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Autore: Redferne    05/03/2018    9 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 45

 

 

 

 

 

 

PARDS (SESTA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ti ringrazio davvero, Lester. Se non ci fossi stato tu...”

“Aah. Lasci perdere, sceriffo. Non ha neanche da dirlo. Era ora che qualcuno si decidesse a massaggiare a dovere le testacce di questo branco di farabutti. Chissà...magari una bella nottata in gattabuia servirà a schiarirgli le idee. Almeno a qualcuno di loro. Anche se, in tutta onestà, ne dubito...”

“Beh, come dico io...L’IMPORTANTE E’ CONTINUARE A PROVARCI, NO? Provarci sempre. Anche se si fallisce in continuazione. E’ così che sosteneva una personcina di mia conoscenza...”

“Ha proprio ragione, sceriffo Wilde. E anche la persona di cui sta parlando, di chiunque si trattasse. E’ COSI’ CHE BISOGNA FARE, ACCIDENTI. Forse, é la volta buona che si porta a casa qualcosa. Mi rincresce dover essere costretto a parlare in questo modo del buon vecchio Tom ma… mi creda, da questo punto di vista aveva ormai smesso di provarci. E DA PARECCHIO TEMPO, purtroppo...”

Nick guardò il cervo con aria interrogativa, a quell’affermazione.

“Ehm, senta...” confidò quest’ultimo, sentendosi a disagio per quei due occhi di volpe che lo stavano scrutando con una vaga espressione inquisitoria. “...lo so che non é mai bello dire certe cose, soprattutto se si sta parlando DI CHI NON C’E’, in questo momento. E che quindi non può ribattere in alcun modo. Non dico che Ricketts era un pessimo sceriffo, per carità. Cercava di fare il suo lavoro al meglio delle sue capacità. Ma, al diavolo...QUANDO CI VUOLE, CI VUOLE! La situazione, qui, stava diventando veramente insostenibile. Non se ne poteva davvero più, di questo passo.”

“Mph. Non preoccuparti. Siamo in un paese libero. Ognuno ha il diritto di avere la propria opinione. Almeno quello ci é rimasto, PER ORA. Non lo pensi anche tu?”

“Si, sceriffo. Pensa che abbia ragione da vendere anche su questo. Allora...porto via quest’ultimo carico e poi dovremmo essere a posto, no?”

“Esatto. Mi raccomando di ammanettarli tutti quanti, con le zampe anteriori dietro la schiena. La mia vice dovrebbe aver già provveduto a darti le apposite manette.”

“Stia tranquillo. Ce le ho qui qui, sul retro.” confermò l’altro, indicando il voluminoso mucchio di catene ed anelli di acciaio temprato. Questi ultimi, piazzati come di consueto ad entrambe le estremità, erano perfettamente regolabili tramite un meccanismo di chiusura a scatto, dalla forma zigrinata, in modo da potersi facilmente adattare ad ogni forma, diametro e dimensioni.

“E ricordati di chiudere bene, una volta che hai finito.” aggiunse la volpe. “A tripla mandata, così andiamo sul sicuro.”

“Se non é che per questo...allora vorrà dire che ci metterò anche un triplo lucchetto, sceriffo. Così, giusto per buona misura.”

“Meglio ancora. Conto su di te.”

“Allora ci si vede domattina.”

“Già. A domani. E grazie ancora.”

Nick diede un colpo a mano aperta sulla gialla carrozzeria del veicolo, segno che aveva dato il via libera e che poteva proseguire dritto verso propria meta. Poi si allontanò, facendo ritorno verso il locale di Tobey, reso finalmente tranquillo e bello sgombro dai malintenzionati.

Rimasto solo, Lester schiacciò a fondo la frizione, ingranò la prima marcia e poi diede gas con l’apposito pedale facendo muovere il suo vecchio, pesante ma ben robusto carrello elevatore alimentato a diesel in avanti. Dapprima lentamente poi, mano a mano che la pressione della zampa posteriore destra sulla tavoletta dell’acceleratore aumentava, sempre più forte. Sopra le lunghe pale di acciaio temprato del mezzo, divaricate e distanziate alla massima escursione disponibile, si trovava l’elefante steso poco prima da Finnick con un sol colpo della sua micidiale mazza da baseball, ancora privo di sensi.

Doveva trattarsi dell’ottavo viaggio avanti e indietro o giù di lì, se aveva tenuto bene i conti come di solito li teneva quando si doveva occupare dell’annotazione della quantità complessiva di fascine, balle di fieno, sacche di sementi o di granaglie.

Maggie lo aveva contattato via telefono subito dopo la conclusione della gigantesca rissa e lui si era dimostrato disponibile sin da subito, accettando con entusiasmo. Il suo intervento si era rivelato davvero provvidenziale: senza il suo muletto, non sarebbe stato possibile trasportare fino al luogo di detenzione i mammiferi più grossi.

Peccato che gli arrestati erano tutti quanti svenuti, al suo arrivo. E, ovviamente, di farli riprendere non se ne parlava neanche. Figurarsi di aspettare che si risvegliassero per conto proprio: men che meno. Ci sarebbe voluto troppo tempo. E non c’era di certo tutta la notte a disposizione.

E così, era toccato a lui sobbarcarsi l’intero onere di scarrozzarseli tutti quanti, quel branco di ubriaconi violenti e molesti.

Ma era ben contento di farlo. Chissà, forse era la volta buona che quella gentaglia avrebbe imparato qualcosa. Del resto tante cose erano cambiate, con l’arrivo del sostituto sceriffo. Anzi, DEL NUOVO RAPPRESENTANTE DELLA LEGGE. Diavolo, quanto tempo era passato, da quando quel tipo aveva deciso di stabilirsi in pianta stabile ad Haunted Creek? Relativamente poco. Eppure, sembrava fosse lì da SEMPRE. Ormai, nessuno pensava più a Ricketts. Dava quasi l’impressione di non esser MAI ESISTITO.

Tsk. Mai esistito. Ma chi vogliamo prendere in giro? Era stato proprio lui, ad ingaggiarlo. E forse era stata l’unica mossa che avesse azzeccato negli ultimi anni. Forse addirittura IN TUTTA LA SUA VITA.

Eh, già. C’era come nell’aria un’impressione strana. La sensazione che le cose stessero DAVVERO CAMBIANDO. L’aveva proprio imbroccata il vecchio Tom, questa volta. Finalmente qualcuno in grado di infilare in quelle zucche marce fradice almeno un grammo di buon senso. Anche A COSTO DI DOVERLE SPACCARE A SUON DI SGANASSONI, se era necessario.

Sorrise.

Dopo aver percorso pochi metri si immise nella strada principale, ed aumentò l’andatura. Quanto bastava per poter raggiungere la meta nel più breve tempo possibile, ma senza correre il rischio di perdere il carico per strada al primo scossone, data la scarsa visibilità. Le prede come lui disponevano di un eccellente udito ma la loro vista ne risentiva, soprattutto al tramonto e durante la notte. Ed il carrello elevatore aveva una fonte di luce scarsissima. Un misero fanale circolare posizionato sopra la parte sinistra del cruscotto. Non che ne servisse di più: di solito lo utilizzava in pieno giorno. O in ambienti chiusi e ben illuminati. Come il granaio dove si stava dirigendo. E dove aveva portato tutti quei brutti ceffi, uno dopo l’altro.

La sua fattoria non era molto distante. Ma la velocità a cui poteva procedere era quella che era. E ci mancava solo che a qualcuno dei passeggeri venisse la malaugurata idea di recuperare conoscenza proprio in quell’istante. Anche se ce ne sarebbe voluto di tempo, con la sonora batosta che avevano rimediato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sicura che sia stata una buona idea?” Domandò Nick, rivolgendosi alla sua vice. “Dici che ci staranno tutti quanti belli comodi, là dentro?”

“Non preoccuparti” rispose Maggie, che proprio in quel momento stava uscendo a sua volta dal locale. “Il capannone di Lester é a dir poco immenso. Hai presente l’elefante che ha portato via poco fa? Ce ne starebbero altri cinque, insieme al resto di quella marmaglia.”

“Oh, bene. Molto, molto bene. A patto che non si mettano A DONDOLARE SOPRA IL FILO DI UNA RAGNATELA...”

A quell’affermazione quantomeno bizzarra la daina lo osservò, perplessa.

“M – ma che dici?”

“Sai...potrebbero iniziare a trovare la cosa molto interessante, e a quel punto mettersi a chiamare amici e parenti vari per renderli partecipi. Allora si, che avremmo seri problemi di sovraffollamento...”

Lei era sempre più perplessa.

“Aah, lascia perdere.” tagliò corto lui. “Una vecchia filastrocca sui pachidermi. Ma bada di non raccontarla MAI ad uno di loro: é il modo migliore per farli infuriare, te lo garantisco.”

“Ok, capo. Terrò a mente.”

Subito dopo, la volpe si passò una mano sopra la testa, come a volersi schermire.

“Scusami” disse, con imbarazzo fin troppo evidente. “ma a furia di essere pappa e ciccia per anni in compagnia del vecchio Finn, credo che abbia finito col contagiarmi. Deve proprio avermi trasmesso un lieve pizzico del suo UMORISMO DA SOCIOPATICO...”

“Non fa nulla, Nick” rispose lei, abbozzando un sorriso. “Ormai la sottoscritta ci ha fatto il callo, ai vostri continui FRIZZI E LAZZI. Già da soli siete da prendere CON LE MOLLE, ma quando siete insieme diventate TOTALMENTE IMPREVEDIBILI. Da due come voi mi aspetto DI TUTTO, davvero.”

“Oh, beh...”

“Sul serio. Mica ti devi giustificare. Tornando a prima...ritengo sia la soluzione migliore. Tutti quelli non ci sarebbero mai stati, nelle nostre celle. E da anni che andavo avanti a rompere l’anima al vecchio Ricketts proponendogli di ampliare e ristrutturare la zona prigioni. Magari costruendo un edificio apposito vicino alla centrale di polizia. E avevo anche aggiunto che MAGARI si poteva utilizzare il vecchio municipio facendo qualche opportuna modifica, visto che é abbandonato e disabitato DA ANNI. Almeno non avremmo dovuto mettere in piedi tutto quanto da zero, facendo così lievitare a dismisura i costi. Ma...”

“Ma?”

“Ma non c’é stato NIENTE DA FARE. Da quell’orecchio proprio non ci sentiva.”

“Capisco...”

“E comunque, non che le abbia mai utilizzate più di tanto. Hai visto anche tu quanta roba ha ammucchiato là sotto, visto che ci dormi tutte le notti. A memoria mia, non gli ho mai visto ARRESTARE NESSUNO. Se li pescava ubriachi e in vena di risse o di voler spaccare qualcosa li rabboniva, spesso prendendosi una bella razione anche lui. Ma sosteneva che non facevano poi così male, quelle botte. E c’era da credergli, visto che era un alce grande e grosso. Poi li portava fuori dal paese e li scaricava su di un prato o nei pressi di un bosco. E lì li lasciava a dormire, fino a che non smaltivano la sbronza. Ed infine, la mattina dopo, li riportava all’ovil...ehm, cioé, da Carrington.”

“Beh...ritengo che ciascuno sia libero di utilizzare il metodo che preferisce, No?” Buttò lì la volpe con un’aria noncurante e con una successiva alzata di spalle, come a voler meglio chiarire il concetto. “Anche se ho i miei seri dubbi che funzionasse, con gente così. Molto meglio il nostro, anche se un po' drastico. Tu che ne pensi?”

“Lo sai già, come la penso in proposito.”

“Ehm...però devi ammettere sebbene sia alquanto rude, é l’ideale per dissuadere certi imbecilli da abitudini e vizi diciamo...alquanto NOCIVI.”

“Cambiando argomento,...allora, come pensi di punirmi per aver DISOBBEDITO AGLI ORDINI? Sentiamo un po'.”

Lui parve esitare per un’istante, a quella richiesta.

“Ehr...a dirla tutta, non ci avevo ancora pensato. Dobbiamo discuterne proprio adesso che siamo ANCORA IN MISSIONE?”

“Avanti” lo esortò la daina. “Non essere timido. Sono tutta orecchi.”

“Di un pò” buttò poi lì Nick, guardandosi attorno con l’aria sollevata di chi era appena riuscito a salvarsi in corner. “Sapresti dirmi DOVE DIAVOLO SI E’ ANDATO A CACCIARE FINN? E’ da parecchio che non lo vedo. Sembra essersi volatilizzato. Niente di più facile, conoscendolo...”

“Ah, già. Quasi dimenticavo. Mi ha telefonato poco fa la moglie di SHEAMUS O’ RIORDAN. Pare che la iena RUSSELL, in compagnia di altri due tipacci, stia creando parecchie noie da quelle parti. Sono pronta a scommettere che si tratta di MARVIN e di ARNIE. Perché stupirsene, dopotutto? Quei tre stanno sempre insieme. Ad ubriacarsi, pestare e rompere. E non mi riferisco solo agli oggetti che gli capitano sottomano. Oh, scusami...stavo divagando. Fatto sta che mentre parlo al cellulare con la signora O’ Riordan sopraggiunge Finn e mi chiede che succede. Io gli spiattello tutto quanto e a quel punto sai lui che fa? Si OFFRE VOLONTARIO PER ANDARE A SISTEMARE LA SITUAZIONE? Non é incredibile?”

