Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lady Snape    18/03/2018    1 recensioni
[AVVISO SPOILER: Questa fanfiction nasce dopo aver letto il capitolo 102 del manga, quindi se non siete in pari, sconsiglio la lettura.]
Dal testo: «Sono il Capitano di Vascello Talia Swan, lavoro a stretto contatto con i Titani, faccio parte dell’unità speciale che li gestisce, conosco tutto quello che vi serve sapere per batterli e, nascoste sotto la mia giacca, ho tutte le mappe che possono esservi utili, mappe dei territori di Marley, ma non soltanto di quelli.»
A questo punto Levi fece cenno a un soldato alto, con i capelli chiari di verificare che le mappe ci fossero davvero, ma allo stesso tempo si mise in guardia con le sue lame. Da quello che sapevano, poteva anche essere un Titano.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Paradis' Chronicle'
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AVVISO SPOILER
Questa fanfiction nasce dopo aver letto il capitolo 102 del manga, quindi se non siete in pari, sconsiglio la lettura. Ho riempito a modo mio il buco narrativo che è sorto a questo punto della trama originale. Siete avvisati!
 



Capitolo 1 – Il racconto della Bestia

 
La stanza degli interrogatori era spoglia e fredda. Un tavolo, due sedie e nulla più. Lo specchio era finto, permetteva a chi era dall’altro lato della parete di vedere esattamente cosa stesse accadendo in quella camera e si potevano ascoltare le conversazioni, tramite un interfono sistemato in alto.
 
Zeke era seduto su una delle sedie, la schiena appoggiata alla spalliera, le mani in tasca e uno sguardo molto poco rassicurante dietro le lenti da vista. Sapeva che quel momento della giornata sarebbe stato inevitabile, ma a farlo incazzare era dover raccontare di quella sonora sconfitta ancora una volta. L’esercito voleva e doveva sapere e lui non poteva esimersi da rispondere alle domande che gli sarebbero state poste; che poi affidassero il compito a quella donna era solo un’aggravante: non si fidavano della loro lealtà e lei era una specialista in interrogatori, difficile riuscire a mentire e farla franca. Da quello che sapeva, qualcuno ci aveva provato ed era finita male. Era un cane da guardia efficace e svolgeva il suo compito egregiamente, purtroppo. Comunque sia, era in ritardo. Guardò il suo orologio ancora una volta, poi si rassegnò.
 
Non aveva nemmeno finito di formulare questo pensiero, che la porta si aprì lentamente e Talia Swan apparve nella sua candida uniforme della marina militare. Aveva lo sguardo basso, non salutò neppure e chiuse la porta alle sue spalle con molta calma. Lanciò il cappello con malagrazia sul tavolo.
 
«Scusa per il ritardo, ma in questo posto sono tutti decisi a rompere le palle per ogni stronzata» disse accomodandosi e sbottonando la giacca dell’uniforme. Aprì il taccuino che si era portata dietro, sfilò la penna dall’elastico e scrisse in cima alla pagina la data e l’ora di quella infausta giornata. Sospirò e sollevò lo sguardo per la prima volta verso il Titano Bestia, che nel frattempo si era seduto più compostamente possibile e aveva spinto gli occhiali su per il naso.
 
«Ti sei ripreso dalle ferite vedo, eri ancora un po’ dolorante quando sei arrivato a Liberio.» ammise, dopo averlo squadrato ben bene.
 
«Me la sono vista brutta e possiamo dire che l’operazione è stata un disastro.» Zeke lo disse quasi con tono di sfida: aveva scritto un lungo rapporto in merito ed era stato anche punito abbastanza, considerando che avevano perso Berthold, che altro volevano? Che chiedesse scusa in ginocchio?
 
«Ci aspettavamo tutti di avere un Titano in più, non uno in meno, ma ho letto i rapporti e ci sono alcuni punti che vorrei chiarire di persona. Mi hanno affidato la valutazione dei rischi per il lancio di un’operazione su larga scala e devo sapere quanto più possibile. Ho parlato con Reiner ieri, che mi ha raccontato del loro livello tecnologico per filo e per segno e avevo sentito anche Berthold, ma ho l’impressione che quello sia molto relativo: se ti hanno messo al tappeto, possono essere anche all’età della pietra quanto ad armamenti, ma hanno ottimi soldati.»
 
Zeke annuì. Sì, avevano ottimi soldati, accanto a un sacco di altri che non valevano l’uniforme che indossavano.
 
«Ah, dimenticavo, so che è fastidioso, ma ti pregherei di mettere le mani sul tavolo, palmi verso l’alto e polsi scoperti.»
 
