chiuse in fretta la chiamata.
«Con chi stavi parlando?» Alison si fece da parte per lasciar entrare l'amica. Anche se aveva male alla testa accettò di parlare con lei.
«Sai quel ragazzo con cui parlo da un mese?» La bionda annuì. «Mi ha chiesto di uscire.»
«Ma è una cosa fantastica! Allora. Cosa ti metterai?» L'eccitazione salì dentro la ragazza.
«Non so se ci andrò.» Hazel abbassò lo sguardo. Sembrava trovare improvvisamente le punte delle sue scarpe molto misteriose, come se avessero mille segreti. «Comunque, non è questo quello di cui ti volevo parlare.» Hazel fece una pausa. «Ieri notte ho fatto un sogno strano. Stranissimo, direi.» La castana alzò lo sguardo, fissando Alison negli occhi.
«Sputa il rospo.» ribattè la bionda, sapendo che l'amica aveva bisogno della sua conferma - la conferma che aveva capito - per continuare a raccontare una cosa importante.
«Ho sognato Washington.» Silenzio. «E un esercito che si dirigeva alla Casa Bianca. Poi il sogno è cambiato. Ma sembrava reale, lo giuro. Molto reale. Mi sembrava quasi di poter toccare quelle persone. Ho notato una cosa, in quella specie di esercito. Avevano tutti lo sguardo assente, vacuo. E non sembravano provare emozioni. Alison,» La bionda la guardò. «ho come l'impressione che accadrà realmente.»
***
Alison ripensò e ripensò a quello che Hazel lo aveva detto, ma non riusciva a convincersi che un giorno la sua amata Washington sarebbe stata invasa da un esercito che, a quanto le aveva detto la sua amica, era formato da soldati vestiti tutti di nero, con vessilli oro raffiguranti una rosa, appunto, nera.
Scrutò fuori dalla finestra e si accorse che si era fatto tardi: il cielo era scuro come la pece e non c'era neanche una stella o la luna. Il buio era regnante, quella notte. E questo la fece ripensare al sogno di Hazel, a cui non riusciva a trovare un significato. E poi perché non lo aveva detto anche alle altre ragazze? Perché si era confidata solo con lei? E perché aveva insistito così tanto per farle capire che quel sogno si sarebbe realizzato e che quei soldati avevano una rosa nera come simbolo? Queste domande affollavano così tanto la mente della ragazza che, per scacciarle, afferrò il telefono, che aveva lasciato sul letto a morire, e passò in rassegna i numeri in rubrica fino a trovare il nome che stava cercando. Cody Mitchell. Uno squillo, due. Non rispondeva nessuno. Ma poco prima dell'ultimo squillo una voce femminile rispose: «Pronto?»
«Ehm... Salve. Sto cercando Cody Mitchell. È lì?»
La donna non si degnò neanche di rispondere. Urlò soltanto un lontano «Cody, è per te!» e poi la voce di un ragazzo comparve dall'altro lato della cornetta.
«Ehy, Cody! Sono Alison, la ragazza che...»
Il ragazzo la fermò e le disse: «Lo so chi sei, tranquilla.» Una risata e un flebile «Shh. Zitta Rob!» provennero da apparentemente dietro il ragazzo. «Scusa. Ci sono le mie... ehm... cugine, qui. Non farci caso.» Alison si immaginò il ragazzo arrossire per l'imbarazzo. «Perché mi hai chiamato?»
«Volevo chiederti... E se un giorno di questi andassimo fuori a cena? O a colazione. Oppure se ti sta più comodo a...»
Non fece in tempo a pronunciare l'ultima parola che Cody la interruppe: «La cena è perfetta.»
Alison sorrise. «Bene. Facciamo sabato prossimo?»
«Facciamo sabato prossimo.» E chiusero contemporaneamente la chiamata.
La bionda sospirò: aveva un nuovo appuntamento. Ed era con una persona simpatica e solare. Era felicissima. Ma d'improvviso le rivenne in mente il sogno della sua amica. E si immaginò, per qualche strana ragione, Cody in quello stato. Ma appena gli occhi del ragazzo si facevano lontani, nella sua mente, ritornavano alla realtà. Come se non potesse fare a meno di provare emozioni.
La bionda si buttò sul letto, afferrò le sue adorate cuffiette nere dal comodino e cominciò ad ascoltare alcune canzoni. Come How Would You Feel? di Ed Sheeran, uno dei suoi cantanti preferiti.
Quasi non si accorse che l'ora di cena era arrivata. Non sentì neanche che sua madre l'aveva chiamata. Perché aveva chiuso gli occhi. E niente o nessuno poteva svegliarla. Era caduta in un mondo tormentato. Ma senza sogni. Popolato solo da un'enorme rosa nera che faceva capolino ovunque.
   
 
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