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Autore: Miss_McCall    10/03/2018    1 recensioni
I pochi ragazzi che nascono con sembianze feline, sono considerati rari… Sherlock ( in questo caso non ne ancora un famoso Detective… lo diventerà alla fine) è un bellissimo esemplare di ragazzo/gatto, ma con qualche problema di fiducia verso gli altri, ha bisogno di qualcuno che lo protegga, anche contro la sua volontà, e si prenda cura di lui…
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Buon pomeriggio, 
oggi non mi fermo molto sui saluti, volevo solo informarvi che questo è il mio ultimo capitolo della ff... spero che vi piaccia e che sarete così gentili da lasciarmi un commentino( anche per eventuali errori di scrittura, o se il testo è troppo sbrigativo)
Inoltre ringrazio Night_Angel per avermi lasciato l'unico commento (molto apprezzato) 
Un grazie di cuore va anche a chi ha semplicemente letto. 
Buona lettura




 


2 Capitolo
 
Dopo una meritata pulita, John si ritrovò a prendersi cura di un bellissimo ragazzo-gatto, con capelli ricci e neri che ornavano un paio di orecchie morbide del medesimo colore.
Il povero gattino era rimasto incosciente per tutta la durata della pulizia, nel quale John e Mycroft si erano prodigati  amorevolmente.
-Dott Watson, ora devo tornare al mio lavoro, le affido il mio fratellino! –disse Mycroft congedandosi prima che il dottore iniziasse a controllare suo fratello.
-A presto Signor Holmes! – salutò l’uomo avvicinandosi, con la sua borsa medica, al giovane ragazzo-gatto, appoggiato su di un nido di coperte calde.
-Iniziamo… - disse a se stesso John imbevendo un batuffolo di cotone con un po’ di disinfettante –Scusami piccolo, questo non sarà divertente! – disse al ragazzo addormenteto, sperando che rimanesse tale fino a lavoro finito, mentre tamponava velocemente una delle tante ferite su quel corpo martoriato e denutrito.
-mhmmm… - un piccolo lamento doloroso uscì dalle labbra screpolate nello stesso momento in cui il disinfette venne messo sull’ennesima ferita.
-Shhhh! Bravo gattino… va tutto bene, non devi avere paura, essuno ti farà più del male… -continuava a ripetere John mentre mentre fasciava il busto di Sherlock amorevolmente.
-No! Basta… mi fate male! – urlò Sherlock svegliandosi di colpo iniziando a tremare spaventato, guardandosi a torno.
Un odore di disinfettante copriva tutti gli altri odori nella stanza.
Non era una delle celle dove veniva buttato puntualmente e malmenato, no era una stanza calda e accogliente.
Lo avevano messo su un nido di coperte caldo, anche se aveva i brividi di freddo per essere nudo.
-Ehi, cucciolo, calmati… sei al sicuro! È finita non dovrai più tornare lì… -
Sherlock non riusciva a ricordare la voce o l’odore della persona che parlava.
 Aveva paura anche se, ora che ci ragionava, poteva sentire ,nell’aria, il leggero profuno di Mycroft. Ma chi stava parlando?
-Non piangere gattino, va tutto bene… - disse questa volta John posando una mano leggera sulla spalla del ragazzo.
-N…Non farmi male! – sbiascicò spaventato mentre iniziava a piangere. –Non lo farei mai cucciolo, voglio solo rimetterti in sesto. –cercò di calmarlo il dottore sedendosi affianco al ragazzo.
-Vuoi raccontarmi cosa ti hanno fatto? – chiese Watson continuando ad accarezzare i capelli del ribelli del ragazzo, ricevendo come risposta  un mugolio spaventato.
-Va bene micino, ora devo riposizionarti la spalla, purtroppo è slogata, non ti piacerà – disse senza aspettare il consenso tirando la spalla, riposizinando definitivamente l’osso nella giusta posizione.
-ahhhhhhh! – urlò Scherlock scappando dalla presa dell’uomo, arruffando, per quanto permesso, la coda minaccioso, prima di ricadere nell’oblio dell’incoscienza.
-Scusami piccolo – disse John, rimettendo il ragazzo sulle coperte, approfittandone per finire le ultime medicazioni e bloccare il braccio.
………………………………………………………………………………………….
La seconda volta che Scherlock riprese i sensi, gli era stata messa un coperta calda addosso, sentiva uno strano rumore ma non se ne preoccupò.
