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Autore: Artemysia    20/03/2018    4 recensioni
A tredici anni ho scritto un libro... un libro brutto.
Oggi ve lo ripropongo, in veste di parodia fantasy, con commenti ironici della sottoscritta ventiquattrenne. Perché? Beh, per tre motivi:
- Per darvi un ottimo esempio su cosa NON fare quando si scrive un fantasy;
- Per dimostrare che si migliora tanto, con la pratica;
- Perché questa roba fa davvero sbudellare dal ridere.
Quindi mettetevi comodi, preparatevi a sputare qualche polmone dal ridere delle mie ingenuità e, soprattutto, ricordatevi che il non prendersi sul serio è il primo passo per la perfezione.
Genere: Comico, Fantasy, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IL REGNO DELLE FATE


[Certo che dal titolo è IMPOSSIBILE capire cosa stiamo per vedere! Che suspense, ragazzi! Che adrenalina!]
Mi risvegliai in volo.
“Ma che succede?”
“Tranquilla, sono la fata dell’aria, [Mecojoni!] ti spiegheranno tutto fra un po’ di tempo”
“Sarà meglio, questo è sequestro di persona” [Ora fermatevi e pensate a qualcosa di calmo. Entrate in connessione con lo spirito zen dell’universo. Ora che siete concentrati, provate a pensare: cosa direste se vi RISVEGLIASTE IN VOLO, rapiti dalla FATA DELL’ARIA? Esatto: questo è sequestro di persona!]
Ero abbastanza arrabbiata [Abbastanza, eh! Non troppo, né troppo poco. Adeguatamente ad un rapimento. Abbastanza!] e non ci stavo capendo proprio niente.
“Siamo arrivati”
Atterrammo davanti a un edificio molto elegante ed entrammo. [E non ci sarà mica bisogno di descriverlo, questo edificio, no? Tanto siamo solo in UN ALTRO MONDO, che ci sarà mai di bello da dire a proposito?]
Sembrava la sala di un tribunale: c’era un banco centrale alla fine della stanza e molte sedie di fronte ad esso.
Al banco centrale era seduta una donna molto bella, anche se si vedeva che ormai aveva i suoi anni, e vestita con un vestito lungo e bianco. La fata dell’aria mi portò davanti alla donna vestita di bianco che cominciò a parlare:
“Dichiari di essere Kathleen Jane Wilson?”
“…si” [Ti vedo convinta!]
“Io sono la regina delle fate. [Mecojoni!2] Sei stata portata qui perché sei una fata di nascita e la legge dice chiaramente che le fate che hanno più di 18 anni devono avere domicilio solo ed esclusivamente in questo regno. [TrediGiulia, ho capito che vuoi sembrare grande e seria mentre scrivi… però davvero vuoi farmi credere che sapessi cos’è il “domicilio”? E infatti non lo sapevi, perché forse intendevi “residenza”, ma vabbè, non è che posso pretendere troppo]
Ora, noi tutti ci stiamo chiedendo per quale motivo non ti sei presentata qui di tua spontanea volontà subito dopo aver compiuto i 18 anni.” [Perché ora le da del tu?]
“Io non so di cosa voi stiate parlando”
“Quindi lei sostiene di non essersi presentata perchè non era a conoscenza della sua natura?”
“Io non so nemmeno cosa stia accadendo” urlai
A questo punto ci fu un brusio tra le persone di fianco alla regina che somigliavano tanto a una giuria. [Guarda, sei in un banco testimoni, c’è una giuria, una regina che ti sta giudicando… fossi in te starei molto molto attenta a quello che dico]
“Le consiglio di abbassare il tono di voce signorina…”
Ma vedendo che cominciavo veramente a seccarmi, aggiunse in fretta
“…Lei è una fata” [Tu sei un mago, Harry!]
“Io sono cosa?” [“Un mago! Un mago coi fiocchi, direi, una volta studiato un pochetto”]
“Lei è una fata” [Eh! Cazzo, è ovvio! Dai!]
