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Autore: Teddy_bear    08/03/2018    4 recensioni
In musica, un preludio (dal latino praeludium) è generalmente un brano piuttosto breve, di solito senza una forma codificata, collocato all'inizio dell'esecuzione di una composizione o di una sua parte. In anatomia, preludio, era il cuore di Shaoran. Ma Sakura sapeva benissimo ascoltare e salvare i cuori.
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AU fanfiction, dove Shaoran è un pianista con il cuore spezzato e Sakura è una studentessa di medicina, specializzanda in cardiologia.
[Se volete, per capirci meglio, ho pubblicato un’introduzione ed un trailer].
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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SAKURA

 

“Si raccomanda di allontanarsi dalla linea gialla”. 

Tre piastrelle, saranno ampie almeno quindici centimetri e lo stesso, quando sento questo annuncio, mi viene voglia di indietreggiare ulteriormente. Ho una grande paura della metropolitana, del vuoto che c’è oltre quella striscia che è lì per dirti esclusivamente di fare attenzione. Sospiro, faccio un piccolo passo indietro per sicurezza e tiro fuori il mio iPhone e mando un messaggio a Tomoyo. Lei è la mia più cara amica: frequenta la mia stessa università -ha scelto la facoltà riguardante le lingue straniere- ma ci conosciamo dai tempi delle elementari, ha un carattere sempre disponibile e dolce con il prossimo e sono contenta di averla accanto.

 

Da: Sakura

A: Tomoyo

Amica mia, scusa, sto prendendo adesso la metro, tre fermate e sono lì. 

 

Digito velocemente, lo rileggo una volta e poi invio. Avevamo deciso di fare colazione insieme prima delle lezioni; il bar di fronte alla nostra sede universitaria è molto accogliente ed i croissant alla crema sono da leccarsi il baffi tant’è che sento già l’acquolina in bocca. 

Ripongo il mio cellulare in tasca, mentre sento il rumore della metro arrivare; non c’è molta gente stamattina, anzi. Riconosco le solite due signore che prendono la metro ogni mattina con me, probabilmente per andare a lavorare, riconosco ancora un signore ed infine un ragazzo che ha lo stemma della mia università sulla sua giacca. Lo vedo quasi sempre, mi è ben impresso nella mente perché non mi piace il fatto che sia sempre così vicino alla linea gialla. Non devo guardarlo perché altrimenti mi viene da spingerlo indietro. La cosa strana è che non ci ho mai parlato. Io sono una gran chiacchierona ed amo stringere nuove amicizie, ma con lui proprio non mi viene molto spontaneo, lui mi sa di… insomma, sì, lui mi sembra scortese, vedendolo di primo impatto. 

Mai giudicare il libro dalla copertina, Sakura, mi ricorda la mia coscienza. Ed è vero, magari un giorno di questi ci parlerò. Sempre se me la sento. 

A distrarmi dai miei pensieri è la metro che arresta la sua corsa e, mentre annuncia la fermata dove devo salire io, si aprono le porte. Mi metto alla loro destra, in modo tale da dare precedenza alle persone che sono già sopra. Intanto il mio telefono trilla, penso che probabilmente mi abbia appena risposto Tomoyo. Do una sbirciata e invece è Hisato, il mio ragazzo. 

 

Da: Hisato

A: Sakura 

Buongiorno tesoro, oggi a che ora finisci? Pensavo che…

 

Non riesco a finire di leggere che una voce mi distrae facendomi trasalire. 

“Ragazzina, dovresti salire”.

Annuisco, chiedendo scusa.

Salgo in metro e mi tengo con una mano al primo palo che trovo, salda. Mentre il ragazzo che mi ha chiesto di sbrigarmi prende posto. Assurdo, di uno che è praticamente quasi oltre la linea gialla avrei detto che in metro è solito a stare in piedi, invece no. Si siede. Misteri della vita. 

Ciò che successivamente mi fa sbuffare una risata è che questo ragazzo lo vedo davvero tutti i giorni, ma fino ad adesso non ci avevo mai prestato veramente attenzione, ma pazienza. 

