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Autore: BebaTaylor    09/03/2018    1 recensioni
Lindsay, Ryan e tutti gli altri tornano, dopo Straight Trough my heart. Ma scordatevi le atmosfere divertente della storia precedente.
Perché le persone crescono, i rapporti cambiano e si evolvono, perché c'è sempre chi non capisce, chi pensa al successo e lo vuole anche a costo di distruggere la felicità degli altri, ignorando le tante lacrime versate.
Risate, lacrime — tante — e dolore. I nostri saranno in grado di superare tutto quanto?
Attenzione: nella seconda parte del settimo capitolo ci sono vaghissimi accenni di lime slash.

«Ryan!» strilla Lindsay quando, del tutto casualmente, le tocco il sedere.
«Che c'è?» domando, «Non ho fatto niente.»
Lei mi fissa e sbuffa, «Lo sai cosa hai fatto.» dice, «Mi hai toccato il culo.» sibila.
Le sorrido, «Non l'ho fatto apposta.» dico. Lindsay sbuffa e si volta, dandomi le spalle e fissando la fila di persone davanti a noi. Stiamo andando a New York, ed è inutile dire che Liam è felice di passare del tempo con Svetlana, poi andremo in Europa, per la promozione dell'album. Prima tappa: Dublino. Credo che mi sfonderò di Guinness.

La presentazione fa schifo, scusate. Giuro che la storia è molto meglio!!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In a World Like this'
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We Start Over

Otto
Don't Wanna Lose You Now - Parte II -
*** Baby I know we can win this ***



«Tesoro, lo sai che l'aereo atterra anche se non mi stritoli le dita?»
Guardo papà, poi la mia mano che stringe le sue dita. «Ehm... sì.» mormoro e allento la presa.
Stiamo tornando a casa. Ieri Brenda è uscita dalla clinica con la piccola Amanda e Cam è stato nervoso tutto il giorno e anche stamattina. L'altra notte si è svegliato piangendo e chiamando la mamma; ho provato a calmarlo, l'ho cullato, gli ho massaggiato la schiena, cantato una ninna nanna... ma niente, non smetteva. Così ho fatto l'unica cosa che mi è venuta in mente: l'ho portato da Greg. Sono entrata nella sua stanza con il bambino piagnucolante in braccio, mio fratello si è svegliato, mi ha fissato con un occhio chiuso e uno aperto, gli ho detto che non riuscivo a calmare Cam e ho lasciato il mio nipotino sul letto, per poi fuggire da quella stanza prima che Greg capisse cosa fosse successo.
Poi il piccolo è stato nervoso tutto il giorno, voleva Brenda, voleva stare in braccio, in clinica non voleva vedere la sorellina. Quando Brenda è tornata a casa non si è staccato da lei per un attimo, e quando mia cognata doveva allattare Mandy, Cam iniziava a piangere, singhiozzando rumorosamente.
Spero si sia calmato.
E che non cerchi di picchiare la piccola, visto che ci ha già tentato più volte.
L'aereo finalmente si ferma, respiro profondamente e lascio la mano di papà.
Miami.
Casa dolce casa.
Ryan.

Arriviamo a casa che sono ormai le undici di sera. Appena il taxi si ferma davanti a casa Ryan arriva di corsa. Mi è mancato così tanto!
Prende le valige mentre papà paga, «La tua è più leggera.» commenta prima di baciarmi velocemente sulle labbra.
«Com'è andata?» aggiunge mentre entriamo in casa, ignoro il suo commento, anche se è vero: la mia valigia è più leggere di quando sono partita.
«Bene.» rispondo, «A parte la gelosia di Cam.» sospiro.
Ryan ride, «È normale.» dice, «Marisol ha preparato il polpettone per domani.» dice e mamma annuisce.
Saliamo nella mia camera e mi sdraio sul letto con uno sbadiglio. 
«Stanca?» Ryan si siede accanto a me e mi stringe la mano.
«Tanto.» mormoro chiudendo gli occhi. «Mi sei mancato.» soffio mettendomi seduta e lo abbraccio, posando la testa sulla sua spalla.
«Anche tu.» mormora lui e mi bacia la testa.
«Venerdì prossimo arriva Svetlana.» esclamo, «Ripartirà martedì mattina.» aggiungo e mi alzo.
«Liam lo sa?» domanda lui mentre afferro un pigiama dal mobile. 
«Credo di sì.» rispondo. «Spero non rompi le palle come al solito.» sospiro e mi chiudo in bagno.
Quando torno in camera trovo Ryan già a letto, che mio fissa. «Dormiamo?» chiede.
«Ovvio.» rispondo raggiungendolo. Lo abbraccio, inspirando il suo profumo e godendomi il calore della sua pelle.
Sono stati solo pochi giorni ma mi è mancato tantissimo.

