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Autore: Karmi    11/03/2018    1 recensioni
"Il ragazzo corvino strinse i pugni.
Idiota. Brutto imbecille. Perché non era lì? Perché non lo infastidiva con la sua vocetta acuta e con i suoi saltelli da scimmia? Perché non lo stava implorando di alzargli la palla, di allenarsi con lui?
Perché non era con lui?
Perché non c'era Hinata con lui?"
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kageyama schiacciò il pallone con violenza contro il muro, palleggiando una volta che fu tornato indietro. La sua mano destra bruciava, rossa per le continue schiacciate e palleggiate, ma a lui non importava. Voleva continuare a sentire la palla sul suo palmo, voleva continuare quel solitario allenamento in quel campo di ricordi. Voleva continuare all'infinito.

Il ragazzo dai capelli corvini aveva perso la cognizione del tempo. Non sapeva da quanto tempo fosse nella palestra. Dieci minuti? Un'ora? Cinque? Non che avesse tanta importanza. Aveva smesso di contarlo. A dire il vero, aveva smesso di fare tutto.

Nessuna parola usciva dalla sua bocca. Nessuna emozione veniva trapelata dal suo viso già abbastanza ignoto di suo. Nessun pensiero affliggeva la sua mente.

Aveva smesso di fare tutto. A parte giocare da solo a pallavolo.

Kageyama fissò la palla, sentendo il cuore diventare, se possibile, ancora più vuoto. Era abituato a stare da solo. Non aveva guadagnato il nome de "Il Re dei tre Metri" per caso. Gli avevano voltato le spalle tante volte, a volte per colpa della sua bravura, a volte per colpa del suo carattere scontroso. Ma non significava che non soffrisse per ciò. Non era colpa sua se era umano. Non era colpa sua se era un genio della pallavolo. Non era colpa sua se non era in grado di comunicare con le persone come tutti gli altri.

Nessuno lo capiva. Nessuno, a parte una persona.

L'unica persona che avrebbe voluto lì in quel momento.

Tobio schiacciò con la stessa brutale forza per l'ennesima volta. Di solito non si allenava a schiacciare. Lui era un alzatore, il coordinatore della squadra. Non gli interessava essere colui che buttava più volte la palla dall'altra parte della rete.

Quella era la sua ossessione.

Per questo schiacciava. Schiacciava la palla con precisione e potenza solo per sentire le strilla acute e vedere i bronci infantili di un idiota. Schiacciava la palla per essere interrotto da un fanatico, per poi urlargli contro. Schiacciava la palla, fingendo che tutto quanto fosse normale.

Ma non lo era. Non lo era per niente.

Appena sarebbe uscito da quel campo, la disperazione avrebbe preso il controllo del suo corpo. Kageyama lo aveva sempre detto, sia ai suoi compagni di squadra, sia ai suoi avversari. Per quanto potessero segnare punti, per quanto non sarebbe riuscito a fare un'alzata giusta, lui sarebbe stato disperato solo quando avrebbe dovuto lasciare il campo per non poterci tornare più.

Schiacciò e la porta della palestra si aprì. Tobio si sentì il sangue gelarsi nelle vene, il cuore fermò la sua corsa. Le sue mani si mossero da sole, palleggiando la palla verso l'ingresso.

La palla che nessuno schiacciò. Su e giù, su e giù. Piano piano, la palla andò ai piedi del suo maestro, fino a rotolare. Kageyama si voltò, sentendo la sua anima angosciarsi.

Sulla soglia, Oikava prese in mano la palla, osservando il suo allievo.

Il ragazzo corvino strinse i pugni.

Idiota. Brutto imbecille. Perché non era lì? Perché non lo infastidiva con la sua vocetta acuta e con i suoi saltelli da scimmia? Perché non lo stava implorando di alzargli la palla, di allenarsi con lui?

Perché non era con lui?

Perché non c'era Hinata con lui?

-Tobio, adesso basta.- disse Oikawa, scuotendo la testa: -Torna a casa.-

-No.-

Per la prima dopo tanto tempo, dopo tanti giorni, Kageyama parlò. Ma non aveva la sua solita voce fredda e impassibile. No, per niente. Piuttosto, tremava, come se ogni parola fosse una pugnalata al cuore:

-Se lascio il campo, non potrò giocare. Se lascio il campo, non potrò alzare la palla. E se non alzo la palla, non potremo fare la veloce speciale, e lui si lamenterà con me tutto il giorno.

Non posso tornare a casa. Devo restare in campo.-

Oikawa sospirò.

-Tobio, torna a casa. - ripeté, facendo cadere la palla. -Nessuno verrà per schiacciare la veloce speciale. Nessuno verrà mai più a schiacciare la palla.-

Kageyama sgranò gli occhi. Le gambe cedettero, facendolo cadere in ginocchio.

I ricordi sono peggio di un pugno nello stomaco. La sua eccitazione, le ruote che sgommano sull'asfalto, il dolore delle costole rotte, le luci rosse, le grida e la sirena...

Nessuno avrebbe più schiacciato la palla della veloce speciale.

Nessuno avrebbe più implorato una sua alzata.

Nessuno lo avrebbe più preso in giro.

Non avrebbero più giocato insieme a pallavolo.

Oikawa chiuse gli occhi.

E Kageyama pianse.

Pianse per la morte di Hinata.

Pianse per la morte del suo migliore, unico vero rivale.

   
 
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