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Autore: Afaneia    08/03/2018    9 recensioni
«Se non sbaglio, maestro, Pokémon è quel videogioco basato su complesse varianti numeriche e calcoli di probabilità e statistica che permettono di approntare a ogni sfida la strategia più accurata per sconfiggere ogni sfidante generato casualmente dal gioco, giusto?»
«Ehm... no» risponde Saitama a occhi sgranati.«È Pokémon. Quello con tutti i mostri colorati. Hai presente, no?»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genos, Saitama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intimità

Dedicato a Fiulopis, amica-sorella di una vita, perché quando ci appassioniamo a qualcosa insieme facciamo sempre danno.


Intimità.


L'intimità si è fatta strana in questa casa, da un po' di tempo a questa parte.

Potrebbe essere per il fatto che un'intimità non esiste più, anche se Saitama non vuole sbilanciarsi troppo in questo senso nella sua analisi. Non è una cosa tanto facile da descrivere a parole.

Certo, se tutto si riducesse al fatto che non ha più modo di stare solo praticamente in nessun momento della giornata, e che quasi ogni suo movimento o azione viene studiato, analizzato e razionalizzato in termini matematici e chimico-fisici da un paio d'occhi che non lo lasciano mai, la questione sarebbe estremamente facile da sintetizzare, e non ci sarebbe neppure una vera questione, a conti fatti. Questa è un'assenza di intimità, e con essa Saitama aveva già fatto i conti nello stesso momento in cui ha deciso di prendere un coinquilino; ma non è la sua assenza a renderlo perplesso. È proprio di stranezza che parliamo.


Qualche giorno fa, nell'ambito della sua usuale routine mattutina che prevede di annotare e rappresentare schematicamente ogni sua posizione e attività, corredandola di ricchi dati riguardo a postura, angolazione del corpo e calorie ingerite, Genos gli ha chiesto: «Quello è un simulatore virtuale di lotta?»

«Eh?» ha chiesto Saitama giocando a Pokémon Y.

«Quello, maestro» ha ripetuto pazientemente Genos, indicandogli la console.«Posso supporre che sia un simulatore virtuale di lotta per studiare tutte le possibili strategie dei nemici senza eccessivo spreco di forze?»

Saitama guarda il gioco, guarda Genos, guarda il gioco, guarda Genos, dopodiché gli porge la console e risponde: «È un 3DS. Sto giocando ai Pokémon.»

Naturalmente, questa precisazione non è sufficiente a persuadere Genos che non vale la pena di continuare a cercare la chiave del mistero della sua forza celato in quel videogioco.

«Capisco» risponde sovrappensiero, scrutando lo schermo con la massima serietà. «Se non sbaglio, maestro, Pokémon è quel videogioco basato su complesse varianti numeriche e calcoli di probabilità e statistica che permettono di approntare a ogni sfida la strategia più accurata per sconfiggere ogni sfidante generato casualmente dal gioco, giusto?»

«Ehm... no» risponde Saitama a occhi sgranati.«È Pokémon. Quello con tutti i mostri colorati. Hai presente, no?»


Forse avrebbe dovuto dirgli quello che voleva sentirsi dire, o almeno inventarsi qualcosa di altrettanto serio. Come gli succede sempre, tutte le risposte migliori gli sono venute solo dopo, quando si è messo a ripensarci e si è dato dello stupido da solo. Avrebbe potuto inventarsi un sacco di stronzate molto serie, tipo che è un videogioco fortemente improntato sul senso dell'amicizia, della difesa dei più deboli e della responsabilità... o qualche cosa del genere. E invece, tutto quello che gli ha detto è stato: quello con tutti i mostri colorati. Chissà com'è che Genos ancora insiste a guardare a lui come suo maestro.

Forse non avrei dovuto nemmeno accettarlo come mio allievo, si è ritrovato a pensare con rabbia.

