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Autore: Sistxh    18/03/2018    7 recensioni
Sequel "Invader of the light."
Quando si pensa al diamante il primo colore che viene in mente sicuramente non è il nero, ma il bianco.
Eppure, i diamanti neri sono tra le pietre più preziose per la loro particolarità che li rende unici.
Loro sono due diamanti, attratti dal Lato Oscuro della Forza. L'Oscurità è generosa, paziente e vince sempre. Ma nel cuore della sua forza sta la sua debolezza: una sola scintilla è sufficiente per sconfiggerla.
L'Amore è più di una scintilla... l'amore da fuoco alle stelle.
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Leader Supremo Snoke, Luke Skywalker, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Klelia and Kylo Trilogy.'
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                                                                  I.

Quella mattina regnava un silenzio minaccioso, la giovane era intenta a guardare il sorgere del sole. L'aria era gelata sulla sua pelle delicata e fredda. La terra era ghiacciata, ricoperta da perfette lastre piatte e squadrate: su alcune di esse si riflettevano le nuvole e il sole, la ragazza fece istintivamente un passo avanti riportando la sua attenzione ancora una volta sulla terra. L'umidità penetrò negli stivali neri, rubando il calore dalla pianta dei piedi, ma lei era abituata al freddo. Era nata su Mygeeto, uno dei pianeti più gelidi di tutta la galassia, avvolto in una perenne era glaciale. Il clima polare causava massicce tempeste di neve che battevano la superficie quasi continuamente. Era ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio, da gigantesche stalattiti e da enormi guglie di cristallo. Amaramente freddo e umido: una combinazione così incantevole. Ogni superficie, ogni filo d'erba e ramoscello diventava un lungo cristallo di ghiaccio; inoltre i fuochi interni del pianeta si erano raffreddati da lungo tempo, lasciando un colossale deposito di pietre preziose nella sua crosta terreste e nel mantello. Infatti Mygeeto significava "gemme" nell'antico linguaggio commerciale dei Muun e fu proprio l'immenso patrimonio di minerali a renderlo uno dei mondi più ricchi della galassia. Esistevano poche città, che traevano energia da cristalli sintetizzati, costruiti in grandi torri di condensatori che immagazzinavano e distribuivano la preziosa energia prelevata dal cristallo. Lei e la sua famiglia abitavano nella capitale, dove venivano amministrate principalmente le miniere di cristallo circostanti.

Il sole era sorto e i raggi le fecero bruciare gli occhi, però non distolse lo sguardo, rimase ferma a contemplare il cielo, lavato di luci grigie e acquose che illuminavano le zone sottili fino alla brillantezza. Non l'aveva mai visto così e non poteva combattere il sole, poteva solo guardare impotente mentre la trascinava in un giorno che temeva da mesi. Anche quando il mondo affogava nel dolore e nelle privazioni, il cielo rimaneva bello. Quella era l'unica cosa che le dava speranza ogni volta che i suoi genitori partivano, perché se il cielo rimaneva vivido e potente, allora anche lei poteva farlo. Mygeeto si era schierato con la Confederazione dei Sistemi Indipendenti entrando in conflitto con il Primo Ordine, nato dalle ceneri dell'Impero. I suoi genitori erano due piloti al servizio della Resistenza, persone che avrebbero dato di tutto pur di sconfiggere il Primo Ordine. Quel giorno partirono per l'ennesima missione, lasciandola da sola col fratello maggiore.
Un ramo si spezzò e cadde sotto il peso del ghiaccio, il suono la fece trasalire e si voltò di scatto. Suo fratello aveva appena aperto la porta di casa all'alba blu e si avvicinò a passi lenti. Quando fu al suo fianco si sfregò le mani cercando di riscaldarle, aveva il naso rosso e intorpidito.
"Buongiorno." disse lui salutandola.
"Buongiorno, Kyle." lei gli mostrò un sorriso spento e si soffermò a guardarlo.
Suo fratello era sempre stato bello, ma col passare del tempo era cresciuto e diventato un uomo. Il suo corpo era ormai muscoloso, non era più un bambino anche se lei custodiva da tempo i ricordi della loro infanzia. Quante lacrime aveva versato, quando il padre lo aveva costretto a tagliare i capelli, optando per un taglio militare che però aveva fatto emergere i tratti del suo viso, divenuti più duri e la mascella ben definita. Aveva le labbra grandi e gli occhi a mandorla, scuri e molto espressivi, che ora la osservavano con dolcezza.
