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Autore: bambolinarossa98    17/03/2018    2 recensioni
[Seconda storia della serie The Chronicle's of Mafia Family.]
🌟
[Katekyo Hitman Reborn!Crossover]
Gli Anelli Vongola, gli Anelli Mare e i Ciucciotti degli Arcobaleno.
Insieme formano il Trinisette: tre gruppi di sette pietre ciascuno che, si dice, abbiano creato il mondo...

*
[...]Il suo volto era illuminato dalle fiamme che guizzavano nel recipiente di pietra a cui era appoggiato, creando ombre danzanti sul suo viso che lei riusciva a scorgere benissimo... eppure, se doveva soffermarsi sui dettagli, questi le sfuggivano. Come un sogno che si cerca di ricordare mentre quello continua a scivolare via dalla tua mente.
*
[...]Un giorno, in un futuro lontano, potresti guardarti indietro e pensare: ma io ero davvero così? E sarà strano, nostalgico, ma anche buffo e ti scapperà un sorriso perché ti renderai conto di quanto tu sia cresciuta. -
***
Un misterioso bambino venuto dall'Italia.
Uno strano ragazzo venuto dal Giappone.
Un segreto che nasce dagli albori della famiglia mafiosa più potente del mondo.
Il destino di Marinette, ereditato col sangue.
*
[Sequel di The Third Family]
Genere: Azione, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicle's of Mafia Family'
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REVISIONATO IL 12/06/2019



Titolo: The Lady of the Ring
Capitolo: 16. Il mio San Valentino all'insegna della morte - Parte 2
Fandom: Katekyo Hitman Reborn - Miraculous
Numero Parole: 7.911
 
 
 
 
 
Marinette non seppe dire con certezza quanto tempo passò. Quando riprese conoscenza il salone era immerso nel buio e c'era un silenzio quasi inquietante. Si mosse leggermente, sentendo un grande peso gravare su di lei e alzò la testa, prendendo una boccata d'aria e intonaco.
Tossì la polvere andatale di traverso e tastò con mani incerte ciò che le stava sopra, affondando le dita nelle pieghe della stoffa di una camicia su un paio di fianchi senza dubbio maschili. E per un attimo Marinette ebbe davvero paura.
Aprì gli occhi esitante, attenta alla polvere che aleggiava nell'aria, e la prima cosa che incontrò furono delle lunghe ciocche di capelli che le bloccavano parte della visuale; impossibile non sapere di chi fossero.
- Sq-Squalo...? - annaspò, con voce roca e il respiro soffocato. Le bruciavano tantissimo la gola e il petto e sentiva delle dolorose fitte al ginocchio destro; la gamba sinistra era quasi completamente addormentata. Dal ragazzo, però, non ebbe nessuna risposta. - Ehi! Squalo! - esclamò, a voce più alta, iniziando a sentire il panico farsi strada dentro di lei: se gli fosse successo qualcosa per colpa sua non se lo sarebbe mai perdonata.
Dopo pochi attimi, però, un lieve gemito si levò da un punto vicinissimo al suo orecchio e Squalo si mosse leggermente.
- Quanto sei rumorosa... - mormorò, facendo scorrere le braccia da sotto la sua schiena per poggiare le mani sul pavimento e fare leva, cercando di alzarsi - ...ci sento benissimo - ricordò, alzando il viso sul suo: nell'impatto i capelli erano scivolati via dall'elastico lasciandoli ricadere sciolti oltre le sue spalle, sfiorando il pavimento e il volto della ragazza. Marinette vide un angolo della frangia, sulla sinistra, sporco di sangue e si allarmò.
- Sei ferito! - constatò, alzando una mano per scostargli i capelli e scoprendo così un lungo taglio sulla fronte, che scendeva fino allo zigomo.
Squalo si sottrasse dalla sua presa, voltando lo sguardo di lato - È solo un graffio - tagliò corto.
Marinette strinse le labbra, stizzita - Anche quello è solo un graffio? - chiese, gelida, indicando la spalla sinistra del ragazzo: la camicia nera era squarciata e macchiata di sangue.
- Sto bene - rispose lui, evasivo, benché fosse pallidissimo in volto - Usciamo di quì. -
Marinette all'inizio non capì cosa intendesse poi guardò meglio oltre la spalla di lui e gelò: non se n'era resa subito conto ma erano parzialmente sepolti dalle macerie, probabilmente era crollato loro addosso l'intero soffitto. Ma se lei se l'era cavata con qualche fitta alle gambe, Squalo aveva preso tutto il peso su di sé avendole praticamente fatto da scudo col proprio corpo.
- Come pensi di... - annaspò lei, atterrita dallo spettacolo che le si parava di fronte. Squalo, però, afferrò i cumuli che gli gravavano sulla schiena con entrambe le mani e, aiutandosi con le spalle, fece sfoggio di una forza che non ci si sarebbe mai aspettati dalla sua corportatura esile, riuscendo ad alzarli di qualche centimetro buono, non senza sforzo.
- Esci - ringhiò, quando si rese conto che lo spazio era sufficente a farla scivolare via - Sbrigati! - aggiunse, non vedendola muoversi.
Marinette esitò, poi si alzò sui gomiti sgusciando da sotto il suo corpo e si mise in piedi. Cercò quindi di aiutarlo a uscire, sebbene con qualche difficoltà: una sola mossa falsa e sarebbe rimasto lí sotto.
- Sei sicuro di stare bene? - domandò, aiutandolo ad appoggiarsi ad una parete ancora intatta, e inginocchiandosi accanto a lui.
- Sì - ripeté lui, con un sospiro - Tu? Sei ferita? -
Marinette esitò - No - rispose - Sto bene - poi si guardò intorno: il salone era ingombro di macerie e tavoli, una grossa voragine aveva preso il posto del soffitto, le scale e la porta d'uscita erano bloccate. Non vi era nessuno. Si portò una mano alla borsetta ed aprì la zip, controllando che Tikki stesse bene: il Kwami sembrava stordito ma le regalò un sorriso rassicurante per dirle che stava bene.
- Siamo bloccati qui? - sospirò Squalo, incredulo. Marinette fece vagare lo sguardo per la sala.
- No, la porta della cucina è libera - notò.
- Vuoi farti un panino? - chiese Squalo, scettico. La ragazza gli rivolse un'occhiata seccata.
- La cucina ha il montacarichi - spiegò - Possiamo salire ai piani superiori e cercare un'altra uscita - aggiunse, alzandosi e porgendgli la mano - Ho affrontato abbastanza akuma in questo hotel da conoscerlo meglio dei proprietari - abbozzò un sorriso.
Squalo esitò, poi afferrò la mano che gli veniva offerta e si alzò. Marinette lo vide sbiancare di colpo e piegare il busto in avanti, imprecando a denti stretti quando si portò una mano alla base della schiena.
- Cosa? - domandò lei, allarmata, avvicinandosi per sorreggerlo.
- Niente - ringhiò lui, con il fiato corto, provando a mettersi di nuovo dritto ma era palese che ci fosse qualcosa che non andava.