“Più che incredibile direi strano...” commentò lui poggiando l’incavo formato dalle nocche dell’indice destro contro la punta inferiore delle proprie labbra, ed assumendo un’aria riflessiva. “Non é da Finnick. No, non é proprio nel suo stile. Qui c’é qualcosa che non torna...”
“E dovevi vedere com’era entusiasta, all’idea!” Esclamò lei. “Lascia che ti confessi una cosa: prima di stasera avrei avuto qualche dubbio, a riguardo. Ma dopo avere visto cosa ha combinato là dentro...”

Indicò il locale.

“Ok. Immagino che se la caverà benissimo da solo. Almeno su questo non ho il minimo dubbio. Vorrà dire che lo raggiungeremo non appena avremo finito qui, almeno...”

D’un tratto sgranò gli occhi e spalancò leggermente la bocca, mentre abbassava la mano impegnata a fare da sostegno.

Un fulmine. Un autentico, improvviso fulmine a ciel sereno. Di colpo aveva compreso cosa non quadrava. O meglio...non c’era NIENTE CHE NON QUADRAVA.

TUTTO QUADRAVA, INVECE. E FIN TROPPO ALLA PERFEZIONE.

“Aspetta...aspetta un attimo, Maggie.” disse mentre si voltava verso di lei, allarmato. “Hai...hai detto RUSSELL, per caso?”

“S – si” rispose lei, preoccupata da quel cambio repentino. “Perché? C’é qualche problema, per caso?”

Ma Nick sembrava non aver udito la domanda.

“Quanto...quanto dista la fattoria degli O’ Riordan?”

“Non tanto. A piedi ci si mette una ventina di minuti circa. Si trova in direzione Nord – Ovest da qui. Se usi la strada asfaltata prosegui diritto fino alla seconda sulla destra. Giri in quella direzione e poi procedi fino a trovare una serie di sentieri che tagliano giù per il bosco, sempre sulla sponda destra. Puoi prenderne uno qualunque, tanto conducono tutti lì.”

“Perfetto. E, dimmi...A Finn gli hai spiegato LO STESSO PERCORSO, PER CASO?”

“Beh...certo che si.”

“E da quanto é andato via? Te lo ricordi?”

“Saranno dieci minuti scarsi, o giù di lì.”

“Fammi un piacere, Maggie. Tu resta qui e occupati di tutto quanto. IO MI PRECIPITO LAGGIU’ ALLA FATTORIA. E DI GRAN CORSA, ANCHE.”

“D – d’accordo. Ma non capisco il motivo di tutta questa fr...”

Non le riuscì di terminare la frase. Nick era partito a razzo, ed aveva gìà preso a correre all’impazzata nella direzione che lei stessa gli aveva suggerito.

“NICK!! MA DOVE...”

Si era messa ad urlare. Ma la volpe non aveva fatto la benché minima piega, a quel grido.

 

Spero tanto di fare in tempo.

 

Questo era l’unico pensiero che gli stava balenando nella testa, mentre si dirigeva a rotta di collo verso il podere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non era vero.

Era troppo bello, per poter essere vero.

Non ci credeva.

Davvero non stava credendo ai propri occhi.

Quasi non riusciva ancora a capacitarsi, di aver avuto una simile botta di fortuna.

O, quantomeno, cosa mai avesse fatto di buono nell’ultimo periodo ed in genere nel corso della sua intera e lunga vita, per meritarsi tanto ben di Dio e tutto in una volta sola.

Forse avrebbe dovuto formulare una breve e sentita preghiera, oppure uno scongiuro a qualche componente dello sterminato e sconfinato pantheon di cui era fervente ed assiduo devoto. Oppure a TUTTI INSIEME, giusto per non lasciare indietro nessuno. Che poi poteva darsi che qualcuno di loro ci rimanesse male e si offendesse…

Ma non prima di aver SBRIGATO LA PRATICA.

Magari non era nemmeno il caso, di scomodarli a quell’ora.

Forse non c’entravano nulla, con quanto stava accadendo. Non avevano nessun merito. E se uno non ha nessun merito o voce in capitolo, A CHE POTRA’ MAI SERVIRE SPRECARE TEMPO PER ADORARLO?

E cosa credevano, di avere davanti UN FROLLOCCONE come tutti gli altri CHE ANDAVA SULLA FIDUCIA? Che tentava di ingraziarseli A PRESCINDERE?

E come accidente é che la chiamavano, quella roba?

Boh. Forse FEDE, o pressappoco. Doveva trattarsi di qualcosa giù da quelle parti, se non ricordava male. Ai tempi del catechismo, dopo ognuna delle poche lezioni che aveva frequentato e una volta che aveva fatto ritorno a casina bella, sempre che non ci fosse da bighellonare, rimediare da FAR BENE O DA FARSI BENE oppure stare anche solo in giro a STRUSA O A STRUSCIO, puntualmente si buttava sotto la doccia e SI DIMENTICAVA OGNI COSA. Meglio del tasto di RESET, si si. Proprio come una videocassetta col nastro che ritornava PERENNEMENTE VERGINE ad ogni azzeramento.

E comunque...CHEZ FINN LE FENNEC le cose non funzionavano affatto così, nossignore. Nella maniera più assoluta. PAGARE MONETA, VENDERE (O ERA VEDERE? Mannaggia alla memoria e alla confusione mentale…) CAMMELLO. E con buona pace dei cammelli. Se qualcuno avesse avuto delle rimostranze, c’era un bel posto che attendeva solo e soltanto lui. Ce lo avrebbe mandato più che volentieri e a VIVA VOCE, coadiuvato da un mirabile ed eclettico GESTO DI BRACCIO E DI MANO ed un pesante INSULTO tirato rigorosamente A SQUARCIAGOLA ED IN CONTROCANTO.

L’importante é parlar chiaro. E gli accordi tra lui e le divinità, con tanto di scorta delle celesti schiere al seguito avevano sempre PARLATO CHIARISSIMO. Tu vuoi che io ti veneri, CICCIO? E ALLORA SGANCIA I BENEFIT. Sono proprio i dannatissimi benefit a fare la differenza, dal suo punto di vista. Se non ho nulla di concreto in cambio, e nell’immediato, CHE CAPPERO TI VENERO A FARE?

E comunque, se i cari CELESTIALI non c’entravano nulla, di chi STRACAPPERO ERA IL MERITO DI TANTA GRAZIA TUTTA IN UN BOTTO?

Forse c’entrava il DESTINO. IL KARMA.

Forse avevano ragione quei mollaccioni di fricchettoni orientalisti, quando sostenevano che la cosa migliore da fare é SEDERSI SULLA RIVA DEL FIUME AD ATTENDERE DI VEDER TRANSITARE IL CADAVERE DEL TUO ACERRIMO NEMICO.

O quantomeno...SE LO VEDI PASSARE A BORDO DI UNO YACHT INTENTO A SORSEGGIARE CHAMPAGNE E A SPASSARSELA CON UN PAIO DI BELLE SQUINZIE, AFFONDAGLI IL BARCONE E PENSACI TU STESSO, A TRASFORMARLO IN CADAVERE. DOPO AVERLO LEGATO BEN BENE ALL’ALBERO MAESTRO CON DIVERSI GIRI DI CHIGLIA ED AVERGLI GRATTATO LE FIGLIOLE. PER POI RIPASSARTELE DAVANTI AI SUOI OCCHI SBARRATI.

Così. Giusto per il gusto di RIVINCITA SOCIALE nei suoi confronti. E per regalargli un’ultima, bella immagine da portarsi dietro come ricordino durante il viaggetto verso L’OLTRETOMBA.

E SPERANDO CHE IL GUSCIO DI NOCE DI CARONTE NON SIA GIA’ PIENO FINO ALL’ORLO. CON TUTTA LA GENTE CHE VA GIU’ DA QUELLE PARTI, ULTIMAMENTE…

Più che giusto. In entrambe le situazioni.

Tutte le volte che qualcuno gli aveva fatto un torto ed aveva avuto la scalogna di incontrarlo di nuovo, da quel rendez – vous ne sarebbe uscito MORTO STECCHITO. Quello era il succo di tutto quanto lo stramaledetto discorso. E tanto bastava, dal suo punto di vista. E da ciò che aveva di fronte alle sue pupille in quel preciso momento.

Eccoli lì, dunque. Tutti e tre. E a perfetta portata di Betsie. Il trio di puzzoni al gran completo. Proprio quelli che lo avevano malmenato, deriso e schernito quella sera di non tanto tempo fa, al locale di Tobey. A voler fare i pignoli ed i precisini uno di loro lo aveva preso a calci e sbatacchiato per ogni dove come un mucchietto di vecchi cenci, mentre gli altri due se la ghignavano alla gran più bella. E tutto fino all’attimo prima in cui il SETTIMO CAVALLEGGERI aveva deciso di piombare lì per direttissima a salvargli le chiappe, tramite l’inattesa ed improvvisa ricomparsa del suo ritrovato socio.

Strinse l’arma fidata tra le mani, con queste ultime in preda ad un nuovo ed incontrollabile formicolio.

Aveva finalmente la tanto agognata occasione di saldare il conto per intero. Una ghiotta, succulenta occasione da non lasciarsi assolutamente sfuggire, per nessuna ragione al mondo.

“Ciao, ciao, ciao, BELLEZZE. Da quanto tempo...” mormorò tra sé ringhiando, mentre sfoderava i denti ed arcuava gli angoli delle fauci verso l’alto, in una smorfia che non prometteva nulla di buono.

PER QUEI TRE, naturalmente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, MARVIN? Che hai visto muoversi qualcuno, là dentro?” Chiese Russell al cinghiale indicando la casa patronale di fronte a loro, che in quel momento era completamente avvolta dal buio e dal silenzio più completi.

“Macché!!” Rispose l’altro, emettendo un sonoro grugnito. “E’ come se si sono volatilizzate. Sai che ti dico? Per me devono essere tutte MORTE DALLO SPAVENTO! AH, AH, AH!!”

“Macché morte” replicò la iena. “Scommetto che sono lì, tutte strette l’una alle altre a tremare e a far finta di non essere in casa. Tsk! Classica situazione di stallo, come nei film polizieschi. E come nei film...ci vuole qualcosa per spezzare l’equilibrio.”

“E...e che cosa, scusa?”

“Lascia fare a me. Lo so io, come dargli la sveglia.”

Gettò lo sguardo alle sue zampe posteriori. Proprio sotto a quella destra, intento a contorcersi per il dolore e nel disperato quanto inutile tentativo di liberarsi, vi era una piccola mangusta dalla coda bianca. Era SHEAMUS O’ RIORDAN, proprietario di tutto quanto il podere circostante con magione annessa.

“EHI, TU! MANGIATERRA!!” Gli fece Russell, con tono minaccioso.

Come risposta ottenne solo un rantolo strozzato. Decise di riprovarci smettendo al contempo di pigiare col piede, anche se solo per qualche istante. Non ci teneva ad abituarlo troppo bene. E nemmeno a farlo illudere che l’avrebbe scampata. Non era sua consuetudine inventarsi pietose bugie. Ed in quanto a CHE COSA non sarebbe scampato...beh, tutto dipendeva da quanto sarebbe o meglio, SAREBBERO STATI DISPOSTI A COLLABORARE.

“PER CASO SEI SORDO, MANGIATERRA?!” Incalzò. “STO PARLANDO CON TE, SCEMO! MI SENTI?!”

“M – mi c – ch – chiamo S – Sh...”

“STA’ ZITTO, IMBECILLE!! PENSI CHE ME NE FREGHI QUALCOSA DEL NOME IDIOTA CHE TI HA APPIOPPATO LA BALDRACCA DI TUA MADRE?! ADESSO MI FAI IL SACROSANTO PIACERE DI CHIAMARE IL RESTO DELLA TUA BELLA FAMIGLIOLA. E POI GLI DICI DI VENIRE FUORI. E SUBITO, ANCHE. O TI GIURO CHE TI RIDUCO A PURE’!!”

“N – non c – c’é n – nessuno i – in c- casa m – mia, o – oltre a m – me. V – ve lo g – giu...AAARGGGHH!!”

“RISPOSTA SBAGLIATA, MANGIATERRA.”

Russell riabbassò deciso il piede premendo ancora più forte contro il corpo del poveretto, che emise un urlo straziante. Gridò con quanto fiato aveva in gola, fino a perderlo del tutto, per poi concluder con un nuovo, sommesso rantolo di agonia. Un sinistro scricchiolio provenì dal suo minuscolo torace.

“Senti a me, BIFOLCO. Che c’ho scritto FESSO, sulla fronte? CI HO SCRITTO SOPRA FESSO?! GUARDA BENE!!”

“I – io...i – io n – non...n – non...”