D’un tratto poi ricordo che dovevo controllare il messaggio di Hisato, mi porto una mano alla fronte e mi affretto a leggerlo: chiede a che ora stacco e se può accompagnarmi a casa, nel caso avessimo orari diversi specifica che per lui non è un problema fermarsi per ripassare in biblioteca. Sorrido e tento di digitare la risposta con una mano sola.

 

Da: Sakura

A: Hisato

Oggi non ho il tirocinio, ho dato il cambio con una mia collega perché ho una lezione di fisiologia ed una di patologia che proprio non posso saltare. Dovrei finire per le quattro e mezza. 

 

Premo invio e, nell’esatto momento in cui lo faccio, ottengo la risposta di Tomoyo. 

 

Da: Tomoyo

A: Sakura

Non ti preoccupare! Ti aspetto direttamente al bar, a dopo!

 

Le faccio capire che va bene e metto uno smile, poi invio. Scorro velocemente la mie chat, e quando verifico che non ho altri messaggi a cui rispondere, ripongo il mio iPhone bianco in tasca, non prima però di aver controllato maniacalmente che la mia cover rosa, con una stella ed una luna disegnata su essa, non si sia sporcata, siccome ci tengo particolarmente. Mi sento sollevata quando vedo che è tutto a posto. 

La metro è velocissima. Ricordo che all’inizio quando la prendevo ero davvero così poco abituata che, alla sera, quando tornavo a casa e mi mettevo nel letto dopo una bella doccia rilassante, mi sentivo ancora ondeggiare. Inoltre non capisco quelli che non si tengono come fanno a stare in piedi, se io non mi tenessi al palo o ad altro, cadrei sicuramente. Tomoyo, per esempio, riesce a leggere, a messaggiare, a sistemare persino gli appunti, senza sostenersi a niente -e questo è davvero incomprensibile-. 

Piano piano il mezzo rallenta e si blocca, rammento dentro di me che è alla terza fermata che devo scendere. Mi è successo più di una volta che, per colpa del mio essere totalmente fra le nuvole, perdessi la mia fermata e quindi dovessi scendere ad un’altra, per poi tornare indietro. E non mi piace per niente, quindi meglio essere vigile. Le porte di fronte a me si aprono e alcune persone scendono, chiedendomi perdono se talvolta si scontrano di poco con me. 

Sistemo meglio lo zaino sulle mie spalle per creare meno impicci, quando vedo il camice che spunta fuori come per ricordarmi di aver fatto l’ennesima sciocchezza. 

“Accidenti!” esclamo. 

Mezza metro si è voltata verso di me, chiedo scusa imbarazzata mentre appunto mentalmente di essere meno rumorosa la prossima volta che rimprovero me stessa. Oggi non ho bisogno del camice, per qual motivo l’ho portato? 

“Scusa, scendi?” domanda una signora dai capelli bruni e corti, scuoto la testa e mi sposto di poco bofonchiando un "prego" con una vocina che non so nemmeno da dove mi sia uscita. Per avere ventisei anni sono davvero infantile delle volte, cavoli. 

Nemmeno mi accorgo che la metro richiude le porte e parte, quando prendo il telefono per guardare a che ora posso pranzare, e noto che ho uno stacco dalle 12.30 alle 14.30, chiederò quindi a Chiharu ed a Tomoyo se possono unirsi a me, anche perché non mi piace mangiare da sola e siccome le mie colleghe, con cui ho legato di più, oggi hanno preferito restare in ospedale a fare tirocinio, devo cercare di arrangiarmi come posso. La metro si ferma di nuovo e sale Rika, una ragazza dai capelli corti e castani che frenquenta la mia stessa università e che vedo spesso in biblioteca: lei non studia medicina con specializzazione in cardiologia come me, ma studia giurisprudenza e da quel che ho capito vorrebbe diventare un buon avvocato; secondo me ce la farà, visti i risultati che so che ha ottenuto fino ad ora. 

