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Autore: NicoRobs    15/03/2018    4 recensioni
Da anni ostaggio di una società criminale, K, ex studentessa della Wammy's House, trova un modo per partecipare alle indagini su Kira al fianco di L e Watari, con la segreta speranza che questi possano aiutare lei e Bjarne a tornare liberi. Tuttavia, dovrà prima fare ammenda per i gravi crimini di cui i due la accusano, e che hanno causato il suo allontanamento dalla Wammy's House. Quali segreti si celano nel suo passato? E cosa la lega a Nate River?
Questo racconto, in cui diversi personaggi sono OC (a cominciare dalla protagonista), si pone in alternativa alla canonica indagine dei primi sette volumi del manga, esplorando in parte un passato immaginario degli studenti della Wammy's House, la famiglia e le origini di L e un concetto di giustizia alternativo rispetto a quello dei due famosi protagonisti. Il nemico da affrontare non è il solo Kira; l'esito positivo dell'indagine dipenderà pertanto dalla capacità di L e di K di scendere a patti col loro passato.
Le descrizioni scarne, la forma prettamente dialogica e monologica e il cambio repentino del punto di vista cercano di rifarsi allo stile narrativo dell'anime, da cui sono riprese alcune scene.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'About November 8th'
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Note

    Vorrei fare qualche chiarimento sul contenuto di questa fanfiction per tutti colori che dovessero fermarsi a leggerla: lessi il manga di Death Note anni fa, e nell'estate del 2016 cominciai a guardare l'anime, che fino ad allora non avevo mai visto. A parte, dunque, manga e anime, non ho letto né visto nessun'altra opera legata a Death Note, motivo per cui è possibile che molti lettori decisamente più appassionati ed attenti della sottoscritta troveranno delle discrepanze rispetto "all'universo espanso" di Death Note. Una di queste discrepanze è la stessa protagonista, K, un OC di mia invenzione, che ho scoperto solo in seguito essere il nome di un personaggio del film L change the WorLd, anch'esso femmina. Ho comunque deciso di mantenere identico il suo soprannome, in quanto lo trovavo significativo ai fini della trama che avevo ormai già in gran parte elaborato. Vi chiedo dunque di perdonare questa mia presa di posizione.
    A parte il cambiamento di alcune sostanziali parti di trama, tipico di ogni fanfiction, vorrei inoltre segnalare che ho deciso di modificare l'età di Near, rendendolo molto più giovane rispetto alla reale età attribuitagli da Oba. Si tratta, questo, di un cambio voluto per inserirsi meglio nella mia trama. Ho inoltre ripreso il personaggio di Q, dal romanzo di L change the WorLd, anche se non ho voluto approfondirlo.
    Ho voluto scrivere questa nota introduttiva perché possiate comprendere i cambiamenti che ho fatto alla trama, ma anche per avvertirvi della mia non perfetta conoscenza dell'universo di Death Note. Se doveste intraprendere la lettura e voleste farmi presenze incongruenze, errori, o evidenziarmi punti poco chiari, vi prego di farlo. Il motivo principale per cui ho deciso di pubblicare questa fanfiction è proprio per potermi confrontare con lettori, scrittori e appassionati più competenti, che mi possano aiutare a migliorarmi nella scrittura.
    Detto ciò, auguro a tutti voi una buona lettura, e rimango a vostra disposizione per dissipare eventuali dubbi o per confrontarmi.


Parte I



Prologo



     Tokyo, 27 dicembre 2003.

In una stradina passeggiavano due uomini ed una giovane donna caucasici. Lei indossava un lungo cappotto nero e un paio di pantaloni eleganti, che terminavano larghi sopra gli stivaletti. Camminava a testa bassa, togliendo di tanto in tanto una mano guantata dalla tasca per spostare dalla faccia ciuffi ribelli del suo caschetto nero. Il suo volto era per metà coperto da grandi occhiali da sole scuri, nonostante il cielo fosse coperto da una spessa coltre di smog, che la luce del giorno non era in grado di penetrare. Uno dei due uomini aveva circa trentacinque anni, i capelli neri tagliati molto corti e rasati ai lati, l'altro, biondo, li portava lunghi fino al collo, con la riga di lato. Poteva avere una quarantina d'anni.