“Che mi vuoi CIURLARE PER IL MANICO, PEZZENTE? Hai una PIACENTE MOGLIETTINA e la bellezza di SETTE FIGLIOLE, che ti credi che non lo so? Mi spacco la schiena tutta la settimana dentro a quella cartiera del cavolo per far arricchire quel FETENTE D’UN SUINO. E si dà il caso che quando il sottoscritto rimedia la sua LIBERA USCITA vuole divertirsi. HO IL SACROSANTO DIRITTO DI SPASSARMELA, CHIARO?! Ma purtroppo non trovo mai una femmina disponibile ed altrettanto disposta a spassarsela con me, in questa lurida vallata. Neanche a PAGARLA. Non che voglia farlo, s’intende...i miei soldi preferisco spenderli PER BERE. Di norma NON PAGO MAI PER FARE QUATTRO BALZI SULLE LENZUOLA. Di solito adocchio una che mi garba, poi la seguo, la acchiappo o me la carico su e a quel punto ME LA FRULLO. CHE LEI LO VOGLIA O MENO, NON M’INTERESSA. E POI LA LASCIO LI’ O LA RIBUTTO DOVE L’HO TROVATA. E comunque...sono settimane CHE NON RIMEDIO UNO STRACCIO DI FEMMINA, in giro. E tu, invece...NE HAI BEN OTTO!! CHE, TI SEMBRA GIUSTO?! TI SEMBRA GIUSTO TENERTELE TUTTE QUANTE PER TE E NON DIVIDERLE CON NESSUNO, EH?!”

“EHI, VOIALTRE!!” Gridò in direzione della casa. “IO E I MIEI AMICI VOGLIAMO SOLTANTO DIVERTIRCI!! VOGLIAMO SOLO DIVERTIRCI UN PO’ CON TUTTE VOI, CAPITO? VEDETE DI SBRIGARVI, ALTRIMENTI...MI SA TANTO CHE CI TOCCHERA’ DIVERTIRCI COL VOSTRO CARO PAPARINO!!”

“I – in casa! R- rimanete in casa, p – per l’amor di D – Dio...r – rim...AAAHHHH!!”

Russell schiacciò ancora il poveretto. E ancora più forte.

“ZITTO!! STA’ ZITTO O TI AMMAZZO, CAPITO?!”

“MI AVETE SENTITO, LA’ DENTRO?!” Aggiunse. “DOVETE USCIRE UNA ALLA VOLTA, ED INFILARVI DENTRO AL GRANAIO. POI VERREMO NOI, A TURNO. PRIMA TOCCA A ME, POI SARA’ LA VOLTA DI MARVIN E POI, ALLA FINE, TOCCHERA’ AD ARNIE. E STATE TRANQUILLE, CHE CE N’E’ A SUFFICIENZA PER TUTTE QUANTE. FACCIAMO COSI’...SCEGLIETE VOI CHI DEVE INIZIARE! AH, AH, AH!! MA SBRIGATEVI, PRIMA CHE FACCIA UN BELLO SPEZZATINO!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

All’interno dell’abitazione, immerse nelle tenebre più totali, otto piccole figure stavano appoggiate con le schiene contro uno dei due muri più grandi del tinello, rannicchiate e piangenti. Si stringevano l’una all’altra nel vano tentativo di farsi coraggio.

“Hai...hai sentito, mamma? V – vogliono...vogliono fare del male a...”

“Sssh. Non...non farti sentire, piccola mia.”

“Ma se non facciamo qualcosa, LO UCCIDERANNO!”

“Sii...sii forte, tesoro. Sii forte.”

Era un’esortazione che aveva a dir poco del DEMENZIALE, vista la situazione. Ma pur con tutta la buona volontà non le veniva altro da dire, purtroppo.

“Cosa possiamo fare, mamma? COSA?!”

“I...IO NON LO SO, SINEAD. Non lo so...”

PRUE BINGHAM – LAFFERTY in O’ RIORDAN abbracciò e portò a sé le due figlie più vicine e fece l’unica cosa che avrebbe potuto fare, in un simile frangente. La sola via di uscita che le era rimasta di fronte a simili mostri.

Certo, aveva telefonato all’ufficio dello sceriffo e poi sul cellulare seguendo le istruzioni del messaggio registrato, ma...di lui e della sua vice ancora nessuna traccia. E la situazione era critica. PIU’ CHE CRITICA. Non era rimasto molto tempo. Tra poco avrebbero fatto a pezzi suo marito. E POI LORO.

Mosse le labbra e formulò UNA PREGHIERA, invocando l’aiuto del cielo.

Scongiurò il signore di inviare uno dei suoi angeli a salvare le vite loro e di colui che amava più di ogni altra cosa. E a sconfiggere e punire quel branco di criminali, per porre fine a tutto quell’orrore.

Non aveva la minima idea di quanto le sue suppliche fossero ad un passo dall’essere esaudite all’istante.

Ma non era un angelo, colui che stava arrivando.

E se davvero lo era...allora doveva AVER PERSO LE ALI, come minimo.

Forse gli erano cascate da sole. Oppure gliele avevano tolte, per punirlo. Alla maniera in cui si puniscono gli angeli decaduti e ribelli. PIANTANDOGLIELE A TERRA CON CHIODI E A SUON DI MARTELLATE, PER POI STRAPPARGLIELE TIRANDOLO PER LE BRACCIA, CON UNO STRATTONE SECCO E DECISO.

Ma se lo soltanto lo avessero conosciuto prima...avrebbero probabilmente dedotto che se le doveva essere TIRATE VIA PER CONTO PROPRIO. Magari solo perché FACEVA FICO MA MOLTO, MOLTO, MOLTO PIU’ FICO ESIBIRE AL LORO POSTO DUE BELLE E LUNGHE CICATRICI SANGUINANTI, MAL RIMARGINATE E PEGGIO RICUCITE.

Perché per quanto possa sembrare strano persino IL DIAVOLO, a fronte di certe brutture del mondo, può dimostrare di possedere un cuore tenero. E di potersi impietosire, correndo in aiuto di chi ha bisogno.

Ma che non lo si dica in giro, però. Perché a lui piace giocare a fare IL PURO MALVAGIO. E’ IL SUO RUOLO, CHE GLIELO IMPONE.

E comunque, altruista o no che sia, una cosa é certa.

Se lo si costringe a scendere in campo e ad entrare in azione, NON HA ALCUNA MISERICORDIA.

Ed esiste solo una cosa che i VERI CATTIVI temono.

IL PIU’ CATTIVO TRA TUTTI LORO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ehi, Russell!” Chiese Marvin. “Riguardo a prima...MICA PARLAVI SUL SERIO, vero?”

“Che vuoi dire?” Domandò di rimando la iena.

“Beh, ecco...intendevo dire sul fatto di DIVERTIRCI con questo tizio...si, insomma, io non...devi capire che per me é UN’ESPERIENZA NUOVA, e così...non é che sia molto pratico, su certe cose...per farla breve, a me PIACCIONO LE FEMMINE, ecco.”

Russell lo centrò in piena nuca con un manrovescio, facendolo stramazzare a terra.

“CRETINO!! MA CHE TI SEI BEVUTO ANCHE IL CERVELLO PRIMA, INSIEME A TUTTA QUELLA BIRRA?! NON INTENDEVO MICA QUELLO!! PERO’, ADESSO CHE MI CI FAI PENSARE...”

Il suo sguardo incrociò di nuovo gli occhi sbarrati dal terrore e dal dolore della mangusta.

“Tu che mi proponi, eh? Non ho ancora ben deciso cosa farne, di te. Vediamo...ad esempio POTREI CALPESTARTI FINO A FARTI SPUTARE FUORI LE VISCERE DALLA BOCCA. Allora? Che ne dici? Ti piace come programma?”

“L – la p – prego, p – per p – pietà...”

Sopraggiunse Arnie, il tasso.

“EHI! EHI, RAGAZZI! IDEA, IDEA! CE L’HO IO L’IDEA GIUSTA!!” Disse, tradendo una certa eccitazione.

“Avanti, GENIO. Sentiamo quest’idea.” rispose la iena, sbuffando.

“Un’ideona, ecco cos’é!! Che ne dite di FARE A GARA A CHI LO LANCIA PIU’ LONTANO?”

“Ehi, ma così non vale!” Intervenne il cinghiale. “Lo sappiamo tutti che sei una pappamolla. Con quelle braccine secche e rachitiche che ti ritrovi riesci a malapena a sollevare un boccale. Non parteciperesti nemmeno! E allora che gusto ci sarebbe?!”

“Oh, ma io mi diverto anche solo A GUARDARE...” aggiunse l’altro, con uno sguardo maligno.

“Oh, beh...in tal caso...per me é AGGIUDICATO.” fece Marvin. “E tu, Russell? Che ne pensi?”

“Ok anche per me” rispose secco quest’ultimo. “Basta che ci diamo una mossa.”

“STATEMI A SENTIRE, BRANCO DI SGUALDRINE!!” Sbraitò ancora. “CONTO FINO A TRE, POI VI TRASFORMO PAPINO IN UNA PIZZA QUATTRO STAGIONI A FURIA DI GETTARLO AVANTI E INDIETRO!! E QUANDO AVRO’ FINITO CON LUI VENGO SUBITO A FARVI VISITA!! VERRO’ A BUTTARE GIU’ LA PORTA DELLA VOSTRA DANNATA STAMBERGA E VI PRENDERO’ TUTTE, UNA AD UNA!! INTANTO, TIRATE PURE A SORTE PER VEDERE CON CHI DEVO COMINCIARE!! UNO...”

Tirò una grossa ed isterica risata. Nulla di più facile, per uno della sua specie. Poi ricominciò con la macabra conta.

“...DUE...”

Guardò nuovamente Sheamus.

“Il tempo per te é quasi scaduto, MANGIATERRA. Inizia a raccomandare la tua anima e preparati a farmi battere IL RECORD DI LANCIO. E sappi che dopo di te toccherà al resto della tua bella famigliola. Dopo che ce le saremo RIPASSATE PER BENINO. DAVANTI, DIETRO E DI SOPRA. AH, AH, AH!!”

“...TRE.” Sentenziò, implacabile.

“SHI.”

Russell si guardò attorno, con il ghigno che gli era sparito dal muso come per incanto.

“Chi...CHI ACCIDENTE HA PARLATO?!”

Un altro monosillabo in più. E non previsto. Perché non era provenuto né dalla sua bocca e nemmeno da quelle dei suoi due compari, che lo guardavano attoniti quanto lui. Era giunta da una voce che pareva provenire da una direzione imprecisata alle loro spalle. Che immediatamente aveva ripreso a parlare, sfruttando la loro sorpresa.

“Oh...ME DESCULPE, SENORES...forse non ve ho detto que segnifica ESTA PALABRA. La parola che ho appena pronunziato vuol dire QUATTRO. Dovete sapere que dall’altra parte de esto globo, vecino a SAN FRANSOKYO o giù de lì, ha un doppio segnificato. Oltre ad indicare un numero, vuol dire DIPARTITA. MUERTE. KAPUTT. E a quanto pare porta una JELLA NERA, a dir poco. Ne hanno UNA PAURA DANNATA, sia ad usarla che a nominarla. Figuratevi que non si azzardano a metterla NEMMENO SULLE PORTE DELLE CAMERE D’ALBERGO. Y NEMMENO NEI NUMERI CIVICI!! Da non credere...un po' como noi con el numero TREDICI. No, dico: ne avevate idea?”

La iena rimase muta. Marvin ed Arnie, entrambi alquanto spaventati, fecero quadrato attorno a lui.

“No, que non ne avevate idea. Per dei TROGLODITI como voi es già UN MILAGRO, un miracolo riuscire a parlare senza esprimersi a versi gutturali e rutti. Feguriamoce sapere un minimo de cultura spicciola o saper fare de conto. Ve giuro que me stupisce che il vostro capoccia sia reuscito ad arrivare FINO AL TRE SIN SBAGLIARSE. Senza fare errori. E’ un grosso passo avanti, sapete...”

“Che...CHE DIAVOLO VUOI?” Chiese il cinghiale, con tono nervoso. “SI PUO’ SAPERE CHI SEI?!”

“Sono solo venuto a dirve que se avete così tanta voglia de JOGAR, de giocare, cari i miei BIMBIBELLI...GIOCATE CON MIGO. Venite a divertirve con me.”

“Ah, si? E sentiamo: vorresti essere LANCIATO TU AL SUO POSTO, per caso?” Minacciò Russell, indicando la mangusta.

“Veramente pensavo de usare LE VOSTRE TRE ZUCCHE VUOTE...a voi como ve sembra? Dite que se puede fare?”

“C – COSA?!”

Dall’espressione, la iena dovette pensare che il loro misterioso interlocutore dovesse essere ammattito. Anche se non lo aveva ancora visto in faccia.

“Basta con le fesserie!” Intimò il tasso. “Fatti avanti, una buona volta!!”

A quella richiesta seguì un fischio breve ed acutissimo.

“FFFIIIUUUUIITTT!! Da esta parte, GIOIE.”

I tre si voltarono alla loro sinistra.

“Ehi! E’ quella MEZZA CARTUCCIA che lavora giù da Tobey!!” Esclamò Marvin.

“Che ci sei venuto a fare qui, NANEROTTOLO? A prenderle per solidarietà?! AH, AH, AH!!” Lo provocò Russell, deridendolo di gusto. “Stavolta non c’é il tuo amico, a difenderti!!”

“Già. PURTROPPO PER VOI.”

Finnick li stava fissando dritto negli occhi, avvolto tra le nere fronde. La tenue luce lunare che filtrava tra esse, in contrasto con la sua pelliccia color del deserto, diede vita ad uno strano effetto. Una sorta di luccicanza sembrava ammantarlo. Era come se il suo corpo stesse emettendo una sorta di AURA. DI AURA DORATA. Le pupille scintillavano come due gocce di sangue vivo e appena sgorgato da un’arteria pulsante e recisa di netto. Quei riflessi scarlatti, uniti ad un espressione spiritata e a tutto quanto il resto, stavano dando vita ad uno spettacolo veramente INCREDIBILE.

