Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: sakichan24    05/03/2018    0 recensioni
Tutti ad Unima sanno che Mirton si è trasferito ad Alola, ma nessuno a parte lui sa il perché. Quello che Mirton non sa, invece, è che ad Alola troverà proprio quello che non voleva trovare.
La causa del suo aspetto malato non era certamente la troppa ansia o la monotonia della sua vita, come cercava di far credere. Era qualcosa di molto più complesso e profondo, che doveva essere tenuto nascosto a tutti i costi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Antemia/Shauntal, Mirton, Moon
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mirton si sedette sul letto sfatto, rigirandosi tra le mani il biglietto aereo che l’avrebbe portato ad Alola.
Stava tentando di fare le valigie, ma continuava a fermarsi, a guardare il biglietto già piuttosto sgualcito e a riflettere.
Stava veramente facendo la cosa giusta?
Né gli altri Superquattro né il Campione conoscevano il vero motivo per cui lui si era ritirato dal suo ruolo ed era in partenza per una regione lontana. Aveva detto di essere malato e di avere bisogno di un po’ d’aria pulita per riprendersi.
E in effetti non aveva decisamente un aspetto sano: era più pallido del solito, era dimagrito parecchio in poco tempo e stavano cominciando a spuntargli diversi capelli grigi.
Ma la causa del suo aspetto malato non era certamente la troppa ansia o la monotonia della sua vita, come cercava di far credere. Era qualcosa di molto più complesso e profondo, che doveva essere tenuto nascosto a tutti i costi.
Se si fosse scoperto, sarebbe stato comunque cacciato.
Quindi tanto valeva andarsene da solo e tentare di porre rimedio a tutte le scelte sbagliate che aveva compiuto nell’ultimo periodo.
Si rialzò, appoggiando il biglietto sul letto e ricominciando a mettere i suoi vestiti e le cose a cui teneva di più alla rinfusa nelle valigie, senza badare troppo a quello che stava facendo.
Mentre passava in soggiorno a fare un piccolo sopralluogo decidendo cosa prendere e cosa lasciare, si fermò davanti al caminetto. Sopra di esso c’era una mensola in marmo dove erano allineate diverse foto. Quella all’estrema destra lo ritraeva con gli altri membri della Lega Pokémon e Hilbert, che un anno prima era diventato Campione. Quella subito prima lo rappresentava nel giorno in cui aveva ottenuto la carica da Superquattro: sembravano passati secoli. All’estrema sinistra, invece, si vedeva un Mirton di pochi anni che giocava con un pupazzino di un Sostituto - sua madre aveva insistito tanto perché si portasse quella foto nella sua nuova casa. Subito vicino, una generica fotografia di quando, a quindici anni, aveva iniziato il suo viaggio da Allenatore.
Ma la foto che aveva attirato la sua attenzione era quella posta esattamente al centro, non solo per ordine cronologico, ma anche per importanza. Era seduto sul divano, lo stesso che aveva ancora, ma accanto a lui c’era una donna. Insieme tenevano in braccio una neonata addormentata.
Prese in mano la foto e improvvisamente si sentì le lacrime agli occhi. Il piccolo nucleo familiare, che sembrava così sereno in quella foto, si era disgregato diverso tempo prima. Ma non era questo a fargli più male: aveva accettato la cosa ormai. In più, tra la sua ex moglie e sua figlia era rimasto un buon rapporto, tutto sommato: si sentivano regolarmente e qualche volta riuscivano addirittura ad incontrarsi.
Quello che lo faceva soffrire era il chiedersi cosa avrebbero detto le due a saperlo ridotto in quello stato.
Fortunatamente non l’avrebbero saputo: Alola era molto lontana da Kanto e non c’era motivo che andassero a vivere là. E, anche se l’avessero fatto, gliel’avrebbero detto. Strinse al petto la fotografia, poi prese anche le altre e le portò nella sua camera da letto.
***
- Fai attenzione, mi raccomando! Documenti a portata di mano, non ti agitare troppo, non perdere di vista la borsa...
Catlina sbadigliò pesantemente.