“Si, ma certo! come ho fatto a non pensarci prima?” dissi in tono sarcastico
“…Questo è uno scherzo, uno scherzo molto ben architettato” [O manca un passaggio, o Kety è bipolare come una Duracell, visto che passa dalla convinzione aggressiva al dubbio con negazione]
“No, e glielo posso dimostrare: [Attenzione! Ha una prova e non ha paura di usarla!] immagino che lei abbia notato il segno che ha sul collo. Ha notato che ha una forma molto particolare?”
“Questo non centra proprio niente, è solo un caso, anche le nuvole assumono forme stra..”
Ma mi bloccai. Ad un certo punto aveva cominciato a farmi male quel segno.
Mi portarono anche uno specchio e mi fecero vedere che era diventato di color rosso fuoco e, a toccarla bruciava da morire. [Il segno… a toccarla… o il segno è un trans, o qui siamo in presenza di uno squisitissimo esempio di grammatica demmerda!] La regina ricominciò a parlare.
“E’ un segno caratteristico di ogni fata. Lei per esempio – indicò la fata dell’aria che mi aveva portato lì – ha un vortice.
Ognuno di questi segni ha un significato preciso e ogni fata deve scoprirlo. [Problema di logica: la fata dell’aria ha un vortice e può volare. Kety ha un lupo. Il candidato individui quale sarà il mirabolante superpotere di Kety e ne calcoli il grado di ovvietà in una scala che va da “l’acqua è bagnata” a “il cavallo bianco di napoleone è bianco”] Spero di averla convinta. [Urca!] Ma ora potrebbe dirmi il nome dei suoi genitori” [Mi piace questo tono senza punto di domanda, a metà tra la sincera curiosità e l’ordine perentorio di una SS]
In quel momento notai che lei era l’unica a non avere un segno, ma non ci detti peso. [Mi piace come Kety faccia un’osservazione acuta e poi la escluda dal suo interesse pur essendo l’unica cosa degna di nota della situazione. Diciamo che “il potenziale ce l’ha, ma non si applica!”]
 “Mary Gross e John Wilson”
Ci fu un altro brusio, ma stavolta molto più acuto, e vidi la fata dell’aria che sgranava gli occhi, mentre la regina sembrava avesse avuto una pugnalata la cuore. [Sì, anche a me fa male la cuore a leggere questa sintassi]
“ Mary e Jhon non avevano figli” disse lei incredula. [Perché sono due nomi poco poco comuni. Tutti conoscono Mery e Jhon! Quelli senza figli!]
“Lo so io se avevano figli o meno, e avevano me!!!”
“…Va bene, [Pure la regina è intimorita dal triplice punto esclamativo] ma ora non puoi fare altro che venire a vivere qui.”
“E se dicessi che non ne ho intenzione?”
“Sei obbligata, noi non possiamo vivere fuori”
“Nel fuori, come lo chiama lei, c’è tutta la mia vita, i miei amici…”
“Moriresti entro pochi giorni, purtroppo è a questo che siamo condannati”
Mi aveva tolto le parole di bocca, [Di seguito, una rappresentazione del livello della dialettica di Kety:
 
“Ehi, bambino, vieni qui!”
“E se dicessi che non ne ho intenzione?”
“Ma io ho le caramelle!”
“Ah, allora ok!”
 
Ma che non si dica che sia una sempliciotta, eh! Ha ricevuto tutte le prove convincenti che le servivano!]

poi continuò:
“Dopo aver compiuto 18 anni noi non possiamo vivere più di pochi giorni nel mondo di fuori”
“E’…è la verità?” Chiesi sconvolta. Lei fece un cenno con la testa. [Ah, il cenno con la testa è la prova decisiva, eh!]
Alla fine mi rassegnai e accettai di allontanarmi dal mondo normale, anche se a malincuore. [A malincuore! Questa lascia amici, ragazzo, casa, vita, MONDO, ma ehi, solo a malincuore eh! Non si dica mai che è una rakazzyna deboleh! Solo le rakazze eroeh possono essere protagoniste!] Subito dopo il mio cenno di assenso mi lessero alcune leggi, sulle quali dovevo giurare prima di entrare nel mondo delle fate e degli stregoni. [Chi sono gli stregoni, mi chiedete? Beh, sono solo i maschi delle fate, chiamarli “fati” mi suonava stupido anche allora. Che potere hanno, dite? Beh… nessuno. Ma eh, fa troppo FENTASI!]