Camminavano vicini e parlavano a bassa voce, senza guardarsi in faccia. I due uomini portavano abiti casual ed erano entrambi alti e muscolosi. La loro camminata era veloce, quasi a passo di marcia. La donna si fermò un istante perché i due la superassero. Scosse la testa.

-Anche un idiota capirebbe che siete agenti in borghese.-

I due si fermarono. -Tenete le spalle più rilassate, guardate la città intorno a voi e, per l'amor del cielo, non siamo ad una parata militare, camminate come persone normali!-

L'agente sulla quarantina fece una smorfia di disgusto. -Sta' a vedere che ora dobbiamo prendere ordini da te, Banks.-

-Non capisco perché abbiano messo voi a farmi da scorta.- riprese la donna chiamata Banks, ricominciando a camminare.

-Perché gli agenti bravi devono sorvegliare quasi centocinquanta famiglie per trovare la talpa dell'Interpol.- rispose lui. -Mentre noi siamo costretti fare da babysitter a una puttana come te.-

La donna non si scompose. Allungò un po' il passo per raggiungere più in fretta l'hotel. Stare fuori in pieno giorno le metteva sempre agitazione.

     Rimanere lì era solo una perdita di tempo. Sperava che le sarebbe stato concesso di partecipare a quelle che senza dubbio sarebbero state ricordate come le indagini del secolo, ma quei cani da guardia le stavano addosso tutto il tempo, e non c'era modo di avvicinarsi al quartier generale della polizia giapponese. Non che sperasse di riuscire a raccogliere informazioni in quel modo, era chiaro, ma quel loro vagare per Tokyo, in attesa che succedesse qualcosa, la stava facendo uscire di senno.

Si trovavano lì da poco: la richiesta di rinforzi per condurre le indagini era arrivata un paio di settimane prima, e l'FBI si era proposto di inviare sei o sette agenti al massimo. Troppo pochi, aveva sentenziato il mediatore. Perciò la sua agenzia si era offerta di mandare alcuni dei propri uomini, come già aveva fatto in passato. La Hogson Society for Veteran Reintegration, o, meglio, la sezione paramilitare chiamata Privates for Police Enforcements Program, di cui il bastardo di Hayer era il capo, aveva alle spalle una lunga collaborazione con le forze federali, Banks sentiva ripetere spesso dai suoi superiori, ogni volta che veniva chiamata per un caso. Eppure, di tutti quegli agenti, addirittura in due erano stati assegnati a lei come “guardie del corpo”. A che pro mandarla in Giappone, allora? Quali erano i piani di Hayer?

     Senza rendersene conto, si stava arricciando una ciocca di capelli intorno al dito indice. Rimise la mano in tasca con un gesto brusco, e si morse le labbra pallide. D'un tratto, sentì uno dei due agenti gemere, e un momento dopo il rumore di un corpo che si accasciava a terra. Si voltò di scatto. -Johnson, cosa ti succede?- chiese l'agente più giovane al proprio collega. Johnson respirava a fatica, e si era portato una mano tremante sopra al cuore. I due non fecero in tempo ad avvicinarsi al compagno che anche l'altro agente iniziò a stringersi il petto. I suoi occhi erano trasfigurati dal terrore.

NO!” pensò Banks.

Il secondo agente cadde in ginocchio, mugolando, col viso rivolto verso il cielo e la bocca spalancata. Quasi nello stesso istante, i due uomini smisero di respirare, ed entrambi i loro corpi si fermarono in posizioni innaturali sul marciapiede. Banks non tentò nemmeno il massaggio cardiaco. Sapeva che non ci sarebbe stato nulla da fare.

Attese ancora qualche istante, pietrificata, col pugno chiuso pronto a battersi sul petto, nel caso l'arresto cardiaco avesse colpito anche lei. Misura inutile, certo, ma non avrebbe voluto che la morte la cogliesse impreparata.

Nel giro di pochi secondi, si erano radunate già diverse persone attorno ai due cadaveri.

Un lampo balzò negli occhi di Banks, che si tolse con un rapido gesto prima gli occhiali dal volto, e poi la collana, mettendoli nella tasca del cappotto.

-Aiuto! Chiamate un'ambulanza!- urlo in giapponese ai passanti.

