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Autore: Shikayuki    07/03/2018    1 recensioni
Keith è uno studente di Ingegneria aerospaziale che deve sostenere un esame decisivo per la sua borsa di studio. La mattina dell'esame però, trova una sorpresa ad aspettarlo fuori la finestra, che darà il via ad una serie di sfortunati eventi.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, Lotor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono!

 

• Iniziativa: Questa storia partecipa al "COWT" di Lande di fandom

• Settimana: Ottava

• Missione: M5

• Prompt: Ansia

• Numero Parole: 2180

 

N.B.: mi dispiace, ma non è betata! Sorry not sorry, ma sotto cowt vale il "quantity over quality", verrà fixata prima o poi!

 

 

Una serie di sfortunati eventi

 


Keith era nel panico, quel giorno aveva l’esame di Impianti e sperimentazione aereospaziale ed era in ritardo, fottutamente in ritardo. Si era svegliato al solito orario, ma aveva trovato una sorpresa fuori: venti centimetri di neve e la città totalmente nel panico. Prendere la sua adorata moto era completamente fuori questione ed imprecando contro il tempo - neve in marzo? Ma davvero? -, si precipitò fuori di casa, sperando di riuscire a prendere almeno la prima metro disponibile e pregando che non fosse troppo piena e quindi in ritardo.

Fortunatamente Keith riuscì a pressarsi nella prima corsa disponibile, dopo una corsa disperata, tra neve e pozzanghere, i libri stretti al petto e i jeans fradici fino al ginocchio. Mancavano esattamente dieci minuti all’esame quando riuscì ad uscire dalla stazione della metro, quasi investendo un distinto uomo d’affari sull’orlo di una crisi di panico, proprio come lui. L’università distava solo cinque minuti, avrebbe quasi potuto farcela. Se non fosse stato mangiato dall’ansia, probabilmente si sarebbe goduto la magia della città sotto una coltre di neve, ma per quel giorno aveva solo imprecazioni verso di essa e il suolo fin troppo scivoloso.

Finalmente raggiunse i cancelli della facoltà e si permise di tirare un sospiro di sollievo, essendo riuscito ad arrivare addirittura con cinque minuti d’anticipo. Era bagnato fradicio, infreddolito, irritato ed ansioso, ma ce l’aveva fatta, era lì. Le scale d’ingresso dell’edificio dove si sarebbe tenuto il suo esame erano sporche di neve, ma Keith non ci fece troppo caso, iniziando a percorrerle due a due, ma proprio sull’ultimo gradino, complice un sottile strato di ghiaccio sotto a quello di neve, scivolò. Non se ne rese quasi conto, semplicemente all’improvviso si ritrovò a cadere, senza neanche provare inconsciamente a non spaccarsi la faccia contro il pavimento del porticato dell’università. Chiuse gli occhi, aspettando solo l’impatto con il suolo, che però non avvenne mai. Due braccia forti lo avvolsero, impedendogli la rovinosa caduta.

«Tutto a posto?»

Keith aprì gli occhi e si ritrovò a guardare dentro due meravigliose iridi blu, come l’oceano. Una massa di liscissimi capelli bianchi incorniciavano un volto scuro e dai lineamenti affilati, eleganti. Il ragazzo rimase senza parole, un po’ per l’ansia dell’esame che era ormai un sottofondo continuo, un po’ per l’adrenalina della corsa e della caduta, un po’ per essere sul portico dell’università, in condizioni psicofisiche discutibili, tra le braccia di un sexy sconosciuto.

«Stai bene?»

Il suo salvatore era visibilmente preoccupato dalla sua mancanza di risposte e lo tirò su, continuando però a sostenerlo, temendo forse che avesse qualche malore. Keith era totalmente nel pallone, lui non era mai stato in grado di sostenere una conversazione sensata, tantomeno con un avvenente ragazzo che gli aveva appena salvato il naso. Lance e Shiro lo avrebbero preso in gira a vita.

«Sei uno studente? Avevi un esame oggi?»

Keith annuì affermativamente, sempre senza proferire il più minimo suono. Le lezioni erano sospese per il periodo degli esami, poteva essere lì solo per quel motivo.

«Mi dispiace allora, ma oggi l’attività didattica è stata sospesa per la neve, l’intera città è nel pallone, ma penso tu lo abbia notato.»

«Oh no.»

Keith si sentì mancare. Aveva bisogno di fare quell’esame, non poteva rimandarlo, aveva bisogno di quei crediti entro quella settimana per confermare la borsa di studio. Aveva studiato barricato in casa per giorni e giorni, tanto che Shiro continuava a passare mattina e sera, per assicurarsi che almeno avesse due pasti decenti al giorno, mentre Lance lo chiamava ogni tre ore per ricordargli di bere ed andare in bagno, ben sapendo che lui poteva essere abbastanza negligente verso la vita in periodo di studio.

Agli occhi dello sconosciuto doveva sembrare uno psicopatico, con i capelli stravolti, bagnato come un pulcino, la faccia pallida e le profonde occhiaie che sembravano quasi due lividi intorno agli occhi, ma al momento non gli importava. Voleva piangere, voleva urlare e presumibilmente lo avrebbe fatto una volta tornato a casa, magari tirando qualche pugno al suo sacco da boxe.