"Non preoccuparti..." disse cingendole la spalla con un braccio "Lo sai che torneranno."
Entrambi sospirarono mentre guardavano i caccia dei genitori prendere il volo e sparire dal loro campo visivo, pronti a raggiungere la base della Resistenza. Purtroppo non tornarono. Quella fu la loro ultima missione, i loro caccia furono fatti esplodere dai cannoni di una nave nemica.
Una forza militare fu inviata su Mygeeto per prenderne il controllo; il vero scopo del Primo Ordine era quello di ottenere i cristalli necessari alla costruzione della Base Starkiller, infatti l'intera produzione mineraria fu riorganizzata in funzione dei bisogni del cantiere. Qualche giorno dopo, degli ufficiali bussarono alla loro porta di casa, lei e Kyle furono pestati, privati dei loro beni e portati nelle miniere. Divennero schiavi, costretti a lavorare tutto il giorno ammassati uno addosso all'altro, in condizioni pessime. Non erano stati forniti di casco e guanti, solo di picconi, per cui le loro mani si rovinarono velocemente. Capirono cosa significasse patire la fame, dato che ricevevano un solo pasto al giorno e dormivano su brandine fredde e tremolanti. Si resero conto che i rischi erano altissimi, avevano visto decine di ragazzi come loro morire a causa della caduta di massi, oppure per il malfunzionamento degli esplosivi. Ma vi era un pericolo più subdolo: la silicosi, che distruggeva i polmoni, giorno dopo giorno, respirando la polvere della galleria e delle perforazioni. Fortunatamente sopravvissero a questo male e riuscirono a farsi degli amici, con i quali, dopo un anno, misero in atto un piano di fuga.

Il solito assaltatore era venuto a distribuire le razioni di cibo, quando fu il turno della ragazza il loro piano ebbe inizio.
"Scusi, dovrei andare in bagno." disse lei gentilmente e l'assaltatore piegò la testa in modo sospetto.
"Seguimi." sospirò e la prese per un braccio portandola alle latrine.
Prima di uscire dall'area rivolse uno sguardo preoccupato al fratello, che le mimò un "Ce la puoi fare". Una volta giunti lì, l'uomo si girò e la lasciò fare. Lei si abbassò i pantaloni e prese dalla tasca un chiodo che aveva precedentemente raccolto.
"Diamine, quanto puzzi." disse l'assaltatore.
"Siete voi che non ci permettete di lavarci." disse la ragazza alle sue spalle, mentre si rialzava i pantaloni.
"Perché siete solo feccia." l'uomo cominciò a ridere. Lei si avvicinò cautamente e quando fu abbastanza vicina, alzò il braccio e gli conficcò violentemente il chiodo nel collo. L'assaltatore si girò, portandosi le mani alla ferita, con un gesto veloce tirò fuori l'oggetto ed il sangue zampillò, mentre lei restava lì a guardarlo morire.
"Mi dispiace." disse lei con le lacrime agli occhi, mentre l'uomo rantolava e si accasciava a terra.
Chiuse le mani a pugno, le unghie conficcate nel palmo, non riusciva a sentire il suo respiro, solo l'ossigeno che si riversa dentro e fuori dai polmoni. Esitando, i suoi occhi si posarono sul cadavere morto davanti a lei, la persona che aveva ucciso. La paura le torturò le viscere, le mise sottosopra lo stomaco con crampi tesi, le travolse il corpo, rendendolo drasticamente esaurito. Tuttavia, la paura la rese calma e questo fu l’aspetto che la spaventò di più.
Come previsto dal piano che avevano ideato, dopo poco il fratello e gli altri ragazzi coinvolti la raggiunsero. Kyle prese il blaster dell'assaltatore e abbracciò la sorella mentre gli altri schiavi nascondevano il corpo. Kyle si girò verso di loro e prese un respiro profondo. "Seguitemi." disse e cominciò a camminare verso l'uscita delle latrine.
Tutti furono dietro di lui, la sorella al suo fianco e percorsero il tunnel che conduceva all'uscita. Si ritrovarono di fronte ad una porta di metallo. "Serve un codice." disse lei preoccupata.
"Cazzo, non era previsto." disse Kyle.
