Film > La strada per El Dorado
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Autore: Snow_Vaal    17/03/2018    0 recensioni
Talvolta non è affatto semplice accettare ciò che si è e ciò che si prova.
Illusione, realizzazione, delusione. Forza, coraggio, riaccesa speranza.
L'amore che trova sempre la via.
Perché l'oro, ad El Dorado, non è il tesoro più prezioso.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chelo, Miguel, Tullio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Dimmi che mi ami, Tullio...” disse con voce allusiva, suadente e provocante.
“Io...”
Cielo aveva avvinghiato le braccia attorno al collo del suo amante, e lentamente si stava avvicinando per pretendere un suo bacio.
La stanza, decorata in ogni sua parte da stoffe e tappeti ornamentali, profumava di frutta e fiori. I due giovani dai capelli bruni, si guardavano intensamente negli occhi, mentre lei gli costringeva la schiena contro una colonna.

Nonostante la conoscesse appena, Tullio era davvero ipnotizzato dalle movenze della ragazza. I suoi fianchi così ampi e rotondi erano per lui come soffici colline, sulle quali gli risultava impossibile non poggiare le mani. L'eleganza dei movimenti di lei, il tono provocante della sua voce, i lunghi capelli neri che si appoggiavano sulle sue curve morbide, sottolineandole, evidenziandole... era una visione talmente eterea e celestiale per Tullio, che egli stentava a credere che fosse reale.
El Dorado.
Non riusciva quasi a crederci.

Inizialmente l'idea di cercare la “città d'oro” gli era sembrata così stupida.
Una città incantata fatta interamente d'oro. Il sogno di ogni uomo. Soprattutto, un sogno per Tullio. Che fosse un cercatore d'oro ambizioso e avido, non era un segreto per nessuno. Però lì aveva trovato molto più che l'oro. Era diventato un Dio, e aveva trovato una donna che, a quanto gli sembrava, avrebbe fatto qualsiasi cosa per e, soprattutto, con lui.
Il pensiero di quella bocca che lenta si avvicinava alla sua, mentre si perdeva in questi pensieri poco casti, gli fece girare la testa per un attimo.
Nella sua mente benedì Miguel per averlo convinto ad affrontare quell'assurdo viaggio.



Le loro labbra stavano quasi per toccarsi, quando lei insistette nuovamente:
“Allora? Mi ami... o no?” lo provocò ancora, accarezzandogli i capelli ricci.
Tullio era un po' in imbarazzo. La ragazza gli piaceva, e sarebbe stato ipocrita da parte sua dire che non stava godendo della situazione, però non si sentiva ancora pronto per dirle quelle parole.
Scoppiò in un risolino imbarazzato mentre pensava a come venirne fuori.
Pensò che un semplice “Sì” in risposta alla sua domanda non sarebbe stato come dirle “Ti amo”, ma una risposta generica che comunque lei avrebbe accettato. Sospirò dunque un semplice “sì”, sperando nel meglio, ma non fece in tempo a realizzarlo che lei si era già completamente lasciata andare tra le sue braccia. Tullio ricambiò di buon grado il bacio, sempre più passionale, mentre le sue gambe iniziavano a cedere. Nella sua mente era chiaro come sarebbero andate a finire le cose da quel momento in poi.