***

A fatica apro gli occhi, cerco a testoni il cellulare e mi domando perché non lo spenga. Ah, già. Lavoro.
Con un occhio chiuso e uno aperto, fisso la faccia di Carl  che appare sfuocata sullo schermo. «Che c'è.» biascico. Avrò schiacciato la cornetta verde? Bhe, credo di sì, visto che non suona più, «Sono le otto, è presto.»
«Chris è in prigione.»
«Salutamelo.» sbadiglio, capendo appena cosa dice. Ho sonno!
«Linds...» sospira Carl, «Chris è in prigione.» ripete, scandendo bene le parole.
No, cosa?
Mi siedo sul letto, «Chris è in prigione?» esclamo e vedo Ryan aprire gli occhi. 
«Già.» conferma Carl, «Per ubriachezza molesta e perché ha dato un cazzotto a un paparazzo.»
Oh. Cazzo.
«Cazzo.» sbotto, «Ma è scemo?» esclamo.
«Che succede?» biascica Ryan.
«Chris ha fatto il coglione e ora è in galera.» spiego. Lui alza gli occhi al cielo e si gira dall'altra parte.
«Imbecille.» borbotta.
«Devo fare qualcosa?» chiedo a Carl.
«Al momento niente, ho già scritto io un messaggio sui profili del gruppo.» risponde, «Ma oggi pomeriggio ci vogliono tutti qui.»
Sbadiglio, «Uhm, okay.» mormoro, «A che ora?»
«Le tre e mezzo.»
«Okay.» sbadiglio, «Gli altri li chiami tu?»
«Fallo te, per piacere.» risponde Carl e in sottofondo sento Annie che parla con i gemelli, «Potrei essere molto volgare.»
«Va bene, tanto Liam è con Svetlana nella stanza di Ryan.» dico, «A dopo.» chiudo la chiamata, poso il cellulare al suo posto e torno a sdraiarmi. Ryan posa la testa sulla mia spalla.
«Cosa ha fatto di preciso?»
Sbadiglio e gli tocco i capelli, «Ubriachezza molesta, qualunque cosa voglia dire.» spiego, «E ha dato un pugno a un paparazzo.»
«Idiota.» sospira lui.
«Alle tre e mezza dobbiamo essere in ufficio.» aggiungo.
«Perché?» domanda lui sollevando la testa.
«Boh, credo per farci la ramanzina.» rispondo.
«Stupido idiota.» mormora.