Dopo tanto tempo era al caldo, senza contare che il corpo gli doleva e non riusciva a muovere un muscolo, senza provare una fitta dolorosa.
-Finalmente ti sei svegliato… - la voce di John arrivò alle spalle facendolo miagolare indignato
-Lo so che sei spaventato, qui non verrà a cercarti nessuno ma, devi restare al caldo per un po’! – disse sorridendo il medico porgendogli una tazza di latte caldo, con una cannuccia. –Perché non bevi un po’ di latte caldo? ti farà bene … -
L’odore del latte caldo e miele era paradisiaco, Scerlock non faceva un pasto caldo da mesi.
Lo stomaco del ragazzo parlò per lui con un rombo affamato che fece sorridere John ed imbarazzare Sherlock.
-Puoi berlo se vuoi, non c’è niente dentro, però prima vorrei controllare le bende posso? – chiese l’uomo, non volendo spaventare il suo ospite, iniziando ad allentare la coperta. –Il mio nome è John Watson! Sono un medico/ veterinario. –
-Sherlock! Il mio nome è Sherlock! – rispose fissando l’uomo chestava poggiando la tazza di latte sul tavolino, prendendo la sua borsa medica.
-Ora non spaventarti, devo pulire di nuovo le tue ferite, brucerà un po’ ma farò presto te lo prometto! – lo informò John mentre preparava tutto e allentava le bende.
L’uomo rimase fedele alla sua parola, ripulì le ferite più in fretta che poteva, sentendo il gattino sibillare per il dolore.
Una volta completato il tutto rinfasciò il corpo del ragazzo con delle bende pulite – hai fame Sherlock? – chiese nuovamente l’uomo.
-No! – rispose  velocemente il ragazzo/gatto venendo subito smentito dal suo stomaco che emise un brontolio arrabbiato.
-E’ normale avere fame piccolo, puoi bere il latte per ora, ci sono anche dei biscotti. – lo consolò John porgendogli di nuovo la tazza calda. –Non ci riesco… mi fa male tutto! – replicò il gattino con gli occhi lucidi.
-Vuoi che ti aiuti? Almeno fino a quando non ti sarà passato il dolore? – chiese sorridendo l’uomo, al piccolo accenno affermativo, accarezzando quei ricci neri, soffermandosi dietro le orecchie sensibili.
-Va bene cucciolo apri la bocca per me… - disse John portando la cannuccia alle labbra del ragazzo che iniziò a bere avidamente.
Il latte caldo lo stava ricaldando all’interno alleviando un poco la fame, poteva piangere solo per questa gentilezza.
-Sherlock! Bevi lentamente… nessuno te lo porta via! – lo riprese bonariamente John allontando un po’ la tazza solo per sostituirla con un biscotto.
Dopo una tazza di latte e una decina di biscotti, John si allontanò in cucina mentre Sherlock stava cedendo, di nuovo, alla stanchezza.
…………………………………………………………………………………..
-Dott. Watson, come sta Sherlock? – chiese Mycroft, entrando nel salotto dell’uomo. –Sono passati solo due giorni Mycroft! Sta migliorando molto in fretta… adesso sta  riposando, vuoi vederlo? – chiese il dottore avvicinandosi alla stanza degli ospiti.
-Perché sta dormendo per terra in quel mucchio di coperte? – chiese l’uomo, osservando il suo fratellino, in un pigiama caldo, dormire su un nido di piumioni nell’angolo della stanza.
-Credimi, ci ho provato a farlo dormire nel letto ma non ci riesce… prima o poi tornerà a dormire normalmente, dobbiamo dargli tempo, ha subito dei traumi… - spiegò John, lasciando i due fratelli soli nella camera.
-Sherlock! Fratellino riesci a sentirmi? – disse sottovoce il più grande, accarezzando la spalla del più piccolo.
-Myc! – sussurrò il ragazzo strusciandosi sulla mano tesa del fratello.
-Mi dispiace fratellino, dovevo trovarti prima… mi sono occupato personalmente di quelle persone, non ti faranno più del male! – disse il maggiore, prendendo tra le braccia il fratellino, stando attento al tutore presente sul braccio.
-Mi hai trovato… e mi hai portato da John… - rispose ancora nel dormiveglia, godendosi il calore emanato dal fratello.
-Ti piace stare qui? – chiese tornando serio Mycroft –Non è male, John è gentile e mi fa da mangiare… -rispose il minore.
