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Autore: Emadiam    13/03/2018    2 recensioni
"Alzo gli occhi sul vostro viso immerso nella lettura, con la pelle chiara illuminata dal tramonto. Invidio il sole che può baciarvi con la sua luce in qualsiasi momento..."
Pensieri, dediche, sentimenti e impressioni di Edward Drummond, segretario personale del Primo Ministro, circa l'inatteso legame con il Luogotenente di Cavalleria Alfred Paget.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alfred Paget, Altri, Edward Drummond
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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2x08. L’uomo in silenzio
 
 
Ascolto alla Camera il medesimo discorso di Sir Robert che questa mattina gli ha fatto perdere il sostegno di alcuni membri Tory alla riunione di partito. La liberalizzazione del mercato dei cereali è oramai indispensabile, che il popolo non possa permettersi di comprare un pezzo di pane è quantomeno incivile. La discussione sta andando per le lunghe, rischio di tardare all’appuntamento. Sono impaziente. Appena il portavoce conclude che non si possa giungere ancora a una votazione, saluto velocemente il primo ministro e mi affretto all’uscita. Fortunatamente, il ristorante che avete scelto è vicino a Westminster. Noto la vostra schiena prima ancora che il direttore di sala mi indichi il tavolo. Vi tocco la spalla con un sorriso attenuante. «Domando scusa.» Mi siedo di fronte a voi spiegando subito il tovagliolo. «Il dibattito sulle leggi del grano andrà avanti per giorni. Le belle addormentate sui nostri banchi si sono svegliate e non sono contente.»
«So che mio padre e i suoi amici pensano che l’abrogazione sarà la fine della nostra civiltà.»
«Con tutto il rispetto, i giorni in cui uomini come vostro padre governano il Paese stanno per finire.»
«Be’… Povero papà.»
Sorrido, divertito e sollevato. La vostra espressione era così seria che per un attimo ho creduto vi foste offeso. «Ma non parliamo di politica.»
«No.»
M’interrompete, fermando il cameriere.
«Ostriche e Champagne.»
Vi guardo con la convinzione che, viste queste premesse, la nostra serata non potrà che migliorare. «C’è qualcosa che devo dirvi.»
«Avete fissato la data, vero? Del matrimonio.»
State sorridendo. «Ho deciso di rompere il fidanzamento.»
«Perché? Lei sembra una moglie ammirevole per un uomo con delle prospettive.»
Prego…? «Penso che voi, più di tutti, dobbiate capire perché non sia possibile.»
«Non sia possibile. Come siete drammatico, Drummond.»
«Dopo la Scozia?» Alfred, ma che dite? «Mi sembra quanto meno corretto.»
Lancio un’occhiata al cameriere che sta versando lo Champagne nel mio bicchiere e torno a guardarvi, allarmato e innervosito. Bevo per tenermi impegnato, mentre il cameriere passa dalla vostra parte. Che intenzioni avete?
«Un politico di successo deve avere una moglie. E voi, a breve, sarete un politico di successo, Drummond, lo so. Farete la differenza nel mondo, ma non potete gettar via tutto per una… indiscrezione.»
«Una indiscrezione?» E’ in questi termini che valutate il mio legame con voi? Abbiate il coraggio di guardarmi, adesso.
«Non posso farvi rischiare la carriera.»
«Questo sicuramente spetta a me deciderlo!»
«Non state ragionando lucidamente, Drummond.»
Sono… allibito. Vengo colto da un senso di nausea. Il cameriere si avvicina al tavolo porgendo il vassoio.
«Signori, le vostre ostriche.»
Ripiego sbrigativamente il tovagliolo sul tavolo, mentre un bruciante nodo mi sale in gola. Vi guardo in faccia con la voce tremante di rabbia. «Mi accorgo di non avere appetito.» Lascio il locale in fretta. Come potete affermare certe cose? Come potete, dopo quello che c’è stato? Mi sento un perfetto stolto. Sono solo un ingenuo, nevvero? Ero convinto che quanto accaduto tra noi avesse un certo valore, invece non è contato niente. Che illuso sono. Cammino fino a Downing Street per sbollire la collera. Una indiscrezione. Non potrei mai considerarvi tale. Che persona credete io sia? Ho mal di testa. E gli occhi lucidi.
 
