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Autore: AlberoSaggio    08/03/2018    1 recensioni
Cento anni fa, Mipha amava profondamente Link, il suo più caro amico d'infanzia. Ma quando si sono conosciuti? Come, dove perchè? E lui ha mai corrisposto i suoi sentimenti? Non ci sono risposte, solo domande. Ma ci è dato sognare, immaginare un'epoca in cui i due ragazzi vivevano assieme, prima di essere separati con la forza. Questo è quello che ho visto in quei sogni.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Link, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come promesso, il giorno seguente dopo Mipha non venne a salutarlo. All'alba, al confine del villaggio c'erano tutti gli altri amici di Link, il re con sua moglie, Kodah, il suo maestro d'armi, alcuni soldati con cui aveva legato. Al termine dei saluti, e della ramanzina di Kodah, Link e la sua scorta partirono alla volta del castello di Hyrule.
Un istante dopo averlo visto sparire dietro il profilo della montagna, Mipha si allontanò dalla finestra e pianse, pianse fino a non avere più lacrime.


"Dunque, ragazzino" la voce del comandante si caricò di disprezzo nel pronunciare quell'ultima parola "in sostanza io dovrei accoglerti nella mia caserma gratis perchè il tuo paparino prima di crepare occupava questa stessa poltrona. Giusto?"
Il comandante Raaghostekom era l'incarnazione dello stereotipo della "guardia cattiva": grasso, pelato, attaccato alla sua posizione sociale, vanaglorioso e xenofobo. Durante l'intera che aveva passato a parlare con lui, Link sentì il proprio disgusto crescere costantemente. 'È davvero quest'essere il capo del miglior corpo militare di tutta Hyrule?' si chiese.
"NO"
Alle spalle del giovane, una voce rimbombò forte ed autorevole "Lo prenderai perchè te lo ordino io."
"Vostra maestà..." sibilò il comandante "quale onore. Essendo un suo ordine, allora accoglierò il ragazzino più che volentieri. Certo, non prometto di far nulla per trattenerlo quando deciderà di mollare..." Pronunciò quelle ultime parole fissando Link dritto negli occhi, uno sguardo di sfida mista ad odio negli occhi.
Fu così che per Link iniziarono i peggiori anni della sua vita. Non un giorno di pausa, non un momento libero, il comandante ed i suoi diretti subordinati approfittavano di ogni scusa per tartassarlo, umiliarlo, sfinirlo e, infine, convincerlo ad andarsene. Ma Link sopportava. Non poteva permettersi di rinunciare, il peso di troppe promesse lo trascinava attraverso quel mare di angherie: a suo padre, a se stesso, a re Roham e re Dorefan, a Kodah e, soprattutto, a Mipha. Imparò l'arte della spada, in tutte le sue forme, padroneggiando sopra a tutte quella ad una mano; superò in breve tempo ogni maestro nel tiro con l'arco, e si destreggiò nell'equitazione rivelandosi un talento naturale nel fare immediatamente amicizia con qualsiasi destriero. Imparò anche che l'esercito non era quell'insieme di eroi senza macchia e senza paura che immaginava da piccolo, e che, al contrario, la stragande maggioranza dei suoi soldati erano esattamente come il comandante, solo meno ambiziosi o troppo timorosi per mettersi alla prova. Più volte passò notti insonni a scontare punizioni scaturite dalla sua "insoburdinazione" (la quale, il più delle volte, era in realtà un eccessivo zelo nello sconfiggere un superiore durante un duello di allenamento), ed altrettante volte il suo temperamento focoso lo portò a giocarsi il pasto per quel giorno. Ma Link non si fermò mai, e assorbiva come una spugna ogni informazione, marchiando a fuoco nella propria mente ogni istante passato in quella bolgia. Non mancarono comunque dei rari momenti di sollievo, grazie all'intervento dei rari, preziosi, cavalieri che (come suo padre) spiccavano in mezzo alla massa come candidi fiori in una palude.
Passarono quindi due anni, quando Link ricevette una lettera quanto mai inaspettata: scritta dal re di Hyrule in persona, lo pregava di presentarsi al Tempio del Tempo l'indomani. Lo rassicurava riguardo ai suoi superiori, già a conoscenza di tutto, e sulla cavalcatura che avrebbe trovato all'uscita della caserma, già equipaggiata con tutto il necessario per affrontare il viaggio di mezza giornata.