-Scusate il disturbo, Sherlock ho qui l’antidolorifico e una zuppa di pollo calda… - interruppe il medico, posando  il piatto sulla scrivania.
-Grazie dottor Watson, ora io devo andare ma prima vorrei parlarle in privato! – disse Mycroft, riposando suo fratello nel suo nido di coperte  uscendo.
-Cosa vuoi chiedermi Mycroft? -  Volevo chiederti se ti andrebbe di prenderti carico di mio fratello,  ha detto che con te si trova bene e si sente al sicuro… - chiese l’uomo.
-Mi piace prendermi cura di Sherlock, ma non dobbiamo scegliere noi… è lui che deve decidere – ribattè l’uomo mentre accompagnave Mycroft alla porta, senza notare Sherlock origliare dietro la porta della sua camera.
-Parlavi sul serio con mio fratello prima? – chiese Sherlock non appena John tornò nella stanza. –Hai origliato gattino impertinente? – chiese sorridente il dottore avvicinandosi, prendendo la zuppa tiepida dal tavolo.
-Siete troppo rumorosi! – si difese imbarazzato il ragazzo, aprendo la bocca non’appena John avvicinò il cucchiaio, pieno di brodo, alla bocca.
-Comunque si, se vuoi rimanere con me, a me fa piacere prendermi cura di te! – rispose l’uomo continuando ad imboccare il ragazzo-gatto
-Mi piacerebbe restare… ma… - Sherlock c’è tempo, non devi darmi una risposta  adesso – lo bloccò l’uomo accarezzandogli le orecchie mentre il ragazzo faceva le fusa.
epilogo
Una settimana dopo, finalmente Sherlock potè togliere il tutore.
Mycroft era venuto a trovare suo fratello un paio di volte portandogli, pian piano, vestiti e altre cose utili per prendersi cura di un gattino iperattivo.
-Sherlock! Scendi subito dal tavolo! –lo richiamò John  -Non voglio andare! – protestò il ragazzo-gatto imbronciandosi.
-Sher! Dobbiamo andare… è solo un prelievo, Molly ci aspetta in ospedale. – riprovò John ma era come scontrarsi con un muro.
-Non voglio andare sto bene! – protestò ancora il ragazzo
-Tesoro, non c’è niente di male ad aver paura… dai cucciolo, appena abbiamo finito torniamo subito a casa, te lo prometto! – disse John
-Va bene ma tu non te ne vai! – accettò arrendendosi, sapendo di non avere via di scampo.
………………………………………………….
-Salve ragazzi! Ciao gattino… vieni abbiamo questa sala solo per noi! – disse molly sorridendo mentre entrava, seguita da Mycroft e John e un riluttante Sherlock.
-Sherlock perché non ti sdrai sul lettino? – chiese la donna mentre prendeva un carrello con alcuni strumenti base.
-John! – piagnucolò il gattino spaventato.
-Sherlock! Non fare il bambino! – lo riprese Mycroft –Myc! non dargli addosso è solo spaventato… - lo riprese John avvicinandosi al ragazzo.
-Vieni con me cucciolo, nessuno ti farà del male te lo prometto… - ripetè John aiutandolo a stendersi sul lettino.
-Ora devo farti un prelievo di sangue – disse Molly prendendo una siringa vuota –No, John mi fa male‼ - protestò il gattino
-Non è vero micino, non sentirai niente, solo un pizzichino te lo prometto. – rispose il medico mentre Molly iniziava il prelievo all’insaputa del ragazzo.
-Tutto fatto! Non ti ho fatto male vero? – chiese la dottoressa sorridendo alla faccia sconvolta di Sherlock –John ora vado a casa? – chiese non rispondendo alla risposta della donna.
-Si cucciolo, ora andiamo a casa! – rispose Watson scombigliandogli i capelli.
-Allora io vado, Sherlock non fare i capricci con John, adesso sei affidato a lui, - disse Mycroft togliendo il disturbo.
-A presto Molly, e grazie! – ringraziò John abbracciando la donna. –Figurati tesoro, vieni a trovarci a Baker Street, noi ti aspetteremo! – disse John sorridendo.
-Si ma senza siringhe! – affermò Sherlock.
-Promesso cucciolo, ora sparite prima che vi ricoveri entrambi! – disse con finta minaccia la donna cacciandoli dalla stanza.
Finalmente anche John Watson aveva il suo da fare!
  
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