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Autore: FairySweet    12/03/2018    3 recensioni
Domande, domande senza risposta, domande che massacravano il cuore costringendo il corpo a lunghe maratone infernali.
Aveva già lottato con quel male e ne era uscita vincitrice, cambiata nell'anima ma comunque viva ed ora, tra le sue braccia, pensava e ripensava a quelle fottute cinque righe ...
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giovani cuori, prima di aprirvi la porta della mia storia, ci tengo a dirvi che l'ordine temporale del mio mondo è lievemente variato rispetto all'originale ma come sempre, se avete qualsiasi tipo di domande sono pronta a rispondervi. Buona lettura Cuori ...                         



                                                                     Eco senza Cuore 




“Fai rumore quando pensi” sorrise senza staccare gli occhi dal paesaggio che scorreva al suo fianco.
Miglia e miglia di silenzioso deserto puntellato di stelle, il niente decorato dai diamanti e quell'uomo che guidava da ore senza nemmeno mostrarle quanta stanchezza aveva dentro.
“Va tutto bene?” “Sto bene” “Cosa mi nascondi?” “Mulder ...” si voltò verso di lui abbozzando un leggerissimo sorriso “ … la smetti?” “Di fare cosa?” domandò divertito “Questo” “Sono solo preoccupato” “Abbiamo chiuso questo caso due ore fa, sono stanca e ...” “Hai mal di testa” “Non studiarmi, non sono un x-files” la mano dell'uomo si posò tra le sue, le dita intrecciate assieme come un bambino indifeso “Cosa mi nascondi?” “Niente” bugiarda, poteva quasi sentire il proprio cervello urlare quell'unica parola: bugiarda.
Come un eco selvaggio, un eco senza cuore che rimbombava nella testa come un mantra lontano, una bugia, una mezza verità.
Era rimasta sveglia tutta la notte a leggere e rileggere quelle poche righe scure, una routine che due volte l'anno si era imposta per la tranquillità di sua madre, per la propria e per quella di Mulder.
Esami che le regalavano sempre lo stesso esito e che la costringevano a sorridere ma quella busta così simile alle altre, custodiva dentro un macigno di pietra tanto pesante da toglierle il respiro.
Quel cancro che anni addietro l'aveva quasi strappata alle braccia di Mulder era tornato, quella paura, quel dolore violento che provava ogni volta che lo guardava negli occhi, ogni volta che si nascondeva per piangere, era tutto lì, tutto chiuso in quelle fottute cinque righe che in pochi secondi avevano distrutto nuovamente tutta la sua vita.
Era troppo stanca per affrontare di nuovo una cosa del genere, stanca per fingere di essere forte.
Così, aveva passato tutta la notte sveglia permettendo alla sé stessa immaginaria di avere quella forza, di arrabbiarsi con Dio e di chiedersi continuamente: Perché adesso? Perché di nuovo a me? Perché?.
Era terrorizzata, aveva una paura folle di confidare quella piccola verità a Mulder.
L'aveva già visto in passato, aveva ascoltato le sue lacrime, le domande nascoste nei suoi occhi, la sua paura e l'odio profondo nei confronti di qualcosa, di qualcuno che l'aveva ferita nel corpo e nell'anima.
Aveva lottato con tutta sé stessa contro quel male e forse, grazie a Dio o grazie alla quintessenza del male era guarita.
Mulder non l'aveva lasciata da sola nemmeno per un attimo, nonostante la terapia, il sangue che insolente scendeva dal naso, la rabbia che spesso aveva riversato su di lui, era rimasto al suo fianco, forte e silenzioso come una roccia nascondendole la stanchezza dietro al sorriso, le lacrime dietro alle parole allegre e spensierate ma gli leggeva bene dentro ormai e quando tutto sembrava essere stato solo un brutto sogno, il pensiero di poter avere qualcosa di simile all'amore era diventato reale.
La piccola Dana dentro di sé, aveva autorizzato il cuore a battere più forte, a cercare un modo per convincere quei baci a diventare più profondi, per convincere quelle mani ad accarezzarla perché non era fatta di cristallo, non più ormai.
Avevano trovato un'equilibrio, un modo per amarsi nonostante il male, le cospirazioni, l'odore acre del fumo di sigaretta, i continui viaggi e i pochi attimi rubati per sé stessi ma adesso, dopo due anni, quel brutto sogno era riapparso costringendola ad annaspare.
Strinse più forte la mano di Mulder tornando a spiare il paesaggio oltre il vetro “Skinner ci ha dato due giorni d'esonero” “Perché?” “Quest'ultimo caso è stato piuttosto pesante” annuì appena sospirando “Forse così quel fastidioso mal di testa che cerchi di nascondermi passerà” sfilò la mano da quelle di Dana tornando a concentrarsi sulla strada “Hai fame? C'è una stazione di servizio tra qualche miglio” “No” “Dana ...” “Ho solo bisogno di dormire un po' tutto qui” chiuse gli occhi allontanandolo dai suoi pensieri ma per quanto provasse a nascondergli le mille domande e le mille paura che si portava dentro, quegli occhi verdi come il mare le entravano nell'anima, li sentiva addosso, bruciavano ogni centimetro della sua pelle scavando solchi profondi.
Il suo sguardo era uno specchio profondo dove riusciva a trovare sé stessa, la sua voce era in grado di calmarla, di riportarla con i piedi per terra ancorandola alla realtà ma amare Mulder era faticoso.
Lui non era un uomo come gli altri, non aveva niente di comune o normale.
Era uno spirito libero come il vento che guardava con aria di sfida il mondo là fuori e soprattutto, non aveva paura di restare solo con sé stesso.
Mulder era fuoco puro che non temeva le costrizioni e distruggeva ogni cosa se imprigionato ma come il fuoco, aveva le sue debolezze.
Non mostrava a nessuno il proprio cuore, il suo passato era tutto ciò che lo costringeva ad immaginare un futuro e in quel domani, Samantha sarebbe stata al suo fianco, il mondo salvo e la giustizia incoronata unica regina.
Nessuno era autorizzato ad avvicinarsi ai suoi sentimenti e a lei soltanto, aveva regalato le chiavi della propria anima.
Lei sola poteva amarlo, lei sola era in grado di calmare la corsa folle dei suoi pensieri, era la sua debolezza lo sapeva bene ma se da un lato questa cosa le regalava amore dall'altra strappava ogni certezza mettendo in pericolo la sicurezza di una vita normale.
Prima o poi gli avrebbe raccontato la verità, aveva solo bisogno di qualche attimo ancora, qualche giorno per affogare nei suoi baci, nei suoi abbracci, per chiudere fuori tutto il mondo da sé stessa e dimenticare anche solo per pochi attimi, l'unico futuro possibile, l'unica fine che questo cancro le avrebbe regalato.