“Giura di rispettare le seguenti regole” [No, fermi, aspettate, calma… non le starete mica imponendo di giurare prima di elencarle le leggi? E tu, Kety, non starai mica ACCETTANDO?]
“Lo giuro” [Non ci credo. L’ha fatto. Dio mi è testimone: l’ha fatto. E vi ricordo che questa scolopendra cerebrolesa è MAGGIORENNE! Ha capacità giuridica! Può guidare una macchina, può bere, può votare!] Allora cominciò a leggere.
“ecco le leggi:
  1. Non entrare nel mondo di fuori senza permesso. [Entrare nel mondo di fuori, ho capito bene? Entrare fuori? Ca… spiterina, Giulietta, almeno le basi della vita! Almeno quelle!]
  2. Non avere relazioni di alcun genere con esseri umani
  3. Ogni fata o mago [Stregone?] non deve in alcun modo opporsi alla regina o ribellarsi alle leggi”
 
[Tra l’altro, vi prego, notate la legislazione a dir poco PROLISSA di questo regno! Hanno TRE dico TRE leggi, che sono pure ridondanti, perché: 1 – se non sono autorizzata a uscire, non posso nemmeno incontrare gli umani, quindi la seconda legge, che impedisce di avere relazioni con loro, è completamente inutile; 2 – se mi hai fatto giurare, tra l’altro PRIMA di leggermi le leggi, dovrebbe essere implicito che non posso infrangerle, quindi a che serve la terza legge? Insomma… ne bastava una. Già che volete fare un codice breve, almeno fatelo davvero brevissimo! Complimenti ai giuristi e al legislatore di questo bel regno, un lavoro impeccabile! IMPECCABILE!]
Sciagura!!! Io amavo Nick, [Eccola là… ti sta bene, Kety. Lo stiamo pensando tutti qui] e al pensiero di non rivederlo mai più mi si gelava il sangue nelle vene, per non parlare di Jenny, non avrei potuto rivedere nemmeno lei.
“Sei nominata fata delle creature” [Ehm… hurrà?]
“No, questo non è possibile”
“C...come” chiese lei quasi sconvolta [Com’è una persona quasi sconvolta? Sconvolta ma non troppo? Sconvoltina?]
“Non è possibile, io amo un umano[Kety, Kety, Kety… Tu sei in un regno con TRE dico TRE leggi, secondo le quali amare un umano è una delle pochissime cose illecite. E tu lo vai a sbandierare ai quattro venti il primo giorno? Di fronte alla regina?]
“Mi spiace, potrai comunque chiedere dei permessi per uscire qualche ora e vederlo.” [Ma, ma, ma… ma la seconda legge non diceva che non poteva avere rapporti di alcun tipo con… vabbè. Ma anche io, perché non mi faccio gli affari miei? Perché cerco un senso logico in questo delirio psichedelico?]
“qualche ora al giorno?”
Ci fu un altro brusio
“qualche ora all’anno.” Mi corresse lei
“No, non è abbastan…”
“Ormai ha giurato.” [CI GODO TANTISSIMO]
Fece un cenno e mandò delle guardie che mi portarono fuori, ma con la coda dell’occhio vidi un sorrisino perfido che si dipingeva sul volto della regina. [Ah! Eccolo l’inghippo! Il sorrisino perfido! Non ho ancora tutti gli indizi necessari al caso, tipo l’ideazione di piani malvagggi o la risata da evil overlord “MUAHAHAHAHAHAHAH”, ma mi azzardo a fare un’ipotesi: la regina è KATTIVAH!] Quando fui definitivamente chiusa fuori con la forza mi sedetti su un gradino dell’edifico bianco.
