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Autore: Marianna 73    09/03/2018    2 recensioni
Disperazione che si fa rabbia e promessa, nel dissolversi al vento di uno sbuffo di fumo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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FUMO
Saliva lento, grigio quasi quanto il cielo, impalpabile e lieve, ma greve di sofferenza e ricordi.
Fumo. Non riuscivo a percepirne l’odore, mentre lo osservavo dai vetri chiusi della camera che occupo, nella residenza del Reverendo Wakefield. Ma so quale fragranza mi avrebbe recato, qualora avessi spalancato la finestra e me ne fossi riempita i polmoni: non sarebbe stato il sentore aspro di disperazione che mi chiudeva la gola di fronte ai falò  di Culloden House, né quello di cenere fredda che mi ha invaso le narici quando insieme abbiamo strappato la vita di Dougal.
No, non sarebbero stati quelli gli odori che avrebbero raggiunto le nuvole, una voluta di fumo dopo l’altra, in una grigia rincorsa di riccioli sfatti.
Sarebbe stato il tuo profumo a permearmi, il profumo amato e indimenticabile della tua carne, quello caldo e aromatico dei nostri risvegli insieme, perfetti ed indelebili, perduti ma così vivi, nei palpiti lievi del mio grembo e tra le pieghe di quella stoffa, che avrei voluto spalancare questa dannata finestra e urlare, furibonda e impazzita, che la smettesse, che era inutile, che non era così che ti avrebbe strappato dal mio cuore..
Era di te che erano impregnati gli abiti che Frank stava bruciando.
Ed era il ricordo di te che voleva cancellare riducendo in cenere le ultime vestigia di ciò che ho vissuto con te.
Come se bastasse distruggere l’ultima traccia tangibile di chi sono stata, di ciò che ho fatto e respirato e amato in un tempo che non è  questo, e che ogni logica suggerisce non esista, per dimenticare.
Sono rimasta incollata a quella finestra fino a quando l’ultima ombra di grigio si è fatta nuvola, la gola così stretta che quasi non riuscivo a respirare. Poi ho aperto il quaderno che avevo usato come diario di viaggio nella mia vita di secoli fa, prima di te, ed ho iniziato a scrivere, le parole che fluivano rapide ed incongrue sulla carta, il respiro affannoso ed un dolore, dentro, difficile da descrivere.
Ti sento così  vivo nel mio cuore, Jamie… così dolente e lontano ma presente e intenso come mai ti ho percepito, nemmeno quando eravamo uno parte dell’altra. Così concreto e tangibile e… REALE… che a volte, malgrado la ragione mi dica che è assolutamente impossibile, ho la certezza che tu non sia morto.
Ho cercato traccia di te ovunque ho potuto, da quando ho lasciato l’ospedale: nei libri polverosi del reverendo, nella biblioteca di Inverness, nei racconti incantati della signora Graham… ovunque mi è  stato possibile ho spiato la presenza del tuo nome, o un accenno ai soprannomi con cui eri conosciuto in battaglia, ma nulla.
Il tempo ha cancellato ogni accenno di te dalla storia. Ma non dalla mia mente, o dalla mia anima.
Non potrò mai dimenticare.
Non succederà ai miei ricordi ciò che è  successo ai miei abiti, divenuti fumo leggero disperso dal vento.
Non cancellerò  dal mio cuore quello che siamo stati, mai, anche se so che dovrei, anche se tu mi hai chiesto di farlo, anche se so che sarebbe la cosa giusta da fare.

La cosa giusta da fare…la tua voce mi rimbomba nella testa, anche ora, mentre stringo la stilografica fino a farla scricchiolare, suadente come le preghiere che sussurravi tra i miei capelli ma impietosa e crudele come ferro forgiato nel sangue… la cosa giusta da fare!
Farmi andar via, separarmi da te, che sei stato e sei la parte più  vera di me… Come hai potuto, accidenti a te? Come hai potuto?
So che hai agito pensando solo al bene di nostro figlio ed al mio, ma che tu sia dannato, ti detesto, per averlo fatto, James Fraser!
Non puoi immaginare quanto vorrei fossi qui, di fronte a me, con quel tuo sorriso sornione per colpirli forte, fino a non avere più fiato, e poi supplicarti di stringermi, di tenermi con te, di permettermi di morire al tuo fianco… perché non la voglio questa vita senza te.

Ho paura Jamie.

Paura di non essere più capace di vivere in questo tempo, con un uomo che non sei tu, senza riuscire ad essere più nulla di ciò che sono stata al tuo fianco.
Paura che il simulacro di donna che sono da quando ti ho perduto nel vuoto urlante delle pietre non sia sufficiente per crescere un figlio, per amarlo come merita, per insegnargli ad essere ciò che tu sei stato.
Paura di serbargli rancore, per la scelta che ti ha costretto a compiere.
Da pochi giorni ho cominciato a sentirlo: bolle leggere nel profondo di me che deflagrano come tuoni nel mio cuore, perché mi costringono a custodire e difendere lui, che è tutto ciò  che mi rimane di te, mi obbligano a continuare a respirare soffocando i singhiozzi ed il dolore, a prendermi cura di me, che sono la sua casa, così come un tempo sono stata la tua, anche se il mio unico desiderio sarebbe fuggire lontano da tutti e, nel profumo ombroso di un bosco, lasciarmi morire.
Ma non posso farlo… te l’ho promesso.
Dunque vivrò e, pur senza dimenticarti, cercherò di andare avanti: seguirò  Frank in America e come lui mi ha chiesto smetterò  di inseguire il tuo fantasma.
Ma non dimenticherò.
Non pronuncerò mai più il tuo nome a voce alta ma lo porterò impresso in ogni più remota fibra di me, fino all’ultimo dei miei respiri.
Non dimenticherò, lo giuro.
 
   
 
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