***

Alle tre e mezza in punto entriamo nella grande sala riunioni. C'è Carl, Joshua, Rachel e un tipo che non conosco.
«Sedetevi.» ordina il tipo sconosciuto, un cinquantenne con una pancia enorme, la faccia chiazzata di rosso e un riporto fatto male che gli copre la fronte, «Io sono Raymond Pratt.» esclama mentre ci sediamo, io fra Ryan e Svetlana.
Questo tizio non mi piace, ha l'aria da stronzo viscido.
«Queste cose non mi piacciono.» esclama sventolando uno dei quotidiani che riporta in prima pagina quello che ha combinato Chris.
«Mi dispiace.» pigola Chris, «Non volevo.» dice, la testa bassa e la voce che è poco più di un sussurro. «Mi dispiace.»
Raymond ci fissa, tutti quanti. Ha lo sguardo cattivo, stringo un po' di più la mano di Ryan.
Ho il terrore che le cose possano andare male con questo qui.
«Signorina Mars.»
Cosa ho fatto? Io non posso stare attaccata al loro culo ventiquattr'ore su ventiquattro!
«Sì?» esclamo, l'ansia che si fa strada in me.
«È licenziata.»
No.
«Da questo momento.»
No.
«Lei non c'entra!» esclama Chris alzandosi  in piedi. «È solo colpa mia! Non la licenzi, la prego!» continua.
Non voglio essere licenziata.
«Stai zitto, nessuno ti ha interpellato.» ribatte Raymond e Chris torna a sedersi, la sorpresa dipinta sul viso.
«Anche Carl è licenziato.»
«Perché?» domanda Aaron, «Non può farlo!» esclama mentre Carl fissa il vuoto.
Raymond lo ignora e si volta verso Rachel. «Anche tu sei licenziata.»
«Io... no. Mi serve l'assicurazione sanitaria per mio fratello.» mormora Rachel.
Ci ha licenziato.
«Perché?» pigolo stringendo con forza la mano di Ryan. Se non fossi seduta sarei già crollata a terra.
«Perché lo decido io.» replica quello, «State facendo le cose sbagliate.» aggiunge, «Siete troppo gentili con le fan, fate foto con loro anche se le incontrate per strada, così non comprano i pacchetti vip ai concerti.»
«Non è vero.» dico, «Li comprano ugualmente, finiscono in un paio d'ore.»
Lui mi fissa come se fossi un insetto schifoso e mi rannicchio sulla sedia, spaventata. Perché? Perché ci sta facendo tutto questo?
«E loro due...» indica me e Svetlana, «Andiamo, dei cantanti non possono stare con due cose inutili e scialbe come voi.»
Io lo ammazzo. Lo uccido.
Se solo non fossi così spaventata da essere inchiodata alla sedia.
«Lei non può offenderle.» esclama Carl rivolgendosi a Joshua.
«Può farlo.» risponde l'altro e sospira, come se conosca Raymond e sappia cosa ha in mente.
«Rachel, vai a chiamare le due ragazze che sono nell'atrio.» ordina Raymond. Ma se è appena stata licenziata?!
E poi... le due ragazze? Quelle vestite come Fran Fine, con vestiti pacchiani dai colori accostati in modo osceno? Quelle?
Rachel annuisce e se ne va asciugandosi le lacrime.
«Perché?» chiedo di nuovo.
«Perché sono io che decido.» risponde lui, fissandomi con quegli occhi piccoli, infossati dal grasso presente sulla faccia. «Fra le altre cose... Non dovete più frequentarvi.» aggiunge fissandoci.