«Avevi un esame importante oggi?»

«Importante? Oh sì, l’esame della vita.»

Keith rise istericamente, cercando davvero di non scoppiare a piangere per tutto lo stress. Se solo avesse avuto Shiro con lui, avrebbe saputo come arginargli la crisi di nervi, ma Shiro non c’era, impegnato in un convegno fuori città, e lui sentiva che stava per scoppiare. Lo sconosciuto gli porse i suoi libri che aveva raccolto da terra, e che fortunatamente erano volati sulla parte asciutta del portico, senza rovinarsi.

«Impianti e sperimentazione aerospaziale eh?»

Keith annuì, recuperando i suoi libri senza troppo entusiasmo e voglia di vivere.

«Sai, magari potresti provare a vedere comunque se il professore è in aula, potresti essere fortunato.»

L’avvenente sconosciuto gli sorrise, prima di voltarsi e prendere la via della porta, facendogli un cenno di saluto con la mano. Keith rimase a fissarlo finché non fu sparito in fondo al corridoio, indeciso sul da farsi. Magari dopo tanta sfortuna avrebbe davvero avuto fortuna, magari avrebbe potuto implorare il professore, spiegandogli la situazione e magari quello, mosso a pietà, gli avrebbe comunque permesso di fare l’esame… oppure semplicemente la sua catena di sfortuna sarebbe continuata ed il professore, ammesso che fosse riuscito a raggiungere la facoltà, gli avrebbe riso in faccia, precludendogli la borsa di studio e quindi la sua possibilità di laurearsi.

Chiuse gli occhi e sospirò, cercando di decidere sul da farsi. Ormai era in ritardo, se anche il professore fosse stato in facoltà, sicuramente non lo avrebbe accolto a braccia aperte, in fondo il professor Kolivan non era rinomato per la sua gentilezza verso gli studenti. Era nell’esercito prima di diventare professore e pretendeva dai suoi studenti la sua stessa disciplina e precisione, e soprattutto non erano mancati attriti con lo stesso Keith, che soprattutto nelle esercitazione pratiche tendeva a seguire il suo istinto, piuttosto che le direttive del professore. Il ragazzo stava preparando quella materia da mesi, voleva dimostrare al professore che lui ne aveva conoscenza, che era degno della borsa di studio che aveva faticosamente conquistato e che era anche degno di diventare suo assistente. Keith in realtà aveva una grande stima del suo professore, amava la sua sconfinata conoscenza e fin dal giorno che era stato ammesso alla facoltà con una borsa di studio speciale, aveva puntato al ruolo di suo assistente, ma quella possibilità sarebbe sfumata quel giorno.

Sospirò di nuovo, imponendosi di restare calmo e d’impulso decise di seguire i consigli del ragazzo che lo aveva salvato, provando comunque a richiedere un ricevimento dal professor Kolivan, tanto in ogni caso era ormai fuori dalla facoltà, tanto valeva rischiare. A passo di marcia superò le porte dell’università, camminando per i corridoi deserti, fino a raggiungere la familiare porta di legno dell’ufficio del professore. Ingoiò a vuoto, cercando di mantenere la calma, per poi bussare leggermente alla porta, poco sotto la scritta elegante che riportava inciso il nome del professore. Una voce, distorta dalla porta di legno massiccio, gli diede il permesso di entrare e Keith, ingoiando di nuovo a vuoto, entrò, lo sguardo basso e l’ansia che gli rendeva lo stomaco pesante.

«Buongiorno professore. Sono qui per sostenere l’esame e so che sono in ritardo, so anche che oggi è tutto sospeso, ma io ho davvero bisogno di fare questo esame entro la fine della settimana. Questi crediti mi servono per avere la borsa di studio per quest’anno, altrimenti io posso dire addio all’università ed al mio sogno di diventare ingegnere aerospaziale, quindi la prego, per favore, mi dia una possibilità!»

Aveva parlato tutto d’un fiato, osservandosi gli anfibi fradici, senza avere il coreggio di alzare lo sguardo. Solitamente Keith prendeva tutto di petto, a volte con fin troppa arroganza, ma si era impegnato per tutta la sua vita per arrivare a quel punto e non ce l’avrebbe fatta a vedere il rifiuto in quegli occhi e la fine di tutto.

«Vedo che hai seguito il mio consiglio e non ti sei arreso.»

Non era la voce del professor Kolivan e Keith alzò lo sguardo sorpreso, temendo per un attimo di aver sbagliato ufficio ed aver fatto una figura ancora più pessima di quanto già non avesse pensato. Di fronte a lui, seduto alla scrivania del professore però, se ne stava lo sconosciuto sexy che lo aveva preso al volo poco prima, che gli sorrideva sornione, il mento poggiato sulle lunghe dita intrecciate tra loro.

«Io… io credo di aver sbagliato ufficio?»

«Nono, è nell’ufficio giusto signor… Kogane.»

L’altro buttò uno sguardo ad un foglio che aveva sulla scrivania, scorrendolo fino a trovare evidentemente il suo nome, che altrimenti non avrebbe potuto sapere.