Il giorno seguente, Link raggiunse il luogo indicatogli. La cattedrale era enorme, una volta probabilmente di un bianco accecante, ora di una tonalità più spenta e sporca; anche il giardino di fronte alla monumentale facciata trasmetteva l'impressione di un antico splendore, perduto a causa dell'incuria e dell'abbandono. Non appena Link sfiorò uno dei due gigantechi portoni, entrambi si schiusero verso l'interno, senza emettere un suono. Lo spettacolo che si parò di fronte agli occhi di Link era senza eguali, ogni centimetro del Tempio era un'ode ai miti e alle leggende di Hyrule: il mosaico a pavimento raccontava la storia della creazione del mondo, ad opera delle tre dee Din, Farore e Nayru. Il soffitto affrescato rappresentava la discesa dei primi Hylia dal loro regno sopra le nuvole sul suolo, guidati da un giovane in divisa verde che brandiva una spada luminosa. Lo stesso giovane (o altri coi suoi stessi vestiti? Chi lo sa?) veniva immortalato dei quadri e nelle statue che si alternavano lungo le pareti della navata: ora intento a suonare un'ocarina, poi a bordo di un vascello, più avanti con un curioso cappello dotato di occhi e becco. Link possedeva pochi ricordi a riguardo, ma suo padre un tempo gli raccontava delle favole popolari aventi come protagonista un giovane che, col suo coraggio, fermava le forze del male.
In fondo all'edificio, la statua della dea Hylia troneggiava su tutta la sala. Era una rappresentazione estremamente semplice, come appena sbozzata dal blocco unico di roccia nel quale era stata scolpita, e per questo appariva in estremo contrasto con la ricchezza e il livello di dettaglio delle opere circostanti. Di fronte ad essa, il re, e un piedistallo all'interno del quale era incastonata una spada. Link la riconobbe all'istante, era identica alla spada brandita da molti dei giovani (o spesso dallo stesso?) celebrati in quel tempio; forse dopotutto non erano solo racconti di fantasia...
"Link, avvicinati" gli intimò il re, la cui voce solenne rimbombò nella sala. "Questo un tempo era il luogo di culto più importante dell'intera Hyrule. Le cronache dicono che sia in questo esatto punto che le dee piantarono il seme che diede origine al mondo, e che in questo punto i nostri antenati discesero dal paradiso. In questo luogo tutti i tempi e tutti i luoghi convergono, e, con la giusta sensibilità, si può udire l'eco di epoche lontane... E tutto ciò culmina in quel piedistallo. Prova ora ad estrarre la spada"
Link, stordito, obbedì. Afferrò l'elsa con entrambe le mani, e, immediatamente, avvertì il peso della prova. Una morsa gli strinse il cuore, la sua schiena si piegò sotto la spinta di un'invisibile macigno, l'aria faceva fatica a fluire dentro i suoi polmoni. Ma lui non mollò, e infuse ogni stilla di determinazione che aveva nella spada, cercando quasi di comunicare con lei. Chiuse gli occhi, digrignando i denti. 
CHIN
Con il suono più simile a quello di una campana di cristallo che dello scorrimento dell'acciaio sulla pietra, la spada uscì dal suo basamento, e contemporaneamente Link fu libero della pressione che lo stava schiacciando. La sollevò in aria, quindi la agitò per saggiarne l'equilibrio e la potenza. La spada rispose ai suoi desideri, muovendosì leggera e veloce, quasi come se fosse spuntata dalla mano di Link, piuttosto che stretta nel suo pugno. Mentre la osservava, gli parve di udire una sorta di canto, una voce femminile provenire dall'arma, un debole sussurro che svanì immediatamente.
"Quella, Link, è la Spada Suprema" disse sottovoce l'anziano sovrano "la lama creata dalla dea Hylia e forgiata nelle fiamme delle sue ancelle, col potere di esorcizzare ogni male e schiudere le porte dei mondi... E il fatto che tu sia riuscito ad estrarla significa due cose: come da tempo temevamo, il Male sta per tornare ad Hyrule, e tu, Link, sei il Campione prescelto per affrontare la sua incarnazione più pura, la maledizione che affligge questa terra da centinaia di migliaia di anni. La Calamità Ganon."
"Ma come... come posso essere io? Ci dev'essere uno sbaglio! Sono un orfano figlio di un soldato, non posso riuscire da solo a combattere..."
"Non sarai solo. Come diecimila anni fa, i popoli di Hyrule si uniranno per porre un unico fronte compatto contro il nemico. Tu sei il campione Hylian, ma ognuno degli altri quattro popoli con cui condividiamo il nostro regno ha già selezionato il proprio rappresentante, che ti assisterà nella terribile battaglia che ci aspetta. E infine, mia figlia, Zelda, come le sue antenate prima di lei, userà i suoi divini poteri per sigillare le tenebre sconfitte. Tra sette giorni sarà lei, alla presenza degli altri Campioni, a officiare la cerimonia che ti onorerà come paladino della nostra terra."
Link un nuovo peso precipitò su Link, molto più gravoso di quello di pochi minuti prima: il peso della responsabilità, di tutte le vite del regno che ora dipendevano da lui.
"Ho inoltre un'ultima richiesta da farti, stavolta in qualità di padre: mia figlia non ha ancora risvegliato il suo potere, pertanto ho deciso di farle compiere dei pellegrinaggi nei luoghi sacri del regno, nella speranza che essi la guidino verso la realizzazione della sua missione. Tuttavia è ancora giovane, ha la tua stessa età, ma a differenza tua ha poca esperienza dei pericoli del mondo esterno. Potresti, per favore, proteggerla?"
Link fissò dritto negli occhi il re, o meglio, l'anziano vecchio preoccupato per le sorti della sua erede. "Lo farò. La difenderò con la mia stessa vita."

Nota dell'autore: eeeeeeeeeeeeee sono passati quasi due mesi dall'ultima volta che ho aggiornato questa storia, lo so. Ma per farmi perdonare, ecco due capitoli belli densi in un colpo solo! Finora questa fanfiction si è concentrata sulla giovinezza di Link, ma ora, dopo un paio di fast forward, finalmente entreremo nel vivo della storia d'amore. Promesso!
   
 
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