- Sì, Antemia, credo abbia capito. È solo un po’ malato, mica scemo.
Si stava comportando come se l’essersi alzata presto per dare un ultimo saluto a Mirton la disturbasse più del dovuto, ma in fondo era triste anche lei.
- Non essere così cattiva, è solo preoccupata per me - rispose l’uomo dai capelli corvini con un mezzo sorriso.
Era sollevato di poter finalmente andare. Continuare a fingere di avere solo un po’ di stanchezza eccessiva era diventato faticoso: non sapeva quanto ancora avrebbe retto a mentire. Ma al contempo era abbastanza teso: il viaggio da affrontare in aereo durava diverse ore e non sapeva se sarebbe riuscito a superarle. Si disse che pensarci non lo avrebbe aiutato.
Guardò il tabellone, dove erano indicati gate e orario di partenza. Aveva tutto il tempo.
- Beh, allora ciao - concluse, rivolgendosi ai suoi amici, - è ora che inizi ad andare. Quando arrivo ad Alola vi faccio sapere!
Antemia lo strinse in un abbraccio soffocante. Tra lei e Mirton nel tempo si era sviluppata un’amicizia speciale e le dispiaceva molto non poterlo vedere più per qualche mese. E, soprattutto, non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che dietro la malattia del suo amico si nascondesse qualcosa di più grave. Avrebbe preferito tenerselo vicino per controllarlo, ma non poteva certo legarlo sulla torre.
- Mandami una cartolina! - lo pregò, tirando su col naso.
Nardo gli diede una semplice pacca sulla spalla.
- Hai ragione, dovresti andare. Buon viaggio e riprenditi presto!
Mirton raccolse le proprie valigie e si allontanò verso l’area controlli, girandosi di tanto in tanto per vedere i Superquattro e Nardo che lo salutavano sventolando le mani.
Passò senza problemi e decise di andare al bar dell’aeroporto per mangiare qualcosa.
Non si sentiva troppo bene, in realtà: quella mattina aveva vomitato. In realtà gli capitava spesso di vomitare la mattina, ma ormai non ci faceva più tanto caso.
Scelse di prendere un tè caldo con una brioche, tanto per non restare troppo pesante.
Mentre mangiava, però, cominciò a sentire un fastidio crescente al braccio sinistro. Cominciò a grattarselo con discrezione, guardandosi intorno nervosamente. Fortunatamente, nessuno sembrava fare caso a lui. Però il prurito continuava a crescere e si stava aggiungendo anche un bruciore piuttosto fastidioso.
Finì frettolosamente di mangiare e di bere, pagò, prese il bagaglio a mano e si precipitò in fretta nei bagni, per sciacquarsi con dell’acqua fredda.
A quell’ora l’aeroporto non era molto pieno e i bagni fortunatamente erano vuoti, a parte che per un anziano signore che si stava lavando le mani canticchiando una vecchia canzone. Quando uscì, Mirton si avvicinò ai lavandini e fece per tirare su la manica del vestito.
Si bloccò.
Sapeva perfettamente perché avesse così tanto fastidio e non aveva molta voglia di vedere. Ma non poteva nemmeno passare tutto il viaggio a grattarsi e a contorcersi. Prese fiato e scoprì in fretta il braccio.
Nella parte interna del gomito c’era un ematoma gonfio e livido, causa del prurito.
Cercando di non guardarlo, Mirton aprì il rubinetto dell’acqua fredda e se lo bagnò. Bastarono pochi secondi perché il bruciore si calmasse.
E poi improvvisamente si sentì mancare.
Ebbe un violento capogiro e cadde di peso all’indietro, sbattendo il coccige sul pavimento, mentre il tè che aveva bevuto poco prima minacciava di tornare su.
Rimase seduto qualche minuto, cercando di calmarsi. Era la solita reazione che aveva quando vedeva quei lividi sul braccio. Gli facevano molta impressione.
Si rialzò lentamente, cercando di evitare di guardare il proprio riflesso nello specchio. Poi, appurato che era in grado di stare in piedi senza doversi appoggiare al muro, raccolse la sua borsa e si recò alla sala d’attesa del gate.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: sakichan24