Si tolse il cappotto e lo appoggiò al corpo di uno dei due e, guardando di sottecchi i curiosi attorno a lei, approfittò di quella posizione per infilare una mano nello stivaletto, estraendo, con un gesto da prestigiatore, una minuscola chiave da dentro la manica della camicetta. Afferrò la chiave col pollice e l'indice, mentre con le restanti dita arpionava il braccialetto elettronico che le cingeva la caviglia.

Click”, fece il braccialetto elettronico. Lo sfilò e lo nascose nella tasca del cappotto, assieme agli occhiali e alla collana.

Poi si alzò e corse in un negozio di fiori lì vicino. -Presto! Ho bisogno di un telefono! I miei due amici stanno male!-.

Un signore le mostrò il telefono e corse fuori dal negozio a vedere cosa stesse succedendo.

     Cinque anni. Aveva atteso per cinque anni un'occasione come quella, e non avrebbe mai creduto che si sarebbe presentata... grazie a Kira.

Pregò soltanto che in tutto quel tempo il numero d'emergenza per gli ex studenti dell'accademia non fosse cambiato, che chi avesse risposto al telefono non le avrebbe attaccato la cornetta in faccia, e che quell'operazione non venisse scoperta. Digitò il numero e rimase in attesa, tremante.

-Wammy's House, parla Harvey- rispose una voce maschile dall'accento britannico. -Prego, identificatevi col vostro numero di matricola.-

-James?-

Banks esitò un momento nel riconoscere la voce dall'altro capo del telefono, ma sapeva di non avere nemmeno un secondo da perdere.

-Ho un messaggio urgente per Watari. La supplico di riferirglielo.- disse, con voce ferma.

-Il numero di matricola, prego.- insistette l'uomo. -In quanto ex studenti della Wammy's House, qualsiasi sia il problema, dovreste sapere che le procedure...-

-K-768706S- lo interruppe Banks. Dall'altro capo del telefono si sentì un mugolio di sorpresa.

-Se... se questo è uno scherzo...- riprese il signor Harvey.

-Senta, James, la prego di non fare domande e di fare quello che le chiedo.- riprese Banks con voce ferma. -È evidente che sono ancora viva, ma non per molto, se non mi ascolta. Il messaggio è il seguente: “Sono la Matricola K-768706S. Sono attualmente un ostaggio del Privates for Police Enforcement Program, sezione paramilitare della Hogson Society for Veteran Reintegration. Ho eluso la sorveglianza perché gli uomini della mia scorta sono morti. Se volete aiutarmi, dovete ingaggiare Nathalie Banks perché vi aiuti col caso Kira. L non deve saperne nulla. Consideratevi in pericolo”.-

-K...Ka...Kay...- balbettò l'uomo all'altro capo del telefono.

-Signor Harvey, non ho tempo di spiegarle. Sappia solo che la vita di alcune persone che Lei conosce dipendono dalla sua riservatezza e dal fatto che Lei riporti esattamente queste parole al signor Watari. Siamo intesi?-

Vi fu un attimo di silenzio. -Sarà fatto, signorina.-


     Nathalie Banks sospirò mentre riattaccava. Guardò l'orologio: ci aveva messo troppo tempo. Si allontanò in fretta dal negozio, lasciando sul bancone un fascio di banconote per rimediare ai costi della chiama internazionale. In strada si erano radunate molte persone intorno ai due cadaveri.

-Lasciatemi passare, sono miei colleghi!- urlò in giapponese ai curiosi. Raccolse il proprio cappotto mentre si chinava sull'uomo chiamato Johnson; con una mano riprese occhiali, collana e braccialetto elettronico e rimise ogni cosa al suo posto, mentre con l'altra sfilò il cellulare dalla tasca del cadavere.

-Quartier generale, sono Banks. Johnson e Heinemann sono morti. Attacco cardiaco. Nello stesso momento. Notizie dagli altri agenti?-

Silenzio. Un interminabile ed inquietante silenzio, durante il quale Banks non riusciva a smettere di rigirarsi la sua collana tra le dita.

-Nessuno risponde.- fece la voce all'altro capo del telefono. -Dobbiamo dedurne che siano tutti morti?-

-Così pare.- disse Nathalie, guardandosi intorno. La folla iniziava a disperdersi, e in lontananza si sentiva il suono delle sirene.