«Chi?» pigola Liam.
«Tu e lei,» indica Svetlana «e loro due.»
Io e Ryan.
No.
Non può essere vero. Non è possibile.
Fisso Ryan, che mi guarda, gli occhi spalancati. «No.» soffia.
La porta si apre e Rachel e le due tipe entrano.
«Loro sono Charlotte e Susan.» le presenta Raymond, fissandole orgoglioso. Vorrei fare una battuta su come queste due sono vestite ma non ci riesco.
“Non potete più frequentarvi. Non potete più frequentarvi. Non potete più frequentarvi. Non potete più frequentarvi.”
«Saranno le vostre ragazze.» continua Raymond «Charlotte per Ryan e Susan per Liam.»
È uno scherzo, vero? Un bruttissimo scherzo? Mi sveglierò e scoprirò che non è vero nulla, che questi tre sono solo incubi, che io ho ancora un lavoro?
Vero?
Vero...
Fisso Ryan e deglutisco il groppo che ho in gola che sembra volermi soffocare. 
«Lei non può obbligarci.» esclama Ryan, la sua mano che stringe forte la mia.
«Sì che posso.» replica l'altro mentre le due tizie ci fissano. «Avete firmato un contratto.»
«Nel contratto non c'era nulla di tutto ciò.» dico.
Raymond sorride e ci porge un foglio, «Oh, si che lo avete fatto.»
Prendo il foglio e lo leggo, cercando di ricordare quelle poche cose che ho studiato nel corso di Diritto. Perché l'ho frequentato per un solo semestre? Alla fine, in fondo, c'è la firma di Ryan. «Questa parte non c'era nel contratto che abbiamo firmato.» esclamo. «È una truffa.» dico. Questo foglio non c'era nel malloppo che abbiamo guardato, letto e firmato quasi due anni fa. Quel foglio che dice che Raymond Pratt può decidere chi i ragazzi debbano frequentare e che può decidere della loro vita.
«Le firme sono false.» esclama Aaron e lo sento dietro di me, la mano posata sullo schienale della sedia.
«Sono vere.» ribatte l'altro, mentre la vista inizia ad annebbiarsi. Non piangerò, non gli darò questa soddisfazione.
«È la mia parola contro la vostra.» continua quello. «Ho il coltello dalla parte del manico.»
«È un reato.» esclama Jake. «Non può obbligarci a frequentare chi vuole lei.»
E mentre loro parlano io penso che questo tizio non possa obbligare Ryan a lasciarmi. Non può. Guardo Carl, che se ne sta in piedi, il viso distorto in una smorfia di dolore, Rachel, invece, ha le mani premute sulla bocca, le lacrime che le bagnano le guance. Senza lavoro non potrà pagare l'assicurazione sanitaria e di conseguenza la fisioterapia per il suo fratellino.
«Devi andare via da quella casa.»
«Da casa mia?» esclama Ryan.
Cosa?
«No!» esclamo. 
«Devi farlo.»
«Ho un contratto di quattro anni.» replica Ryan, che non ha smesso di stringermi la mano. «Ne mancano ancora due.» dice, «Paga lei la penale?»
Raymond lo fissa e deglutisce. «Ascoltatemi.» dice, escludendo la domanda di Ryan.
E mentre quello parla, ordina, e le due tipe sorridono come se avessero vinto la lotteria, il mio cuore si spezza sempre di più.

