Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: comeseiqui    13/03/2018    1 recensioni
Lidia l'amore buono non lo conosce. Quello che ti tocca, quello che ti sfiora leggero come nelle sue poesie preferite proprio non sa che cosa sia.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lidia l'amore buono non lo conosce. Quello che ti tocca, quello che ti sfiora leggero come nelle sue poesie preferite proprio non sa che cosa sia. E non è colpa sua, lo sa. Dopotutto glielo dicono tutti, le sue amiche, le campagne di sensibilizzazione e gli articoli sul web. Quando Frennie glielo dice però ci crede un po' di più perché lei la capisce, sa come si sente. Sa che vuol dire essere lei e non la giudica, non le mente. Glielo dice che è una merda e che non sarà facile. Glielo dicono anche gli altri in realtà, però quando quelle parole escono dalla bocca di Frennie hanno un che di vissuto, sentito, che le danno speranza. Perché la verità è che certe cose o le hai fatte o non le hai fatte. Le disgrazie si presentano alla tua porta e non bussano, non chiedono il permesso. Entrano e basta, chi si è visto si è visto. E’ così che dice Frennie. E Lidia lo sa, dio se lo sa, ma non può fare a meno di chiedersi perché a lei. Perché -cazzo- proprio a lei. E ci fa del sarcasmo, dopo aver pianto un po', si intende, ma alla fine riesce persino a riderci su tutta quella merda che ha fatto di lei quella che è. Dopotutto non c'era anima viva che non si aspettasse un crollo da parte sua, la gente le ha sempre camminato intorno in punta di piedi e con lo sguardo preoccupato da quando ha tredici anni. E le viene da ridere, cazzo se le viene, se ripensa a tutte le stronzate che ha fatto e tutto il male che si è fatta. Perché la via dell'auto distruzione che ha intrapreso ha avuto tante soste, tanti sbocchi diversi, ma è sempre stata la stessa strada. La stessa fottutissima strada. Lo stesso maledettissimo inizio. E il punto di partenza sono sempre state quelle mani rugose, da vecchio, sul suo corpo da bambina. E se n'è resa conto solo ora, a vent'anni. Dopo aver ucciso sua madre in mille modi diversi e aver fatto piangere suo padre, l'uomo di ghiaccio. Ma non può dirglielo, cazzo se non può. Li ucciderebbe ancora, di nuovo e più forte. Sarebbe una vivisezione e lei non glielo farebbe mai, perché i suoi genitori adesso stanno maledettamente bene e lei non è così egoista da permettersi anche solo di pensare di ferirli. Perché li ama, incondizionatamente, e sa che la verità sarebbe come un bisturi sul loro cuore buono. Quindi decide di non dirglielo e mentire quanto basta da farli stare bene. Loro, gli altri, sono sempre stati la cosa più importante per Lidia. È per questo che non riesce proprio nemmeno a pensare a come curarsi, a come prendersi cura di sé stessa. Perché non l'ha mai fatto e sembra una cosa difficile. Non sa da dove si comincia, come si parte e dove si finisce. In realtà non sa nemmeno se c'è un modo giusto, ma ha intenzione di provarci. E forse pronunciare quella maledetta parola a voce alta non è la strada corretta o non è quella sbagliata, ma è qualcosa. E quel qualcosa, nell'immobilità assoluta che è diventata la sua vita da quel lunedì di gennaio, va più che bene.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: comeseiqui