-Banks.- si sentì chiamare da un'altra voce al telefono. Era Hayer in persona. -Provvederemo al più presto a mandarti una nuova scorta. Ora dammi la tua posizione e l'ora del decesso, ti mandiamo un taxi che ti porterà all'hotel, senza deviazioni. Sali in camera e restaci finché non ti sarà assegnata una nuova scorta. Il tuo telefono, come sempre, sarà attivo solo per le chiamate in entrata. Ora, resterai al telefono fino a che non sarà arrivato il taxi a scortarti, e potrai chiudere la chiamata soltanto quando un nostro agente ti dirà di farlo. Siamo intesi?-


     A migliaia di chilometri di distanza, un distinto signore inglese di mezz'età, con occhiali dalla montatura nera e quadrata, e con viso e cranio freschi di rasatura, si dirigeva verso lo schedario dell'istituto. Non era uno schedario molto grande, dal momento che c'erano pochissimi studenti che venivano scelti per entrare alla Wammy's House; talmente pochi che in un cassetto c'erano i fascicoli di un intero decennio di matricole.

Aprì il primo cassetto dal basso, la cui etichetta recitava “1985-1989”. La maggior parte dei fascicoli erano della tipica tonalità giallo ocra, ma tra questi, ne spuntavano alcuni rosso scarlatto. “Coloro che macchiano il nostro orgoglio”, diceva spesso il signor Wammy. Quattro suicidi e un morto sul lavoro, tra gli immatricolati in quel decennio.

Harvey non aveva nemmeno bisogno di accendere la lampada sopra gli schedari per trovare quello della matricola K-768706S. Era uno di quelli rossi, e si trovava proprio accanto al più spesso tra tutti i fascicoli della Wammy's House. Quello della matricola L-798721?. Non era nemmeno passato moltissimo tempo dall'ultima volta che era stato messo sotto verifica.

Harvey ritornò verso la sua scrivania, mentre la pioggia insistente batteva sul vetro. Non riusciva ancora a credere a ciò che era appena successo: il signor Wammy, di solito sempre così pacato e composto, gli aveva urlato contro per diversi minuti al telefono.

     -E non hai pensato di farle altre domande, per accertarti fosse veramente lei?-

-Ha detto che aveva poco tempo...-

-E con quale faccia tosta si fa viva dopo cinque anni? Mettendoci tutti in pericolo?-

-Pare che sia tenuta sotto strettissima sorveglianza.-

-Quando me la ritroverò davanti...- aveva inveito ancora il signor Wammy, prima di fermarsi, ansimando.

-Harvey, organizza il prima possibile una squadra perché indaghi sulla Hogson Society for Veteran Reintegration, e sulla sua sezione paramilitare.-

-Ma...- provò a protestare Harvey. -Lei ha sempre detto che non voleva che nessuno si intromettesse in quel caso...-

-E a cosa è servito?- aveva domandato aspramente Wammy. -Quell'infame... ha quasi ucciso L! E non solo lui! E, come se non bastasse, ha finto di essere morta per tutto questo tempo!-

C'era stato un attimo di silenzio, dopo il quale Wammy aveva ripreso a parlare normalmente.

-Voglio che trovi qualcuno dei vecchi studenti che se la senta di prendere in mano il caso. Devo verificare se quello che ha detto questa donna che dice di essere K è vero, se lei è effettivamente viva, e quali sono concretamente i rischi che corriamo se vogliamo aiutarla. Oltretutto, ci troviamo in un momento pessimo: ora, con la morte degli agenti dell'FBI, verrà sicuramente a galla che L stava indagando sui familiari degli agenti dell'Interpol.-

Harvey aveva sentito l'uomo sospirare, e si era risistemato gli occhiali sul naso dritto.

-Potremmo perdere l'appoggio della polizia giapponese e dell'Interpol. Rischiamo di ritrovarci da soli. Sarebbe enormemente rischioso chiamare la sedicente Nathalie Banks, o come ha deciso di farsi chiamare ora quella... quell'ingrata di K. Perché sicuramente le metteranno addosso altri carcerieri. Dannazione, quelli che la tengono sotto sequestro collaborano coi federali! In che situazione si è cacciata?! In che situazione ha intenzione di coinvolgerci?-

C'era stata un'altra pausa.

