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Autore: vesta    19/03/2018    0 recensioni
Lei non sopporta lui.
Lui non sopporta lei.
Come possono non amarsi?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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HOPE
Appena uscita da quella sottospecie di stanza delle torture mi infilo con forza le cuffiette dentro le orecchie e sparo al massimo volume la mia playlist.

Il volume alto della musica mi ha sempre aiutato a lasciare fuori le cose inutili e concentrarmi sui miei pensieri.

Cavoli… Stavo per rimanerci secca, quella top model-assassina mi avrebbe sul serio mangiata!

Pensieri si… Non sempre intelligenti mi devo riconoscere…

E poi chiedere scusa a quel sottospecie di polaretto! Insomma, mica sono così deficiente da andarlo a cercare! Piuttosto meglio cercare di stargli il più lontano possibile.  
Forse però sulla storia al mio ritardo, della lezione e tutte quelle chiacchere super serie lì, aveva ragione… Già, forse, quindi visto che tanto sono già in ritardo posso tranquillamente andare al bar ed entrare alla seconda ora.

 
Appena entro nel bar della scuola Matilde, una delle cameriere, mi squadra con uno sguardo non molto promettente, perciò prima che possa attivare l’allarme rosso degli studenti che saltano le lezioni, mi affretto a giustificare la mia presenza lì con la prima cosa che mi passa per la mente:

“Ho la diarrea e continuavo a rilasciare gas tossici in classe, quindi il professore mi ha spedita fuori, ma non si preoccupi, ho appena fatto fuori una pianta di limoni, allarme marrone scampato!”

Matilde mi guarda disgustata e si rifugia dietro il bancone a fare i suoi mestieri, come giudicarla poveretta, ho appena detto una cosa orribile.

Penso seriamente di aver compromesso qualche filtro testa-bocca…

Sono venuta nel bar solo per bighellonare un po’, perciò non prendo niente né da bene né da mangiare, mi metto semplicemente rivolta alla finestra a guardare gli alberi.

Mi sono sempre piaciuti gli alberi, in realtà mi piace la vegetazione in generale o, per meglio dire, è il verde che mi piace, mi piace quello degli alberi perché è vivo, si muove, cambia e cade, proprio come le persone.

Mi ricordo che da bambina andavo sempre a vedere dei parchi pieni di alberi, pensavo fossero dei giganti da quanto erano alti, ma mi piacevano già a quel tempo.
 
“Hope, piccola mia, tu sei proprio come questi alberi, bellissima, rigogliosa, ma poi, anche tu, un giorno perderai tutte le foglie, non devi averne paura però…”
 
 
“Hope!”
“Hope per carità…”
“HOPE!”
 
“No no, non ho paura di cadere…. Le foglie… gli alberi”

“Alberi? Foglie? Cadere? Dì Hope mica ti sarai fumata qualcosa che hai trovato nella mia borsa vero?!”

Un forte odore di tabacco e specialmente il fin troppo alto volume di una voce squillante, fastidiosa e familiare che mi si infila in un orecchio a cui è stata strappata via una cuffietta con molta poca delicatezza mi fano sussultare.

“Taylor per l’amor del cielo chiudi la bocca sto dormendo!”

La rimprovero, perché nessuno, nessuno, può svegliarmi.

Il sonno è una delle attività sacre della mia religione/filosofia/stile di vita.

“Certo certo, tu puoi farmi da mammina rompiscatole se anche solo cerco di saltare la prima ora e tu puoi startene tranquillamente a fare una ronfata al bar fino alla ricreazione?! Dico io, certo che sei proprio una bella ipocrita! Se non fossi così affascinante non ti degnerei nemmeno di uno sguardo lo sai dolcezza?”

Tra lo sproloquio della mia “dolce metà” colgo solo il fattore che può diventare un probabile fattore alquanto problematico.

“Che ore sono?” Le chiedo asciugandomi la bava del sonno dalla bocca.

“11.15, tra cinque minuti riprendono le lezioni.”

Cazzo…

Prendo il mio zaino da terra e me lo infilo.