***

Siamo a casa di Aaron.
Io non... non capisco. Non voglio pensare che tutto ciò sia reale ma lo è.
Sono raggomitolata sulle gambe di Ryan, incapace di fare qualsiasi cosa che non sia starmene qui, con Ryan che mi tocca i capelli e mi accarezza la schiena.
«È colpa mia.» mormora Chris.
«No.» dice Carl, «Quello voleva il mio posto.» sospira, «Ha parlato solo della vostra immagine, di come vi comportate, di cosa fate...» dice, «Quello che hai fatto non gli interessa.»
«Cosa possiamo fare?» domanda Aaron.
Carl beve un sorso di birra, «Niente.» dice. «Non possiamo fare niente.»
Niente. 
Abbiamo dei fogli di carta intestata, con una serie di regole, le firme dei ragazzi sotto di esse. Un foglio che nessuno di noi ricorda di aver firmato.
E la cosa più atroce è che Ryan e Liam dovranno uscire con quelle due cretine, farsi vedere con loro, dire che sono le loro ragazze.
Mi sento male.
«Ma c'è pur qualcosa...» Jake smette di parlare. Non possiamo fare nulla. Nulla.
Mi alzo e afferro la bottiglia di birra e ne bevo un lungo sorso. Voglio dimenticare, voglio una macchina del tempo e tornare indietro.
Invece non è possibile.
Guardo Svetlana, che se ne sta rannicchiata fra le braccia di Liam. E pensare che era venuta qua per annunciare che si era licenziata e che avrebbe potuto trasferirsi qui fra un mese, alla fine di Agosto. Invece nulla.
Come faremo?
Come farò?
Io non se se esco sana da questa cosa.
Bevo ancora e poso la bottiglia sul tavolino e torno a rannicchiarmi sulle cosce di Ryan.

***

«Chiamo Sanders.» esordisce papà quando gli raccontiamo ogni cosa. «Lo chiamo subito.» aggiunge e se ne va verso il suo studio, per chiamare il suo amico avvocato.
Mamma ci fissa e sospira, poi va in cucina, per tornare dopo qualche minuto con un dei bicchieri pieni di acqua.
Ne bevo un po', anche se vorrei che fosse vodka, così magari mi sbronzo e dimentico ogni cosa. Ma lo so che l'alcol non è la soluzione giusta, anche se al momento mi sembra la più ovvia.
Liam si alza dal divano, «Grazie.» dice, «Devo...» si passa le mani sul viso, un gesto che tradisce tutta l'ansia e la stanchezza. «Devo dirlo ai miei.» sospira.
«Torna quando vuoi.» mi sento dire mentre lo accompagno all'ingresso.
Lui mi fissa e annuisce, mi abbraccia prima di uscire.
«Andiamo di sopra?» mormoro e Svetlana annuisce.
Ryan ci segue in camera, «Vado un attimo di là.»
«Cosa facciamo?» soffia Svetlana sedendosi sul mio letto.
Raccogliamo i pezzi?
Andiamo avanti?
Ci lasciamo perdere dallo sconforto?
Rubiamo le ruote della Porsche Boxster Spyder 981 di Raymond?
Lasciamo che il nostro cuore si spezzi per sempre?
«Non lo so.» mormoro mentre l'abbraccio, ci stendiamo sul letto, ancora strette l'una all'altra.
Rimaniamo così per un po', nella mia camera semi buia. Ad un certo punto sento la porta finestra aprirsi e Ryan entrare, riconoscerei il suo profumo ovunque. Il materasso si piega sotto il suo peso, poi mi abbraccia da dietro, mi bacia la testa.
Sfioro il braccio di Svetlana e mi chiedo se supereremo tutto questo, se ce la faremo.
Al momento vedo tutto nero, senza  una via d'uscita.
Riusciremo a vincere questa battaglia?