-Ma non ha importanza. La aiuteremo. Però voglio che qualcuno dei nostri indaghi.-. C'era stato un sospiro. -Devo conoscere i rischi.-

-Sissignore.-

-Ah, e un'altra cosa.- aveva aggiunto Wammy. -Aumenta la sicurezza attorno a Nate River. Non deve avere alcun contatto con l'esterno, siamo intesi?-

-Sissignore.-

-Dai disposizioni perché nessun estraneo possa chiamare o avvicinarsi alla Wammy's House fino a nuovo ordine. Se le persone che tengono K sotto sequestro dovessero venire a scoprire che è riuscita ad eludere la sorveglianza e a contattarci, non passerà molto tempo prima che tentino di entrare alla Wammy's House per prendersi Nate River.-

-Sarà fatto.-

-Ah, mi auguro tu abbia già fatto sparire i tabulati telefonici della chiamata ricevuta da lei. È vero che il numero che ha usato corrisponde ad una linea criptata, ma se dovesse uscire dai tabulati telefonici che c'è stata una chiamata ad una linea criptata...-

     Mentre ripensava alla conversazione poco prima conclusasi, Harvey era giunto alla scrivania, e aveva aperto il fascicolo scarlatto per ricopiare alcuni dei dati, da faxare agli unici due ex studenti che si erano offerti di prendere il caso.

Matricola: K-768706S

Nata a: Bloemfontein (South Africa) il 3 agosto 1976

Morta a: Seattle (Washington, U.S.A) il 7 settembre 1998

Studentessa eccezionale, era stata K. Quando era giunta alla Wammy's House aveva già subito gravi traumi, e nonostante ciò era riuscita a sopravvivere a tutti i cicli scolastici con pochissimi incidenti di percorso. Da fuori, sarebbe potuta quasi sembrare una persona normale, perfettamente inserita nella società. Quand'era giunta la notizia che si era gettata da una finestra, gli era persino un po' dispiaciuto, nonostante Watari già non sopportasse che qualcuno pronunciasse il suo nome in presenza propria.

L'uomo sottolineò in rosso la data di morte e vi fece un punto interrogativo di fianco. Perciò il suo suicidio era stato simulato da questa Hogson Society perché si perdessero le sue tracce? E se lei era tenuta in ostaggio, significava che pure quel tale, come si chiamava... Bjorn? Harvey non ricordava, aveva un nome scandinavo. Comunque, lui e i suoi genitori, anche loro erano in pericolo? Per il solo fatto di essere le persone più vicine a K? Quindi anche il commissario Roger Burton era coinvolto? E com'erano andate veramente le cose con Nate River? La Hogson Society sapeva che si trovava alla Wammy's House?



     Nathalie chiuse la porta della camera alle sue spalle e sospirò nervosamente. Forse ce l'aveva fatta. Aveva aspettato per cinque anni un momento simile. Non aveva preparato un piano, aveva semplicemente agito d'istinto, ma forse le cose sarebbero andate bene ugualmente. Si fece una doccia e poi si mise ad ascoltare i notiziari, mentre aspettava che le portassero la cena. La notizia in prima pagina era sulla morte di dodici agenti dell'FBI mandati in Giappone per il caso Kira: erano tutti morti nello stesso momento per attacco cardiaco. A seguito veniva annunciata da parte del portavoce dei federali la rinuncia da parte loro a proseguire le indagini a fianco dell'Interpol.

Merda!” pensò Nathalie. Questo complicava le cose. Non era propriamente un agente dell'FBI, quanto più un collaboratore alle indagini esterno. Probabilmente, la definizione più appropriata sarebbe stata “Mercenaria carne da macello”. Dopotutto, i membri della sezione Privates for Police Enforcement Program (PPEP) della Hogson Society erano mercenari spesso ingaggiati dalle varie forze di polizia o governative, come supporto nelle operazioni ad alto rischio. “Carne da macello”, per l'appunto.