- Ti fa male la schiena? - insisté Marinette, portando una mano su di essa.
- Ho detto che non è nien... - ripeté lui, cercando di sottrarsi alla sua presa, ma la ragazza lo trattenne per l'orlo della camicia iniziando ad innervosirsi.
- Piantala di fare lo stupido! - sbottò con veemenza.
- Esiste una cosa chiamata orgoglio maschile - rispose lui, restìo.
- Io la chiamo idiozia - lo rimbeccò lei, facendosi passare il suo braccio sano dietro il collo e sorreggendolo per la vita - E ora cammina! - ordinò, guidandolo verso l'altro lato della sala. Squalo borbottò qualcosa, riluttante, ma arrancò dietro lei, leggermente instabile sulle proprie gambe.
Marinette aprì le porte della cucina con un piede, notando il caos che vi era all'interno, e trascinandosi fino al montacarichi.
- Angusto - commentò il ragazzo, alzando la saracinesca sul piccolo ascensore nella parete.
- Non è fatto per trasportare persone - rispose Marinette - Ma io e Chat lo abbiamo usato diverse volte e non è così scomodo - disse.
Squalo inarcò un sopracciglio - Certo... se non sei alto un metro e ottanta - ricordò, sarcastico.
- Dovremmo arrangiarci - sospirò lei - Vai prima tu - aggiunse, sfilandosi dalla sua presa.
- Stavo per dirlo io. -
- Non ricominciare. Sali! - lo ammonì la ragazza, minacciosa. Squalo sembrò sul punto di ribattere, infine sbuffò e si infilò nel montacarichi, rannicchiandosi dolorosamente per riuscire ad entrarci. Marinette pigiò il pulsante sulla parete e lo vide sparire oltre il soffitto; meno di due minuti dopo, l'ascensore tornò giù.
Si tolse le scarpe e chiuse i centurini, legandoli al filo della borsetta, poi s'infilò nel montacarichi e diede un colpetto al bottone. Quando l'ascensore si fermò si ritrovò nel corridoio del quarto piano: Squalo era poggiato allo stipite di una delle porte di fronte ma non era solo.
La ragazza spalancò gli occhi, stupita, quando scorse la figura di un ragazzo infilato in una tuta nera uscire dalla camera con un fazzoletto bagnato in mano.
- Chat Noir! - esclamò. L'eroe alzò gli occhi su di lei, sentendosi interpellato, e sorrise.
- Ehi! - salutò, facendo un cenno con la mano, porgendo il panno a Squalo - Situazione pericolosa, eh? - commentò.
Marinette fece una smorfia, osservando il ragazzo pulirsi la ferita sul viso, e sospirò - Molto - acconsentì in un mormorio, sporgendo le gambe oltre la finestrella e scendendo con un salto. Appenna poggiò i piedi nudi sul tappeto, però, il vestito le rimase impigliato nella saracinesca, alzandosi. Marinette arrossì violentemente e si abbassò la gonna di scatto.
- Non guardate! - ordinò, abbassando lo sguardo.
I due ragazzi erano rimasti impietriti sulla soglia ma se Chat aveva voltato lo sguardo di lato, Squalo si era limitato ad aggrottare la fronte.
- Non ho visto niente! - borbottò l'eroe, portandosi le mani davanti al viso con un accenno d'imbarazzo sulle gote.
- Hai davvero le mutande con le coccinelle? - chiese Squalo, perplesso.
Marinette sgranò gli occhi, incredula - Squalo! - esclamò indignata.
Il ragazzo si tolse il sangue dalla fronte, indifferente - Tanto si è visto tutto - informò.
- Ma... non... - balbettò lei, allucinata - ...non c'era bisogno di fare commenti al riguardo - mormorò, imbarazzatissima.
Squalo alzò gli occhi al cielo - E poi ti lamenti se ti chiamo mocciosa. -
- Chiamasi pudore!  - lo rimbeccò lei, stizzita.
- Io mi riferivo alle coccinelle - rispose lui, come se fosse ovvio.
Marinette lo guardò malissimo, ma prima che potesse rispondergli per le rime Chat intervenne, schiarendosi la gola - Per quanto la conversazione possa essere interessante, e non dubito che lo sia, non penso che sia saggio restare quì - disse, attirando l'attenzione - L'Akuma è ancora in giro e potrebbe essere pericoloso per voi. -
Squalo alzò le sopracciglia in un espressione scettica e Marinette sospirò - Giusto - intervenne, con fin troppa enfasi, avvicinandosi a lui e afferrandolo per il braccio, aiutandolo a reggersi - Quindi... tu vai pure a fare il tuo lavoro mentre noi usciamo di quì, eh - sorrise allegra, tirandosi il ragazzo nel corridoio, ma non fecero due passi che il ragazzo si parò dinnanzi a loro.
- Lasciate che vi accompagni, almeno - si offrì - Le uscite principali sono bloccate, ma le scale antincendio non sono lontane. -
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata, titubanti - Ehm... non ce n'è bisogno, davvero... - iniziò Marinette.
- Senti, posso capire che la tua vena da supereroe t'imponga di fare il buon samaritano, ma alla mia età penso di poter benissimo badare a me stesso e ad una ragazzina - sbottò Squalo, spazientato. Marinette gli tirò una gomitata.
- Squalo, piantala! - lo ammonì con un'occhiataccia.
Chat sembrò un tantino turbato - Io non volevo assolutamente... - mormorò, incerto.
- Perdonalo, Chat... è fatto così, non ci si può far nulla - sospirò Marinette, rassegnata.
- Voooi! Che cosa vorresti dire con questo? - esclamò lui, voltandosi a guardarla offeso.
- Che proprio non sai cosa sia il tatto e l'educazione - lo rimbeccò lei, secca.
- Io lo so benissimo, mi sono semplicemente rotto le palle di queste situazioni del cazzo! È una settimana che andiamo avanti a rincorrere farfa... -
Marinette sgranò gli occhi, rendendosi conto di cosa il ragazzo stesse effettivamente per dire, e sussultò lasciandolo andare di colpo. Lui, perso l'appoggio e già instabile sulle proprie gambe, crollò col sedere sul tappeto come un sacco di patate.
Lei ci mise un po' a capire cosa avesse fatto e si portò le mani alla bocca, sbigottita - Oh, misericordia... scusa! - esclamò, inginocchiandosi al suo fianco, preoccupata - Stai bene? -
Squalo strinse gli occhi per un secondo e Marinette pensò che si stesse trattenendo dall'urlarle contro... oppure, semplicemente, la stava mentalmente insultando in tutte le lingue che conosceva. Poi sospirò a fondo - No, figuriamoci, era solo l'unico punto che non mi faceva male. Giusto così, per dire - borbottò sarcastico.