Rimase immobile per qualche istante, poi avanzò di qualche passo nella loro direzione e, dopo essersi fermato nuovamente, alzò Betsie con il braccio destro fino a metterla parallela al terreno e con la punta rivolta verso il terzetto, come a voler annunciare un imminente HOME RUN.

Un FUORICAMPO, si. CON LE LORO TESTE.

“CHECK, CHECK, CHECK” disse, facendo un triplice occhiolino con le palpebre, usandole come due puntatori. “ENGAGED. ACHTUNG. ACHTUNG. VULPES ZERDA A ORE NOVE. ED E’ ARMATO DELLE PEGGIO INTENZIONI.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nick stava attraversando la boscaglia in un batter d’occhio. La tenuta degli O’ Riordan si trovava oltre quelle file di alberi.

Fortunatamente non era un grosso problema per un predatore come lui avanzare al buio, ma il terreno era un continuo saliscendi, e presentava numerose asperità.

Evitò con un breve balzo due radici ritorte, incespicò subito dopo contro una terza che sembrava piazzata lì apposta da qualche nume tutelare della foresta particolarmente burlone ma rimase comunque in piedi, limitandosi a digrignare i denti e ad imprecare a mezza bocca per il male al collo del piede. E dopo un’altra decina di metri percorsi a leggero passo di zoppo, ne fu finalmente fuori.

Alzò immediatamente lo sguardo e...i suoi cupi presentimenti divennero realtà.

Si stava proprio verificando ciò che aveva temuto.

Vide il suo compare vicino ad una gigantesca quercia. Sotto al ramo più vecchio e grosso stavano, in piedi ed in equilibrio precario su di una serie di panche impilate alla meno peggio le une sopra alle altre, tre sue vecchie conoscenze. La combriccola di allegroni con cui aveva attaccato briga la sera stessa che aveva messo piede ad Haunted Creek, per salvare il suo miglior amico da un sicuro asfaltamento. Solo che stavolta i ruoli si erano totalmente ribaltati.

Avevano le mani legate dietro la schiena ed attorno alle loro teste, completamente piene di bozzi e lividi quasi sicuramente frutto del celere e certosino lavoro da parte della vecchia Betsie, stavano delle robuste e spesse corde di canapa, molto simili a quelle che aveva usato lui per appendere la barra per trazioni al soffitto dello scantinato della centrale. Ognuna di esse era regolata in base alla loro altezza e alle loro dimensioni, ed assicurata alla base del collo da un nodo scorsoio realizzato a regola d’arte.

Il piccolo fennec si muoveva in cerchio attorno a loro, parlando in continuazione e tenendo con una mano la sua fidata mazza da baseball poggiata sopra la spalla corrispondente, mentre utilizzava l’altra rimasta libera per gesticolare febbrilmente. Gli mancavano giusto un bel cappello con cilindro e un gilet foderato di paillettes per sembrare uno di quegli IMBONITORI DA FIERA, sempre intenti a catturare in ogni modo possibile l’attenzione del pubblico. Pubblico che in quell’occasione era composto dai componenti degli O’ Riordan al gran completo, disposti su di una fila di sgabelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, ricapitoliamo: adesso noi quattro, per la JOYA de tutti quanti i presenti, faremo UN BEL GIOCHETTO” ordinò Finnick a coloro che si ritrovavano appollaiati su quella fragile composizione. “Al mio via, canterete una strofa a turno de KNOCKIN’ ON HEAVEN’S FUR del grande DOG DYLAN, e nella fattespecie nella versione riarrangiata dei GUNS N'RODENTS. Me raccomando l’inflessione della voce, quindi. ES FONDAMENTALE, se ce tenete a riportare a casa le vostre LURIDE CARCASSE PUZZOLENTI. Por qué es proprio aqui que viene il bello, ragazzi: fate molta attenzione a NON SBAGLIARE NULLA. Alla prima STECCA o PAROLA ERRATA, UNA BELLA SPINTARELLA E SE FINISCE GIU’ A PENZOLARE POR EL GARGAROZZO, CLARO?! ME SOY ESPLICADO, me sono spiegato?!”

“Ehi, tu! SCIMUNITO!!” Aggiunse poi, rivolgendosi al capofamiglia.

“Ehm...v – veramente m – mi chiamerei SHEAMUS...” fece lui, titubante.

“XE UGUAL.” rispose l’altro. “E’ uguale. Stessa roba. DIMME’N’PO’, piuttosto: secondo te ce la farà almeno uno dei nostri idioti ad uscire indenne dal PRIMERO GIRO? POR MI, NO. Secondo te?”

“Ehm...”

“Avanti, non fare el timido. Sentiamo.”

“Ehm, veramente...n – non saprei...” replicò la mangusta, sempre più titubante.

“Scommettiamo DUECENTO SVANZICHE! Que ne dici? Hm?!”

“Beh, e – ecco, i – io...”

“Aw, siamo SPILORCI, a quanto vedo.O forse, non te piace el gioco d’azzardo. Se é così, AMIGO...dillo chiaro. O forse es la tu cara MUJER, la tua bella mogliettina che non vuole che spendi i soldini delle economie domestiche? Giusto, cari miei...anzi, PIU’ QUE GIUSTO. Ma mi ascolti un po', SENORA...deve sapere que un VERO MASCULO ha bisogno de svagarsi, ogne tanto. Se glie levi anche DOS CIACOLE, due chiacchiere y una bevuta con gli amici dopo una dura giornata de lavoro...allora tanto vale que SE CIAPA, se prende una bella cravatta como ESTE TRES e se da UN A BELLA TIRATA AL POMO DE ADAMO. VEDRA’ QUE BELLA VOCE DE CASTRATO CHE GLIE VIENE! GARANTEE’ AU CITRON! GARANTITO AL LIMONE!! E va bene, vorrà dire que me accontenterò de una bella cenetta a base delle SPECIALITA’ DELLA CASA en compagnia vostra e delle vostre FIGLIOLE, Và.”

“Mamma! Dì di si! DI’ DI SI, TI PREGO!!” Esclamò con tono entusiasta una di loro, dall’aspetto florido e ben pasciuto.

“Ma LILLYBETH!!” Replicò Prue. “Così, su due piedi, non credo che si possa...”

“E andiamo, signora!!” La esortò il fennec. Non vorrà certo deludere le aspettative de una così BELLA RAGAZZONA!! Non la renda triste, suvvia. Deve saper que el qui presente é una BUONISSIMA FORCHETTA. E saprà senz’altro fare onore alla vostra tavola. E la accontenti, su! Ma davvero vuol farle male?! MA DAVVERO VUOL FARLA PIANGERE?!”

“Io...e va bene. Quando vuole. Ne saremmo onorati...”

“Splendido! MARVELOUS!! Y adesso resta solo da decidere chi deve cominciare per primo...”

“Tu sei MATTO DA LEGARE” gli inveì contro Russell, dall’alto della sua postazione forzata. “Anzi...DA CAMICIA DI FORZA! TE LO HA MAI DETTO NESSUNO?!”

“Taci!!” fece Marvin al suo fianco, tirandogli una bottarella con il piede. “Non lo provocare!!”

Troppo tardi.

“Oh...BIEN, BIEN, BIEN...” disse in diretto interessato dell sprezzante commento. “TRES BIEN...visto que ha una gran smania de voler comenciare, direi que toccherà proprio alla nostra IENA LINGUACCIUTA aprire le danze. Se proprio vuole insistere ad aprir bocca, almeno la pianterà de SPUTARE VELENO!!”

“Stai...STAI BLUFFANDO!!” Rincarò quest’ultimo. “NON HAI IL CORAGGIO DI FARLO!!”

“Tu dici, PLISSKEN?!”

Per tutta risposta, e per meglio chiarire il concetto, lo colpì in piena cintola con l’estremità più grossa della mazza facendolo oscillare pericolosamente all’indietro. Russell urlò disperato.

“NO!!”

Giusto l’attimo precedente di cadere nel vuoto e finire impiccato, e non un solo istante prima, Finnick gli offrì di nuovo l’arma come estremo appiglio. Il malcapitato non si lasciò certo sfuggire l’occasione, visto che c’era in ballo la sua vita. L’afferrò come poteva, essendo legato. E cioé CON I DENTI.

“AHR, AHR, AHR!! Bravo!! Ottimi riflessi, GRINGO!!” Lo schernì il piccoletto, sghignazzando. “TE SEI PRESO UN BELLO SPAGHETTO, EH?!”

Ma un attimo dopo la sua espressione si fece seria, a voler indicare che lo scherzo era APPENA FINITO. Si era voluto concedere un breve attimo in cui aveva voluto metterla in burla, ma é risaputo che UN BEL GIOCO DURA POCO.

Gli comparve sul muso QUELL’ALTRO TIPO DI SORRISO. Quello in cui MOSTRAVA LE DUE FILE DI DENTI. Una chiaro e limpido segno che da lì in poi non ci sarebbe stato PIU’ NULLA DA RIDERE. E che non avrebbe avuto alcun tipo di problema ad andare FINO IN FONDO.

“Apri le orecchie e stame a sentire, VILLANO D’UN CAFONE BUZZURRO” ringhiò, mentre lo riportava alla posizione originale con uno strappo all’indietro. “E STAME A SENTIRE BENE. Te la sei presa con me por que hai pensato che fossi UN BOTOLO INNOCUO ED INSIGNIFICANTE, non é così? Beh, te informo che hai commesso IL TUO PRIMO ERRORE. Ma fin qui, NIENTE DE GRAVE. Vali quanto EL REGURGITO DE INTESTINO DI UN LOMBRICO, BELLO. DA DOVE PROVENGO IO, QUELLI COME ME SE FANNO EL RIPORTO ALL’INFRANATICA, CON QUELLI COME TE. Y se UNA NULLITA’ DEL TUO STAMPO se vuol divertire alle mie spalle, ce posso anche farme UNA GROSSA Y GRASSA RISATA SOPRA. Ma non posso sopportare e ripeto, NON POSSO SOPPORTARE ASSOLUTAMENTE chi maltratta I DEBOLI E GLI INDIFESI. La cosa peggiore es que li hai visti così PICCOLI y devi aver subito pensato que potevi tormentarli e far loro ciò che più ti pareva, dico bene? Proprio come hai fatto col sottoscritto, giusto? E questo é stato EL SECONDO PIU’ GRAVE ERRORE, HOMBRE. Y MOLTO PROBABILMENTE, ANCHE L’ULTIMO. PORCHE’ IL TERZO NON TE LO CONCEDO. STAVOLTA HAI CICCATO FUORI DALLA SPUTACCHIERA, RAZZA DE IDIOTA. Y DE SVARIATI METRI, TE LO ASSICURO. Hai finito por FAR INCAPPERARE chi di norma NON SE DOVREBBE FAR INCAPPERARE. MAI, IN TODA LA VIDA.”

Levò Betsie dalle sue fauci con un colpo secco, facendolo guaire.

Il cinghiale ed il tasso, nel frattempo, era scoppiati a piangere ripetendo una lacrimevole litania in simultanea.

“OH SIGNORE TI SCONGIURO E’ SOLO UN INCUBO STO SOGNANDO ADESSO MI SVEGLIO OPPURE HO BEVUTO TROPPO E SONO SBRONZO MARCIO TRA POCO VOMITERO’ E SARA’TUTTO PASSATO E TORNATO COME PRIMA NON PUO’ ESSERE VERO NON STA ACCADENDO A ME...”

“Y AHORA TE CONVIENE INIZIARE A FAR BAILAR L’UGOLA” aggiunse Finnick, senza minimamente curarsi dei lamenti. “oppure GIURO QUE TE FACCIO BAILAR IO DA APPESO. A TE LA SCELTA, COCHON. CHOOSE YOUR DESTINY.”

Ci fu un attimo di silenzio quasi spettrale, poi…

“MAMA, TAKE THIS BADGE OFF OF ME...” attaccò Russell con voce tremante, dopo qualche istante ancora.

“I CAN’T USE IT ANYMORE...” gli fece eco Marvin.

“IT’S GETTING DARK, TOO DORK TO SEE...” concluse Arnie.

Per poi maledire se stesso.

AVEVA STECCATO.

Quante volte, QUANTE CAVOLO DI VOLTE AVEVA CANTATO A SQUARCIAGOLA QUELLA DANNATA CANZONE?

Ma la paura, e l’alcool in corpo...gliel’avevano GIOCATA DAVVERO PESSIMA, questa volta.

E al fennec, che era in ascolto, la cosa non era affatto sfuggita.

Tese gli enormi padiglioni auricolari.

“AY, AY, AY...” proclamò con tono ferale. “Ho sentito bene? HO PROPRIO SENTITO BENE?! Beh...pare que abbiamo EL PRIMO ELIMINATO, gente...”

E si diresse vero il tasso, che intanto aveva iniziato già a supplicarlo.

“No...NO!! TI PREGO, TI SCONGIURO!!” Lo implorò, con un filo di voce. “NON PUOI FARLO DAVVERO! NON PUOI, CAPITO?! NON PUOIII!! IO...NON MI UCCIDERE. IO...IO NON VOGLIO...NON VOGLIO MORIRE...”