Dopo un po’ di tempo arrivò la fata dell’aria che mi si sedette accanto. Lei era più vecchia di me, doveva avere circa 45 anni.
“Sai, non è poi tanto male stare qui” [Ettecredo! Avete TRE dico TRE leggi. Praticamente è tutto legale, dal ladrocinio alle orge pubbliche, chi non vorrebbe vivere nel fantastico regno dell’anarchia?]
Io non risposi.
“Non posso obbligarti a stare bene, ma potresti fare un tentativo”
“No. Questa è un’ingiustizia. Non voglio stare qui.” [Ma non avevi “accettato a malincuore” il tuo destino, stile Santa Teresa addolorata?]
“Hai ragione e, per fartela breve, nemmeno io approvo i metodi della regina, [Me… me… metodi? Ma che metodi ha usato? Ah, già, scusate: ha fatto un sorrisino perfido! Kuesto è inaccettabyleh!] e non sono l’unica del regno. [Pure! Ammazza, oh, cittadinanza tosta da accontentare!] Da quando è salita al trono viviamo, se così si può dire, con un sacco di divieti. [MA QUALI DIVIETI CHE AVETE TRE LEGGI??? Cioè, il regolamento di un club di pigiama party preadolescenziale è più restrittivo, rendetevene conto!] Ma, sai, niente dura per sempre”
“Tu come hai fatto ad accettare tutto questo?” [MA TUTTO COSA???]
“Diciamo che col tempo ci si fa l’abitudine” [A COSA? Madonnina, so che mi ripeto, ma… boh. Non trovo un senso. Non ho più risorse mentali. Fine]
“Ma io amo Nick!”  
“Beh, è meglio se ti trovi degli amici. [Davvero? E io che pensavo di farmi qualche nemico, andarmi a immischiare in qualche affare della Ndrangheta, così, per sport!] Tieni” concluse la fata allungandomi un foglio un po’ stropicciato.
“Mi piaci, Kety! [Ed esattamente, perché? Cosa c’è di bello in Kety? E anche se ci fosse, come faresti a saperlo dopo cinque secondi di conoscenza?] Per questo ho deciso di darti una delle mie abitazioni” [AH.] Detto questo si alzò e cominciò a camminare.
“Aspetta” le urlai dietro mentre lei si girava.
“Solo i miei amici più intimi mi chiamano Kety invece che Kathleen. Come fai a saperlo?” continuai. [Beh, perché ovviamente se ti chiami Kathleen l’abbreviazione del tuo nome dovrebbe essere GIANGEPPETTO]
Lei non disse niente e sparì in pochi secondi in un vortice d’aria, mentre io rimanevo lì con la bocca aperta e la domanda che non aveva ricevuto risposta. [Ora, tralasciando l’ingenuità del fatto che il soprannome era facilmente ricavabile, vi starete chiedendo: ma c’era un motivo per cui la fata dell’aria ha fatto così la misteriosa? Un motivo per cui le ha regalato la casa e l’ha chiamata col suo nome intimo? Beh… no. No. No. Ho piazzato lì la scena solo per fare MISTEROH!]
Sul foglio c’era scritto l’indirizzo della casa, ma io mi chiedevo se volesse prendermi in giro o farmi davvero la carità. [Manco Kety ci crede, giustamente] Mentre camminavo verso la via scritta sul foglio, chiedendo molte indicazioni, pensavo a Jenny: se la mia voglia era legata al mondo fatato, forse anche la sua lo era, ma in ogni caso, io non l’avevo incontrata. [FORSE, eh! Forse. Non l’hai ancora capito, Kety, che stai nel FENTASI più cretino e prevedibile della storia delle cretinerie prevedibili?]
Poco dopo arrivai alla mia casa. Era molto carina: [Eh, ci mancherebbe altro! Non solo è gratis, ma è pure KARINAH! Solo il meglio dalla previdenza sociale del regno!] Due piani con un bellissimo portico all’entrata e una stalla sul retro, che doveva essere appartenuta ad un cavallo della fata dell’aria. [Ma dai, una stalla appartenuta a un cavallo? E io che pensavo servisse a stipare capibara!]