     Ma se i federali si ritiravano dalle indagini, come avrebbe fatto Watari a farla contattare per chiederle di partecipare al caso? E se Hayer l'avesse scoperta? Afferrò l'anello d'oro bianco che portava al collo, legato su di un semplice filo nero, e cominciò a rigirarselo tra le dita, come faceva sempre quando si sentiva nervosa. Ogni sua iniziativa personale sarebbe stata gravemente punita da Hayer, ma nulla le vietava di partecipare ad indagini per le quali veniva richiesta la sua consulenza. Aveva già collaborato con L in passato, all'oscuro di tutti. Come durante il caso del killer di Los Angeles. Né L né Watari avevano minimamente sospettato che la persona dall'altra parte del telefono o del PC fosse lei, K, l'ex studentessa bannata dalla Wammy's House. L'ex studentessa morta suicida. Si chiese cosa avrebbe pensato Watari all'ascoltare il messaggio che aveva lasciato ad Harvey. Ce l'avrebbe avuta ancora con lei, dopo tutti quegli anni? L'avrebbe aiutata?

     Guardava distrattamente i nomi dei morti che passavano alla televisione, quando si sentì venir meno.

Raye Penber.

Si abbandonò con un gesto stanco sul divano, fissando la televisione con uno sguardo vuoto.

Perciò c'era anche Raye tra quegli agenti?

Nathalie si pentì di aver ironicamente ringraziato Kira per averle concesso l'occasione di fuggire. Il povero Raye...

Ma la tristezza aveva già ceduto il posto alla rabbia, al pensiero di non poter usare il telefono per chiamare Naomi, che con ogni probabilità si trovava come lei a Tokyo, andare da lei, cercare di farle forza. Quanto sarebbe dovuta ancora durare la sua prigionia? Quanto tempo avrebbe passato ancora, tagliata fuori da ogni legame col mondo? Ricordava tutti gli inviti a cena di Naomi e Raye, che aveva dovuto rifiutare, perché sotto sorveglianza, e per paura di coinvolgerli nella sua rete di intrighi.

Si alzò e tirò un pugno violento allo schienale del divano, e con un calcio rovesciò la poltrona. Poi si buttò nuovamente a sedere a gambe larghe, e affondò le mani nei folti capelli.

     In quel momento, squillò il telefono.

La donna si voltò con sguardo furente verso il mobile su cui era appoggiato il telefono, per poi alzarsi controvoglia per andare a rispondere.

-Nathalie Banks.-

-Piccola! Ho sentito il telegiornale e ho temuto il peggio!- fece una voce maschile.

-Bjarne!- esclamò lei piacevolmente sorpresa. -Non sai quanto sono felice di sentirti!-

Si arrotolava una ciocca di capelli attorno al dito indice, mentre parlava.

-Ho chiamato subito i tuoi... ehm... superiori, per sapere se stavi bene e mi hanno detto che ti avevano scortata in hotel. Te non hai idea del colpo che mi sono preso!- continuò lui, la voce ansante.

-Sei sicura di voler continuare a lavorare su questo caso?- riprese, con tono preoccupato. -Questo Kira non può essere umano! Insomma, uccide le persone a distanza, come potete competere con qualcuno che non sapete come fa ad uccidere?-

-Ci sto lavorando, Bjarne, tranquillo.- rispose lei, appoggiandosi al muro.

-E comunque, per il momento pare che l'FBI si sia ritirato dalle indagini.- continuò, volgendo lo sguardo verso il soffitto mentre giocherellava col filo della cornetta. -Quindi non ti devi preoccupare.-

-Bene...- disse allora Bjarne, sospirando. Poi vi fu un attimo di silenzio, dopo il quale l'uomo riprese a parlare, in tono più tranquillo. -Quindi... tornerai negli Stati Uniti?-

-È probabile.- rispose lei, spostando il proprio peso da una gamba all'altra. -Almeno per il momento.-

-Bene.- disse Bjarne. -Non te lo perdonerei mai se ti facessi ammazzare.-

Nathalie si lasciò scappare una risatina triste.

-Bjarne. Tra quegli agenti c'era Raye. Il fidanzato di Naomi.- disse, spostando lo sguardo fuori dalla finestra.