Marinette si morse il labbro, dispiaciuta, e lo prese per l'avambraccio aiutandolo ad alzarsi - Forse è meglio se usciamo sul serio da quì - constatò, lasciando che si appoggiasse a lei con qualche malcelata smorfia di dolore: era evidente che avesse bisogno di cure e piuttosto urgenti anche. - Senti, Chat, apprezziamo il pensiero, sul serio, ma ce la caviamo da soli - disse, seria, voltandosi verso di lui - Davvero - aggiunse in risposta al suo sguardo titubante - Tu occupati dell'Akuma, sono sicura che Ladybug arriverà presto ad aiutarti - lo rassicurò, anche se era consapevole di stargli dicendo una mezza bugia: lo avrebbe raggiunto, certo, ma prima doveva assicurarsi che Squalo finisse nelle mani di un medico il prima possibile. E non sapeva quanto tempo ci avrebbe impiegato.
L'eroe esitò, nervoso, infine annuì - Ok, va bene - si arrese - L'uscita più vicina e in fondo, a sinistra. Fate attenzione - disse, indicando il corridoio alle proprie spalle. Marinette gli sorrise poi lo superò, guidando Squalo per quei corridoi che ormai conosceva a memoria.
Quando fu sicura che il ragazzo non fosse più a portata di orecchi sospirò stancamente - Sei un vero esempio di discrezione, tu- commentò.
- Vooooi! Colpa sua, mi ha fatto innervosire - borbottò lui - E ne ho fin sopra i capelli di questo Papillon e le sue manie di rompere i coglioni - ringhiò - Che poi, dico io, fra migliaia di persone che abitano questa città perché proprio tu devi farlo? -
- Credimi, se lo sapessi forse non sarei quì - rispose lei - Un pomeriggio sono tornata a casa e ho trovato la scatola col Miraculous sulla scrivania. Mi ha dovuto spiegare tutto Tikki e ancora oggi non so come ci sia finita in camera mia - ricordò - Figurati che ho provato anche a rifilarlo ad Alya di nascosto - ammise.
- E non lo hai fatto perché...? - chiese Squalo, che era la prima volta che sentiva quella parte della storia.
Marinette ripensò a quel giorno, più di un anno prima, e le sembrò di rivivere ancora quelle stesse emozioni e paure - La prima volta che mi trasformai e andai a scontrarmi con un'Akuma non sapevo quello che stavo facendo - mormorò - Mi era stato detto cosa fare, come farlo e avevo visto con i miei occhi ciò che Papillon poteva causare. Mi sono semplicemente buttata per aiutare chi ne aveva bisogno ma dimenticai di purificare la farfalla, causando un'invasione di Golem di Pietra in tutta Parigi - raccontò - Sentivo di non poterlo fare, di non riuscire a farmi carico di una responsabilità del genere, così provai a farlo trovare ad Alya ma per una serie di circostanze la cosa non funzionò. Si può dire che decisi di riprendere le sembianze di Ladybug proprio per salvare lei e quando Papillon mostrò il suo volto usando tutte quelle Akuma... beh, mi buttai e basta: le purificai tutte e feci una promessa folle a tutta la Francia sul fatto che io e Chat Noir l'avremmo sempre protetta - sospirò - Il resto è venuto da sé - concluse, spingendo la porta di emergenza che dava sulle scale interne - Forse è stato stupido, a ben pensarci - rimuginò. Squalo sembrò rifletterci per un istante, mentre scendevano lentamente i gradini.
- Sai perché mi faccio crescere i capelli? - domandò d'un tratto.
- Uhm... dovrei? - rispose lei, incerta.
- Otto anni fa promisi a Xanxus che non me li sarei tagliati finché non fosse diventato Decimo Boss dei Vongola - spiegò
Marinette alzò gli occhi su di lui per un istante, sgranati - Perché proprio i capelli? - chiese.
Squalo aggrottò le sopracciglia - Erano i più comodi - rispose - Se ne stanno lì, buoni, non danno fastidio... niente di impegnativo. -
Marinette sbatté le palpebre, scettica - Ma se l'altra sera ho passato un'ora e mezza solo a toglierti i nodi - ricordò: le facevano ancora male i polsi tanto li aveva spazzolati.
Squalo aprì la bocca per dire qualcosa, infine espirò - Sì, beh... ogni tanto qualche inconveniente ci stà - ammise - Sapessi quante volte Lussuria ha passato ore a togliermi il sangue dai capelli. -
- Posso solo immaginarlo - commentò lei, evitando accuratamente di chiedere come ci fosse finito del sangue nei suoi capelli ma... ehi, lui era pur sempre un assassino!
- In quanto a promesse folli non ho nulla da invidiarti - aggiunse - Probabilmente questi capelli non me li taglierò mai, e lo so io come lo sa lui... eppure continuo ad andare avanti, forse nella mera speranza che qualcosa accada - mormorò, stringendo la presa del braccio intorno alle sue spalle - È semplicemente un modo per non accettare di aver fallito, e lo ammetto, anche se ciò mi dà solo illusioni e mi rende pure ridicolo. -
Marinette non rispose subito, saldando la presa intorno al suo fianco, senza sapere cosa fosse giusto dire: era la prima volta che Squalo si apriva così tanto con lei. Ciò la lusingava molto, certo, ma non immaginava che potesse portare con sé un simile peso; l'aveva sentito distintamente quel senso di oppressione nelle sue parole, l'importanza che quella promessa aveva per lui e l'amarezza di non riuscire a portarla a termine. - Ti stanno bene, però - buttò lì, cercando di alleggerire l'atmosfera - La permanente sopratutto. -
Giurò di vedere una vena spuntare sulla fronte di Squalo ma prima che potesse iniziare a sbraitarle contro una scossa fece tremare l'intero edificio, cogliendoli di sorpresa. I due ragazzi si bloccarono a metà della rampa di scale e Squalo si aggrappò al corrimano, stringendosela al petto, mentre le scale oscillavano pericolosamente.
Pochi secondi dopo tutto tornò fermo.
Marinette alzò lo sguardo al soffitto, turbata - Che cosa è stato? -
- Questo posto è antisismico, sì? - chiese invece lui.
- Forse... non so - rispose lei, incerta, sobbalzando quando una musichetta rock iniziò ad uscire dalla sua borsetta. Portò una mano a frugare al suo interno e ne estrasse il cellulare, miracolosamente vivo: era Nino.
- Nino? - rispose, ricevendo un sospiro di sollievo in risposta.
- Dio, Marinette, non puoi immaginare la paura che ci avete fatto prendere - disse il ragazzo - Vi abbiamo visti sparire sotto le macerie, tua madre ed Alya sono sull'orlo di una crisi isterica! -
- State tutti bene? - chiese lei, allarmata.
- Sì, siamo riusciti ad uscire in tempo. Voi come state? -
- Siamo vivi - annuì lei, non entrando nei dettagli.
- Abbiamo sentito una scossa assurda, poco fa, e tutte le finestre dell'ultimo piano sono esplose. Sappiamo che Chat Noir è già dentro ma fino ad ora non c'è stata traccia di Ladybug - spiegò Nino - Voi dove siete? Riuscite ad uscire? Dino vuole entrare a cercarvi - rispose.
- Beh, adesso siamo... - iniziò lei, prima che Squalo le togliesse il telefono di mano e se lo portasse all'orecchio.
