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Autore: Bonni4    14/03/2018    5 recensioni
Dopo Gli Ultimi Jedi:
Il Generale Hux ha perso la memoria a seguito di una ferita riportata nell'ultima battaglia contro la Resistenza.
Non ricordandosi più chi è o cosa ha fatto è costretto a rimanere segregato in cella, in attesa della sua condanna.
Dal testo:
Cerco di pensare a questi giorni. E’ stato un susseguirsi di interrogatori, visite mediche, pasti consumati in silenzio. Nessun rimorso, niente a cui pensare.
Anzi, una cosa c’è a cui penso: Poe.
Sì, dicono tutti che eravamo nemici dichiarati.
Ebbene, io non ricordo di odiarti Poe, non ricordo di averti mai odiato.
N.B: Gingerpilot (Poe x Hux) abbastanza soft, accenni di Reylo.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Generale Hux, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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AMNESIA
 
Così questo è l’ultimo giorno.
Ho il vuoto nella mente, cerco di scavare nei meandri dei ricordi ma è come se non ne avessi mai avuti.
Sono partito da zero e sto per finire a zero.
Si fanno chiamare “La Resistenza”, queste donne e questi uomini che ora ridono, festeggiano, si lasciano alle spalle cicatrici indelebili.
Io ero, anzi sono, Armitage Hux, Generale di quello che era il famigerato “Primo Ordine”, come dicono loro, e, sempre detto da loro, abbiamo perso alla stragrande.
Non so per cosa stessimo combattendo, perché ci odiavamo, cosa cercavamo.
 

“Ben?” Una ragazza si avvicina alla nostra cella con aria sconfitta.
Ah sì. Ben Solo. Odiavo anche lui immagino.
Non spiaccica una parola, non mi guarda, non mangia, non ha fatto il minimo sforzo per spiegarmi chi
ero, cosa è successo, cosa abbiamo fatto assieme.
Solo quando quella ragazza si avvicina a noi, quando lo chiama per nome, una scintilla gli muore negli occhi.
Il passato gli sfreccia accanto, portandosi via per sempre delle opportunità che probabilmente ha sprecato.
 
Cerco di pensare a questi giorni. E’ stato un susseguirsi di interrogatori, visite mediche, pasti consumati in silenzio. Nessun rimorso, niente a cui pensare.
Anzi, una cosa c’è a cui penso: Poe.
Sì, dicono tutti che eravamo nemici dichiarati.
Ebbene, io non ricordo di odiarti Poe, non ricordo di averti mai odiato.
La prima cosa che ho visto al mio risveglio è stato proprio lui: mi prese e mi condusse in una sala con vari capi del consiglio della Resistenza. Mi fecero delle domande incomprensibili e al mio silenzio loro risposero duramente. Dissero che stavo fingendo, che in realtà ero il solito, viscido Hux in cerca di una via di fuga. Stavolta mi comunicarono che non esisteva.
L’unico a credere al mio “problema”, alla mia malattia, era Poe.
Riportandomi alla cella mi disse che aveva visto il mio shuttle schiantarsi durante l’ultima battaglia tra Primo Ordine e Resistenza e io ero rimasto gravemente ferito alla testa, perdendo la memoria.
L’unico a dimostrarsi gentile con me è stato lui. A volte era di guardia alla cella e mi fissava. Forse, e dico forse, accennava un sorriso. Per compassione o pietà, non so dirlo.
Avrei voluto chiedergli tutto, avrei voluto sapere di più su di lui.
Perché mi fissi senza dire niente?
Sono diverso da te?
Ha provato ad aiutarmi dicendo che il mio stato di salute debilitante rendeva illegale la mia condanna. Nessuno credette alle sue parole ed oggi sono qui insieme a Ben Solo.
 
Davanti a noi si estende un mare di persone. Sui loro volti vedo la gioia, i sorrisi di sfida, la derisione, mentre cammino sulla via per il patibolo. Davanti a me Ben, testa bassa, fisico moscio, pelle di un bianco cadaverico. L’ho mai visto così? Nemmeno a questo avrò una risposta.
Ci fermiamo in mezzo al grande palco su cui è posizionata una sedia.
Ah.
Giro la testa per un secondo, il secondo che mi permette di vedere Poe per l’ultima volta. Ha un portamento fiero ma l’espressione dura e sconfortante allo stesso tempo racconta tutti i suoi mille pensieri. Stanno commettendo un errore.
 

“Questo giorno, amici, verrà ricordato per la lezione che impartiremo a breve a questi assassini spietati. Esseri tanto viscidi e miseri non possono essere riammessi nella nuova società che stiamo pian piano ricostruendo. Il loro morbo deve essere eradicato una volta e per sempre…”
Un tipo panciuto sta parlando alla folla. Va avanti con il suo discorso di morale, insultandoci e denigrandoci per i nostri crimini contro l’umanità, crimini che nemmeno so di aver commesso.
La folla esulta e Ben Solo viene condotto alla sedia dove viene fatto sedere. Io guardo la scena da una distanza di pochissimi metri. So di essere il prossimo.
Ben Solo, Kylo Ren, adesso guarda il cielo, ricordandosi delle innumerevoli volte che l’ha navigato.
Poi guarda me. Non c’era più odio perché ora eravamo uguali nella nostra miseria. Poi chiude gli occhi e mormora tra i denti qualcosa di molto breve e incomprensibile.
La ragazza che veniva a trovarlo in cella sospira, percorsa da un tremito, e il blaster del boia spara in testa a Ben.
La ragazza si accascia nello stesso momento in cui la sedia su cui era seduto Ben tocca il suolo.
La soccorrono, e insieme a lei portarono via anche il corpo esanime di Ben Solo.
Sento i boati della gente e una mano che fa pressione sulla mia schiena per accompagnarmi alla sedia macchiata di sangue.
 
Mi siedo e inalo l’aria fresca del mattino. Chiudo gli occhi.
Chi ero stato? Chi era il mostro che compì tanto orrore? Cosa avevo fatto?
 
Nessuno avrebbe pianto per me. Nessuno si sarebbe accasciato. Ero solo.
 
Ben Solo.
La ragazza.
Poe.
Apro gli occhi, luce accecante.
Gente che grida.
Io ero Armitage Hux, un mostro.
Blaster puntato in faccia.
 
  
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