"E ora come diavolo facciamo!?" chiese uno dei ragazzi, agitando freneticamente le mani.
"Io l'avevo detto che era una pessima idea," disse un altro "Ora ci uccideranno tutti!"
"Fate silenzio!" urlò Kyle.
"Ehi, voi! Cosa state facendo!?" gridò qualcuno, facendo gelare il sangue nelle vene a tutti.
Erano stati scoperti, un altro assaltatore si stava avvicinando a grandi falcate ma Kyle fu rapido e gli sparò al petto col blaster. La sorella si avvicinò al corpo dell'uomo e cominciò a frugare nelle tasche della divisa.
"Cosa fai?" le chiese Kyle confuso.
"Sto cercando la chiave magnetica, di sicuro deve averla." rispose seria prima di tirare fuori quello di cui avevano bisogno.
"Sbrighiamoci, apriamola subito." disse uno dei ragazzi.
Lei si avvicinò alla porta e poggiò la chiave sullo scanner, quest'ultimo divenne verde facendola aprire.
"Intelligente come sempre, sorellina." disse Kyle e le baciò la guancia, facendola arrossire leggermente.
Cominciarono ad uscire uno ad uno, raggiungendo una scala che li avrebbe portati all'esterno della miniera.
"Forza salite, io vi copro." li intimò Kyle mentre caricava il blaster.
La sorella stava salendo, quando udirono delle voci echeggiare nel corridoio e il tonfo dei passi di uomini che correvano. L'ambiente in pochi secondi fu pieno di guardie armate.
"Getta l'arma!" urlò uno di loro. Kyle sparò, ma fu a sua volta preso in pieno da un colpo che lo fece cadere a terra.
"Kyle!" urlò la ragazza, scendendo dalla scala per raggiungere il fratello.
Qualcuno la prese da dietro, stringendola forte e lei cominciò a dimenarsi. Uno degli assaltatori afferrò il fratello e lo costrinse a stare in piedi mentre altri due lo colpivano ripetutamente all'addome.
"Lasciateci stare! Brutti bastardi!" urlò lei. Un uomo si avvicinò a lei, colui che sembrava essere il capo dello squadrone. Un crudele ghigno si formò sulla sua faccia e si sporse in avanti con gli occhi puntati dritti nei suoi.
"Cosa hai detto?" chiese, prendendola per il mento.
"Siete dei bastardi... toccatelo ancora e io-"
"Tu cosa, ragazzina? Non combatto contro i bambini," disse l'uomo raggiungendo Kyle "Non riuscirete a concludere niente."
Una rabbia infuocata sibilò attraverso il corpo della ragazza come veleno mortale, stridendo per un rilascio richiesto sotto forma di violenza indesiderata. Era come un vulcano in eruzione. La giovane percepì qualcosa nel petto, qualcosa che era in attesa di prendere il controllo... una Forza. Chiuse le mani a pugno e strinse i denti, la sua faccia era rossa di rabbia repressa e quando suo fratello fu colpito di nuovo, scattò mentalmente. Fece sbattere tutti contro le pareti, la terra cominciò a tremare e proprio mentre stava per raggiungere il fratello, delle rocce crollarono sul suo corpo. Urlò il suo nome mentre correva per salvarlo, quando fu dinanzi a tutte quelle pietre non aveva idea di cosa fare. Sentì quella stessa Forza sussurrarle qualcosa e istintivamente alzò il braccio, immaginando di alzare e spostare tutti quei massi: straordinariamente ci riuscì. Prese suo fratello per i lembi della tunica e cominciò a trascinarlo a fatica fuori dalla miniera, uno degli schiavi la aiutò.
Quando furono fuori, la ragazza si piegò sul corpo inerme del fratello e controllò il suo battito... non c'era. Gli occhi di Kyle, che una volta brillavano di luce, ora erano vuoti e fissi. La sua bocca, sempre pronta a sorridere alle difficoltà della vita, giaceva rigida e spalancata. Le braccia, che l’avevano stretta quando era triste o persa, che l’avevano avvolta con calore e sicurezza, sembravano le membra di una bambola di pezza gettata via violentemente. Kyle era cosparso di tagli e vi era una pozza rosso scuro sotto la sua testa, che rendeva i suoi capelli neri ancor più scuri.Osservando la forma senza vita del fratello, la giovane scoppiò a piangere sotto lo sguardo distrutto degli altri ragazzi... avevano fallito. Non riusciva a urlare o a reagire, doveva solo sopportare il dolore mentre l'immagine del viso sorridente di Kyle balenava nella sua mente. Aveva provato dolore prima, ma nulla era stato pari a quello che provava in quel momento. Quando erano morti i suoi genitori, aveva avuto incubi tutti le notti; li avevano trovati bruciati nei loro caccia, ancora attaccati ai sedili, la loro pelle si era fusa con la plastica. I ricordi sarebbero stati il suo peggior nemico e la causa della sua molto probabile distruzione. Non poteva né nascondersi né correre né combatterli... solo dimenticare per non soffrire.