All’improvviso, mentre pensavo che quella stalla non mi sarebbe servita a nulla, sentii un nitrito provenire dall’esterno, [Dai, gridiamolo tutti insieme come faceva Ezio Greggio: ECCHECCASO!] ma fuori non c’era nessuno. Sentii un altro nitrito e allora mi diressi dentro un bosco poco lontano. [Sarà il famoso nitrito dei bruchi] Dopo poco tempo avvistai un cavallo bianco che brucava l’erba ai piedi di una grande quercia. [Oh! Ke fortunah! Un KAVALLO BIANKO! Proprio kuando ho trovato la stallah!]
Avvicinandomi con cautela notai che il cavallo in questione era in realtà un unicorno. [Ma anche voi, che vi aspettavate? Devo insegnarvi tutto? Ovvio che non poteva essere un cavallo normale, siamo in un FENTASI!] Anche il corno era bianco, a forma di spirale. [Fosse stato rosa con una svastica incisa sopra, almeno, sarebbe stato originale. E invece no, nulla. Che monotonia]
Era molto bello ed elegante, la criniera lunga che cadeva alla sua sinistra e la coda che toccava quasi per terra.
All’inizio fu un po’ difficile avvicinarsi, perché era molto aggressivo, ma io allungai la mano e dissi:
“Stai tranquillo bello! Non ti faccio niente”
Sembrava avesse capito e cominciò ad avvicinarsi annusandomi la mano. Alla fine fu vicino a me ed io incominciai ad accarezzarlo. [Sarò strana io eh, ma la mia definizione di “molto aggressivo” prevede che ti carichi, ti infilzi a mezzo stomaco, ti scuota fino a tagliarti a metà e goda nel bagnare la sua criniera nel tuo sangue, però… beh, sì, è verosimile anche che si faccia annusare la mano]
“Ti dovrò trovare un nome!”
“Mi chiamo White” [Cioè, si chiama BIANCO? Qui siamo oltre la scala di ovvietà “cavallo bianco di Napoleone”. Qui siamo all’ARTE!]
Lo guardavo con gli occhi sbarrati: mi aveva risposto!!! [Ah, già, ha parlato. La cosa dovrebbe sconvolgermi. Wow. Sono atterrita. Entusiasmo. Clap. Clap. Clap.]
Comunque successivamente si rivelò un amico leale e generoso, mi insegnò perfino a montarlo [No, Giulia, non puoi riprendere la battuta squallidissima del sesso equino freudiano di inizio libro. Non puoi. La società te lo vieta] e non mi abbandonò mai, venendo ad abitare nella stalla della casa. [Ma che, davero? Non l’avrebbi mai detto] Lui però voleva solo farsi cavalcare a pelo: non accettava gli venissero messe briglie e tanto meno sella. [Bianco dice NO al BDSM] Nei giorni successivi mi misi a curiosare in giro per la mia nuova casa: c’era anche una stanza che aveva funzioni di biblioteca, [Qualcos’altro? Un cinemino? Un buker pieno di lingotti d’oro esentasse? Che delusione. Non si regalano più le case di una volta] e presi un libro che parlava di “Creature mitologiche e animali non ancora scoperti”.
Era un titolo molto strano, ma leggendolo scoprii che “animali non ancora scoperti” voleva dire “animali non ancora scoperti dagli umani”. [Ah, mi piace sempre quando ci fai sentire delle merdacce perché tu sei ammessa a sapere cose che noi nemmeno possiamo immaginare. Non fa per nulla sentire inferiore il lettore. Vero, Zia Rowling?] Grazie a quel libro imparai a nutrire White e ad accudirlo. C’erano però anche un sacco di curiosità; ad esempio, esiste un serpente lungo più di due metri, di colore nero petrolio e con denti lunghi più di due centimetri che si chiama “astringo”.