“Sakura!” mi saluta al volo, abbracciandomi. Ha un profumo sempre buonissimo, assomiglia a quello del gelsomino. Lo adoro. 

“Rika, che bello vederti!” 

“Anche oggi salverai qualche vita?”

“Ah, Rika…” gonfio le guance, protestando internamente e sentendomi imbarazzata. Metterle in testa che sono lì sono per imparare è difficile ma, dopottutto, è la verità: non ho ancora operato nessun cuore, nè niente di tutto questo. Solo controlli, fino ad adesso. Ed è giusto così. 

Lei sorride, mettendomi una mano sulla spalla. 

“Che lezioni hai oggi?” domando. 

“Ho solo diritto privato, ma meglio che non te ne parli, non mi piace granchè il professore”.

“Perché?”

“È molto confusionario il modo in cui spiega”.

Annuisco. 

“È pesante come lezione?”

“No, pesante no. Ma i miei appunti sono molto caotici e non è colpa mia, quindi preferisco registrarlo e poi leggere dal manuale gli argomenti”.

“Capisco, come si chiama il professore?” domando, curiosa. 

“Terada, si chiama Terada. Vorrei scrivergli un’email, sai, per un ricevimento. Vorrei provare a chiedergli secondo lui che metodo di studio sia meglio usare per il suo corso”. 

“Faresti bene.” affermo, sicura. 

La metro si ferma, le porte si spalancano ed io cerco l’insegna per capire se è ora di scendere o meno. 

“Sakura, dobbiamo andare.” Rika ridacchia, prendendomi per un braccio ed io la ringrazio. Ecco, un altro mio problema è scendere dalla metro. Mi aiuto tenendomi a Rika, mentre mi muovo piano. 

“Ragazzina, dovresti scendere”.

Ed a dirmelo è di nuovo quel ragazzo che sfida il vuoto della metropolitana, mi sta rimproverando ancora, mi mordo una guancia, seccata. 

Mannaggia, nessuno capisce la mia paura del vuoto. 

“Scusa”. bofonchio e mi volto. 

È vicinissimo a me e la prima cosa che vedo sono i suoi occhi ambrati, sono così…

“Andiamo!” Rika mi tira ed io la seguo, finiamo entrambe sulle scale mobili in men che non si dica, ma prima la sento dire: 

“Li, sbrigati, penso che anche tu abbia lezione”.

L’ho visto annuire da lontano, mentre la salutava educatamente, ma senza alcun sorriso sul volto. 

Mi giro verso la mia amica. 

“Tu lo conosci?” ora la mia curiosità su quel tizio è alle stelle. 

“Non tanto. Studia al conservatorio della nostra università, una mia collega mi parla spesso di lui perché quando tiene i saggi va a sentirlo, dice che è bravissimo. So il cognome per questa ragione, una volta poi passavo da quelle parti, l’ho sentito mentre si esercitava e gli ho fatto i complimenti, ma niente di più”. mi spiega ed io annuisco seriamente colpita. 

“Che cosa suona?”

“Pianoforte”.

Non riesco più a dire una parola. Non me l’aspettavo. Lo credevo più uno studente di economia, di ingegneria o architettura, archeologia forse. 

Mai giudicare un libro dalla copertina. 

Appunto. 

 

Da: Sakura 

A: Tomoyo

Sono quasi arrivata da te. Ho conosciuto un pianista che mi ha esterrefatta, sai?

 

Digito subito e, senza rileggere, invio. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: ciao carissime e auguri a tutte voi! So che questo capitolo non è molto lungo, ma è il prologo e gli altri saranno sicuramente più lunghi siccome più avanti avremo anche il punto di vista di Shaoran u.u ditemi cosa ne pensate, dai! Come vi sembra?

SPOILER CAPITOLI SUCCESSIVI NON LEGGETE SE NON VI VA:

“Hai paura del vuoto della metropolitana, vero?”

“Sì.”

“Ecco, io sono ancora più vuoto.”
   
 
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