Aveva cominciato a nevicare, i fiocchi si posarono sul viso della ragazza, più dolci dei baci che sua madre le dava e altrettanto freddi nei ricordi. Altre guardie si avvicinarono.
"Arrendetevi!" urlò uno di loro.
Gli schiavi alzarono lentamente le mani, in segno di resa, mentre lei restava vicina al corpo del fratello con le ginocchia tirate al petto. Se solo avesse potuto semplicemente raggomitolarsi e scomparire, non avrebbe dovuto affrontare la vita reale, sarebbe stata protetta da tutto ciò che la circondava. I suoi occhi erano rossi e gonfi a causa del pianto.
"Forza, alzati." le sussurrò uno degli schiavi. Se non voleva essere uccisa doveva mettersi in piedi ed in fretta. Non importava quello che aveva fatto, non c'era posto dove potesse nascondersi dai pensieri nella sua testa, quindi si fece forza e si rialzò, presa da un sentimento di vendetta. Ma avrebbe dovuto aspettare, dato che lei e gli altri furono presi e riportati giù nella miniera come se niente fosse successo, mentre il cadavere del fratello veniva trascinato via e portato chissà dove.

***
In seguito alla morte di Kyle e al risveglio di quello strano potere, la giovane cominciò ad avere delle visioni. Vedeva un ragazzo, probabilmente della sua stessa età, era alto con i capelli lunghi e neri, sembrava forte fisicamente e voleva intensamente sapere chi fosse, ma i tratti del suo viso erano sempre sfocati. La prima volta che lo vide fu nel bel mezzo della notte, si svegliò di soprassalto facendo muovere la brandina e lo vide sulla soglia della porta. La guardava curioso, poi si girò e scomparve, lei si fece coraggio e lo seguì. Percorse il tunnel principale e si ritrovò in un'area della miniera che aveva un grosso foro sul soffitto. Il ragazzo era al centro e guardava in alto, lei lo raggiunse, era al suo fianco ed entrambi osservavano il cielo notturno, costellato di stelle. Percepì una mano fredda sulla sua spalla, lentamente si sentì alla deriva, aveva perso la forza di combattere. Voltò il capo lentamente verso lo sconosciuto.
"Ti vedrò dall'altra parte." disse il ragazzo, la maschera rendeva la sua voce metallica... poi svanì.
Lui entrò a far parte della sua vita, riuscì a colmare il vuoto che aveva dentro. Non parlavano molto, lo vedeva di rado, come un miraggio nel deserto, ma alla sola vista della sua figura disincarnata si sentiva sollevata. Non era mai riuscita a toccarlo, fin quando un giorno, durante un'escursione alla ricerca di nuove gallerie, si ritrovò in quella che sembrava essere una grotta. Le pareti erano ricoperte dal ghiaccio e al centro vi era un grande lago. Si avvicinò e lentamente la temperatura aumentò, il ghiaccio cominciò a sciogliersi, l'acqua a scorrere... calore. Una sensazione da lei mai provata, si sentiva andare a fuoco e iniziò a spogliarsi. Quando fu completamente senza vestiti entrò nell'acqua sentendosi sollevata, rivolse lo sguardo verso l'entrata della grotta per vedere se ci fosse qualcuno, ma era completamente sola, per questo si stupì quando vide una figura di fronte a lei. Era di spalle, ma lo riconobbe... il ragazzo.
"Ancora tu?" chiese sorridendo e lui si voltò, era nudo, proprio come lei "Perché fa così caldo?" sembrava che lui non riuscisse a sentirla. Batté le palpebre pensierosa, mentre il sudore le imperlava la fronte. Dei fiori uscirono dal terreno, piante rampicanti si ramificavano sulle pareti, l'ambiente venne abbracciato dal colore verde. La giovane era affascinata, la situazione era strana perché faceva caldo, ma loro due non lo sentivano, erano al centro di tutto, chiusi nella loro bolla. Il giovane le si avvicinò.