“Oh...ma certamente. Guarda que yo te capisco, caro mio” rispose conciliante Finnick. “Te capisco alla perfezione. Chi meglio de me. Nessuno lo vuole. E CHE SIAMO, TUTTI QUANTI FIGLI DE SCEMI E DE CRETINI, A DESIDERARE DE VOLER MORIRE DE PROPOSITO? Ma LE REGOLE SONO REGOLE. Altrimenti, esto mondo già LOCO, già pazzo de per se finirebbe totalmente A ROTOLI. Quindi, preparate a fare el tuo INGRESSO TRIONFALE NEL REGNO DELLE LUNGHE OMBRE.”

“NO! NON FARLO, NO!! F – FARO’ IL BRAVO, LO GIURO!! S – SONO PENTITO, O – OK? RIGHERO’ DRITTO, DA ORA IN POI! N – NON FARO’ MAI PIU’ DEL MALE A NESSUNO, TE LO PROMETTO!!”

“ESTO ES POCO MA SEGURO, COMPARE.” concluse lapidario Finnick.

Ma qualunque fossero le sue REALI INTENZIONI, quella notte furono destinate a rimanere celate nella sua mente. Nessuno le scoprì mai, ne lui poté metterle in atto. Poco prima di poterlo fare una violenta botta nel sedere lo fece ruzzolare in avanti nell’erba per circa un paio di metri.

“Chiunque tu sia stato, MEGLIO QUE COMINCI A GRIDARE AIUTO” borbottò furente mentre si rimetteva in piedi e sollevava Betsie, pronto a fronteggiare l’ignoto assalitore.

E fu grande la sua sorpresa nel vedere di chi si trattava. Talmente grande da lasciarlo senza parole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“S – SOCIO?!”

“Salve, Finn. A quanto pare sono arrivato appena in tempo.” disse Nick, mentre gli lanciava uno sguardo di rimprovero.

“Ma...MA ME DICI PORCHE’ L’HAI FATTO?!”

“Lo so ben io, il perché. E se ti spremi un poco le meningi, sono certo che ci arriverai anche tu.”

“Mph. Yo non capisco...e poi, EN TIEMPO POR COSA? Guarda que me la stavo cavando benissimo da solo. Anzi...A MERAVIGLIA, SI CE TIENES A SAPERLO!!”

“Lo vedo.

“Y comunque...SE PUEDE SAPERE QUE CAPPERO CE SEI VENUTO A FARE, AQUI? VUOI PUNTARE ANCHE TU, PER CASO? AHR, AHR, AHR!!”

“Sai...quando Maggie mi ha riferito di sistemare questa faccenda mi era venuto un piccolo dubbio. Che poi si é tramutato in TREMENDO SOSPETTO quando mi ha fatto il nome di RUSSELL. Quindi, ho preferito precipitami a controllare di persona. E a quanto pare ho fatto bene. BENISSIMO, direi.”

“MA DE QUE CAVOLO PARLI, MH?!”

“Semplice: che con te HO PARLATO AL VENTO, tanto per cambiare. Quel che ti ho detto ti é entrato da un orecchio e ti é uscito dall’altro, come al solito. Sbaglio, o ti avevo raccomandato NIENTE CADAVERI?”

“Ma che hai voglia de scherzare, socio? Ma figurati se li avrei impiccati per davvero! Volevo fargli prendere un poco de STRIZZA, tutto qui. E direi che é andata benone. E se ce sei cascato persino tu, con todo l’amo y la lenza, vuol dire que HO RECITATO ALLA GRANDE!! AHR, AHR, AHR!!”

“Già. Anche troppo, per i miei gusti. E’ questo il guaio con te, Finn. Non si riesce mai a capire quando finisci di scherzare e quando cominci a fare sul serio. E mi sa tanto che il primo a non capire dove si trova questo limite SEI PROPRIO TU.”

“Que...que cosa vorresti insinuare?”

“Chi, io? ASSOLUTAMENTE NULLA. E adesso slegali e tirali giù.”

“Agli ordini, CHIEF.”

Mentre quest’ultimo si accingeva a salire sull’albero per tagliare le corde, Nick andò dalle manguste.

“Salve a tutti. Chiedo scusa per il ritardo. E per il trambusto.” disse, rivolgendosi a Sheamus.

“Ma no, sceriffo” rispose lui. “Lei é fin troppo magnanimo. Fosse stato per me l’avrei lasciato fare. Lei non ha la minima idea di che cosa avessero in mente di fare quelle canaglie, a me e alla mia famiglia. Volevano...volevano...”

La sua voce si era fatta esitante. E Nick ritenne opportuno intervenire.

“Lo posso immaginare. Ma credo che alle volte il mio aiutante si lasci prendere un po' troppo la mano. Specie quando vuol recitare la parte del DURO. Ma forse...non tutto il male vien per nuocere. Ho buon motivo di ritenere che quei tre non vi daranno più noie, a partire da adesso.”

Quasi a conferma della sua predizione la iena, con i suoi due degni compari, si gettò ai suoi piedi in lacrime. Stavano frignando come cuccioli.

“LA...LA PREGO, SCERIFFO!! MI...MI PORTI IN GALERA, SUBITO!!”

“A...ANCH’IO, ANCH’IO!! QUALUNQUE COSA, BASTA NON AVER PIU’ INTORNO QUEL PAZZO FURIOSO!!

“VOGLIO...VOGLIO ANDARE AL PENITENZIARIO DI STATO!! PREFERISCO PIGLIARLO IN QUALCHE POSTO FUORI PROGRAMMA SOTTO ALLE DOCCE, PIUTTOSTO CHE AVER ANCORA A CHE FARE CON LUI!!”

“Ok, ok. Ho capito.” disse Nick, conciliante. “Alzatevi, ora.”

Arrivò anche Finnick. E non appena si ritrovò alla loro portata, le figlie di Sheamus e Prue gli balzarono al collo in blocco, abbracciandolo e riempiendolo di baci.

“MCIU’! Sei il nostro eroe!!”

“Grazie, grazie! Ci hai salvato la vita!!”

“Vieni qui a cena da noi domani, vero?”

“Io sarei in età DA MARITO...” buttò lì WINNIFRED, la primogenita.

“Calma, calma” fece lui, tradendo un certo imbarazzo. “Una alla volta, SENORITAS. El vostro AMICHEVOLE SPIDER - FENNEC DE QUARTIERE resterà da este parti ancora per mooolto tempo. E sappiate che soy disponibile per VISITE Y COLLOQUI INTIMI UND PRIVATI nel mio ufficio ventiquattr’ore su ventiquattro. Siete pregate de bussare sul retro del furgone parcheggiato a fianco del locale de Tobey. Quello nero e arancione con l’immagine fantasy condita de tuoni e de fulmini, tanto per intenderci. E passate pure a qualunque ora, una o più alla volta. ANCHE TUTTE INSIEME, non importa...”

Parevano proprio una schiera di dame impazzite alla comparsa DEL PRINCIPE AZZURRO. Le povere tapine non potevano sapere che si trattava piuttosto DEL CAVALIERE NERO. Il fatto che si trattasse del loro salvatore aveva completamente offuscato la loro capacità di giudizio. Nick decise che era proprio il caso di rompere l’idillio, anche la cosa non gli avrebbe affatto garbato.

“Dacci un taglio, CASANOVA” lo stoppò bruscamente. “E datti una mossa. Andiamo, che abbiamo da fare.”

“In quanto a voi” aggiunse guardando Russell e soci, “in marcia. Ma prima...Sheamus, avete un bagno, qui vicino?”

“Beh...ci sarebbe quello di casa nostra, ma...ho paura che sia un po' piccolo” spiegò il capofamiglia. “Ma se é solo per lavarsi, abbiamo qui vicino ai campi una pompa dell’acqua collegata ad un pozzo.”

“Magnifico. E, mi dica...avete anche degli stracci o delle vecchie coperte, per caso?”

“Di quelle ne abbiamo a volontà, dentro al magazzino. Ma...mi levi una curiosità, sceriffo: perché tutte queste domande? Di che cosa ha bisogno?”

“Non servono a me, ma a LORO” precisò Nick, indicando le tre canaglie ormai rese docili e mansuete come agnellini, con lo sguardo vacuo e perso nel vuoto e le gambe molli e ridotte a gelatina. “Esigo che si diano una ripulita prima di mettersi in cammino.”

“E perché mai? Solo perché hanno SCHIZZATO UN PO’ DI FANGO mentre cadevano a terra? Non la facevo così SCHIZZINOSO, sceriffo!”

“Se fosse solo per quello...il fango non c’entra nulla, mi creda. Il fatto...il fatto é che se la devono essere FATTA NEI PANTALONI. Nessuno escluso.” rivelò la volpe, turandosi con le dita entrambe le narici ed assumendo un’espressione disgustata.

Poter disporre di un olfatto sopraffino rappresentava senza dubbio una gran dote, ma c’erano dei giorni in cui quel dono si rivelava un’autentica maledizione, a fronte di certi effluvi particolarmente sgradevoli. E questo ERA DECISAMENTE UNO DI QUELLI.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Mi sembrava di averglielo detto, Jodie. Era da usare SOLO IN CASO DI ESTREMA NECESSITA’. Se l’é dimenticato, per caso?”

Aveva fatto ritorno sulla Rowans in compagnia della propria vice per recuperare gli abbattitori di palizzate e caselle postali e riunirli al resto della congrega, tenuta rinchiusa nel capannone di Lester e sorvegliata a vista da Finnick con l’ausilio della fida Betsie ormai sazia di botte in testa, almeno per quella nottata. Ma mai a sufficienza per non entrare di nuovo in azione, se qualcuna di quelle teste calde avesse avuto intenzione di reagire, protestare o crear rogne. E adesso si trovava lì, a scuotere la testa sconsolato mentre li osservava tutti e tre stesi a terra nelle medesime posizioni in cui li avevano lasciati, imbottiti di dardi soporiferi come puntaspilli, che se la ronfavano della grossa.

“N – no, sceriffo. M – me le ricordo m – molto bene, le sue parole” rispose la femmina di stambecco, con fare timido. “E’ che...quando hanno iniziato a risvegliarsi e a muoversi mi sono spaventata così tanto...ero...ero confusa, non sapevo bene che fare...poi mi sono ricordata della pistola che mi aveva dato, e così...ma non ricordo quanti ne dovevo sparare, per farli riaddormentare, e allora...”

“Non fa nulla” la rassicurò lui. “Adesso ci pensiamo noi. Lei torni pure a casa. E grazie per la collaborazione.”

“Grazie a lei, sceriffo. Vuole entrare a prendere un caffè, per caso? La vedo piuttosto stanco...”

“Devo declinare la sua offerta, purtroppo. Ho un lavoro da finire. Vada pure. E buonanotte.”

“Buonanotte a lei, sceriffo. Lieta di esserle stata utile.”

“UTILISSIMA, davvero. Buonanotte, di nuovo.”

Gli parve di vedere Jodie lanciare un’ultima, languida occhiata mentre si incamminava verso la propria abitazione. Non proprio a lui, a voler essere precisi. Ma AD UNA PARTE BEN PRECISA DI LUI.

“E ora che si fa?” Chiese Maggie. “Con tutto il sedativo che hanno in corpo questi ne avranno fino a domattina, come minimo.”

“Nessun problema. Vorrà dire che costringeremo Lester a fare un ultimo, piccolo straordinario. Mi rincresce dargli di nuovo la sveglia, ma...temo non ci sia altra soluzione. Ma prima, visto che si sta parlando di BRUSCA SVEGLIA, c’é una cosa che dobbiamo assolutamente fare.”

Infilò la mano nella tasca anteriore destra e, dopo aver armeggiato per un istante, estrasse uno smartphone. Uno smartphone che, come poté notare la daina, NON DOVEVA ESSERE DI CERTO IL SUO. A meno che NON LO AVESSE CAMBIATO NELL’ULTIMA MEZZ’ORA, o giù di lì. Questo era rilegato da una custodia a libro. Ma a chi apparteneva?

“L’ho pescato da uno di quelli che abbiamo catturato nel locale” si affrettò ad esplicare Nick, intuendo il suo stupore e senza darle il tempo di tramutarlo in una domanda. Poi aprì la copertina anteriore e pescò un bigliettino spiegazzato dalla tasca interna posta sul retro.

“E quello cos’é?” Chiese comunque lei.

“Pare che quei balordi si portassero sempre un numero dietro per eventuali emergenze. Non che si aspettassero grane da qualcuno, ma forse pensavano che la prudenza non fosse mai troppa. Dopotutto, un minimo di sale in zucca ce l’avevano. Almeno questo dobbiamo riconoscerglielo.”

“Ma che vuoi...”

“Ssshhh. Stà a vedere. Anzi...A SENTIRE. RESTA IN ASCOLTO.”

“Nick lesse il numero che vi era scritto sopra a penna, a caratteri grandi e larghi. Poi lo compose digitando rapidamente i numeri sul display con la punta del pollice. Infine, mentre rimaneva in fiduciosa attesa attivò il dispositivo di VIVA VOCE perché potesse udire bene anche lei.