Non ha pensato soltanto a questo negli ultimi giorni, per la verità. Si è dedicato molto anche alle offerte speciali. In modo non del tutto casuale gli è tornato in mente di aver visto, un po' di tempo fa, un volantino molto interessante riguardo a un forte sconto che poteva interessargli, e Saitama ha investito un po' di tempo per ricercare quella specifica offerta dal mucchio e per studiarsela bene. Non aveva mai impiegato tanto tempo a prendere una decisione così semplice riguardo a un'offerta tanto conveniente, e forse, se ci ha messo tanto tempo a decidersi, è stato perché neppure lui era veramente sicuro di sapere perché gli servisse quel determinato oggetto.

Comunque sia, Saitama ci ha pensato talmente tanto e tanto intensamente che finalmente stasera, tornando a casa, consegna a Genos un Nintendo 2DS e una confezione di Pokémon X che gli sono costati qualche risparmio e un paio di vecchi videogiochi che non usava più, per poi informarlo con la massima serietà che quel gioco costituirà un tassello fondamentale della sua strada verso la comprensione della forza, e che aiutarsi a vicenda a completare il Pokédex si configura come un esercizio di pazienza e autodeterminazione molto formativo per il carattere di entrambi.

Non sa neppure spiegare a se stesso per quale motivo, a un certo punto della sua vita, gli sia parso tanto importante regalare al suo coinquilino un gioco per bambini che non aveva mai visto e sperare che capisca perché gli piace giocarci.

«Grazie, maestro.» La voce di Genos è calma e profonda come al solito, eppure Saitama, che di questa voce ha imparato a riconoscere ormai anche la più recondita vibrazione, è certo di sentirla fremere di qualche solenne emozione. «La ringrazio di volermi concedere questa possibilità di mettermi alla prova insieme a lei. Giuro che farò tutto quanto è in mio potere per non deludere le sue aspettative e...»

«Sì, sì, ma ora accendilo» lo interrompe Saitama per sdrammatizzare, prima che quella situazione si tramuti in un'intensa ora di rapporto maestro-allievo in cui lui non saprebbe assolutamente che altro inventarsi per convincerlo. «Ti devo insegnare a giocare, e poi ho bisogno che mi passi Swirlix*...»


È questo che intende Saitama, quando pensa che si sente stupito non tanto dalla totale assenza d'intimità che si è sviluppata in questi pochi metri quadri, come risucchiata da un immane buco nero che però ha ingoiato solo quella e ha risparmiato tutto il resto – quanto dalla sua stranezza.

Quello che c'è di strano è che Saitama non si è sentito infastidito o disturbato o altro quando si è accorto che Genos non capiva, ma invece, per un qualche motivo incomprensibile che egli è in grado di chiarire neppure a se stesso (e forse neppure gli interessa farlo), la cosa più sensata da fare gli è parsa regalargli una console e insegnargli a giocare.

Perché la verità – la verità, dopo ch'egli ha tanto messo a soqquadro e incasinato tutto all'interno della propria mente solo per avere una scusa per non guardarla direttamente – è che una certa forma di intimità in questa casa c'è, e ciò che lo destabilizza è solo che è talmente diversa da quella ch'egli ha sempre conosciuto da non riuscire a riconoscerla, così a prima vista. Insegnare a Genos a giocare a Pokémon è intimo, per quanto in modi inusitati.

Non è una cosa che si possa dire a parole, torna insistentemente a dire a se stesso Saitama, quando ormai il sonno comincia ad avere la meglio ed egli appoggia un po' il capo contro il braccio di Genos, per fingere di sorvegliare la sua partita e contemporaneamente poter chiudere un po' gli occhi senza farsene accorgere (questo maledetto cyborg non sembra aver bisogno di riposarsi, forse perché è instancabile o magari perché il gioco gli piace veramente, chissà). Forse perché ci sono certe cose, come questa appunto, che tendono a esistere molto meglio quando nessuno si prende la briga di definirle e misurarle.

Mentre una sfolgorante aurora che fa irruzione dalla finestra lo informa che hanno appena passato tutta la notte a giocare ai videogiochi senza neppure accorgersene, Saitama conclude tra sé e sé che questa nuova intimità che gli appariva tanto strana fino a un minuto fa, qualunque nome si voglia darle, va benissimo così, e gli piace davvero tanto.



*Per chi non lo sapesse, Swirlix è questo adorabile Pokémon qui.

   
 
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