Afferrandolo per il colletto della camicia blu, Cielo lo convinse a seguirla. La ragazza era tanto bella quanto furba. Sapeva bene ciò che voleva e altrettanto bene sapeva come ottenerlo. Tullio cercava di negarlo anche a se stesso, ma la verità era che tra loro due, chi conduceva i giochi, era proprio lei.
Senza mai voltargli le spalle, Cielo lo condusse fino all'ampio divano verde smeraldo scuro, riservato ad uso esclusivo dei sedicenti dei, dei che in fondo altro non erano che ciarlatani. Lei lo sapeva, lo sapeva benissimo, ma non gliene importava. Tullio era il suo biglietto da visita per la fortuna che li circondava, e per ricominciare una nuova vita in Spagna, lontana dalla soffocante città d'oro.
Dapprima si sedette leggera sul margine del divano, poi prese a distendersi, sollevando piano le gambe. In tale gesto ci fu per Tullio, che stava imbambolato a guardarla, qualcosa di ipnotico. Con una mano ella si accarezzava i capelli, e con l'altra, in un semplice gesto ed occhi languidi, invitò il compagno a seguirla. Ripresosi dal momentaneo collasso mentale, Tullio fece per togliersi il gilet marrone.
Cielo era davvero molto bella e la sua pelle scura, particolarmente calda al contatto diretto, in qualche modo lo rilassava, lo calmava, e gli dava sicurezza. In quel momento il suo unico desiderio era quello di poter toccare ancora quella pelle.
Tullio incrociò gli occhi della ragazza che lo attendeva, pieni almeno quanto i suoi di desideri osceni. Si sentiva pronto come mai prima di allora. E cominciò a sporgersi piano verso di lei.



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“T-Tullio..?”
Una voce incerta gli scosse la mente e lo fece tremare. Per un attimo i suoi occhi non videro altro che buio, mentre un brivido gli risaliva la schiena.
Si risollevò in fretta dal corpo della ragazza per controllare, aldilà dello schienale del divano, se ciò che aveva appena sentito fosse stata solo un'illusione o la tragica realtà.
Dio, aveva pregato dentro di sé che fosse stata davvero un'illusione, ma non lo era.

Sudato, con i capelli spettinati, Tullio rivelò se stesso a chi sapeva già essere dall'altra parte di quello schienale, sull'ampia scalinata d'oro, ad osservarlo. Se ne stava ritto in piedi, con il fiato corto, un po' per la lunga salita, un po' per l'imbarazzo. Miguel.
Accidenti. Avrebbe dovuto prevederlo.
Quella stanza regale, così ben decorata, non gli apparteneva. Lui e Miguel la condividevano sin da quando erano arrivati lì.
Il biondo era uscito per giocare a palla con i ragazzini del villaggio qualche ora prima, e Tullio sapeva bene quanto all'amico piacesse bighellonare. Si sarebbe trattenuto sicuramente più del previsto in mezzo a quella gente, ma prima o poi sarebbe dovuto ritornare. Era così ovvio che si maledì per non averci pensato. Sentì il viso avvampare. L'imbarazzo era tale che pensò di poterne essere letteralmente inghiottito. Aprì la bocca per dire qualcosa ma non riuscì a dire nulla.

Ansimava mentre tentava di rimettere insieme i pensieri e giustificarsi con l'amico, ma poi vide gli occhi di Miguel.
Erano persi. Quegli occhi verdi che avevano sempre brillato di vita dacché lo conosceva, adesso sembravano spenti, vuoti. Restarono così per un momento che a Tullio sembrò infinito. Poi, senza nessun apparente motivo, cominciarono a riempirsi di lacrime.
Li vide diventare sempre più umidi finché una triste lacrima solitaria gli discese lungo una guancia. Miguel era immobile e Tullio avvertì come una pugnalata nel petto. Non capiva il motivo della reazione di Miguel ma era più che certo di aver combinato un guaio più grande di quanto temesse all'inizio. Non aveva mai visto l'amico così scosso.

“Io... Scusate se vi ho interrotto. Devo andare.” sussurrò Miguel in tono monocorde, lo sguardo ancora perso nel vuoto. Sembrava essere lì soltanto con il corpo ma la sua mente, pensò Tullio, stava percorrendo ben altri sentieri.
Quando Miguel gli voltò lentamente le spalle, Tullio si risvegliò dal turbinio dei suoi pensieri e delle sue emozioni e finalmente riuscì a dire qualcosa.

“Miguel! Aspetta!” gli urlò tendendo un braccio, ma l'amico era già scomparso, correndo via, lungo quell'infinita scalinata d'oro.

   
 
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