 
***
 
 
Sir Robert spera d’incontrare il principe Albert. E’ comprensibilmente dispiaciuto per quanto accaduto ieri sera alla Camera dei Comuni ed anche io convengo che George Bentink si sia spinto troppo oltre nell’apostrofare Sua Altezza la balia di Peel. C’è fermento alla Camera e Bentink gode di numerosi seguaci, dentro e fuori il partito. Continuo a guardarmi attorno con circospezione. Ho espresso le mie preoccupazioni al Primo Ministro, ma, nonostante le sue rassicurazioni, non mi sento tranquillo. Ricordo il triste destino di Spencer Perceval e vorrei evitare che possa succedere anche a Sir Robert. Comprendo ciò che intendevate nel dirmi che la vita di un politico sia a rischio esattamente quanto quella di un soldato. Il mio pensiero si focalizza nuovamente su di voi e sulla nostra lite. E il mio cuore ha un fremito, perché… siete voi, in carne ed ossa, davanti ai miei occhi, assieme al principe Albert, a passeggio a cavallo. Sir Robert solleva il cilindro, io inchino il capo toccando la tesa con il dito riportando lo sguardo su di voi.
«Buongiorno.»
«Buongiorno, signore.»
Contrariamente a Peel, io non proferisco parola al principe, invece mi raddrizzo sulla sella. Sono ancora risentito con voi. Seppure in fondo mi scopra lieto di vedervi. E abbia un tuffo al cuore per la tristezza nei vostri occhi. Da non credere, sono irritato anche per questo. Ascolto distrattamente il colloquio tra Sua Altezza e Sir Robert, che sento sorridere.
«Noi membri del parlamento siamo… gelosi della nostra indipendenza, signore.»
Precisamente.
«Chiedo scusa se vi ho reso tutto più difficile. Non era mia intenzione.»
«Lo so, signore.»
Sostengo duramente il vostro sguardo. Seguite l’esempio del principe, Lord Paget.
 
 
***
 
 
«Signor Drummond! Un messaggio per voi.»
Per due o tre volte sposto gli occhi dalla lettera al valletto, prima di annuire congedandolo. Alfred. Mi avvicino alla vetrata, i corridoi del Parlamento sono troppo bui. Apro il foglio senza indugio. Non sono sicuro su cosa aspettarmi.
 
Drummond,
 
                   stavo ripensando alla nostra cena interrotta. Forse potremmo riprendere.
Capisco di non avere alcun diritto di decidere del vostro futuro, ma sarebbe un peccato se non assaggiaste mai le ostriche del Ciro’s.
Io sarò là, stasera.
 
                 Vostro,

                               Alfred.