"Tu porti in te il riflesso di me stesso, ti ho sognato, ho desiderato la tua esistenza." le disse e le strinse la vita.
Lei fece scorrere una mano tra i suoi capelli per sistemare delle ciocche che gli cadevano sul volto. Era piena di adrenalina. Gli baciò teneramente il collo e lo sentì rilassarsi sotto quel tocco delicato. Lui la guardò, non indossava più quell'odiosa maschera, i tratti del suo viso erano sfocati ma riusciva a vedere i suoi occhi che brillavano nell'oscurità, lei si diresse verso le sue labbra che aspettavano impazienti. Sapeva cosa stava per fare e lo guardò timidamente, mentre lui le accarezzava dolcemente la guancia, poi la baciò. All'improvviso lo vide, nei suoi occhi, il desiderio. Le loro labbra si separarono e i loro respiri si mescolarono. Lei aveva bisogno di qualcosa di più, così lo tirò più vicino finché non ci fu più spazio tra loro e non riuscì a sentire il battito cardiaco del ragazzo. I baci divennero più difficili e più urgenti, lui fece scivolare una mano intorno alla sua vita, le strinse forte il fianco affondando le unghie nella sua carne, un gemito uscì dalle sue labbra. Era come se fosse veramente lì, ma aveva paura, sarebbe potuto sparire da un momento all'altro, doveva affrettarsi. Gli cinse il bacino con le gambe, sentì l'erezione del ragazzo entrare in contatto con il suo sesso e proprio in quel momento tutto finì.
Non ebbe manco il tempo di pensare, l'acqua stava diventando fredda e doveva uscire velocemente, altrimenti sarebbe rimasta al centro nel lago ghiacciato. Si stese a terra, sulla sponda, ferma a guardare il soffitto, aveva il fiato pesante. L'aria ritornò gelida, mentre si rivestiva. Rabbrividì quando uscì dalla grotta, lasciandosi quella piccola fuga di passione alle spalle.

***
Passarono due anni, durante i quali aveva fatto amicizia con Kaspar, uno degli schiavi che avevano aiutato lei e il fratello nel tentativo di fuga. I due stavano tornando da un'escursione.
"Trovato niente?" chiese avanzando verso di lei.
"No, tu?" lei lo guardò negli occhi. Erano blu come il più profondo degli oceani.
"Niente, mi sa che tra un po' dovremmo chiudere questo cantiere." disse sorridendo.
Era un ragazzo molto gentile, le era stato vicino, sempre pronto a cercare di risollevarle il morale nei giorni bui e, cosa più importante, l'aveva sempre protetta.
"Posso chiederti una cosa?"
"Certo." rispose lei mentre cominciavano a camminare.
"Che cosa si prova?" le chiese curioso "Ad avere la Forza, intendo."
Si fermò per un momento, pensando a cosa rispondere. Era stata lei a confessarsi, a spiegargli quello che era successo, come si era sentita e Kaspar le aveva raccontato delle leggende che narravano di cavalieri, di... Jedi. Persone dotate di un potere, di una Forza con la quale combattevano per proteggere gli altri. Kaspar fece un passo indietro.Che occhi calmi pensò lei, poi gli prese la mano, callosa e ruvida, proprio come la sua.
"Si prova questo" disse premendo la mano di Kaspar sul suo petto dove batteva il cuore. Kaspar riuscì a sentire il battito sul palmo.
"Lo senti?" chiese lei.
"Sì," disse lui con voce rauca "Sì, lo sento."
Entrambi si guardarono sorridendo e per un attimo lei percepì la stessa Forza dentro lui. Un qualcosa di lieve ma presente. Stava per dirglielo ma sentirono un boato provenire dalla fine del tunnel.
"Che cosa è stato?" chiese Kaspar allarmato.
"Sembrava un'esplosione," rispose lei "Sta per arrivare qualcuno."
Videro delle figure farsi avanti, avevano dei caschi marroni con la visiera gialla, abiti scuri e stivali da combattimento. Reggevano tra le mani dei blaster carichi, pronti a fare fuoco. Era spaventata ma poi vide un simbolo sulle loro giacche. Lo aveva già visto in precedenza, era cresciuta con quel simbolo...