“Ehi dolcezza dove vai? Torni già in classe? Sei stata qui fino ad ora, non perderai di certo la medaglia della studentessa modello se mi fai compagnia fino alla fine della ricreazione!” Mi riprende Taylor facendomi l’occhiolino, mentre mescola lo zucchero nel suo latte caldo, anche se si muore dal calore asfissiante dell’inizio estate.

“Vado a casa” le rispondo secca ancora mezza intontita dal mio riposino mattutino.

“Cosa cosa? No no, tu non vai da nessunissima parte se non a lezione! Se sta tortura me la devo sorbire io, niente la toglierà anche a te signorina! Ci siamo capite?!”

Cerca di trattenermi Taylor, ma non perché le stia a cuore la mia carriera scolastica, no di certo, figuriamoci! Solo perché, anche se non lo ammetterà mai, ha paura per sè stessa e, diciamocelo, è una sadica che davvero se soffre lei allora anche il resto del mondo, in questo caso io, deve soffrire insieme a lei.

“Ti vengo a pendere finita scuola” dico alla fine salutandola, sapendo così di tranquillizzarla, mentre esco dal bar e successivamente dall’edificio scolastico.
 


ALEX

Alla fine, il professore non si è fatto più vedere.

In sala professori mi avevano informato che era bloccato a letto a causa di un blocco alla schiena e, probabilmente, la segreteria si era dimenticata di sopperire alla sua mancanza. Neanche a dirlo, appena riportai queste cose alla classe ci fu il pandemonio: tutti si misero ad urlare, a ritirare i libri di testo e sostituirli o con cellulari o con carte o cuffiette ecc…

Subito dopo il momento di estasi collettivo constatai che non c’era più alcuna macchia rossa in classe.

Che Dio abbia voluto che le sia magicamente entrato del sale in quella testaccia rossa e che sia finalmente andata a lezione? Le servirebbe, almeno metterebbe degli argini alla sua stupidità e, cosa più importante, non la vedrei nella MIA classe.

“Hei! Re del bipolarismo la fai una partita a briscola?” Mi propone Caleb.

“Certo! Non rinuncerei di certo a farti perdere clam- EHI! Re di cosa scusa?” Gli domando solo dopo aver soppesato meglio le parole con cui mi ha appellato.

“Del bipolarismo. Che c’è? Il grande genio ha bisogno che scandisca meglio le parole?” Cerca di sfottermi ridendo, mentre si avvicina a noi anche Sissi.

“E sentiamo sentiamo, spiegheresti al genio sottoscritto, perché sarebbe bipolare?” Gli domando già pregustando il momento in cui controbatterò a qualsiasi sua spiegazione.

“Beh… Analizziamo la questione. Alex: ragazzo socievole, disponibile con tutti, gentile con tutti, ottimo giocatore, un genio a scuola e abbastanza simpatico-“

“Se vuoi ti faccio un autografo Caleb, ma bastava chiederlo, non serviva attirare la mia attenzione chiamandomi bipolare per poi elogiarmi!” Gli faccio notare con un sorriso sornione e provocando le risa di Sissi e un’occhiataccia da parte di Taylor, al quale banco siamo effettivamente vicini, ma pensavo non ci stesse ascoltando dato le cuffie che ha nelle orecchie.

“Se il simpaticone in questione mi lasciasse finire…”

“Ok ok concesso, prosegua pure avvocato” lo sfotto ancora aumentando l’ilarità di Sissi.

“Allora… Riprendiamo, Alex ragazzo apparentemente perfetto, come abbiamo già detto, appena una dolce creaturina indifesa e timida dai capelli rossi cerca di aiutare una sua amica e nostra bellissima compagna di classe, la fulmina all’istante trattandola come un tossico che minaccia di trasmettere l’AIDS a tutto il mondo!”

A queste parole seguono varie reazioni.

Sissi smette di ridere di colpo, tanto da aver ancora il volto il sorriso di poco primo, ma abbandonando l’ilarità che lo accompagnava ora appare come una di quelle bambole assassine degli Horror.