***

Di solito quando Svetlana viene qua il tempo vola via in fretta, lo passiamo a ridere, fare shopping, a chiacchierare... 
Invece questi giorni sono stati diversi, come avvolti da un pesante telo nero, che ci soffocava lentamente, impedendoci di divertirci. Il mio umore era più adatto a un funerale che a una serata con amici.
Sono sempre triste quando Svetlana torna a casa, ma oggi è diverso, lo so. Oggi non sono solo triste per questo. È che da domani Ryan e Liam inizieranno a uscire con quelle due stupide.
Il contratto non è impugnabile, e nessuno di noi ha abbastanza soldi per rescinderlo; senza contare che i ragazzi dovrebbero trovare un'altra casa discografica.
«Dobbiamo andare.» esclamo.
Svetlana annuisce, «Sì.» mormora, il faccino triste. Scendiamo al piano di sotto, dove ci aspettano Ryan e Liam.
«Veniamo anche noi.» esclama Ryan.
«Cosa?» domando, «Non...» lascio cadere la frase.
«Rimaniamo in macchina.» sospira Liam.
Ah. «Va bene.» dico. Usciamo di casa ed entriamo nella mia auto, Ryan al posto di guida, io al suo fianco, Svetlana e Liam seduti dietro. 
Il viaggio trascorre in silenzio, nessuno parla. Io non voglio parlare.
Arriviamo all'aeroporto in orario. «Vi lascio all'ingresso, poi vado a cercare un parcheggio e ti aspetto.» mi dice Ryan.
Annuisco, «Va bene.» dico e prendo la borsa mentre Ryan accosta davanti l'ingresso.
Io e Svetlana scendiamo dopo che lei a salutato Liam e Ryan, prendiamo i suoi bagagli, poi entriamo nell'enorme edificio, la mia mano che stringe quella di lei.
Ci avviciniamo al banco del check-in evitando le orde dei turisti che tornano a casa. Il turno di Svetlana arriva e la sua valigia viene inghiottita dal nastro trasportatore. 
«Cosa faremo?» domanda lei mentre ci mettiamo in coda per i controlli.
«Non lo so.» sospiro. «Supereremo tutto, vedrai.» le sorrido, mentre lei mi fissa dubbiosa.
Lo sono anche io, ma non posso crollare, non posso. Voglio sperare che vada tutto bene, che tutta questa storia si concluda per il meglio. Devo farlo.
«Dici?» mormora lei, «Non so.» aggiunge scuotendo piano la testa.
«Diciamo che lo spero.» ammetto mentre avanziamo con lentezza. «Andrà tutto bene.»
Lei annuisce e sospira prima di scostarsi una ciocca di capelli dal viso. 
Rimaniamo in silenzio, circondate dal vociare dei presenti e dagli annunci degli autoparlanti, fino a quando non arriva il turno di Svetlana. La stringo forte, trattenendo le lacrime. «Chiamami.» le dico e le bacio una guancia.
Lei annuisce, «Sì.» dice, «Mi mancherai.»
«Anche tu.» soffio.
«Ce la faremo.»
La sua sembra più una domanda che un'affermazione. «Sì.» dico. 
Svetlana mi sfiora la guancia destra con due dita e sorride. «Sì.» esclama e mi abbraccia di nuovo.
Mi sposto, mi chino sotto al nastro e lo oltrepasso, rimanendo lì ad osservarla, finché non scompare.
Ce la faremo sul serio?
All'improvviso la nausea e le lacrime trattenute fino ad ora mi travolgono, così corro nei bagni, mi chiudo nel primo cubicolo libero e faccio alcuni respiri profondi. 
Non ce la faccio. Non ci riesco. 
Mi piego sulla tazza e l'unica cosa che esce dalla mia bocca è bile, mentre le lacrime rigano le mie guance.Inspiro a fondo e strappo un po' di carta igienica con cui pulirmi le labbra. Io non so se ci riesco, se posso farcela. Mi appoggio alla parete, il mento verso l'alto e respiro profondamente. Devo calmarmi, non posso andare da Ryan e farmi trovare sconvolta. Getto la carta igienica appallottolata nella tazza e ne prendo altra con cui soffiarmi il naso.
Adesso mi calmo.
Il mio cellulare squilla e sobbalzo dallo spavento, lo prendo. È Ryan. «Ehi.» dico.
«Linds, stai bene?» domanda.
«Io... sì.» rispondo, anche se è ovvio che non sto bene. «Sono in bagno.» aggiungo, getto l'altro pezzo di carta nella tazza e spingo il pulsante dello sciacquone. «Arrivo subito.»
«Va bene.» dice lui e mi dice in quale settore del parcheggio sia.
«Mi fermo prima a prendere del caffè.» esclamo. Un caffè è quello che ci vuole. No, meglio un cappuccino. «Lo volete anche voi?»
Sento Ryan domandarlo a Liam, «Sì, anche per noi.» dice. «Linds...» aggiunge.
«Sì?»
«Stai tranquilla.»
Sorrido, «Arrivo subito.» esclamo, sentendomi un pochino meglio. Metto via il cellulare, afferro la cipria e mi ritocco un po' il trucco, giusto per nascondere il rossore sulle guance.
Una decina di minuti più tardi sono nel parcheggio, alla ricerca della mia auto. La trovo quasi subito. Busso al finestrino e Ryan mi apre la portiera, poi mi prende il sacchetto dalle mani.
«In quello ci sono dei muffin, vero?» mi domanda.
Fisso l'altro sacchetto poi Ryan, «Ehm... sì.» dico. «Ci sono anche per voi.» mi siedo e chiudo la portiera mentre Ryan dà il caffè a Liam, poi mi passa il mio cappuccino. Lo sorseggio lentamente, mentre sbocconcello il muffin, non ho molta fame.
Ryan parte, lasciando il posto a un grosso SUV grigio metallizzato. Fisso fuori dal finestrino mentre il dj di una radio locale parla di quanto oggi sia una bella giornata.
Per gli altri, forse. Per me no.
E domani sarà peggio perché domani Ryan e Liam usciranno con quelle due. Deglutisco un sorso di cappuccino e trattengo un singhiozzo: avrò tempo per piangere. Mi volto verso Liam e lo vedo con lo sguardo fisso fuori dal finestrino, le labbra socchiuse e gli occhi tristi. Mi sposto su Ryan, trovandolo concentrato sulla guida.
Che schifo. Odio questo momento, queste settimane, questa vita.
Odio tutti.
Tutti quanti.