Questo era uno dei metodi che usava per capire se gli stesse mentendo. Era in grado di percepire cambiamenti del suo battito cardiaco, valutava la frequenza del suo respiro, sudorazione e altre evidenze fisiche che palesavano le bugie e che non erano controllabili dalla volontà. Lo conosceva abbastanza per sapere che non avrebbe mai distolto lo sguardo e non sarebbe di certo arrossito, roba da ragazzini che ciucciavano ancora il latte. Obbedì senza fare storie e trattenne un sospiro: non avrebbe palesato insofferenza, ma la situazione lo infastidiva parecchio.
 
«Non mi interessa avere ulteriori informazioni sul piano che avevi elaborato, voglio informazioni sui loro soldati. È grazie a loro se vi hanno messo al muro.» disse secca, prima che Zeke ripetesse quello che era già scritto nei rapporti e che lei aveva letto più e più volte. Aveva senso, dopotutto. Lui era sicuro che Reiner avesse raccontato tutto e lui li conosceva meglio, ne conosceva le capacità «Voglio le tue impressioni, voglio che mi dia la tua opinione da veterano.»
 
Zeke comprese benissimo la sua richiesta.
«Tu vuoi che ti parli di Eren e di Levi, suppongo. Beh, Eren è stato totalmente plagiato dal padre, senza che nessuno potesse mettere un freno alla follia di quei dannati demoni. Gli ho promesso che saremmo tornati a salvarlo ed è quello che intendo fare, prima o poi, è quello che sei stata chiamata a progettare, da quello che ho capito.» Talia annuì «Il problema è aggirare il vero mostro di tutta quanta la loro banda: Levi. Pare non abbia un cognome, da quello che hanno riferito Reiner e Berthold, ma ne sono più che sicuro: quello è un Ackerman, nessun’altro sarebbe stato capace di combattere in quella maniera, trucidare tutti i miei giganti ed arrivare a me. Non mi ha solo ridotto in uno stato davvero pietoso, mi ha anche inseguito quando sono riuscito a limitare i danni, grazie all’intervento di Pieck. Non si stanca mai, non ne ha mai abbastanza, è un vero mostro, un demonio che deve essere eliminato, così da mettere fine a quella stirpe maledetta.»
 
La sua voce si era fatta man mano più concitata e alla fine era diventata quasi un ringhio. Era odio profondo il suo, lo detestava oltre ogni limite e, dedusse Talia, ne aveva anche un po’ paura, come non ne aveva mai avuta prima, nonostante avesse affrontato più di una guerra, in condizioni spesso estreme.
 
Talia scarabocchiò qualcosa sul suo taccuino, che Zeke non riuscì a capire. Gli fece qualche domanda su come gli era sembrato il loro equipaggiamento: era stato merito suo se erano riusciti ad avere un campione dell’attrezzatura tridimensionale. Gli altri due avevano descritto quanto più minuziosamente il congegno, ma non erano molto bravi in questo genere di cose, visto che la persona scelta per memorizzare certe informazioni era stata Marcel, ma era morto prima di arrivare alle mura, ormai cinque anni prima.
 
«Credo tu abbia ragione, Zeke» disse dopo qualche minuto di silenzio «se non riusciamo a bloccare Levi e l’altra Ackerman, Mikasa, non possiamo pensare di arrivare ad Eren: quei due lo proteggeranno, suppongo. Penserò a qualcosa.» concluse, chiudendo il suo taccuino e recuperando il cappello. Fece un cenno di saluto al Titano Bestia e si congedarono.
 
Zeke uscì dopo che Talia fu andata via. A dirla tutta non aveva troppa fiducia in lei. Sembrava sempre troppo ambigua, era di quelli che sorrideva a tutti, quei sorrisi di circostanza, quella gentilezza di facciata che faceva venire i brividi. Che sapesse, non aveva grandi amici tra i suoi commilitoni e si era trovata a collaborare con l’esercito pur facendo parte della marina militare, solo per quella sua capacita inquietante di riuscire a scavare nella mente delle persone. Era stata in grado di fargli recuperare i ricordi di suoi due predecessori e qualcosa del terzo e addirittura del quarto, andando indietro nel tempo di poco più di cinquant’anni. Probabilmente si era occupata anche di tortura, sapendo come fare male: per diletto, diceva lei, aveva voluto studiare quel tanto che basta di medicina per sapere “dove mettere le mani”.
 
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Grazie per essere arrivati in fondo!
Spero che l’introduzione del mio personaggio originale vi sia piaciuto. Nasce per mettere un po’ d’ordine nella trama che sicuramente Isayama chiarirà prossimamente. Sono convinta che ci rivelerà chi è la talpa che aiuta i nostri eroi dall’interno.
Detto questo, spero di passare un po’ di tempo con tutti voi e, se la storia andrà bene, ne avrei di cose da pubblicare con questo personaggio e sui miei preferiti: Hanji, Armin e Levi.

A presto!

Lady Snape
   
 
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