- Passami l'idiota - ordinò, secco. Marinette era abbastanza vicina da riuscire a sentire il "Eh?" confuso del ragazzo. - Cavallone. Dino. Come lo vuoi chiamare! - sbuffò Squalo, seccato.
- Che stai facendo? - chiese lei, confusa e allibita, ma lui le fece segno di tacere. Una manciata di secondi dopo la voce di Dino uscì dal ricevitore.
- Squalo? Che succede? State bene? - chiese con una nota di panico nella voce.
- Zitto e ascolta: per adesso non possiamo uscire - sbottò Squalo, drizzandosi con una smorfia, restando però serio - Devi coprirci in qualche modo. Inventa una scusa, una qualunque non importa quale, ma dobbiamo prima occuparci di quel coso - spiegò, riferendosi all'Akuma.
Marinette sgranò gli occhi - Ma che stai dicend...? - esclamò, incredula. Squalo alzò il braccio che teneva intorno alle sue spalle e le tappò la bocca con la mano, senza scomporsi, stroncando le sue proteste. Dino mormorò qualcosa, che Marinette non riuscì ad afferrare, ma sembrava preoccupato.
- Fallo e basta, noi ce la caviamo - sbottò Squalo iniziando ad innervosirsi - Voooi! È proprio questo il punto, idiota! - aggiunse, in un ringhio. Marinette si agitò, provando a protestare, ma produsse solo mugolii soffocati. Squalo la ignorò. - Ottimo! - concluse, etereo, mettendo giù il telefono e chiudendo la chiamata.
Solo allora si decise a lasciarla andare.
- Ma cos'hai al posto del cervello, segatura?! - sbottò Marinette, incredula e indignata - Dell'Akuma posso occuparmi anche dopo! -
- Potresti non averne il tempo - la interruppe Squalo, impassibile, porgendole l'apparecchio - Come stanno messe le cose fuori non siamo sicuri che riusciresti a rientrare senza dare nell'occhio. Pensaci. -
Marinette strinse le labbra concordando che, sì, sarebbe stata presa d'assalto dai suoi genitori e da Alya appena messo piede fuori la porta, ma forse con una scusa sarebbe riuscita a defilarsi, magari aiutata da Dino o da Bianchi. Il punto era che lì non potevano restare... Squalo non poteva restare. Non in quelle condizioni.
- Non sei nelle condizioni di starmi dietro - disse, dando voce ai suoi pensieri - E azzardati a dirmi di nuovo che stai bene e ti mando fuori di quì a calci nel sedere! - minacciò, in un sibilo, stroncando le sue proteste sul nascere.
- Non sono messo così male - sbuffò lui, alzando gli occhi al cielo, ficcandole il telefono nella mano libera.
- Questo lo dici tu! -
- Vuoi stare quì a discutere o tornare su e prendere a calci in culo quel tizio? -
Marinette lo fissò per qualche istante, riluttante, infine rigettò il telefono nella borsa e fece dietrofront - Dopo facciamo i conti! -
 
 
Dino sospirò, passandosi una mano tra i capelli biondi e scompigliandoli ancor di più. Nino lo fissava in silenzio, aspettando che dicesse qualcosa, cercando di tenere a bada il senso di oppressione che il viso preoccupato del ragazzo ispirava.
- Allora? - chiese, non riuscendo a trattenersi, sapendo che tutti lì intorno li stavano ascoltando.
Dino strinse le labbra per un istante infine gli restituì il cellullare - Stanno bene ma sono bloccati dentro - rispose lapidario - Sono in una situazione complicata e non possono muoversi - continuò, volgendo lo sguardo su di loro - Ma sono al sicuro. Usciranno appena sarà tutto finito. -
Sabine sospirò, rincuorata, e si appoggiò alla spalla del marito che le circondò la vita con le braccia, anche lui molto pallido e tirato; Alya espirò silenziosamente e il suo viso riacquistò un po' di colore; persino Chloé, avvolta nella giacca prestatale da Adrien per ripararsi dal freddo, mostrò un accenno di sollievo che si premurò di nascondere. Solo il giovane Agreste mancava all'appello: il ragazzo si era defilato con una scusa appena aveva constatato che stessero tutti bene.
Dino si avvicinò a Bianchi e Lal, parlando a bassa voce per evitare orecchie indiscrete - Squalo è voluto restare dentro per permettere a Marinette di affrontare l'Akuma - mormorò - Lei però non era d'accordo, temo che sia successo qualcosa di grave. -
- Non avrei dovuto perderla d'occhio - sospirò Bianchi, amareggiata - Avrei dovuto impedirle di tornare dentro. Se Squalo non fosse intervenuto... -
- L'importante è che stiano bene - tagliò corto Lal, seduta tra le sue braccia - Se la caveranno e finché c'é Squalo con lei non abbiamo motivo di preoccuparci. -
Lui annuì - Sono decisamente più tranquillo sapendoli insieme - ammise.
- Spero solo che non siano feriti - mormorò Bianchi, volgendo lo sguardo all'edificio danneggiato - Poi quando tornano gliene canterò quattro. -
 
 
Marinette era stata riluttante a portare Squalo fin sul luogo dello scontro: tanto per cominciare non voleva che rimanesse coinvolto, aggravando ancor di più la sua situazione, e poi sarebbe sembrato strano se fosse riapparso dal nulla in compagnia di Ladybug. Ma il ragazzo non aveva voluto sentire scuse e si erano trascinati per tutto l'hotel litigando animatamente.
Grattò distrattamente il dito sulla testa di Tikki, poggiata nel palmo della sua mano, fissando l'ultimo piano in completo stato di devastazione: pezzi di muro e soffitto erano crollati, le porte divelte giacevano abbandonate sui pavimenti delle camere e le finestre erano completamente a pezzi. Di Chat Noir o l'Akuma nessuna traccia.
- Ma cosa è successo quì? - mormorò, turbata da tutto quel disordine: di solito gli Akuma non erano così aggressivi o violenti.
- La cosa mi preoccupa - ammise il kwami, sgranocchiando gli ultimi rimasugli di un pezzo di cioccolato.
Squalo fece una smorfia, appoggiandosi col braccio al muro del corridoio. - Sono l'unico a pensare che ci sia qualcosa che non quadra? -
Marinette si morse il labbro - Direi proprio di no - rispose, abbassando lo sguardo su Tikki con un velo di preoccupazione - Te la senti? - chiese. Lei alzò i grandi occhi blu per incrociare i suoi e sorrise, alzandosi in volo.
- Certo - rispose sicura - Quando vuoi! -
Marinette sorrise e si scostò la ciocca di capelli dalla guancia, per lasciare libero l'orecchino sinistro. - Tikki, trasformami! -
La prima cosa che Marinette fece appena fu nelle vesti di Ladybug fu prendere lo yo-yo e tentare di chiamare Chat, senza risultati però.
- Detesto quando non mi risponde - sbuffò la ragazza, chiudendo la chiamata e attivando il GPS.
- Chissà, magari è troppo impegnato a cercare di non farsi trasformare in un blocco di cioccolato fondente - commentò Squalo, ironico.
