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Autore: piccina    04/03/2018    2 recensioni
Volendole bene, era contento di vederla felice insieme ad Harm, ma ogni volta che si incontravano, non poteva impedirsi di provare una punta di rimpianto per quello che avrebbe potuto essere fra di loro e non era stato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Clayton Webb, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La chiave nella toppa, la porta che si apre e si chiude. Cappello e ventiquattrore lanciati sul divano. Era tornato a casa.
Musica di sottofondo, una voce femminile che canticchia e profumo di soffritto.
H: “Non ci posso credere? Mia moglie che cucina!” Ridacchiò Harm, abbracciandola alle spalle. “A cosa devo tanto onore?”
M: “Che cretino... vatti a spogliare, va’!” Disse girandosi e tirandogli una spintarella per scostarlo.
Harm non mollò la presa e iniziò a baciarla sul collo mentre faceva scivolare la mano
sotto la maglietta.
Senza lasciarla, ma iniziando a sfilarsi la giacca della divisa, disse: “obbedisco Colonnello, mi sto spogliando... non è che le andrebbe di tenermi compagnia? Pare brutto io tutto nudo e lei vestita, non trova?”
Mac scoppiò in una sonora risata. 
Era due anni che si erano sposati, poco più che vivevano insieme e non ricordava un solo giorno senza risa. Risate a crepapelle o accennate, per sdrammatizzare una situazione difficile, ma sempre presenti.
Prima, quando fantasticava su un suo eventuale rapporto con Harm, non avrebbe mai
creduto che se le avessero chiesto di descrivere con 4 aggettivi la sua vita con lui, uno
di questi sarebbe stato: DIVERTENTE.  
Ebbene si, vivere con Harm era divertente. Appassionante, faticoso, stimolante e divertente.
Una sorpresa quest’aspetto privato di Harm.
E lei che era convinta di conoscerlo come le sue tasche!
M: “Harm, se non mi lasci si brucerà tutto e ti toccherà mangiare cinese anche stasera”.
H: “mmhhh, ormai mi sono abituato a mangiare cinese...”  mentre continuava nelle sue attività.
Mac si era finalmente girata e stava cedendo alle avance del marito, quando improvvisamente si riscosse: “no, dai stai fermo.  Per una volta tanto che mi decido a cucinarti una cenetta.  Mi sei mancato in questi giorni e volevo farti una sorpresa, ma sei arrivato prima del previsto. Inaffidabile anche sui ritardi!” Lo prese in giro.
H: “Ok, ok vado a cambiarmi in camera, mentre finisci di preparare. Faccio in un attimo e poi apparecchio” le diede un ultimo bacio, una pacca sul sedere e uscì dalla cucina. Passando davanti alla sala da pranzo notò che la tavola era già apparecchiata, con candele e una bottiglia di vino bianco, che piace a lui, in fresco.
Decisamente le era mancato.
Era stato facile abituarsi a lei.
Non poteva credere di aver tentennato tutti quegli anni, di aver negato il suo sentimento per paura di perderla, di perdere anche la sua amicizia, se la cosa non avesse funzionato.
Adesso invece si guardava intorno, la casa pervasa dalla sua presenza, lei che gli riempie le stanze e la vita.
E sembra che ci sia sempre stata.
Mac cucinava poco, ma quando ci si metteva otteneva grandi risultati.
Quel  giorno  aveva  preso  il pomeriggio di permesso per dedicarsi in tutta calma alla preparazione di manicaretti per Harm, che rientrava da 3 giorni di test di volo sulla Seahawk.
Lei sperava sempre che rinunciasse a questi test periodici, ma li detestava meno di un tempo... infondo era anche merito loro se adesso era la signora Rabb.
I test di volo lo avevano tenuto lontano dalle prove del suo matrimonio con Mic.
Il suo folle volo in mezzo alla tempesta, per arrivare in tempo alla cerimonia, aveva rischiato di finire in tragedia e invece era stato l’inizio della loro vita insieme.
Lei aveva capito che non poteva sposare un altro quando solo l’idea di perdere Harm la faceva morire e lui, dopo aver rischiato di non rivederla mai più, non aveva più permesso a niente e a nessuno di separarli.
Dopo tre mesi un matrimonio si era effettivamente celebrato. Il loro.