Io e Ryan ci sdraiamo sul mio letto, Liam è appena andato via. Espiro piano mentre mi accoccolo contro di lui, inspirando il suo profumo. Non potremmo rimanere qui per sempre? Qui, sul mio letto, abbracciati, senza pensare a nulla che non sia noi stessi e questo istante?
«A cosa pensi?»
Guardo Ryan e accenno un sorriso, «A te.» rispondo e lo bacio piano, poi mi stringo di più a lui.
Ryan mi bacia la testa, «Vinciamo noi, Grace.» soffia dopo qualche secondo di silenzio.
Sorrido alla citazione di uno dei miei film preferiti. «Lui si è fatto esplodere con l'asteroide.» gli ricordo.
Ryan ride, «Lo so.» dice, «Ma vinceremo noi, lo so.»
Vorrei chiedergli “Quando?” ma taccio, limitandomi a baciargli la guancia. La mia mente è proiettata a domani, a quando lui uscirà con quella gallina che si fa vestire da una scimmia cieca al buio.
Non devo pensarci. Non devo farlo. 
Devo godermi questo momento: io, lui, abbracciati sul mio letto. Il resto non esiste. 

***

Facciamo un po' di pulizia.
Entro nella cabina armadio, afferro qualche vestito e li poso sul letto e ne aggiungo degli altri, creando una montagnola che minaccia di franare da un momento all'altro.
Prendo la prima custodia e abbasso la zip. No, questo lo tengo, è il vestito che ho usato al diploma. È verde acqua, arriva poco sopra il ginocchio e ha le spalline grosse.
Prendo la prossima custodia. Anche questo lo tengo, l'ho usato alla mia laurea. Verde scuro, di raso, maniche corte, scollatura quadrata, lungo fino a metà polpaccio, con una striscia di un tono più chiaro sotto al seno, decorata da brillantini bianchi.
Tengo anche il prossimo abito, l'ho usato al matrimonio di Brenda e Greg.
Anche questo non lo butto via, e anche questo, e questo... questo, invece lo butto: è uno straccio per la polvere.
Lo getto sulla poltroncina della scrivania e continuo a selezionare gli abiti, dividendoli in pile più o meno ordinate, mentre la radio passa una canzone di Taylor Swift.
«Che fai?»
Sollevo gli occhi dalla pila di magliette e fisso Ryan, fermo sulla soglia della porta finestra, i capelli umidi appiccicati alla testa, goccioline d'acqua che scendono lungo il viso e il collo.
È tornato!
«Sei tornato!» esclamo, «Sto scegliendo quali abiti tenere e quali buttare.» rispondo alla sua domanda.
«Ah.» commenta lui, «Quali butti?» chiede avvicinandosi.
«Quelli sulla sedia della scrivania.» rispondo mentre osservo una maglia bianca con un grosso smile che fa la linguaccia stampato sopra.
«Uhm..» fa lui, «Linds, qui c'è solo uno straccio.»
Cosa? No, io ho selezionato più roba, ne sono sicura! Guardo la sedia e fisso lo strofinaccio bianco e arancione, «Io...» mormoro, «Io... ecco io...»
Lui ride e si siede sul letto, «Tu non sai scegliere.» esclama.
Sbuffo e ripiego la maglia con lo smile. «Non è vero.» replico, «È che ho vestiti bellissimi che uso ancora.» dico.
Insomma, più o meno.
Ryan ride ancora e si sporge verso di me. «Certo, è ovvio.» mormora e mi chino per baciarlo.
«Mi prendi per il culo.» mugugno. «E mi stai bagnando tutto quanto.» mi lamento.
Lui si mette composto, «Oh, lo sai che è una cosa che mi piace fare.»
Porco.
Rimaniamo in silenzio per un po'. «Com'è andata?» domando.
«Una noia mortale.» risponde e sbuffa, «Continuava a parlare di cose stupide .» dice, «Cose che da un orecchio entravano e dall'altro uscivano.»
Bene. 
«E cosa avete fatto?» domando.
Ryan mi guarda, gli occhi azzurri che mi fissano, «Abbiamo camminato, lei ha parlato, ci siamo fermati in una caffetteria... ha preso un decaffeinato con latte di mandorla senza zucchero.» 
Un decaffeinato? Questa è una bestemmia per le mie povere orecchie.
Ryan mi stringe la mano, «Linds, non ho intenzione di portarla da nessuna parte dove siamo stati io e te.» dice e mi sfiora il polso con il pollice.
«Grazie.» mormoro. «Mi aiuti?» domando afferrando una pila di magliette.
«Hai già finito?» domanda lui.
«Sì.» rispondo.
«Non butti via nulla.» nota lui, «Tranne lo straccio.»
«Non ho niente da buttare.» rispondo mentre sistemo i vestiti.
«Certo, ne sono sicuro.»
Guardo Ryan mentre lui mi sorride, una pila di maglie in mano. «Grazie.» dico e l'afferro, per poi sistemarla accanto all'altra. «Perché hai fatto la doccia?» domando.
«Perché quella si è fatta il bagno in un profumo troppo dolce e nauseabondo.» risponde Ryan, «Avevo la nausea.»
Annuisco, «Okay.» esclamo, «E Liam?» chiedo.
«Siamo andati via insieme.» dice lui mentre appendo le custodie degli abiti. «Anche quella si è fatta il bagno nel profumo e beve caffè decaffeinato.»
Due idiote.
«Bene.» commento, «Più tardi chiamo Svetlana.» aggiungo. Ryan mi abbraccia da dietro e mi spinge contro la parete, poi mi bacia il collo.
«Mi sei mancata.» soffia, «Tantissimo.» aggiunge, «Quella è un'oca stupida, non sa parlare di altro oltre se stessa.»
Lo abbraccio, felice che non si sia trovato bene con quella lì.
Finisco di sistemare l'armadio, «Le borse non le controlli?» domanda Ryan.
«Le uso tutte.» replico, «Non ho intenzione di buttarle.»
Lui ride, «Lo immaginavo.» commenta.
«Stupido.» borbotto.
Ryan ride ancora, «Sei adorabile, lo sai?» mormora.
Sorrido, «Oh, lo so.» dico. 
Andrà tutto bene, ne sono sicura.