- Non posso andare ad aiutarlo se non so dov'é - rispose lei, cercandolo sulla mappa della città. Con un bip-bip una piccola zampa di gatto verde apparve sullo schermo e Marinette lo ingrandì con un gesto di pollice e indice.
- È sul tetto! - esclamò, chiudendo lo yo-yo.
- Ottimo. Come ci arriviamo sul tetto? - domandò Squalo. Marinette indicò un salone in fondo al corridoio.
- Prendendo l'ascensore - rispose, come se fosse ovvio, riprendendolo sotto braccio. Il Miraculous le forniva, oltre alla calzamaglia sexy e uno yo-yo supertecnologico, anche un notevole aumento della propria forza fisica, quindi sorreggere Squalo era decisamente meno faticoso rispetto a prima.
- Non trovi che ci sia troppo silenzio? - domandò lui guardando il soffitto, mentre aspettavano l'ascensore.
Lei si morse il labbro - Spero solo che non sia successo niente a Chat - mormorò, varcando le porte quando si aprirono. Il viaggio durò pochissimo e appena si fermarono, con uno squillante ding, un brivido ormai familiare percorse Marinette da capo a piedi. Appena le porte si aprirono la ragazza scattò di lato nascondendo lei e Squalo nell'angolo coperto: un fascio di luce colpì la vetrata davanti la quale erano solo poco prima, distruggendola.
- Un benvenuto di classe - commentò il ragazzo, reggendosi alla sbarra di metallo. Marinette s'inginocchiò, facendolo accomodare nel riparo improvvisato.
- Tu resta quì - raccomandò, fiondandosi fuori senza neanche dargli il tempo di protestare: l'Akuma era lì, in piedi oltre la piscina, puntandole la pistola contro. Alle sue spalle, legato a testa in giù ad uno degli ombrelloni, vi era Chat Noir.
- Buonasera, milady - sorrise, salutandola.
- Scusa per il ritardo, Chaton - rispose lei prendendo lo yo-yo.
- Fammi indovinare: eri dal parrucchiere! - la prese in giro lui, riferendosi alla pettinatura della ragazza. Marinette sgranò gli occhi e si portò una mano alla nuca, rendendosi conto che i suoi capelli non erano legati nei due soliti codini ma nella crocchia che le aveva fatto Bianchi. Riuscì a sentire sotto le dita un nastro di seta legato intorno all'acconciatura al posto dei ferretti, che si diramava in due estremità alla base del collo.
- Ehm... sì, esatto - rispose, sforzandosi di stare al gioco - Non posso certo combattere il male senza una pettinatura adeguata. -
- Una fine in grande stile, Ladybug - ringhiò l'Akuma alzando la sac â poche verso di lei, che scartò di lato per evitare un raggio. Saltò oltre una sdraio e capovolse un tavolino per usarlo come scudo.
- Non per metterti fretta... - urlò il ragazzo per farsi sentire oltre il frastuono degli spari - ...ma se mi liberassi mi faresti un grandissimo favore! -
Marinette si sporse oltre il proprio rifugio e si guardò intorno: era troppo lontana da lui, uno scatto veloce per cercare di raggiungerlo non era fattibile e non vi erano ripari lungo la strada. Strinse gli occhi e si portò una mano al collo, estraendo la catena con l'anello dal colletto del costume. Era un azzardo pericoloso, non aveva nulla con cui nasconderlo e non poteva fare troppo affidamento sul buio ma non aveva molta scelta.
Se lo fece scivolare al dito e sospirò - Si accettano suggerimenti. -
Ti consiglierei di utilizzare le Fiamme per disperdere il colpo se non desse troppo nell'occhio, rispose Radi.
- Quindi... qualcosa di meno appariscente? - domandò.
Corri.
Marinette sospirò, abbandonando la testa sul ginocchio - Come farei senza di te? - chiese, sarcastica.
Semplice: non faresti.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e scattò di lato, uscendo da dietro il tavolino e dirigendosi verso l'ombrellone. Schivò sedie a sdraio, tavoli e raggi mortali, ogni tanto mossa da Radi, mentre cercava di avvicinarsi il più possibile al ragazzo.
« Come faccio a liberarlo in queste condizioni? Ho bisogno di tempo! »
Scivolò sotto un tavolino e, nel mentre, la sua mano si mosse da sola per avvolgere lo yo-yo intorno alla base.
Ci arrangeremo.
A Marinette non servirono spiegazioni per capire cosa volesse fare l'uomo: attirò il tavolino a sé e lo lanciò alla sua sinistra, contro l'Akuma. Non perse tempo neanche per vedere cosa stesse succedendo ma si fiondò verso Chat Noir e iniziò a trafficare con le corde che lo tenevano legato.
- Pensi di riuscirci entro i prossimi 0,5 secondi? - le chiese lui, con un sorriso che tradiva l'ansia.
- Anche meno - rispose lei, afferrando la base delle corde e spezzandole con un gesto secco; non sapeva da dove fosse venuta tutta quella forza ma un mezzo dubbio lo aveva.
Chat cadde al suolo di peso, con un lamento soffocato, e fece una capriola indietro per rimettersi dritto.
- Sono felice di rivederti - esclamò.
- Anche io! - annuì lei, sussultando quando un raggio le passò vicinissimo all'orecchio. Entrambi si voltarono e rimasero allibiti quando scorsero l'Akuma in piedi al centro della piscina che si dimenava per liberarsi dalla presa di Squalo: il ragazzo lo aveva bloccato con un braccio intorno al collo, mentre con l'altro teneva il polso nel quale impugnava l'arma.
Marinette passò dallo shock all'incazzatura più nera nel giro di un nanosecondo: gli aveva raccomandato di non farsi coinvolgere e quell'imbecille che faceva? Si gettava sul nemico... la coerenza, proprio!
Chat aveva sgranato gli occhi, incredulo. - Che cosa ci fa lui quì? -
Ma la ragazza non si prese neanche la briga di rispondergli, gettandosi a capofitto sui due in un impeto d'ira spaventoso.
Posso?
« Dagliene anche da parte mia. »
Il pugno che partì subito dopo abbattendosi sul viso dell'Akumizzato avrebbe meritato dieci punti pieni: l'impatto fu così forte che persino Squalo, che si reggeva in piedi per pura forza di volontà, barcollò pericolosamente all'indietro. La presa si allentò e l'uomo cadde carponi sulla lastra di plastica che copriva la piscina, con un gemito di dolore, mentre Squalo cercava di restare dritto. Marinette si voltò verso di lui, con una luce pericolosissima negli occhi, e gli tirò uno scappellotto sulla nuca.
- Voooi! - sbraitò il ragazzo, portandosi una mano alla nuca, allibito e dolorante - Che cazzo ti prende? -
- Che cosa credevi di fare, deficente?! - sbottò lei, incazzata, facendolo ammutolire di colpo. - Non t'azzardare a farlo mai più! -
Lo dicevo io, commentò Radi vagamente divertito, tutta tua nonna.
Squalo la fissò con gli occhi sgranati, come se la vedesse veramente per la prima volta, apparentemente senza nulla da controbattere. Almeno finché non intervenne Chat Noir, facendo scattare il proprio bastone esattamente in mezzo a loro due, facendoli sussultare: l'Akuma, ancora ai loro piedi, rotolò di lato schivandolo e si allontanò dal gruppetto.