 
Rileggo le vostre parole, ancora e ancora. Sto sorridendo. Vorrei che il dibattito finisse per vedervi subito. Espiro per quietare la mia emozione. Quando entro alla Camera, ascolto gli insulti di Bentink al primo ministro. Vedo l’espressione di Sir Robert e mi sento in dovere d’intervenire. «Signore, venite un attimo.» Sir Peel mi precede fuori dall’aula come una furia. Dovrei distrarlo. «Ho mandato i capigruppo.»
«Bentink è un vero furfante, dovrei sfidarlo a duello!»
Mi guardo alle spalle, sperando che nessuno abbia sentito. «Non credo che un duello sarebbe saggio, Primo Ministro…»
«Ha insultato il mio onore! Sono il primo ministro, ma sono anche un gentiluomo!»
«Nessuno può dubitarne, ma temo che un’azione simile non gioverebbe alla vostra causa.» Pare che io sia riuscito nell’intento, dato che Sir Robert mi sorride.
«Sembrate mia moglie. Mi dice sempre che sono troppo precipitoso. Confido che Florence vi farà rigare dritto.»
“Un politico di successo deve avere una moglie.” Abbasso lo sguardo, annuendo e sorridendo di circostanza. Avevate pensato a tutto, Alfred. Mi sento in difetto nei vostri confronti, oltre che uno sciocco, constatando come abbiate sempre messo il mio bene prima del vostro.
«Questo è il mio calvario, Drummond. Spero di sopportarlo con dignità.»
«So che lo farete, signore.»
Rientrati in aula, assisto a uno dei più eloquenti discorsi che abbia mai sentito dal Primo Ministro.
«Io parlo per i lavoratori di questo paese che non hanno il voto, ma meritano comunque di poter comprare cibarie non tassate.»
Si alzano consensi dal partito.
«Signor Portavoce, rimetto questa legge alla Camera.»
Sir Robert si siede e le porte si chiudono per la votazione, che si svolge piuttosto velocemente. Voglio correre da voi.
«Sì: trecentoventisette. No: duecentoventinove.»
Si leva un’ovazione alle parole del portavoce. Stringo la mano a Sir Robert, felicissimo per lui.
«I hanno vinto! Aprite!»
Usciamo dalla Camera tra soddisfatte strette di mano e abbracci di congratulazioni. Fuori dal Parlamento, osservo compiaciuto le nuove acclamazioni che accolgono il Primo Ministro, il quale ringrazia la folla con il cappello nella mano sollevata.
«Sicuro di non volere che vi porti a casa?»
Lo guardo senza riuscire a trattenere la mia contentezza. «Grazie, signore, ma… ho un impegno.» Non ho voglia di ostriche, eppure non vedo l’ora di mangiarle.
«Grazie per avermi impedito di rendermi ridicolo con Bentink.»
Ricambio la stretta di mano a Sir Robert, che mi ringrazia di nuovo.
«Sir Robert Peel!»
Mi volto per vedere a chi appartenga quella voce.
«Preparatevi ad andare al Creatore!»
Una pistola. Spingo di lato Sir Robert. Una deflagrazione. Perdo l’equilibrio. Alfred. Mi brucia il petto. Cos’è successo? Sir Robert mi chiama, c’è gente che urla. Vedo il panciotto macchiarsi di rosso. Appoggio la testa a terra, guardando il cielo grigio. Non c’è nulla da fare. Un colpo di tosse m’inonda la bocca di un sapore ferroso. Non respiro bene. Alfred, il colore di questo cielo è uguale ai tuoi occhi.
Mi sembra che Sir Robert ripeta il mio nome.
Ah… il dolore si sta attenuando.
«Parlate!»
Non ci riesco. Sono esausto...
«Parlate!»
Quanto vorrei farlo…
Alfred… Vorrei dirti che non potrò mangiare le ostriche con te, stasera.
E vorrei dirti che sono stato uno stupido a sprecare tanto tempo.
Vorrei dirti che mi manca il respiro quando ti vedo. E quando non ti vedo.
Vorrei dirti che mi sento bruciare quando ti penso.
Vorrei dirti che sono stato uno stupido a non baciarti la prima volta che ti ho visto.
Vorrei dirti che sono stato uno stupido a non baciarti ad ogni nostro incontro.
Vorrei dirti che mi fai amare la vita.
Vorrei dirti che non avrei dovuto lasciarti al ristorante.
Vorrei dirti che stavo raggiungendoti per cena.
Vorrei dirti che sono stato uno stupido a mettermi davanti a questa pistola.
Vorrei dirti che mi dispiace.
Vorrei dirti che non devi più aspettarmi.
Vorrei dirti che ho paura.
Vorrei dirti che vorrei sentire la tua voce. E toccare le tue mani. Vedere il tuo volto.
Vorrei dirti che sei il mio unico pensiero. E il mio unico rimpianto.
Vorrei dirti che avrei potuto passare con te tutta la vita.
Vorrei dirti che ti amo.
Vorrei dirtelo, se avessi tempo.
Alfred, vorrei dirti
 
Vorrei
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




Nota:
Spencer Perceval fu Primo Ministro inglese Tory dal 1809 al 1812 e l'unico ad essere stato assassinato mentre era in carica.

 
 
 
 






Emadiam
- 2018 - 
   
 
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