Il dilagare di un rossore sulle guance di Taylor che noto solo perché seduta davanti a me, ma del cui motivo, per ora, non riesco ad associare nulla perché troppo impegnato a guardare malamente Caleb che però non si fa intimidire.

Appena sto per ribattere Sissi mi si pone davanti e, come un chihuahua che cerca di difendere il padrone da un pastore maremmano, comincia a parlare a raffica diventando tutta rossa e con le mani sopra i fianchi.

“Come ti permetti di dire queste cose al nostro adorato rappresentate di classe e futuro sicuramente rappresentante d’istituto non ti vergogni? Ovvio che lo abbia fatto quella mostriciattola come si permette?” ….. e continua così per un bel po’, fin quando il suo blaterare indistinto, senza un filo logico e mettendo solo una parola davanti ad un'altra mi dà sui nervi e prendo io la parola.

“L’ho fatto proprio perché sono quel ragazzo perfetto che hai descritto, l’ho fatto per il suo bene, se non la si tratta così non dà ascolto a nessuno e sicuramente avrebbe perso un’ora di lezione, per lei importantissima, data la sua condizione scolastica. In sintesi, era tutto a suo vantaggio” Difendo così il mio comportamento nascondendo la reale irritazione che ci sta dietro.

“Ovvio che fosse per questo! Insomma, Caleb mi stupisce tu non ci abbia pensato prima sapendo che tipo di persona meravigliosa sia Alex!” mi affianca nuovamente il chihuahua, ma sta volta in maniera consona per cui le sono grato.

“Bah… Sarà… A me non è saltata all’occhio tutta questa tua benevolenza nei suoi confronti… Ma forse era solo una mia impressione…” Risponde il mio amico dubbioso.

“Solo perché tu sei un uomo delle caverne il cui istinto primordiale ignora tutto ciò che non serve ad appagarlo…” Gli faccio notare battendogli un pugno sulla spalla e alludendo alla debolezza che ha per tutte e ragazze che camminano e respirano.

“Hai ragione! Per questo non vedo l’ora che sia la festa di sabato sera!! Lì si che il cavernicolo ci darà dentro!” Mi dà ragione ridacchiando e, pensando che la questione sia chiusa, mi avvio a prendere le carte, ma, ovviamente, sottovaluto sempre Caleb, dimenticandomi che è una delle persone più astute che conosca anche se non lo dà a vedere, forse è proprio questo fatto di non darlo a vedere a renderlo così dannatamente bravo!

“Beh, ma giusto per verificare… direi che possiamo vedere se effettivamente sono l’unico troglodita che non se ne è reso conto… Dì Taylor, a te Alex è sembrato così interessato alla carriera scolastica della tua amichetta rossa da rischiare persino la sua immagine da angelo perfetto disceso dal cielo per salvare i comuni mortali quali siamo noi?” E giuro che se non fosse che sono una persona civile gli avrei già tolto dal viso quel ghigno divertito che si ritrova.

Taylor, che in un primo momento sembrava a disagio, si ricompone in men che non si dica e, spostandosi i capelli dalla spalla, mi fissa e proclama con il suo solito tono sfacciato:

“Assolutamente no”

A queste parole Caleb sghignazza divertito più che mai, io serro istintivamente i pugni ed il chihuahua minaccia di riprendere ad abbaiare, ma Taylor la precede: “Ma non ti vergognare dolcezza, a tutti piacciono i badboy, danno quel pizzico di pepe.” Si rivolge a me facendomi l’occhiolino per poi rimettersi le cuffie, come se niente fosse, e posso giurare che sta volta la musica la ascolta per davvero visto il volume talmente alto da fuoriuscire anche dalle cuffie, cosa che le permette di ignorare Sissi che, come al suo solito, le sta già sparlando dietro con le amiche…

“Beh, sua Maestà…” mi si rivolge Caleb accennando un inchino al chè lo intimo di smetterla di perdere tempo in inutili chiacchere solo perché non vuole essere battuto a carte.
 
  
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