- Non è opportuno distrarsi - commentò il ragazzo, affiancandoli.
Concordo con il micio in calzamaglia.
Marinette si voltò un attimo verso di lui poi tornò a rivolgersi a Squalo - Nell'ascensore - ordinò - Subito! - aggiunse, vedendolo sul punto di protestare. Il ragazzo fece una smorfia, poi voltò i tacchi e se ne andò.
- Lo conosci? - domandò Chat, dubbioso.
- No. Perché? - rispose Marinette, con una nonchalance spaventosa. Poi afferrò il proprio yo-yo e lo srotolò in aria richiamando il Lucky Charm. La sua perplessità dovette essere abbastanza evidente quando si ritrovò tra le mani un piccolo anello a pois.
- Gli chiediamo la mano? - scherzò Chat.
Marinette fece una smorfia, incerta, e si guardò intorno alla ricerca di qualche suggerimento: il mondo intorno a lei divenne grigio e l'anello nella sua mano lampeggiò di rosso, insieme alla sac â poche e il nastrino che le spuntava da sopra la spalla.
- È uno scherzo, vero? - commentò, scettica.
Come disse il tuo amico? "Le cose semplici sono le più buone."
- Devo ringraziare che non lo hai detto con la voce di Banderaz? - mormorò lei.
- Come scusa? - chiese Chat.
- Niente - si affrettò a rispondere lei, portandosi le mani all'acconciatura per sfilarsi il nastro - Tienilo occupato. -
Lui allungò il proprio bastone, prendendolo con entrambe le mani - Agli ordini milady! - esclamò, gettandosi all'attacco.
Marinette fece passare il nastrino dentro l'anello, legandolo all'estremità con un nodo stretto. Non era molto lungo, quindi avrebbe dovuto avvicinarsi.
Si gettò dietro Chat cercando di usarlo come copertura per lanciare l'anello senza farsi vedere, riuscendo a sporgersi oltre la sua testa proprio mentre l'Akuma schivava un colpo del ragazzo: l'anello s'incastrò perfettamente nella punta della sac â poche, stringendola abbastanza da bloccarla; non potendo espellere il raggio già carico quella gli esplose tra le mani, sbalzandolo indietro.
- Dov'è l'Akuma? - domandò Marinette avvicinandosi all'uomo.
- Nella collana! - rispose lui, indicando il ciondolo raffigurante una forchetta ed un cucchiaio incrociati poggiato sul suo petto. La ragazza la prese al volo, spezzandola in due: la farfalla fuoriuscì dalle due metà e lei si affrettò a catturarla. Dopodiché afferrò l'anello caduto poco distante e lo lanciò in aria, richiamando il potere del Miraculous, riportando l'hotel al suo stato originale.
Sospirò di sollievo vedendo l'uomo tornare come prima e rivolse uno sguardo oltre il parapetto, verso la folla che esultava sul marciapiede, parecchi piani più giù, e sorrise: era il momento di andare a picchiare Squalo.
 
 
Il boato di gioia che si era sollevato dalla folla appena la nuvola di coccinelle aveva avvolto l'hotel, segno che ormai era tutto risolto, Dino lo aveva a malapena sentito troppo impegnato a ringraziare il cielo e tutti gli dei che vi avevano dimora.
Dovettero aspettare almeno un'altra decina di minuti prima che le porte si aprissero e Squalo e Marinette sbucassero oltre di esse, discutendo come sempre. Il ragazzo non si preoccupò neanche di capire quale fosse il motivo del litigio, distratto dal sollievo di vederli sani e salvi e il velo d'ansia nel constatare le condizioni di Squalo non esattamente ottimali.
Ma Sabine batté tutti sul tempo fiondandosi addosso a tutti e due. Marinette, presa alla sprovvista, barcollò all'indietro rischiando di farli finire tutti e tre col sedere per terra se Squalo non fosse riuscito a mantenere l'equilibrio. La donna circondò il collo di entrambi con le braccia, stringendoli a sé.
- Grazie al cielo state bene - sospirò.
Marinette, decisamente impacciata e mezza soffocata, mormorò un "Mamma" piuttosto titubante; Squalo, per nulla abituato a quelle dimostrazioni di affetto e preoccupazione, fissava ad occhi sgranati un punto oltre la spalla di Sabine, incredulo e leggermente in imbarazzo.
- Mamma - ripeté Marinette, cercando di capire per quale astrusa legge della fisica riuscivano a stare ancora in piedi. Sabine si staccò da loro e lei riuscì a malapena a scorgere i suoi occhi, più lucidi del solito, prima che Alya le gettasse le braccia al collo, stringendola in una presa ferrea. Vide Squalo trattenere una mezza imprecazione quando dovette cercare di sostenereli tutti e tre, di nuovo.
- Azzardarti a farmi prendere di nuovo uno spavento del genere e ti strozzo con le mie stesse mani - minacciò, con la voce intrisa di sollievo. Vide Nino ringraziare il cielo, dietro di lei, e un mezzo sospiro uscire dalle labbra di Chloé.
Adrien le sorrise mentre suo padre, lì a fianco, li studiava con curiosità.
Bianchi s'intromise scostando la ragazza e afferrando Marinette, stringendosela al petto - Ti picchio dopo, adesso sono felice di vedere che stai bene - mormorò. Marinette biascicò qualcosa, il viso affondato nel suo seno e quella poca aria che aveva nei polmoni che cercava di abbandonarla del tutto.
Sorprendentemente fu Dino a mettersi in mezzo, prendendo la donna per le spalle e scostandola da lei - Così l'ammazzate sul serio - fece notare.
Marinette cercò di riprendere fiato mentre Squalo le batteva pacche incoraggianti sulla schiena. - Su, respira - la esortò, etereo. Dino alzò gli occhi su di lui, d'un tratto seri.
- Non sei messo bene - notò, turbato. Squalo ricambiò lo sguardo, senza mutare la sua espressione, e si esibì in uno "Tsk" di sufficenza.
- Sto benissimo - tagliò corto. Marinette gli lanciò un'occhiataccia ma evitò di esprimersi.
Dino non sembrò per nulla convinto ma fece un cenno a Romario - Torniamo a casa. -
 
 
Marinette doveva molti meriti al Lucky Charm: oltre ad aver rimesso a posto l'edificio aveva anche liberato lei e Squalo da tutta la polvere accumulata sotto quelle macerie. Nulla, però, aveva loro impedito di farsi una doccia appena tornati a casa.
Era stata trattenuta molto più del previsto da Alya e Nino, e il sindaco aveva voluto accertarsi di persona che nessuno fosse rimasto gravemente ferito. Ovviamente Squalo si era subito dato alla fuga in macchina ed era stato restìo a farsi dare un'occhiata persino da Romario; quando erano saliti in casa lui e Dino stavano ancora discutendo.