***

Ormai tutti lo sanno.
Scorro i messaggi — possono anche aver cambiato le varie credenziali di accesso dei vari social ma ho ancora i miei profili personali — e continuo a leggere commenti di persone sconvolte da questo improvviso cambiamento.
“Ma perché? Linds è brava e simpatica!”
“Perché questa cosa?”
“Non ci credo. Perché l'avete deciso? È una vera stronzata, Linds e Carl sono bravissimi!”
“No! Riprendete Lindsay e Carl!”

E tanti altri di questo genere. Non credevo che fossi così simpatica e benvoluta!
Ovviamene le riviste di gossip si sono buttate a pesce sulle “nuove fiamme” dei ragazzi.
E anche le fan.
“Chi cazzo sono quelle due galline? Non riesco a credere che Liam sia così cieco da uscire con una con un guardaroba uscito direttamente dagli anni '80!”
Uh, c'è un commento di Melanie La Piaga! “Non posso crederci! Di sicuro è colpa di Lindsay! Il mio Ryan non può uscire con quella, lui ama me!”
La solita imbecille. 
Guardo ogni foto, facendo lo zoom su tutte quante, alla ricerca di...
Già, cosa sto cercando?
Ryan cammina lontano da quella, fra loro due ci starebbe tranquillamente un'altra persona. L'unica foto in cui sono vicini è quella dove sono fermi al semaforo pedonale. Ma Ryan mi ha raccontato che quella stava parlando e non si era accorata del semaforo rossa, così lui l'ha fermata afferrandole il gomito. Tutto lì.
Ci sono anche le foto mentre sono seduti ai tavolini esterni della caffetteria. In una Liam ha la faccia di chi si farebbe estrarre un dente senza anestesia pur di non stare lì.
Povero ciccino.
Svetlana è fuori di sé, prima mi ha chiamato e per un paio di minuti ha sbraitato tante di quelle cose che se i nostri telefoni fossero sotto controllo, a quest'ora lei sarebbe rinchiusa a Rikers.
Non l'ha presa bene. Nessuno di noi l'ha presa bene.
Io mi sto trattenendo dallo spaccare qualcosa, tipo la testa di quella.
Prima o poi mi deciderò a usare il suo nome, ma per adesso è quella. Guardo ancora le foto, fissando Ryan con la maglietta grigia che mette in risalto i muscoli, gli occhiali da sole che nascondono gli occhi e la barba appena accennata che gli dà quell'aria così sexy.
Comunque lui è mio, non di quella gallina che si veste al buio.
«Cosa guardi?» 
Fisso Ryan, «Le vostre foto.» rispondo.
Lui si avvicina e posa le mani sulle spalle, le massaggia piano, «Perché?» domanda.
«Così.» dico, «Sono curiosa, lo sai.»
Lui mi bacia la testa, «Non guardarle.» dice, «Altrimenti è peggio.»
Chiudo gli occhi e mi godo il massaggio. Peggio di così? Non credo. «Io guardavo solo te.» mormoro, sentendo i muscoli rilassarsi sempre di più.
«Che ne dici di un bel bagno in piscina, poi ordiniamo la pizza, ci ficchiamo nell'idromassaggio e ci facciamo qualche coccola?»
La proposta di Ryan mi piace. «Va bene.» dico, «È perfetto.» esclamo e lui smette di massaggiarmi, «Vado a mettere il costume.» esclamo.
Andrà tutto bene, lo so. Io e Ryan stiamo ancora insieme. Se per un anno e mezzo siamo andati avanti e nessuno a mi sospettato nulla possiamo farlo ancora, almeno finché non risolveremo tutto ciò.
Vinceremo noi, lo so.



Ed eccoci qui. E siamo più o meno a metà storia, adesso si va nella parte "brutta".
Non uccidetemi, please, altrimenti non saprete mai come andrà a finire xD

   
 
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