“Che ci fa qui agente?” “Sistemavo l'archivio signore” “Sbaglio o le ho dato due giorni di riposo?” “Non sto andando da nessuna parte” ribatté allegro chiudendo il fascicolo “So che il vostro ultimo caso non è stato così semplice” “Venti bambini uccisi per riti satanici? No signore, una passeggiata” Skinner tossicchiò avvicinandosi alla scrivania “Perché è qui?” “Ho solo bisogno … mi serve un diversivo signore” si passò una mano tra i capelli cercando di ignorare il bisogno impellente di chiamarla, di ascoltare la sua voce e di decifrarne le parole nascoste “È forse accaduto qualcosa?” “Non lo so” si strinse la testa tra le mani cacciando via ogni pensiero “Mi dia retta, si faccia un giro, il mondo non è tutto così brutto” “Ho visto il mondo là fuori signore ...” si alzò dalla sedia abbandonando il fascicolo sulla scrivania “ … ecco perché sto meglio qui dentro” “Ciò non toglie nulla al fatto che le ho dato un ordine” “Ecco perché non discuto e vado via” prese la giacca e facendo l'occhiolino al suo superiore uscì dall'ufficio lasciandosi alle spalle un uomo confuso.
C'era qualcosa che non andava, lo sentiva dentro, nel cuore, nell'anima, sulla pelle.
Dana lo teneva lontano, lo faceva spesso quando aveva bisogno di respirare, di ripulire i pensieri e le energie ma questa volta era diverso, c'era qualcosa di diverso che lo faceva impazzire.
Ci era già passato, aveva già visto quel maldestro tentativo di rendere “normale” un mostro orrendo e non aveva alcuna voglia di affrontarlo di nuovo.
L'aveva persa così tante volte ormai da perderne il conto.
Forse era così, forse la perdeva ogni giorno un po' di più quando si allontanava da lei, quando preferiva il mondo sconclusionato del paranormale alla sua compagnia, quando la trascinava in qualche folle incarico mettendola in pericolo, la perdeva quando faceva l'amore con lei fingendo che il mondo intero non esistesse.
Quante volte aveva chiesto a quel Dio in cui non credeva un miracolo? Lei era il suo mondo, il suo porto sicuro nella nebbia, la luce che teneva lontano gli incubi costringendolo a crescere, a diventare un uomo e ad accettare lentamente la scomparsa di quella sorella tanto amata che l'aveva costretto a folli viaggi.
Samantha era il suo angelo, così la chiamava Dana, il suo piccolo angelo che da lassù lo avrebbe protetto e guidato.
Basta con le corse folli, basta con le lunghe notti insonni a torturare i pensieri, a sviscerare ricordi nel tentativo di correggere la memoria di un bambino di dodici anni.
Era accaduto ed era stato terribile, aveva cambiato per sempre un giovane cuore che forse oggi sarebbe stato immensamente più felice ma era un ricordo e viveva nel passato.
Non aveva bisogno di quel ricordo adesso, tutto quello che voleva era guardarla negli occhi e ascoltare dalle sue labbra la verità perché c'erano parole che temeva e a cui non era preparato, parole che rifiutava dal profondo del cuore e che se rese reali, avrebbero ucciso di nuovo l'immagine stupenda che aveva del domani.


 
  
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