«Sono Lotor, e sostituirò il professor Kolivan per un mese. È stato richiamato nell’esercito per curare un esperimento, così lui mi ha contattato per tenere la sua cattedra. Mi aveva avvisato che tra gli studenti di oggi ce n’era uno particolarmente dotato e bisognoso di fare l’esame, così sono venuto nonostante l’università fosse chiusa.»

«Capisco.»

Keith non stava facendo particolarmente una figura brillante, ma nessuno gli aveva comunicato nulla riguardo alla partenza del suo professore, quindi era rimasto abbastanza disorientato.

«Allora, signor Kogane, vogliamo iniziare?»

Il professor Lotor gli sorrise ammaliante e gli fece cenno di sedersi di fronte a lui, su una spartana sedia di legno dall’aria scomoda.

«Lei mi ha detto apposta di entrare lo stesso, vero?»

«Ho capito subito che doveva essere lei lo studente disperato, sa, lo sono stato anche io non troppo tempo fa.»

Sorrise leggermente e Keith rimase ammaliato da quel sorriso. Presumibilmente aveva una cotta per il suo nuovo professore, ma non era decisamente quello il momento per prendersi una sbandata per la persona che avrebbe deciso della sua vita. Si sedette, cercando di trasudare sicurezza, nonostante l’ansia continuasse a divorarlo imperterrita.  Il professore gli sorrise di nuovo, cercando di metterlo a suo agio.

«Si rilassi, ha fatto tanto per essere qui oggi e scommetto anche che la sua preparazione non mi deluderà, la prenda come una chiacchierata informale e non abbia fretta o ansia.»

La voce di Shiro che gli ripeteva che la pazienza portava concentrazione si sovrappose a quella del professore e Keith subito si sentì meglio. Cercò di sorridere all’altro, ma sentì le labbra piegarsi solo in una smorfia, ma in fondo non era mai stato bravo a sorridere lui.

Il professor Lotor gli pose la prima domanda e l’esame ebbe inizio.

 

Un’ora dopo, il professore posò la penna con la quale aveva preso appunti sull’interrogazione e incrociò di nuovo le dita, appoggiandovi sopra il mento e riflettendo sul da farsi. Keith, di fronte a lui, sentiva il cuore battergli dolorosamente nel petto, aspettando il responso. Sapeva di essere andato bene, ma Lotor era davvero preparato e la sua conoscenza era quasi eguagliabile a quella del professor Kolivan, così un paio di volte era andato nel panico. Sapeva di aver passato l’esame, doveva essere così, ma il voto non sarebbe mai stato abbastanza alto per salvare la sua borsa di studio. Il professore rimase ancora un po’ in silenzio, scrutando i fogli dinanzi a lui.

«Ha portato il libretto?»

Keith annuì e glielo porse, la mano leggermente tremante. Il professore lo prese e lo sfogliò, arrivando poi alla prima pagina utile per segnare il voto. Scrisse qualcosa, ma da dove era, Keith non poteva vedere cosa. Lotor gli riconsegnò il libretto e mentre l’altro lo apriva per controllare il responso, gli sorrise.

«Congratulazioni, il suo esame è stato impeccabile.»

Keith osservò quella lode fissarlo dalla piccola pagina di carta filigranata, vergata in una calligrafia elegante e raffinata e si sentì morire. La sua borsa di studio era salva, il suo sogno era salvo. Non avrebbe potuto ottenere il posto di assistente, ma si sarebbe accontentato lo stesso.

«Credo che lei potrebbe avere molto da offrire, ha del talento. Sarebbe interessato ad un posto come assistente per caso?»

Keith guardò il professor Lotor, che a sua volta lo guardava sorridendo affascinante.

-Sta scherzando?-

-No. Sono sicuro che sotto quell’aria scontrosa ci sia un cervello niente male e soprattutto se anche il professor Kolivan la tiene in gran conto, beh, sicuramente c’è del potenziale.-

Keith si sentì morire. Aveva dato l’esame, aveva salvato la sua carriera, aveva ottenuto il posto di assistente di un professore intelligente e tremendamente sexy, ed aveva appreso che Kolivan aveva un’alta stima di lui, nonostante tutto. Quasi si aspettava che Lance sarebbe saltato fuori urlando allo scherzo da un momento all’altro, ma in giro non c’era traccia della rumorosa presenza del suo migliore amico.

-Accetto.-

Lotor gli sorrise di nuovo e gli porse la mano, che Keith strinse, godendosi la stretta forte e sicura dell’altro. Era cotto.

-Spero che questa collaborazione possa essere lunga e proficua per entrambi, mi aspetto grandi cose da lei, signor Kogane.-

-Lo spero anch’io e mi assicurerò di non deluderla, professor Lotor.-

-Che ne dice di andare a festeggiare con una cioccolata calda nella caffetteria?-

-Penso che sia un’ottima idea.-

Il professore ci stava provando con lui? Forse. Keith ci stava provando con il professore? Sicuro al cento per cento. Era la sua giornata fortunata nonostante tutto? Decisamente sì.

 
  
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