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Autore: Generale Capo di Urano    04/03/2018    5 recensioni
«Feli, indovina.»
«Roma, mica sono scemo, li guardo i telegiornali. Lo so che c’hai la neve pure tu.»

Piccola sciocchezza dedicata all'unica gioia degli ultimi giorni: la neve. Presenza di linguaggio scurrile perché gli italiani e la finezza viaggiano su binari diametralmente opposti.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Neve

 
 
«Feli, indovina.»
«Roma, mica sono scemo, li guardo i telegiornali. Lo so che c’hai la neve pure tu.»
«Che guastafeste che sei.» Romano, appoggiato al davanzale, guardava fuori dalla finestra con un sorriso ebete stampato sulla faccia e ammirava il giardino imbiancato; teneva con una mano il cellulare e aveva disteso l’altro braccio per raccogliere i fiocchi che cadevano, del tutto incurante del freddo.
«Hanno bloccato tutto, oggi non mi schiodo di casa!»
«Ti odio.»
Veneziano, stretto nel cappotto e con il volto mezzo affondato nella sciarpa, borbottò qualche parola in milanese che il fratello non capì – probabilmente insulti – mentre cercava di camminare come una persona normale sul marciapiede coperto di neve sporca e congelata. Gli bastò un passo falso per perdere l’equilibrio e scivolare come il bravo pirla che era con il sedere a terra – le orecchie di Romano furono raggiunte, attraverso il telefono, da un suadente bestemmione degno di un camionista veneto bloccato nel traffico autostradale ad agosto.
«Feli, contegno» lo prese in giro.
«Ma vadavialcul.»
Il Meridione adocchiò due bambini che correvano per strada, urlanti e scatenati, pronti a godersi completamente la novità e l’estemporanea vacanza; gli sfuggì un sorriso addolcito.
«Non vi lasciano neanche un po’ di tregua, eh?»
«Eh, figa, qui si lavora, mica come da te.»
«Lasciami godere le mie rare gioie.»
Feliciano sospirò e tirò su col naso – maledetto raffreddore! – prima di ridacchiare lievemente, combattendo contro il pessimo umore che lo accompagnava da quando si era alzato dal letto.
«Se mi riempi di foto della neve ti uccido nel sonno e lo faccio sembrare un incidente.»
«Non lo faresti mai…»
«Posso sempre invitare Ludwig a pranzo per Pasqua.»
Tre secondi di silenzio.
«Figlio di puttana…»
«Siamo fratelli!»
«Sei stato adottato.»
«Non è un cazzo vero!»
Alla fine, Romano lo sommerse di fotografie e Veneziano decise di mettere da parte i suoi piani omicidi, sotto sotto contento di vederlo tanto entusiasta per qualcosa – soprattutto in quel periodo. Lanciò un’occhiata all’esterno, dove altri fiocchi sottilissimi avevano ripreso a cadere: dopotutto, anche lui amava la neve.
















Angolino bianco latte
Prendetela come quella che è: una stronzata.
Partorita in pochi minuti durante un'interrogazione, perché la neve è l'unica cosa che, tra scuola ed elezioni, mi ha reso felice in questi ultimi giorni.
Segnalo giustamente l'OOC, ma non dimenticate mai che la neve rende gioiosi e che Veneziano è, appunto, anche Veneto e quindi, per definizione, usa le bestemmie come segni di interpunzione. E poi, dai, Feliciano versione milanese imbruttito è una delle cose più belle che ci siano.
   
 
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