“Non ci volle molto prima che dall’altro capo dell’apparecchio rispose qualcuno caratterizzato dal timbro roco e mezzo assonnato. Ma PERFETTAMENTE RICONOSCIBILE.

“Mmmmhhh…grunf…pronto?!”

“Salve, CARRINGTON. Ti ho svegliato, per caso? Oh, scusa...sappi che L’HO FATTO APPOSTA.”

“Hai capito CHE LENZA, certa gente?” Aggiunse rivolgendosi verso Maggie, che già aveva iniziato a ridere piazzandosi una mano bene aperta di fronte alla propria bocca, per non farsi sentire, mentre con l’altra si teneva il basso ventre in preda alle fitte da ridarella. “E poi dicono CHE CHI HA LA COSCIENZA SPORCA NON RIESCE A DORMIRE SONNI TRANQUILLI. QUESTO STA RONFANDO COME UN ANGIOLETTO! Ma del resto dimenticavo che per avere una coscienza sporca bisogna prima AVERCELA, una coscienza...dico bene?!”

“Sgrunt!! M – ma chi é?! C – chi parla?!”

“I FANTASMI, caro il mio Quincey. E’ NOTTE FONDA! AAUUUHHH!! CLANG, CLANG!!”

Arricchì la sparata emettendo un paio di versi che rappresentavano rispettivamente il sinistro lamento dell’anima in pena di un trapassato ed uno sbatacchiare di vecchie e pesanti catene. Almeno nelle sue intenzioni. Gli mancava giusto un bel lenzuolo bianco a coprirlo interamente per completare il tutto.

“M – ma che...WILDE?! C – come...COME HAI FATTO AD AVERE IL MIO NUMERO? C – CHI TE LO HA DATO?! RISPONDI!!”

“Calma, AMICO...tra poco ci arriviamo.”

“SGRUNT!! C – CHE TU SIA D – DANNATO!! ERI TU L’ALTRO GIORNO, NON E’ VERO? SEI STATO TU A FARMI SALTARE LA TAZZA DALLE MANI E A FARMI USTIONARE, NON E’ COSI’? M – MA I – IO T – TI...”

“MA COME, QUINCEY! E ANDIAMO!! Non lo sai che NON SI ACCUSA LA GENTE SENZA UN SOLO STRACCIO DI PROVA?” Disse la volpe trattenendo a stento le risa mentre la vice, di fronte a lui stava già sghignazzando apertamente, piegata ormai in due. “Proprio tu dici questo, che sei IL MASSIMO ESPERTO IN MATERIA! E poi...lo sai bene come si dice: SE NON SEI COLTO SUL FATTO HAI FATTO NIENTE, QUESTO E’ IL FATTO!!”

“E comunque non ti ho telefonato certo per parlare di questo” aggiunse. “Piuttosto...hai mai sentito nominare il termine ASSENTEISMO?”

“Sgrunt!! M – ma di che diavolo parli?!”

“Ma certo, che lo conosci. Se ne parla dovunque, tutti i giorni. Nelle scuole, negli uffici, negli ospedali...E NELLE FABBRICHE, naturalmente. Beh, credo proprio che a partire dal prossimo lunedì se ne parlerà anche NELLA TUA.”

“C – COSA?!”

“Proprio così, Carrington. Mi riferisco al tuo branco di delinquenti che questa sera si trovava in libera uscita, a far danni liberamente. Sarai felice di sapere che TE LI HO ARRESTATI. TUTTI QUANTI, UNO DOPO L’ALTRO.”

“SGRUNT!! T – TU!! MA COME...COME HAI...”

“Hai capito benissimo, mio caro. E adesso, come si dice in questi casi, PASSO LA PALLA A TE. Se ci tieni a riaverli indietro il lunedì mattina IN TEMPO PER L’APERTURA, ti consiglio vivamente di chiamare IL TUO AVVOCATO DI FIDUCIA, E DI METTER MANO DI NUOVO AL LIBRETTO DEGLI ASSEGNI. PREPARATI A SGANCIARE FIOR DI PALANCHE, PERCHE’ TI ASPETTA UN SALASSO DI QUELLI MEMORABILI!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La notte era quasi finita. Era stata davvero lunga, intensa ed impegnativa, ma stava finalmente volgendo al termine. In tutti i sensi.

Il buon Lester, seppur alquanto riluttante e reso seccato dall’ennesima, inopportuna sveglia si era comunque dimostrato disponibile ad un ulteriore consegna in extremis. E aveva da poco provveduto a portare via anche gli ultimi tre rifiuti per unirli al resto degli altri, dopo averli messi sulle pale del muletto uno sopra l’altro, a catasta.

L’orizzonte si stava ormai rischiarando sempre più. Il blu profondo stava facendo gradatamente spazio all’azzurro. Stava per sorgere un nuovo giorno anche se il sole ci avrebbe messo ancora un po', a spuntare. Sempre per colpa delle care, vecchie catene montuose che circondavano Haunted Creek ed il resto della vallata. Tanto lesto a sparire dietro ad esse al crepuscolo, quanto pigro e lento a riprendere la propria postazione di lavoro quotidiano.

Nick e Maggie erano in piedi vicino al marciapiede, ancora nello stesso punto da cui avevano visto allontanarsi il cervo a bordo del suo carrello elevatore per l’ultimo, definitivo trasporto.

“Beh, direi che é giunta l’ora di TIRARE LE SOMME” esordì lui. Stiracchiando il collo e massaggiandosi la parte dietro. Quella COLPITA DALLA BOTTIGLIA. Nonostante fosse trascorso un po' di tempo doveva dargli ancora qualche noia, visto che al solo contatto fece una leggera smorfia di dolore.

“Ti...ti fa ancora molto male?” Chiese la daina.

“Un pò” rispose la volpe. “Ho la testa che gira ancora. Se mi volto di scatto, SI METTE A BALLARE IL BOOGIE WOOGIE. Uuh, come balla...ma va già meglio, te lo assicuro. Al confronto di come la sentivo ZOMPARE PRIMA, adesso E’ FERMISSIMA.”

“Aspettami qui.” fece lei. “Dovrebbe esserci DEL GHIACCIO ISTANTANEO, in macchina. Lo vado a prendere.”

“Mi farebbe molto comodo. Ti ringrazio.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era, per fortuna.

Non appena lei gli ebbe consegnato la busta monouso, avvolta in un sacchettino trasparente di cellophane, la adagiò prontamente sulla nuca. Il freddo gli donò un’immediata sensazione di sollievo.

“Allora” disse, riprendendo a parlare.”Direi che il bilancio é stato PIU’ CHE POSITIVO, no?”

“Direi di si” rispose Maggie. “Ventisei arrestati ed UN PROBABILE ED ABBONDANTE SVERSAMENTO DI BILE DA PARTE DI CARRINGTON. Davvero niente male, caro il mio sceriffo.”

“Dici che abbiamo finito?”

“Direi di no. Manca ancora un piccolo particolare, da finire...”

“E sarebbe?”

“Devi decidere LA MIA PUNIZIONE. Non mi verrai a dire che te ne sei dimenticato?”

“Ah, già...” aggiunse Nick con aria trasognata, facendo finta di cascare di botto da un bel banco di rubiconde nubi. “...LA PUNIZIONE, certo. Facciamo così: intanto che ci penso, toglimi una curiosità. Come preferisci che ti chiami?”

“In che senso, scusa?”

“BAMBI, OCCHIDOLCI, BELLEGAMBE...quale di questi soprannomi preferisci? O magari ti piace quello che ti ha appioppato prima Finn...com’era? Ah, si...trovato! Che ne dici di NOCCIOLINA?”

A quella parola la daina fece scattare le dita della mano sinistra in direzione del suo volto. Nick chiuse istintivamente gli occhi per una frazione di secondo. Una frazione di troppo. Quandò li riaprì, si ritrovò il pugno destro di lei teso, chiuso e compatto a pochi millimetri dalla punta del suo tartufo. Non che non lo avesse immaginato: pur non vedendoci, era ormai avvezzo a certe cose. Lo spostamento d’aria che aveva percepito a fior di pelo gli aveva già rivelato tutto.

“Sai che si dice, a proposito di UN CAZZOTTONE BEN ASSESTATO SUL NASO?” Spiegò Maggie. “Dicono che se lo centri ben bene sulla punta e mirando leggermente verso l’alto, quando vai a segno SBOCCIA UN BELLISSIMO FIORE DI SANGUE...”

“Ah...ah, si?” Farfugliò la volpe.

“Che te ne pare?” Gli chiese poi. “Davvero niente male come finta, mh? Può sembrare un’autentica fesseria dal tanto che é semplice, ma FUNZIONA ALLA GRANDE, TE LO ASSICURO.”

“MAGGIE va benissimo”gli intimò. “Prova anche solo a nominare uno di QUEI QUATTRO in mia presenza e la prossima volta i colpi li affondo SUL SERIO. O magari potrei decidere di mostrarti qualche altra mossa.”

“P – per carità!” rispose lui, mentre le abbassava il pugno con la mano rimasta inoccupata. “S – se le cose stanno così...v – vada per MAGGIE, allora. Sappi che ci tengo, ai miei BEI DENTI BIANCHI. Devi sapere che erano il vanto e l’orgoglio DI MAMMA. Assieme ALLA PELLICCIA COLOR DELLA FIAMMA E AGLI OCCHI VERDE SMERALDO.”

 

E poi...UN SOPRANNOME IN FAMIGLIA BASTA E AVANZA. DICO BENE, CAROTINA?!

 

“Mph. LO CREDO BENE” commentò la vice, sarcastica. “E a quelli dovresti aggiungere LA TUA GRAN BELLA E FOLTA CODA...senza contare quello che ci sta dietro.”

“Lo so, Maggie. Credo di averlo NOTATO ANCH’IO. O meglio...ti confesso che NON HO POTUTO FARE A MENO DI NOTARLO.”

“NON VEDO COME AVRESTI POTUTO VISTO CHE HAI PRATICAMENTE GLI OCCHI DI TUTTE QUANTE ADDOSSO, TUTTO IL SANTO GIORNO.”

“E...e dei tuoi che mi dici?”

La daina parve esitare per un istante, a quella richiesta.

“Intanto che pensi alla punizione, se vuoi ce l’ho io un’idea.” gli propose, ricomponendosi immediatamente. “Tra non molto SARA’ GIORNO. E ormai, con il pieno di adrenalina che abbiamo fatto, di andare a dormire non se ne parla proprio. Perciò...CHE NE DIRESTI DI RIMANERE QUI INSIEME AD ASPETTARE L’ALBA?”

“Direi che ci sono modi ben peggiori di iniziare la giornata...” rispose Nick. “Ok, aggiudicato.”

Attraverso la striscia di cemento e piastrellato rosa e raggiunse il prato dietro essa. Scelse un punto e poi si buttò sull’erba, stravaccandosi completamente.

“E SIA! NON SI DORME FINO A STASERA!!” Esclamò, mentre si stirava braccia e gambe. Poi posò il paccottino del ghiaccio dietro la testa a valido sostituto di un cuscino e si sdraio, poggiandovi sopra la base del collo e mettendoci entrambe le mani a sostegno, dopo averle intrecciate.

Lei lo seguì, posizionandosi a breve distanza. Si mise seduta, appoggiando le braccia conserte sulle ginocchia ed accoccolandosi sopra esse, mettendosi ad ondeggiare lievemente avanti ed indietro, come se si trovasse a bordo di un invisibile dondolo facente parte di un altrettanto invisibile parco giochi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mancava poco, ormai. L’azzurrino tenue, degno dei bassi fondali dell’oceano limpido e cristallino che circondava qualche sparuto ed incontaminato atollo tropicale, era ormai inframezzato da lunghi strati color rosato simili a dita.

“Ma quando arriva?” Chiese Nick, mostrando una certa frenesia.

“Un attimo di pazienza” rispose Maggie. “Ci siamo quasi.”

“Certo che se la prende comoda...”

“Non mi pare. E’ perfettamente in linea con i giorni precedenti. E poi é dell’UNIVERSO che stiamo parlando, amico.” fece lei. “E, come tutte le sue componenti, il sole hai i suoi tempi. E bisogna RISPETTARLI.”

“Veramente non stavo parlando DEL SOLE” specificò la volpe. “Tanto meno DEI MASSIMI SISTEMI.”

La daina si girò e lo fissò, con l’espressione piena di domande. Ma gliene fece solo una. Quella che giudicava avesse la priorità.

“Ma...A CHI TI RIFERISCI, scusa?”

“A questa tua amica...”

“A -AMICA?!”

“Intendo dire ALBA, NO? Quella di cui mi hai parlato prima...ma quanto ci mette?!”

Lei rimase inebetita. Poi lo mandò senza esitazione nel posto in cui da giovane aveva mandato i suoi vecchi docenti, con un gesto inequivocabile del braccio.

“Ok...ti chiedo scusa.” ammise Nick. “ERA PESSIMA.”

“DECISAMENTE” appoggiò Maggie. “Anzi...pessima é dir poco. Ad essere onesti faceva veramente SCHIF...AH!”

Terminò la frase emettendo un debole gemito, mentre si teneva l’arto con la mano opposta, all’altezza del gomito. Lui si mise seduto.

“Sei...sei FERITA? Ti hanno ferita, per caso.”