-Ah.- fece l'uomo all'altro capo del telefono. -Naomi... è la ragazza che aveva cominciato ad insegnarti il giapponese? Quella del caso del serial killer di Los Angeles?-

-Sì.- rispose K, sospirando. -Mi avevano chiamato per una consulenza e ci siamo conosciute lì. Insomma, ci aveva chiamate... lui.-

-Aha.- disse Bjarne. -Non vorrei essere indelicato, ma... non è colpa tua se Raye Penber è morto. Non cominciare col tuo brutto vizio di sentirti responsabile delle tragedie che accadono a chi conosci.-

-Bjarne...-

-Ascoltami.- la interruppe lui. -Concentra le tue energie per cercare di sopravvivere, va bene? Dico sul serio. Io me la cavo, i miei se la cavano, stai facendo anche troppo per cercare di tenerci al sicuro.-

     Nathalie fremette. Lui non poteva sapere che proprio quel pomeriggio aveva fatto qualcosa che avrebbe potuto metterli seriamente in pericolo. Era stata una decisione istintiva, ma forse troppo egoista?

-Non parliamo di questo.- disse allora. -Piuttosto, dimmi qualcosa di te. Non ci sentiamo da almeno tre giorni.-

Sentì ridacchiare dall'altra parte del telefono.

-Non ti ho fatto morire i fiori, se è questo che ti stai chiedendo.-

Perfetto. Era il loro codice per avvertirla se gli uomini di Hayer lo pedinavano più del solito o lo minacciavano.

-Ma che bravo!- ridacchiò anche lei. -Appena torno a casa mi assicurerò che sia tutto in ordine. Guai a te se trovo qualcosa fuori posto!-

Cominciò ad arrotolarsi una ciocca di capelli attorno al dito.

-A proposito dei fiori...- riprese. -Oggi, tornando qui in taxi, sono passata davanti ad uno di quei grandi parchi pieni di alberi di ciliegio, e mi spiace non poter rimanere qui in Giappone fino alla fioritura. Perciò, ho pensato di chiamare il fiorista, quando verrà la stagione, e prendere qualche ramo da mettere in casa, quando verrò a trovarti. Sai, stare da te mi mette sempre allegria, anche perché sembra tu viva in un giardino botanico, però pensavo di cambiare un po' colore alla mia stanza. Non che il rosa mi sia mai piaciuto, ma mi sono un po' stancata di tutti quei colori freddi.-

Dall'altro capo della cornetta, Bjarne tratteneva il respiro. Nathalie si rendeva conto che il codice basato sui fiori era stupido e scontato, ma quando erano riusciti ad elaborarlo, lontano da cimici e telecamere, era l'unica cosa abbastanza semplice da elaborare, con diverse possibilità di interpretazione, e che potesse incastrarsi in modo più o meno naturale in una normale conversazione.

-Ahaha!- ridacchiò di nuovo Bjarne. -Mi piace come idea! Certo, sarebbe meglio se potessi assistere direttamente alla fioritura lì in Giappone, ma direi che ci possiamo accontentare. E, se mi posso permettere di dirtelo, era proprio ora che ti decidessi a cambiare un po' la tua stanza. Sono anni che non mi permetti di spostare nulla di un millimetro.-

Rise di nuovo. -Questa casa effettivamente sembrerebbe davvero un posto lugubre, senza i nostri fiori. In questo palazzo vecchissimo, le finestre danno su vicoli sporchi e stretti, le assi del pavimento scricchiolano. Ma visto che sei così in vena di cambiamenti, non è che riesco pure a convincerti a prenderci un cane?-

     Ricevettero in quel momento l'avviso che la chiamata sarebbe stata interrotta. Il tempo era scaduto. Bjarne era stato avvertito del suo tentativo di mettersi in contatto con Watari, e aveva reagito bene. Povero idiota, pensava Nathalie, non si era ancora reso conto in che razza di casino s'era messo quando aveva deciso che sarebbe rimasto al suo fianco in ogni caso? Non pensava alla sua famiglia?

Un paio di ore dopo, la donna si infilò una logora maglietta nera e sformata e si mise a letto. Ripensava all'esatto svolgimento degli eventi della giornata, cercando di considerare ogni possibile scenario. Ogni modo in cui Hayer poteva essersi accorto che si era tolta il braccialetto elettronico e il cappotto, sicuramente pieno di altre cimici e localizzatori, e soprattutto l'anello d'oro bianco col rubino, quello dal quale non si separava mai, quello che le avevano strappato dalle mani anni prima per profanarlo con un localizzatore proprio sotto la pietra preziosa; l'anello che ora si stava rigirando tra le mani.

-November 8th, 1997, by the river.- sussurrò, prima di addormentarsi.

   
 
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