Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: kamy    20/03/2018    0 recensioni
Raccolta di oneshot multipairing e multishipping su KHR.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio anche solo chi legge.

Scritta sentendo Non è detto di Laura Pausini.

Dedicata a Arashihayato.

La prima parte è la mia flashfic Saluto mancato: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3686102&i=1.

Tsuna e i suoi Guardiani BROTP.

Giorno 8: Cose che hai detto mentre stavi piangendo.

 

Cap.8 La tempesta di Tsunayoshi

 

Gokudera avanzò, camminò di fianco a una bambina dalla maglietta rosa. Quest’ultima si nascose dietro la gamba della madre, che osservò le bombe alla cintola del ragazzo con le labbra rugose strette.

Gokudera arcuò la schiena e proseguì, un padre prese in braccio il figlio.

“Papà, fai la faccia da squalo” trillò. Il genitore sporte il mento e il bambino scoppiò a ridere.

Le iridi verde-grigio di Hayato si fecero liquide e avvertì una fitta al cuore.

Accelerò il passo e vide un anziano fissarlo con la fronte aggrottata, il bastone stretto in mano e le nocche pallide.

Gokudera strinse con i denti la sigaretta che teneva in bocca e inspirò rumorosamente, sentendo il sapore del tabacco pungergli le narici e il palato. Avanzò strisciando i piedi per terra.

Sgranò gli occhi riconoscendo Tsuna in cima alle scale, si mise a correre lungo i gradini. Vide Yamamoto al fianco di Sawada e si fermò, nascondendo dietro una donna.

“Certo che quest’anno il festival è fatto veramente bene” disse quest’ultima.

L’uomo al suo fianco annuì.

“C’è parecchia confusione, ma l’hanno gestita bene” rispose.

Gokudera arrossì e sporse il capo, avvertiva il battito cardiaco rimbombargli nelle orecchie.

< F-forse dovrei… farmi notare dal Decimo… > pensò.

Guardò Yamamoto prendere il tanzaku che Tsuna che gli porgeva, per poi appenderlo a una canna di bambù.

“Sei davvero alto…” disse Tsuna con voce tremante.

He he” ridacchiò Takeshi, chiudendo gli occhi. Appese anche il proprio bigliettino. “Boss, vedrai che per la prossima notte di Tanabata, sarai diventato alto anche tu” lo rincuorò.

Gokudera riuscì a percepire qualche frammento delle frasi sul brusio.

Si udì un fischio ed esplosero i fuochi d’artificio in cielo, sia Tsuna che Yamamoto alzarono il capo per guardarli.

Gokudera si voltò di scatto, scese un paio di gradini, evitò il gomito di un ragazzo e si mise a correre. La sigaretta gli cadde dalla bocca e la calpestò. Fece lo slalom tra le persone.

Si udirono altri fischi, ovazioni delle persone, risa e applausi.

Le lacrime rigarono il viso di Gokudera che singhiozzò rumorosamente, allontanandosi dalla festa percorrendo la strada principale.

In lontananza il templio era illuminato dalla luna e dai fuochi d’artificio.

Gokudera continuò a correre fino a non sentire più le voci di nessuno.

< Takeshi è sempre l’idolo di tutti. Il Decimo lo guarda come se fosse un eroe, ma non si rende conto che il maniaco del baseball stesso riconosce in lui una purezza che non avrà mai. Ed io non posso dare niente di niente, per Decimo sarò sempre e solo qualcuno un po’ strano, capace solo di fargli paura o metterlo in imbarazzo > pensò. Le lacrime gli rigarono il viso, i suoi occhi si arrossarono. Rischiò di cadere, scivolando in una pozzanghera nel prato verde lungo cui stava correndo e premette le mani sul tronco di un albero, per rimanere in piedi, la sua schiena ingobbita fu scossa da un singhiozzo.

 

Hayato era seduto dietro Tsuna, lo guardò appoggiare i piedi sulla sedia di legno, Gokudera si sporse in avanti con i gomiti appoggiati sul proprio banco. Tsuna era in ombra, notò che stava guardando davanti a sé con gli occhi liquidi, le iridi castane avevano dei riflessi arancione cupo. Gokudera seguì il suo sguardo, Takeshi era circondato da tutti i compagni di sesso maschile della classe. Ridevano, si scambiavano pacche sulla schiena, Yamamoto annuiva alle loro parole. Le ragazze della classe fissavano Takeshi a loro volta e sospiravano.

Tsuna guardò di sottecchi Kyoko che guardava Takeshi a sua volta con aria sognante.

“De…”. Iniziò a dire Hayato con voce bassa, ma Sawada era corso via dalla stanza, le lacrime agli occhi.

Hayato abbassò la mano che aveva teso verso di lui, si girò a guardare Takeshi e non riuscì più a vederlo, oltre le teste dei suoi compagni che si erano accalcati intorno a lui.

 

Hayato gemette, i capelli argentei gli ricaddero davanti al viso. Scivolò più in basso e cadde in ginocchio, il legno gli aveva graffiato le mani pallide.

< Ryohei riesce a rendere Decimo felice. Lambo lo riesce ad addolcire o a fargli comprendere i suoi errori. Chrome riesce a fargli capire quanto questo mondo sia difficile e gli dà la forza di combattere contro le ingiustizie. Con Mukuro sembra avere un legame speciale, lo sente dovunque sia. Kyoya, poi, è il più potente, può davvero difenderlo.

Io al massimo lo deprimo, non riesco ad essere gentile con nessuno, non riesco a farmi capire da lui. Se non grido non sembra vedermi e riesco solo a farlo litigare con Hibari > pensò.

“Tutti possono fare qualcosa per lui, tutti i suoi guardiani sono utili. Come posso essere il suo braccio destro se sono l’unico inutile?” chiese, mentre le lacrime gli continuava a rigare il viso.

“Smettila di dire sciocchezze!” udì urlare.

Hayato si voltò e vide Tsuna ritto davanti a lui, con i pugni chiusi.

“Se non fosse stato per te starei ancora scappando da tutto terrorizzato. Tu sei la mia forza, tu mi hai reso un guerriero!

Tutti voi siete essenziali per me!

Ogni guardiano, ma tutto è partito da te. Non lo dimenticare mai!” sbraitò Sawada.

“Ha ragione Tsuna. Per seguire tu sono riuscito ad andare oltre la maschera che mi ero costruito e grazie a te sono riuscito a dire al Boss che per me è tale” disse Yamamoto.

Hayato si rizzò con le gambe e li guardò, ancora intento a piangere, gemette rumorosamente e raggiunse Tsuna, abbracciandolo, le gote in fiamme.

Tsuna lo abbracciò a sua volta e Takeshi li guardò, sorridendo. Li raggiunse e li avvolse entrambi col suo giacchetto.

< Siamo tutti legati dal filo del destino, siamo la famiglia Vongola > pensò Yamamoto.

 

 

  
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