Si spazzolò i capelli a lungo, immersa nei propri pensieri, e quandò finì non prese neanche la briga di legarli. Si alzò dalla sedia e scese in cucina, sentendosi ancora più stanca di quando era uscita dall'hotel, ma dovette fermarsi in fondo alle scale, fissando il punto oltre il divano nel quale era stato sistemato il materasso improvvisato che Squalo continuava a usare, ostinandosi a non volere che salissero la branda nonostante sua madre continuasse a proporglielo.
Bianchi e Sabine erano inginocchiate sul tappeto, ai due lati del piumone, con Squalo steso a pancia in sotto su di esso, fresco di doccia. Si era legato i capelli in una crocchia frettolosa, con le punte che poggiavano sul collo, e se ne stava a fissare la poltrona di fronte con il mento poggiato tra le braccia incrociate. Al di sotto della frangia riusciva a scorgere il cerotto che gli copriva la ferita e la spalla sinistra era bendata... ma ciò che più le fece stringere il cuore fu la vista della sua schiena nuda: sulla pelle pallida risaltavano lividi scuri e ferite, anche profonde, che le due donne stavano disinfettando e coprendo con garze imbevute di connettivina, prima di fasciarlo completamente.
La ragazza sentì lo stomaco bruciare e una dolorosa fitta invaderle il petto, insieme ai sensi di colpi che si facevano prepotentemente largo dentro di lei: perché Squalo si era ridotto in quello stato per colpa sua, per proteggerla. Se fosse stata più attenta, se avesse capito il pericolo, se fosse riuscita a spostarsi in tempo anche solo di pochi metri...
Dino le poggiò una mano sulla spalla, facendola sussultare, e alzò gli occhi su di lui.
- Non preoccuparti, starà benissimo - cercò di tranquillizzarla, nonostante il velo d'incertezza che gli copriva gli occhi castani - Ha visto di peggio - aggiunse, con un mezzo sorriso che sembrò più una smorfia. Marinette sapeva a cosa si riferiva: le aveva raccontato a grandi linee la battaglia per l'Anello della Pioggia e di come i suoi uomini avessero dovuto tirare fuori il ragazzo dalla bocca di uno squalo, più morto che vivo. Era stato fortunato a sopravvivere ed era stato incapace di muoversi per diverse settimane.
Ma quello era diverso. Che fossero gravi o meno le ferite restavano tali e se non fosse stato per la sua incoscienza Squalo avrebbe potuto evitarle. Tornò a posare lo sguardo sul terzetto e si ritrovò a stringere il labbro inferiore tra i denti.
- Ciò non toglie che sia successo per colpa mia - mormorò.
Dino la guardò attentamente, restando in silenzio, come a scegliere con cura le parole da pronunciare. - Se può consolarti Bianchi ha deciso di non ucciderlo solo perché le faceva pena - disse infine.
- E ciò in che modo dovrebbe consolarmi? - chiese lei, perplessa.
- Che poteva decisamente andargli peggio di così - annuì lui. Marinette strinse le labbra, titubante.
- Apprezzo il tentativo, Dino, sul serio... - iniziò - ...ma tu le persone non le sai proprio consolare - ammise dispiaciuta.
Dino fece per ribattere ma la voce di Bianchi sovrastò qualunque cosa, sottile e minacciosa - Stai giù! - ammonì, spingendo Squalo sul materasso quando lui provò ad alzarsi.
Lui borbottò qualcosa, indispettito, ma non osò controbattere.
- Ti sei stirato la maggior parte dei muscoli, è meglio se non ti muovi per un po' - ordinò lei, raccattando i medicinali.
Squalo sbuffò - Non resto quì a fare la muffa per due stiramenti - borbottò, stizzito. Marinette sospirò - E ti lamenti pure! -
- Vooooi! Io mi lamento quanto mi pare! - sbraitò lui, in risposta.
- Su, su, non litigate - s'intromise Dino.
- È come chiedere al sole di non splendere - commentò Bianchi, superandoli per salire al piano di sopra.
- Ma che simpatica - la riprese Squalo, acido.
- Beh, che state sempre a litigare è vero - commentò Lal.
Ok, su questo avevano ragione. Squalo non ribatté, borbottando qualcosa che somigliò vagamente a  "chiamasi scambio di opinioni", e Marinette si limitò ad abbozzare un sorriso: in fin dei conti era il loro modo di comunicare. Di volersi bene, in qualche modo.
- Beh... vado a preparare la cena! - esclamò Sabine, rimettendosi in piedi e battendo le mani tra loro, dirigendosi in cucina. Ci fu un momento di imbarazzo nel quale Dino si guardò intorno titubante.
- Beh... - disse, infine, a voce un po' troppo alta - Vado a darle una mano, eh - e sparì in cucina. Marinette aveva dubbi sull'aiuto che il ragazzo potesse dare, ma non ribatté; piuttosto s'incamminò verso il centro del salotto e si sedette per terra, poggiando la schiena al divano e prendendosi le ginocchia tra le gambe.
Lal era seduta alle sue spalle, qualche metro più in là, che leggeva una rivista di cronaca: sulla copertina, che occupavano quasi tutta la pagina, lei e Chat Noir facevano bella mostra di sé sotto i titoli di vari articoli. Alcuni recavano notizie ordinarie, come la sconfitta di un nuovo Akuma o il salvataggio di qualcuno (in fin dei conti non si limitivano a salvare Parigi dagli Akuma ma ad essere delle vere e proprie unità speciali di giustizieri della malavita) o a cose più teoriche come "Chi saranno mai i salvatori di Parigi?" o ancora "Dove si nasconde Papillon?"; qualcuno aveva anche ipotizzato che i due eroi venissero da un mondo parallelo e vi era addirittura chi si chiedeva se stessero insieme.
Marinette non aveva mai badato molto a quelle voci. Cercava sempre di tenere Ladybug e Marinette separate quando si trattava di vita privata: Marinette non si sarebbe preoccupata della vita sentimentale di Ladybug... Ladybug non sarebbe mai entrata nella vita di Marinette. Erano due cose distinte ma unite: l'una non poteva esistere l'altra, ma l'altra poteva esistere anche da sola.
Poggiò il mento sugli avambracci, accantonando Ladybug per un momento, e portò lo sguardo sul ragazzo steso di fronte a lei.
- Come stai? - chiese. Squalo, perso nella contemplazione del parquet con chissà quali pensieri, sbatté le palpebre ridestandosi e chiuse gli occhi. - Sono stato peggio - rispose, col suo solito tono serio e distaccato.
La ragazza socchiuse gli occhi, abbassando di poco lo sguardo, fermandosi sul suo busto fasciato. La parole uscirono da sole: - Mi dispiace. -
Squalo aprì gli occhi, continuando a fissare il pavimento, infine inspirò - Lascia perdere. Non ci pensare - disse, ammorbidendo un po' la voce.
Ma era difficile non pensarci, difficile far finta che non fosse successo niente... difficile scacciare il peso della colpa e il dolore che il ragazzo aveva e stava provando. Perché lei lo sapeva. Sapeva che, nonostante quell'espressione indifferente, Squalo stesse soffrendo.