***
Gli spaghetti cocevano, il pesce era nel forno. Mac si cacciò sotto la doccia per darsi una sciacquata, o almeno così aveva detto ad Harm, ma quando, dopo pochi minuti, si ripresentò in sala era stupenda con i capelli sciolti e ancora un pochino umidi, un abito blu notte che segnava morbidamente le sue curve, la scollatura profonda e le spalline sottili.
Harm si fece vicino, con una luce negli occhi che non lasciava molti dubbi sulle sue
intenzioni e sull’effetto che la mise della moglie aveva suscitato.
Non sapeva che il gioco era solo incominciato.
M: “Stai bravo maritino, che adesso bisogna cenare” gli disse con una voce birichina, sgusciando fuori dal suo abbraccio.
Harm capì che sua moglie voleva giocare e la assecondò. Da perfetto cavaliere scostò la sedia dal tavolo e la fece accomodare. Nel sedersi Mac accavallò con studiata maestria le gambe che si scoprirono da uno spacco vertiginoso.
Harm non poteva credere ai suoi occhi.
Era proprio vero che con Mac non ci si annoiava mai.
Di solito la sua tenuta da casa era T-shirt con pantaloni della tuta e movenze degne di un vero marine.
Quella sera sembrava una Matahari d’altri tempi. Lenta, flessuosa e seducente.
Allungò una mano a sfiorare la gamba di Mac.
“Con calma marinaio. Ogni cosa a suo tempo. Adesso ho fame” disse scostandola dolcemente.
H: “Mac, questa volta hai veramente superato te stessa” disse Harm dopo la seconda porzione di trofiette con gamberi e zucchine.
M: “E non hai ancora assaggiato l’orata con patate e carciofi” rispose con voce languida.
H: “Stai seduta, ci penso io” e alzandosi trovò il modo di sfiorare con due dita le spalle di Mac, quasi una carezza per caso.
A Mac venne la pelle d’oca, mentre lui pensava: “non penserai di giocare solo tu, mia cara.”
M: “Quasi quasi ne mangerei un altro po’,” si avvicinò alla teglia, posata di fronte ad Harm e si piegò per  prendere una porzione. Si trattenne una frazione più del dovuto, giusto in tempo perché gli occhi del marito si posassero insistenti sulla scollatura che generosa si offriva al suo sguardo.
A quel punto Harm decretò che un gioco è bello quando dura poco, la fece alzare invitandola a ballare. Li nella loro sala, al suono romantico del pianoforte che usciva dall’ hi-fi.
Abbracciati stretti.
La sua bocca a mordicchiare il lobo.
Poi la lingua scese morbida giù nell’incavo del collo e si spostò ancora più in basso nella linea che separa i due seni, le spalline dell’abito scivolarono via, il seno si offrì pieno allo sguardo e alle labbra.
Le mani di Sarah piano si scostarono dal suo collo, scesero verso i pantaloni e si insinuarono a sfilare la maglietta. Con un gesto il torace fu libero, le sue mani lo esplorarono e lo accarezzarono, la sua lingua disegnò i contorni definiti dei pettorali. Di nuovo le mani scesero giù fino ai bottoni del jeans, li slacciarono e Mac poté dare sollievo all’urgenza del marito.
Harm sfilò dolcemente gli slip della compagna e l’accarezzò, fino a quando si perse in lei facendo vibrare il suo corpo.
Sarah aveva sempre detestato l’autocontrollo di Harm, ma da quando era diventato il
suo amante non poteva che apprezzare la sua capacità di pensare prima a lei.
Il dessert fu consumato a letto, dove nel frattempo si erano spostati.
H: “Buona questa macedonia con gelato”
M: “Frutta esotica, dicono sia afrodisiaca, ma non ne abbiamo avuto bisogno” sorrise Mac facendosi più stretta. “Adesso sarà meglio dormire, domani mattina presto sono stata convocata dall’Ammiraglio insieme a Webb”
H: “Di cosa si tratta?”
M: “Non ne ho idea”
H: “Se c’è di mezzo Webb non mi piace neanche un po’.”
M: ”E’ geloso, Capitano?”
H:  “Un tempo, forse. Ora no. Ora sei mia, Colonnello!” rispose, girandosi su di lei e iniziando a farle il solletico.

 
  
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