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Autore: Claire_Elen    10/03/2018    1 recensioni
''Dimmi di che colore vedi il sole! E i girasoli, e i campi di grano?''
Vincent le prese il viso pallido fra le mani e l'avvicinò al proprio, aprendo un sottile sorriso sulle labbra.
''Chiedimi piuttosto di che colore vedo il tuo viso.
Di che colore vedo i tuoi capelli, i tuoi occhi.
Ti risponderò sempre giallo.''
''Si ma di che tonalità di giallo? Ocra? Cromo?''
''Sai, Claire, i tuoi occhi mi ricordano di quando vado a dipingere nei campi insieme ai bambini e niente mi sembra più felice, mi porti la mente ad un tempo in cui sapevo ancora chi ero e a chi appartenessi.
Tu sei l'unica cosa bella su cui io mi sia mai fissato.''
[Vincent Van gogh theme fanfiction with a new OC in his life.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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La mattina seguente, Claire si alzò mentre un raggio di sole le illuminava il viso e si stiracchiò, faceva veramente caldo per essere solo ad Aprile inoltrato e i corvi gracchiavano fuori dalla finestra, appoggiati sui pali dei campi di grano.
Buttò le coperte di lato e si grattò i capelli colorati mentre indossava un vestito azzurro acqua e scendeva, legandosi il grembiule nero in vita e trovando suo padre accanto all’uscita che discuteva con un signore mentre sorseggiavano un caffè caldo.
Quando quest’ultimo la vide girò il viso e si chinò per baciarle la guancia morbida, mentre lei gli accarezzava affettuosamente la spalla e si inchinava al suo cliente, anch’esso cliente d’arte di famiglia.
Suo padre si era sempre appassionato di arte insieme a sua madre ma non avevano avuto molta fortuna, per cui avevano avviato quella locanda per ripagare i debiti e intanto facevano i mercanti d’arte, comprando e vendendo le tele e i colori.
Alcuni degli impressionisti che spesso facevano tappa lì si erano fermati per comprare le pitture, lei ricordava bene lo sfrontato Renèè che si faceva sempre beffe degl’altri pittori e, nonostante anche la sua forma d’arte fosse ammirevole, i suoi vizi di bere e di andare a prostitute rovinavano completamente la sua persona agl’occhi degl’altri.
Proprio mentre stava per rientrare sentì suo padre chiamarla e dirle di andare a portare la colazione agl’ospiti che alloggiavano lì ma, sfortunatamente per gli affari, l’ultimo e il loro solo cliente da molto tempo era proprio il signor Van Gogh.
Prese il vassoio con della frutta e del pane tostato e salì le scale dove, proprio la sera prima, era salita insieme a lui e una volta arrivata davanti alla sua camera bussò un paio di volte, non udendo nient’altro che un sonoro russare proveniente dalla stanza.
Bussò un paio di volte ancora e poi aprì la porta socchiusa, trovandolo che russava a pancia in su vestito con dei pantaloni a righe e una maglia bianca sporco che probabilmente usava per dormire.
Sorrise debolmente e appoggiò il vassoio sulla scrivania già in disordine, le gocce di pioggia cadevano e rimbombavano sul vetro sottile della finestra, nonostante facesse un caldo afoso nella stanza.
Quando la socchiuse lo sentì svegliarsi di colpo e guardarsi intorno, con le ciglia bagnate per le lacrime della notte appiccicate alle palpebre e vide i suoi occhi chiari puntarsi immediatamente su di lei, mentre sussultava e lei faceva lo stesso.
<< Scusate, signor Van Gogh, non intendevo spaventarla- le ho portato la colazione. >>
<< Vincent, per lei. La ringrazio, solo..non l’ho sentita entrare. >>
<< Perdonate l’intrusione. >>
Claire abbassò appena la testa nonostante sulle sue labbra a cuore fosse stampato un sorriso divertito e lui parve ricambiare l’ombra di quel sorriso, non sembrava molto contrariato di vederla lì con lui.
<< Mi piacciono molto i suoi capelli. >>
Disse, prima che lei potesse fare la sua uscita e scendere al piano di sotto.
<< Come dite? >>
<< Si, i vostri capelli..sono particolari. >>
<< Oh, la ringrazio. >>
Diresse lo sguardo sulle pareti nelle quali, non sapeva come, Vincent aveva appeso dei cavi e aveva messo due quadri freschi ad asciugare.
<< Li avete fatti stanotte prima di dormire? >>
<< In realtà non ho avuto molto tempo, il mio mestiere mi tiene molto sveglio. >>
<< Devono valere una fortuna! Sono certa che molti apprezzeranno. >>
Il suo sguardo passò dal gioioso al triste, rabbuiando l’espressione e tirando le rughe sulla fronte pallida.
<< In realtà non ho mai venduto un mio quadro. A quanto pare contano solo per me. >>
<< Io trovo che siano stupendi, evidentemente la gente non ha gusto per l’arte. >>
Si avvicinò ad un dipinto che aveva fatto che raffigurava dei fiori bianchi su una tela azzurra e ammirò meravigliata le manate di pittura rabbiosa e violenta su ogni punto, era come se avesse voluto calcare sulla meraviglia di quei fiori.
<< Vi piacciono i fiori, signor Van Gogh—ehm, Vincent? >>
<< Mi piace tutto ciò che può catturare la mia attenzione e raffigurare su tela.
Ma certe cose sono molto rare da trovare e al tempo stesso, devono considerarsi molto fortunate perché io le rappresenti.
Sei gentile..la gentilezza è ben gradita. >>
Scorse gli occhi castano scuro su di lui e aprì un debole sorriso, mentre lasciava che lui si gustasse la colazione in pace e arrivò al piano di sotto.
Il resto della mattinata passò lentamente, di raro arrivavano stranieri per bere un caffè o un bicchiere di assenzio, ancor più rari erano quelli che sostavano per lunghi periodi, come l’uomo brizzolato al piano di sopra.
Fù all’incirca all’ora del pranzo che ci furono i primi movimenti, quando Vincent scese le scale con la tela sotto braccio, prontamente vestito con il suo cappello di paglia sulla testa e annunciò che sarebbe uscito per dipingere.
Dapprima l’idea che dipingesse sotto la pioggia la fece ridere, poi però nel vederlo così risoluto fece il giro del bancone e fù lì che lo vide posizionare il cavalletto appena fuori la tettoia della terrazza, appoggiando la tela sotto la pioggia.
<< SIGNOR VINCENT, MA CHE STATE FACENDO! >>
Urlò, andando sotto la pioggia insieme a lui che aveva già stilato le prime pennellate di colore e reggendo l’ombrello per coprirlo, mentre quest’ultimo rideva di gusto e girava la tela perché lei l’ammirasse.
<< Non c’è nulla che sia più bello di un panorama sotto la pioggia, guardate, guardate che meraviglia! >>
E fece portare lo sguardo di Claire lungo il panorama circostante, in cui il sole era uscito con un raggio e colpiva la collina ricoperta di cipressi, illuminando tutto intorno ad essi.
Mentre lei reggeva l’ombrello e ammirava il paesotto immerso da quella luce lui dipingeva freneticamente, era così appassionato in quello che faceva che si poteva notare una scintilla di pazzia nei suoi occhi.
Fù proprio dopo aver visto quella scintilla, che Claire capì quanto Vincent fosse speciale.
 
   
 
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