“No...” replicò la vice. “Dev’essere solo un leggero STIRAMENTO. Sai, non era più abituato...o meglio, non era MAI stato abituato a tirare così tanti pestoni. E se non sei avvezzo a simili ritmi di lavoro finisci col risentirne. E direi che stanotte ha fatto gli straordinari...”

Nick si levò in piedi e le si avvicinò. Poi prese qualcosa dalla tasca posteriore.

“Stendilo.” le disse.

“Cosa...che vuoi...”

“Lasciami fare.”

Maggie gli obbedì e lui utilizzò ciò che aveva appena estratto, dopo essersi accovacciato alla sua destra. Era un fazzoletto di colore rosso scarlatto, con la forma stilizzata di un abete ad uno degli angoli. L’albero aveva tre punte per alto a lunghezza variabile, che aumentava man mano che si discendeva. E la sua tonalità era la medesima della stoffa su cui lo avevano ricamato. Solo appena un po' più scura.

“E quello cos’é?” Domandò la daina.

“Un piccolo cimelio della mia infanzia” replicò secco lui, mentre glielo avvolgeva alla parte bassa dei due muscoli antagonisti.

Fece un paio di giri e poi chiuse il tutto con un bel nodo, stringendo leggermente. Poi le si sistemò a fianco, questa volta mettendosi seduto. Maggie rimirò e soppesò la parte coperta dal tessuto. Nonché il lavoro di primo soccorso appena svolto.

“Una buona fasciatura, complimenti.”

“Ti ringrazio. Trattasi del mio TALENTO SPRECATO NUMERO OTTANTADUE.”

“C – che hai detto?”

“Lascia stare” tagliò corto Nick rimettendosi seduto, questa volta più vicino. “Ti chiedo solo di ricordarti di restituirmelo, una volta che non ne avrai più bisogno.”

“Non pensavo fossi così TIRCHIO...in fin dei conti E’ SOLO UN FAZZ...”

Poi, prima di finire il discorso, incrociò il suo sguardo. E ciò che vide fu più chiaro di mille altre parole.

“Non dirmi NIENTE, Nick...ho già capito da sola. E’ lo stesso discorso della PENNA – REGISTRATORE A FORMA DI CAROTA, dico bene?”

“Dici bene. Anzi...più che bene. E’ ESTREMAMENTE IMPORTANTE, PER ME.”

 

Perché é forse l’unica volta in cui le sono stato davvero UTILE A QUALCOSA, avrebbe voluto tanto dirle. Ma si limitò a pensarlo. E a ripensare a quel momento tra loro. Quando si trovavano al MUSEO DI STORIA NATURALE, ancora chiuso per ristrutturazione. Completamente accerchiati da Bellwether e dai suoi sgherri, senza via di scampo. Proprio a metà tragitto tra IL FINIRE UCCISI O RISOLVERE IL CASO CHE STAVA SCONVOLGENDO L’INTERA CITTA’.

 

C – CAROTINA! Sei...SEI FERITA?!

Si. Ho...ho sbattuto contro le corna di uno di quei mammiferi imbalsamati, e...mi si é aperto un taglio all’altezza della tibia. Temo...temo di non poter più riuscire a correre.

Aspetta, ora me ne occupo io.”

Nick, ascolta...LASCIAMI QUI. Và da Bogo e portagli LE PROVE.”

C- COSA?!”

Hai capito benissimo. VAI. E’...E’ TROPPO IMPORTANTE.”

NO. NON ESISTE. NON ESISTE CHE IO TI LASCI QUI, E’ CHIARO? NON TI LASCIO QUI! CE NE ANDREMO VIA INSIEME!!”

 

Non ci fu bisogno di aggiungere altro. E nemmeno si doveva. Era la regola, lì ad Haunted Creek. Niente domande personali. Se uno non se la sente di parlare di sé, non deve sentirsi obbligato di farlo. Verrà il tempo.

VERRA’ IL TEMPO PER OGNI COSA.

Intanto, meglio tornare ai vecchi argomenti lasciati in sospeso.

“Tornando a prima...hai deciso o no, riguardo alla SANZIONE DISCIPLINARE?”

“A voler essere sinceri...ancora no.”

“Se vuoi ti do una dritta, intanto che vai avanti a rifletterci sopra. Potresti semplicemente RINGRAZIARMI, e chiuderla lì. Tu come la vedi?”

“RINGRAZIARTI?” Fece lui. “PER AVER DISOBBEDITO AI MIEI ORDINI?”

“No. Per averti SALVATO LA PELLICCIA.”

“DISOBBEDENDO AI MIEI ORDINI, però.”

“Senti...LASCIAMO STARE, OK?” Replicò lei, stizzita. “Tanto con te non si può proprio ragionare. Non ho mai conosciuto in vita mia una volp...una persona TANTO OTTUSA!”

“Dai, non te la prendere” la tranquillizzò Nick. “Stavo scherzando, su. TI DEVO LA VITA, DAVVERO. Il tuo intervento é stato provvidenziale. Se non fossi arrivata tu...”

“Beh...sappi che mi sento davvero sollevata, a sentirti parlare così.”

“Toglimi una curiosità, Maggie...a proposito, te l’ho già detto che MAGGIE VA BENISSIMO, allora?”

“L’hai già detto.”

“Ok. Piuttosto...ti dirò che mi hai sorpreso, con quel tuo KARATE. L’ho trovato...PORTENTOSO.”

“V – veramente?”

“Si. Hai una tecnica davvero POSSENTE. Ma dove lo hai imparat...”

Saltò poi su improvvisamente, come in preda ad un’improvvisa intuizione. Come se la risposta gli fosse arrivata da sola, senza nemmeno il bisogno di formulare la domanda a riguardo.

“Aspetta! Non mi dire che c’entra LA STESSA PERSONA CHE TI HA INSEGNATO A SPARARE COSI’ BENE CON IL FUCILE...”

“Si, invece. HAI INDOVINATO, e in pieno. Me lo ha insegnato MIO PADRE. Sempre lui. Lo ha appreso mentre era sotto le armi. Credo che fosse arrivato ad ottenere il grado di CINTURA BLU, o qualcosa del genere...”

“Doveva essere dannatamente in gamba.”

“Oh, si. Lo era. ECCOME, SE LO ERA. A voler essere precisi...ho fatto anche un corso di AUTODIFESA tempo fa, a Crimsonbee. Pensa che il vecchio Tom non voleva nemmeno che ci andassi. Era convinto che ci perdessi solo del tempo.”

“Riguardo a lui...so che non é MAI BELLO parlare male di UN ASSENTE, ma...detto tra noi, ritengo che Ricketts NON CAPISSE UN ACCIDENTE SU UN BEL MUCCHIO DI COSE.”

“Già. PUOI DIRLO FORTE. Ma anche tu te la sei cavata a meraviglia. E anche nel tuo caso...scommetto che si tratta DELLA STESSA PERSONA CHE TI HA INSEGNATO A SPARARE COSI’ BENE. CON LA PISTOLA, nel tuo caso.”

“Se ti riferisci al COMBATTERE...no, SEI FUORI STRADA. Quella é tutta farina del mio SACCO DA BOXE.”

“No, quello già me l’ero immaginato. Parlo DEL RESTO. Ti giuro che non ho mai visto NESSUNO DELLA TUA SPECIE muoversi a quella velocità. Per non parlare dei balzi...una volpe NON DOVREBBE ESSERE IN GRADO DI MUOVERSI CON UNA TALE RAPIDITA’ DI SPOSTAMENTO. Di solito ECCELLETE NELLO SCATTO, ma non avete RESISTENZA né DURATA.”

“Beh, ecco...” bofonchiò Nick, non sapendo bene che dire. O forse, non voleva RIVELARE TROPPO.

“Ti dirò una cosa...se non fosse TOTALMENTE ASSURDA. A me é sembrato di vedere UNA LEPRE. OPPURE UN CONIGLIO. Solo loro hanno zampe posteriori così forti e agili.”

“Vedi. io...”

“Aspetta” lo bloccò lei, senza dargli nemmeno il tempo di rispondere. Sembrava che anche lei avesse avuto la stessa intuizione, e che fosse giunta alle medesime conclusioni. “Adesso tocca a me indovinare. Sono pronta a scommettere che si tratta DEL MIGLIOR AGENTE DI POLIZIA DI ZOOTROPOLIS anche in questo caso, dico bene?”

“Centro perfetto” confermò lui. “Anche stavolta é merito suo. OGNI COSA CHE SO FARE E’ MERITO SUO, te l’ho detto.”

“Direi che ha fatto UN LAVORO ECCELLENTE. Stanotte TE LA SEI CAVATA ALLA GRANDE, CAPITANO. I miei complimenti.”

“Grazie...ma non devi dire così. La verità…LA VERITA’ E’ CHE TU TE LA SEI CAVATA ALLA GRANDE. Senza il tuo aiuto non ce l’avrei mai fatta.”

“Allora tu e Finn vi siete MESSI IN COMBUTTA.”

“C – che vuoi dire?”

“Prima lui, poi te...volete davvero FARMI ARROSSIRE, dunque. Piantala di prendermi in giro.”

“Non ti sto prendendo in giro, Maggie. LUNGI DA ME. Voglio solo dirti che per quel che concerne il mio modesto punto di vista...SEI UN’AGENTE DI POLIZIA A DIR POCO ECCEZIONALE. PREPARATA E COMPETENTE.”

“Stai...stai parlando...”

“SI. PARLO SUL SERIO. E ti dirò di più: ho buon motivo di credere che avresti potuto INIZIARE A RIPULIRE TUTTO QUESTO IMMONDEZZAIO GIA’ DA TEMPO. E CE L’AVRESTI FATTA BENISSIMO DA SOLA. E no, NON PENSO AFFATTO DI STARE ESAGERANDO. Sarebbe bastato solo che Ricketts ti concedesse un minimo in più di autonomia. Tutto qui.”

“Sarà...” commento la daina, alquanto perplessa. “A me non pare che le cose stiano proprio così...”

“Che intendi?”

“Guarda JODIE, ad esempio...era lì CHE PENDEVA DALLE TUE LABBRA, mentre alla sottoscritta non ha concesso la benché minima attenzione. Non mi ascoltava nemmeno, mentre le rivolgevo la parola. E’ proprio questo il guaio, qui. Nessuno mi vuol prendere sul serio. NESSUNO MI HA MAI PRESA SUL SERIO. A parte...”

“...A parte?”

“A PARTE TE, NICK.”

Le sorrise, come se avesse capito al volo l’origine del problema, ancor prima che lei riaprisse bocca. E avesse già pronta la soluzione.

“Capisco. CAPISCO PERFETTAMENTE. Succede perché fino ad ora ti hanno sempre visto come LA SEGRETARIA E PASSACARTE DI UN VECCHIO SCERIFFO PROSSIMO AL PENSIONAMENTO.” Spiegò. “E fino a prova contraria, CONTINUERANNO A VEDERTI COSI’. Ma tu...TU SEI MOLTO DI PIU’. SEI MOLTO PIU’ DI QUELLO, MAGGIE. DEVI CREDERMI. IO LO SO, L’HO VISTO. E BEN PRESTO LO VEDRANNO ANCHE TUTTI GLI ALTRI. Se RADIO HAUNTED CREEK funzionerà come sempre, nelle prossime settimane non si PARLERA’ D’ALTRO CHE DI CIO’ CHE E’ ACCADUTO STANOTTE. E di quel che abbiamo fatto, INSIEME. E DI QUEL CHE TU HAI FATTO.”

“Io...”

“IL MONDO GIUDICA QUEL CHE VEDE. PERCIO’ TI GIUDICA DA COME TI VEDE. E ALLORA...TU FAGLI VEDERE CHI SEI, MAGDALENE. FAGLI VEDERE CHI SEI VERAMENTE. Ti garantisco che li sorprenderai.”

“Davvero bella, COME FAVOLETTA” disse la vice, con un gran sospiro. “Non so se sarà davvero così, ma...é bello SPERARCI, almeno. Anche se per poco. GRAZIE PER QUESTE TUE PAROLE, NICK. GRAZIE, DI CUORE.”

“Non é una favoletta. Anch’io, una volta, la pensavo come te. LA PENSAVO ALLO STESSO MODO.”

“...Eh?!”

“Dimentica quel che ho appena detto. Non mi va di parlarne. Un giorno, forse. Ma...NON ORA. E NON QUI.”

Allungò poi il braccio sinistro verso di lei, con il pugno ben chiuso e stretto.

“FIST – BUMP OF VICTORY?”

“DIREI” rispose Maggie. “Per tutti e due. E BELLO ABBONDANTE, anche. Direi che ce lo meritiamo, dopo una nottataccia così.”

Lei allungò un braccio a sua volta. Quello destro. Quello che qualunque ipotetica superficie di vetro avrebbe riflesso specularmente quello utilizzato dal suo partner per l’apposito gesto. E questa volta ci riuscì senza alcun problema. Grazie al bendaggio non le faceva più alcun male e poteva muoverlo liberamente. I loro polsi, una volta a contatto tramite le prime due nocche, fecero uno scatto secco roteando entrambi in senso orario come due pesanti chiavistelli. O come le lunghe chiavi mezze arrugginite di due vecchi portoni, attaccate a pezzi di corda terminanti in frastagliati e vistosi pennacchi, e dalle dentature arzigogolate e complesse, fatte di mille scalanature e saliscendi. Roba senz’altro vetusta e sorpassata, in tempi di carte magnetiche e serrature elettroniche. Ma che il loro dovere continuavano a farlo, e alla grande. E cioé di CHIUDERE. SIGILLARE IN ETERNO.