"Chi sono?" Kaspar era confuso, dovevano difendersi?
Con gli occhi che brillavano e la voce piena di speranza la ragazza rispose "E' la Resistenza."

***
Furono portati in salvo su D'Quar, dove era situata una delle basi della Resistenza. La giovane ebbe la possibilità di farsi una doccia, ricevette nuovi vestiti e mangiò un bel piatto caldo. Ma era ovvio che la Resistenza volesse qualcosa in cambio; avevano bisogno di guerrieri. Tutti gli schiavi furono sottoposti ad un test, che i droidi medici chiamavano 'Il Test dei Midi-chlorian'. Cosa erano i Midi-chlorian? Il droide che le fece il test le spiegò che erano forme di vita microscopica, una specie di collegamento alla Forza, un organo sensoriale attraverso il quale poteva essere percepita. Se un individuo aveva abbastanza Midi-chlorian nel corpo poteva usarli per comunicare con la Forza.
"Se ne hai un numero elevato, potrai andare all'Accademia e cominciare il tuo addestramento." le aveva detto il droide medico. Quest'ultimo le prese un campione di sangue ed in cambio lei ebbe un numero, il più alto di tutti. Solo altri cinque schiavi raggiunsero il minimo, Kaspar era fra questi. I sei furono riuniti per un discorso, tenuto da una donna, il Generale Organa. Spiegò che alcuni dicevano che la Forza è un qualcosa che si ha nelle vene, un qualcosa che si eredita; altri invece consideravano i Midi-Chlorian inutili, perché la Forza è connessa con la vita, non è un qualcosa che si può misurare.
"La vostra scelta è la cosa più importante," disse loro "Cosa scegliete? Volete conoscere le vie della Forza o vivere con un potere che non capite e che non riuscite a controllare?"
La risposta era ovvia. Divenire un Jedi era l’unica possibilità per riuscire a vendicare la sua famiglia. Viaggiarono per la galassia e raggiunsero Tython, dove era situata l'Accademia. Fecero la conoscenza del Maestro Luke Skywalker, il cavaliere Jedi, il protagonista delle leggende che Kaspar le aveva raccontato. Il Maestro si fermò a parlare con il Generale Organa e e diede a Jai, un ragazzo in cui lei percepiva egoismo e vanità, il compito di mostrare loro l’ambiente e i dormitori. Che coglione pensò la ragazza.
Appena mise piede nel tempio, avvertì una presenza familiare, ma non ci fece caso. Salirono la lunga scalinata che li portò al secondo piano e mentre Jai assegnava le camere, lei si allontanò. Si ritrovò di fronte ad una porta, attratta da qualcosa, mise la mano sul pomello e percepì tanta rabbia e frustrazione ma anche paura e delusione; aprì la porta ed entrò.
Fu pervasa da forti sensazioni e immagini troppo vivide nella sua mente, raggiunse a passi lenti il centro della stanza e si guardò intorno: tutto era in ordine. Qualcuno entrò nella stanza, lei si voltò lentamente e si ritrovò di fronte ad un ragazzo.
"Sei tu." disse lui guardandola fissa negli occhi.
Quelle due parole, scandite lentamente, con ostentata sicurezza, occhi negli occhi, ambra e petrolio, le provocano in tutto il corpo dei brividi che non riuscì neanche a spiegare a sé stessa. Lei lo conosceva e subito collegò il suo volto al corpo di colui che tormentava le sue visioni. Lei fece un passo avanti, ma si fermò quando vide qualcosa lampeggiare negli occhi del ragazzo.
Oscurità.
Si schiarì la voce e mentì "Uhm... ci conosciamo?"
L'espressione del ragazzo cambiò, lei vide i suoi occhi indurirsi.
"Io sono Ben."
Dietro di lui comparì Kaspar, sembrava preoccupato, forse perché l'aveva vista svanire all'improvviso.
"Dove diavolo eri finita?" chiese Kaspar.
Ben si girò a guardare l'intruso, lei lo superò e raggiunse il suo amico.
"Da nessuna parte" rispose esaustiva.
"Sei sempre la solita, Klelia." disse Kaspar prima di uscire dalla stanza.
Lei lo seguì, lasciando Ben da solo. Ora sapeva il suo nome.
Klelia.



   
 
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