Dall'altro lato Squalo sapeva quanto Marinette fosse ansiosa e di come si preoccupasse sempre per chi le stava vicino. Spesso la prendeva in giro per questo, etichettandola come "la sua vena eroica", ma era a conoscenza del fatto che l'essere un eroina non c'entrava un bel niente in quel frangente: Marinette era fatta così, metteva gli altri prima di sé stessa con o senza costume.
A interromperli fu Lal la cui voce, totalmente estranea alla conversazione che si stava svolgendo a pochi metri da lei, si levò da dietro la rivista, atona ed indifferente - Hanno intervistato la tua amica che ha il Blog su di te - informò - Ha scoperto l'esistenza di un sito di fanfiction dedicato a te e il gatto in calzamaglia. -
Marinette si voltò verso di lei, stranita, fissando le pagine dietro la quale si perdeva la figura della bambina.
- Un sito di cosa? - esclamò, sorvolando sul nomignolo di Chat. Una cosa che aveva notato era che nessuno di loro, nessuno, neanche Radi, li chiamava con i loro nomi: se ne uscivano con cose come "Micio in calzamaglia", "Ragazzo gatto" o il delicatissimo "Tizio con il bastone" di Squalo. Che suonava pure ambiguo, a dire il vero.
Lei si limitavano a chiamarla per nome quando erano tra loro o non chiamarla proprio quando erano in compagnia, sebbene cercassero di farsi vedere il meno possibile con Ladybug... anche se una volta Squalo aveva avuto l'insana idea di urlare un "Cosa con la tutina, lì" in mezzo a tutto il Louvre.
Il Caravaggio che gli era arrivato in testa due secondi dopo non era stato solo un incidente, come continuava a ribadire la ragazza, di questo lui era sicurissimo.
- Fanfiction - ripeté Lal, voltando pagina - Storie inventate dai fan - spiegò. La ragazza fece una smorfia, turbata.
- Non è un po' un esagerazione? -
- Ce n'é di gente strana a questo mondo - scrollò le spalle lei - E per esperienza personale ti consiglio di non andare a leggerle - aggiunse, con il tono di chi la sapeva lunga.
Marinette lo vide a malapena il braccio di Squalo allungarsi al suo fianco per afferrare la giacca poggiata sulla poltrona, ma quando si girò lo trovò già con il cellulare in mano.
- Come si chiama 'sto sito? - chiese, noncurante.
La ragazza sgranò gli occhi e tirò un calcio al materassino, indignata. - Squalo! -
- Oh, andiamo, non puoi dire di non essere almeno un po' curiosa - la rimbeccò lui, smanettando sullo schermo - L'ho trovato! -
Marinette scattò in avanti, pronta ad afferrare l'apparecchio, ma lui lo spostò fulmineamente e le piazzò un mano sulla fronte per allontanarla - Sarò impedito ma non fino a questo punto! - esclamò, scorrendo il sito, mentre lei si dimenava per raggiungerlo.
- Smettila! Chiudilo immediatamente! - sbottò, divincolandosi dalla sua presa scivolando sotto il suo braccio.
- Quì c'è anche roba a rating rosso! - esclamò d'un tratto lui, agghiacciato, pochi secondi prima che Marinette gli si gettasse addosso. Il ragazzo rotolò all'indietro, cadendo di schiena sul parquet mentre le gambe erano ancora poggiate sul materassino. Marinette era piombata esattamente su di lui, allungando la mano e riuscendo ad afferrare il cellulare.
- Lascialo! - urlò.
- Mai! - rispose lui, con il respiro strozzato dalla scarica di dolore che gli si era propagata per tutto il corpo al contatto della parte lesionata con il pavimento, tuttavia non demordendo - E levami le tette dalla faccia, tanto con me non attacca! - aggiunse.
Marinette sgranò gli occhi e abbassò la testa di scatto, per vedere dove fosse scappato quel seno traditore: era scivolata insieme a lui nella caduta, le ginocchia puntellate sul materasso, la mano destra poggiata per terra a tenere l'equilibrio, la sinistra che teneva il telefono a mezz'aria. Il busto era poggiato di traverso sul petto di Squalo e la scollatura della maglietta era esattamente sul viso del ragazzo, regalandogli una visuale perfetta di tutto ciò che vi era dentro.
Dimenticando per un istante il sito e le fanfiction, la ragazza scattò indietro mollandogli una ginocchiata nel fianco.
Squalo si portò il braccio a coprire la vita, l'imprecazione che si perdeva in una esclamazione di dolore. - Ma allora lo fate apposta! - gemette, contorcendosi su un fianco.
- Oddio, scusami! - esclamò lei, portandosi le mani alla bocca - Ti sei fatto male? -
- Tu cosa dici? - rispose lui, sarcastico, che tra schiena e fianco non sapeva più dove mettere le mani.
- Si può sapere cosa state facendo? - chiese Bianchi, perplessa, fissandoli dalle scale.
- Gli imbecilli - rispose Lal, indifferente, girando pagina - Non disturbarli. -
- Alla faccia che ho detto di non muoverti - sospirò lei, scendendo le scale.
- Colpa sua, mi è saltata addosso - rantolò lui, scivolando sul fianco e strisciando per risalire sul materassino.
Bianchi alzò un sopracciglio - Insomma, ragazzi - li rimproverò, con una vena di saggezza nella voce - Aspettate almeno di rimanere soli! -
La ragazza si voltò verso di lei ad occhi sgranati, allucinata.
Squalo si girò di colpo, la sua schiena protestò e lui la mandò a fanculo: afferrò il cuscino e glielo lanciò contro con tutta la forza di cui disponeva in quel momento. Bianchi inclinò leggermente il capo di lato per evitarlo, sorridendo divertita.
Marinette era ancora sconvolta - Io... non ti rispondo neanche! - balbettò.
Lal sospirò, da dietro la rivista, e Bianchi ridacchiò.
- A volte sembrate due bambini - commentò, scuotendo il capo per poi dirigersi in cucina.
Squalo imprecò coloritamente in italiano, ignaro del fatto che, grazie a lui, Marinette avesse imparato il significato di ogni singolo insulto in quella lingua. Il che non era esattamente un bene.
- Sono circondato da idioti! - ringhiò lui. Marinette alzò gli occhi al cielo ma non rispose. Lal voltò pagina.
- Non dirlo a me. -
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo della cosa:
quando ho detto che lo avrei pubblicato questo capitolo? Un mese fa?
Mh... non darò mai più date di scadenza.
Non ho molto da dire a riguardo, tranne che queste due parti sono state veramente impegnative da fare, e non sono molto soddisfatta del risultato finale (nella mia mente sembrava tutto così perfetto... sigh) ma bandiamo le ciance e cianciamo le bande: ringrazio tutte quelle povere anime pie che continuano a seguire questo disagio nonostante tutto e a commentare. Siete persone meravigliose :')
Come sempre vi ricordo la pagina facebook https://www.facebook.com/bambolinarossa98/">Multiverse e noi ci vediamo al prossimo capitolo con: Colonnello, l'Arcobaleno della Pioggia!
Baci,
bambolinarossa98
 
   
 
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