Fossero stati i guardiani di quella porta, cosi facendo si stavano accingendo a lasciare TUTTO IL MALE E TUTTA QUANTA LA MALVAGITA’ fuori dalle mura della fortezza che erano chiamati a sorvegliare e a difendere preservando al contempo il bene al suo interno. Tenendolo protetto e al sicuro.

E forse, le cose stavano davvero così.

NON ENTRANO I MALFATTORI AD HAUNTED CREEK.

NON PIU’.

NON CON LORO DUE. ANZI, TRE.

“Roba da matti” osservò Maggie, con una punta di sarcasmo. “Un MASCHIO DI VOLPE ROSSA ed UNA FEMMINA DI DAINO che uniscono le forze. Un PREDATORE ed UNA PREDA, NEMICI NATURALI, che collaborano per ripulire una cittadina dal crimine. ORA QUESTO VECCHIO, PAZZO MONDO LE AVRA’ VISTE DAVVERO TUTTE.”

 

Dici così solo perché non ti é mai capitato di vedere UNA CONIGLIETTA ED UNA VOLPE SALVARE UN’INTERA CITTA’, pensò ironico Nick.

 

“Ah, dimenticavo...” aggiunse. “Come la mettiamo con quella tua storia DI VOLER APPLICARE E RISPETTARE LA LEGGE ED IL CODICE ALLA LETTERA? Mi sa che forse ABBIAMO UN PO’ ESAGERATO, questa volta. Tu che mi dici, in proposito?”

“Direi che abbiamo OPERATO ENTRO I LIMITI DELL’ACCETTABILITA’, ED ENTRO LA SOGLIA IMPOSTA DAL REGOLAMENTO.” commento brevemente lei. “E credo non ci sia altro da aggiungere.”

“PAROLE SANTE, mia cara vice. PAROLE SANTE. Così mi piaci. Ed é così che TI VOGLIO.”

“Ancora una cosa, Nick...capisco che il SOGNO PROIBITO DI VOI MASCHIONI GRANDI E GROSSI SIA DI FARVI BELLI DAVANTI AD UNA GENTIL DONZELLA, AIUTANDOLA QUANDO E’ IN DIFFICOLTA’ E TENENDOLA LONTANO DAI GUAI. MA UNA COSA CI TENGO A CHIARIRLA, CON TE. E SUBITO, ANCHE.”

“Spara. Sono TUTT’ORECCHI.”

“Voglio solo dirti che...CON LA SOTTOSCRITTA QUELLA ROBACCIA SDOLCINATA DA MACHO TE LA PUOI ANCHE RISPARMIARE. NON MI SERVE. E NON MI COSTRINGERE A RIPETERE SEMPRE LE STESSE COSE. MI HAI CHIESTO DI ESEGUIRE I TUOI ORDINI, E DI RIMANERE AL TUO FIANCO. E IO HO ACCETTATO. MA TU DEVI ACCETTARE DI LASCIARMELO FARE. DI LASCIARMI FARE IL MIO LAVORO, E CIO’ CHE RITENGO PIU’ GIUSTO. PER ME. PER NOI. PER LA SQUADRA. NON MI LASCIARE MAI PIU’ INDIETRO, COMANDANTE. E NON LASCIARMI MAI PIU’ FUORI. SAPPI CHE NON TE LO PERMETTERO’. MI SONO SPIEGATA?”

“Forte e chiaro, direi. Ricevuto. Del resto, hai dimostrato di cavartela egregiamente anche per conto tuo.”

“E...e quindi?”

Sembrava impaziente di udire la risposta.

“E quindi da ora in poi SEI PADRONA DEL TUO DESTINO, agente Thompson. Te la caverai da sola. Io non interferirò più con le tue scelte. E’ UNA PROMESSA.”

“Ti ringrazio, cap...NICK. Grazie davvero. Di nuovo.”

“Di nulla. Ma ora FAMMELA TU UNA PROMESSA.”

“Qualunque cosa.”

“RISPETTA SEMPRE I MIEI ORDINI, MAGGIE. MA NON PRENDERE MAI ORDINI DA NESSUNO. NEMMENO DA ME. E’ L’ULTIMO ORDINE CHE TI DO. PERCHE’ SONO CERTO CHE NON AVRO’ PIU’ BISOGNO DI DARTENE ALTRI. TU SAI GIA’ QUEL CHE DEVI FARE, QUI. PER TE STESSA, PER ME E PER LA SQUADRA. E PER QUESTO PAESE. SAI GIA’ QUEL C’E’ DA FARE, MI HAI CAPITO? E allora fallo. FALLO.”

“AGLI ORDINI, sceriffo.”

Il nuovo sole, e con esso il giorno appena nato, stava già facendo capolino dalle cime irradiando i suoi raggi lucenti tutt’intorno. E su tutta quanta la valle. Si era riacceso il gigantesco faro che illuminava e tracciava la rotta di tutte le barche che vagavano su quell’oceano vasto e sconfinato che é la vita.

Un oceano talmente grande da non riuscire a percepirne la portata. Ma il non riuscire a vederne la fine, i bordi, non significa per forza ESSER PERSI.

NON SI E’ MAI COMPLETAMENTE PERSI.

Anche quando si ha l’impressione di vagare senza meta alcuna...prima o poi si finisce sempre CON LO SBATTERE DA QUALCHE PARTE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Uff! Ce l’ho fatta, finalmente!!

In consueto ritardo, tanto per cambiare.

Ma, d’altra parte, sono alle prese con quell’altra mia long su Rocky Joe che mi sta particolarmente a cuore. Che ormai, giusto per la cronaca, sta per finire. Ancora tre capitoli e poi tornerò a dedicarmi completamente a questa storia. Almeno dovrei riuscire a velocizzare un po' la pubblicazione. E vi assicuro che c’é ancora PARECCHIO, da scrivere.

E veniamo a questo capitolo.

Che inizialmente volevo dividere in due parti, ma...visto tutto il tempo che vi ho fatto aspettare, ho deciso di tenere COSI’ COM’ERA.

Mi sembrava il minimo,dopotutto.

STAVOLTA CI VOLEVA LA SCORPACCIATA, RAGAZZI. E CHE SCORPACCIATA SIA!!

Col risultato che questo é probabilmente l’episodio PIU’ LUNGO che abbia mai fatto.

La lunga nottata di lavoro per i nostri eroi é finalmente giunta al termine, e così é arrivato il momento per alcune considerazioni.

 

1) Finnick E’ DIO.

2) Maggie ha subito una metamorfosi a dir poco IMPRESSIONANTE. Ma dove é finita la vice relegata dietro una scrivania a fare l’impiegata?

Qui abbiamo una che nel giro di breve tempo si é trasformata NEL BRACCIO ARMATO, MANESCO E PERICOLOSO di Nick. Un incrocio tra SNIPER WOLF e Quiet di METAL GEAR SOLID, che pesta peggio di Nikita, Vedova Nera e Beatrix Kiddo di KILL BILL!!

Ma come é possibile?! In realtà, credo di saperlo...POTERE DELL’AMORE, GENTE. Anche se lei non vuole ancora ammetterlo.

LA RAGAZZA E’ COTTA PERSA DI NICK, ecco la verità.

3) Finnick E’ DIO.

4) Arriviamo a Nick.

DIO MIO, NICK. Ma cosa posso dire su di lui che non abbia già detto e ripetuto fino alla nausea?

Non so...che ORMAI VOLA SEMPRE PIU’ LONTANO?

CHE OGNI VOLTA CHE SONO SUL PUNTO DI RAGGIUNGERLO SPRINTA E MI DA’ ALTRI VENTI CHILOMETRI (O MIGLIA, TANTO PER RIMANERE IN TEMA)?

CHE ORMAI E’ DIVENTATO UN AUTENTICO LEADER?

CHE L’ULTIMA PARTE CON MAGGIE E’ SEMPLICEMENTE DA URLO?

Leggete quelle parole, santo cielo. QUELLE PAROLE…

 

TU SEI MOLTO DI PIU’…

 

Sono le parole di Judy.

STA PARLANDO COME JUDY. E nemmeno se ne rende conto.

IO...IO NON RIESCO A CREDERCI.

Avevo i brividi, mentre scrivevo. Giuro.

5) Ho già detto che FINNICK E’ DIO, giusto?

Anche il nostro piccoletto ha raggiunto il punto di ebollizione ed é finalmente ESPLOSO. E non vedevo l’ora che arrivasse questo momento. Lo tenevo in serbo da mesi. E sono FELICISSIMO.

Normalmente non sono molto tenero nei confronti di ciò che scrivo, ma in questo caso sono entusiasta. FINNICK E’ IL MIO CAPOLAVORO.

So bene che mi darete del matto, ma...vi starete domandando se dopo quel che abbiamo visto SARA’ MAI POSSIBILE FARE MEGLIO DI COSI’, CON LUI.

E la risposta é...SI. CREDO DI SI.

Nonostante possa sembrare IMPOSSIBILE...NON ABBIAMO ANCORA VISTO NIENTE.

FIDATEVI.

E ora l’angolo della colonna sonora:

Quando Finnick arriva alla fattoria e prende a legnate i tre farabutti, sparatevi PROMISES dei Cranberries.

Una piccola nota: inizialmente il cognome di Sheamus e della sua famiglia doveva essere O’ HALLORANN. Ma poi l’ho cambiato in O’ RIORDAN. E la scelta della canzone non é casuale. Ho voluto omaggiare la grandissima DOLORES O’ RIORDAN, di cui avevo già proposto una canzone (anzi, due) qualche capitolo più indietro. E che ci ha lasciato circa due mesi fa. Una delle voci PIU’ BELLE E DISPERATE IN ASSOLUTO, a detta del sottoscritto. Quasi quanto la sua stessa vita, purtroppo.

E’ tornata nei boschi insieme alle fate e alle banshee della sua terra. Le stesse da cui aveva preso la voce.

E poi...vi propongo un esperimento.

Sempre con la stessa scena...provate a sentire TOUGH BOY di Tom Cat e i Lighthouse Project.

Si, avete indovinato. Proprio la SIGLA D’APERTURA DELLA SECONDA SERIE DI KEN IL GUERRIERO. Meglio ancora se trovate la sua versione strumentale, utilizzata nei combattimenti. Specie quando il maestro di Hokuto sta per suonarle al cattivone di turno.

Non so voi, ma...a me l’entrata in scena di Finn l’ho trovata degna del miglior Kenshiro!!

E poi, per concludere...durante la chiacchierata finale tra Nick e Maggie mettete SHURA NO HANA - THE FLOWER OF CARNAGE di Meiko Kaji, tratta da KILL BILL.

Una nota su SAN FRANSOKYO. Dal mio modesto punto di vista, quella città ESISTE anche nel mondo di Zootropolis. Se quest’ultima é il corrispondente di New York o Los Angeles, allora non vedo perché non debba esserci l’equivalente di Tokyo!!

Naturalmente, anche lì sono tutti MAMMIFERI ANTROPOMORFI. E non c’é alcuna traccia di Hiro, Baymax e dell’allegra combriccola dei Big Hero 6. Ciò non toglie che non abbiano potuto farci un film (PIG HERO 6, come si vede nella bancarella di film pirata gestita da Duke. Dove tra l’altro figurano pure MEOWANA e GIRAFFIC. Uno é OCEANIA, ed é già uscito. L’altro doveva essere GIGANTIC, ispirato alla leggenda di Jack e il fagiolo magico. Ma é stato CANCELLATO, a quanto pare. Al suo posto hanno distribuito COCO. E sapete che vi dico? MEGLIO COSI’, visto che si tratta di un film SUPENDO. E COMMOVENTE). Del resto, New York e Los Angeles non sono state usate come scenario per CENTINAIA DI FILM? Quindi, potrebbero usare benissimo sia Zootropolis che San Fransokyo!

Ringrazio Plando, Sir Joseph Conrard, hera85, Bloody_Mary_25, Freez shad (per la recensione al quarto capitolo), EnZo89, Lord_Fener (bentornato!!) e DevilAngel476 per il sostegno e per le recensioni. E quest’ultima anche per le recensioni ai vecchi episodi e ai due capitoli di CICATRICI.

E visto che l’altra volta me n’ero dimenticato...un grazie, come sempre, a chiunque leggerà la storia e vorrà lasciare un parere.

E infine...scusate ancora per il ritardo. Gestire due storie non é affatto facile, purtroppo. Ma finita la storia di Rocky Joe, tornerò a questa a tempo pieno. E’ UNA PROMESSA.

E’ LA STORIA DELLE PROMESSE, QUESTA.

Ancora una cosa, e poi ho finito.

GRAZIE A TUTTI, DI CUORE.

ABBIAMO (SI, ABBIAMO. PERCHE’ IL MERITO E’ DI TUTTI. ANCHE VOSTRO) SUPERATO LE 400 RECENSIONI.

PER ME E’ UN SOGNO, RAGAZZI. NON AVREI MAI IMMAGINATO DA ARRIVARE FIN QUI.

GRAZIE ANCORA, RAGAZZI, A TUTTI QUANTI. DI NUOVO.

 

Un abbraccio e alla prossima!

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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