Si trova solo nel regno delle fate, e inoltre è anche molto raro. Si dice che solo dieci stregoni e nove fate nel giro di un paio di secoli sono riusciti ad avvistarlo. C’era anche scritto che il morso dell’astringo aiutava fate e stregoni a capire il significato del loro segno, e quindi quel serpente mi sarebbe stato molto utile per capire cosa significasse quel lupo. [Come se il significato del lupo non fosse già abbastanza ovvio. Ma facciamo finta di niente, facciamo gli ignoranti. Rispondete a questo nuovo problema di logica: abbiamo appena assistito a un deus ex machina intitolato “ho una stalla e casualmente incontro un cavallo”. Secondo voi è possibile che, presto, assisteremo a un altro deus ex machina intitolato “ho bisogno del serpente per scoprire il mio superpotere, quindi, sempre casualmente, lo incontro?”. E ricordatevi che tecnicamente non ho anticipato nulla. Ha fatto tutto TrediGiulia da sola con la sua mirabile capacità nello storytelling]
Mi divertii molto a cercare le più svariate creature esistenti nel regno delle fate. Trovai delle informazioni anche riguardo i centauri, le sirene e i tritoni, le arpie e le ninfe che si dovrebbero vedere senza difficoltà. Io in realtà non ne avevo proprio visti, ma quel libro era molto vecchio e, magari, le cose erano cambiate. [Sì, vabbè, ormai è tutto troppo palese: incontreremo anche tutte queste razze. Non sto più a farvi i problemi di logica perché tanto qui la logica si è suicidata da un pezzo]
Erano passate circa tre settimane e più tempo passava, più mi convincevo che non c’era modo di scappare. [Ma poi, perché dovresti? Vivi nel regno più permissivo dell’universo, dove regalano case e si trovano unicorni. Il sogno di ogni bambina dalla notte dei tempi, in pratica, e tu vuoi andare via? Sei un’ingrata]
Un giorno, mentre cercavo di sistemare un divano nella mia sala, sentii bussare. Andai ad aprire e mi trovai davanti Jenny.
“Jenny???” [CHE SORPRESA INASPETTATA! Ma poi, la regina non ha detto che non potete sopravvivere all’esterno dopo i diciotto anni? E allora come fa Jenny ad essere arrivata – viva – dopo Kety, visto che era più vecchia di lei? Ho l’impressione che non lo sapremo mai]
“Ciao”
“Cosa ci fai qui?”
“Sono stata nominata fata [Aveva delle onde, provate a indovinare l’elemento…] dell’acqua proprio stamattina, [MABBRAVI! Un biscotto omaggio per tutti] ma non è ancora pronta la mia casa, quindi ti volevo chiedere se potevo stare da te per qualche giorno” [Ah, quindi la fata dell’aria non ha dato una casa solo a Kety? Il regno le regala a tutti? La fata dell’aria fa parte dell’INPS?]
“Beh…sei stata con me per 18 anni, non vedo perché non dovresti”
“Grazie!!!” urlò mentre mi saltava al collo.
“Ah senti, io avrei portato anche un piccolo acquario, hai del posto?” [Vorrei regalarvi una chicca: A differenza di Kety e, a quanto pare, di tutte le altre fate, jenny non avrà mai un superpotere, a patto che trasportare in giro acquari non possa essere considerato tale. Quindi, perché era fata dell’acqua? Per NESSUN MOTIVO! Era solo per farla stare insieme alla protagonista! YE!]
Subito risposi sì, ma non immaginavo che si trattasse di un “piccolo” acquario lungo due metri e largo quattro. Comunque il posto lo trovammo. Era in un angolo vicino al divano, e copriva un po’ di finestra, ma non credo che ai pesci importasse più di tanto. [No, questa non la commento. Mi rifiuto. Passiamo oltre]
Devo ammettere che con Jenny tutto era meno drammatico, ma continuavo comunque a pensare a Nick, e Jenny lo sapeva.
Alla fine decisi che avrei dovuto vederlo, anche a costo di dover evadere [Se ti fa così schifo posso prenderlo io il tuo posto a giuristibraviland, e visto che sono una persona umile mi accontento anche della tua casa senza lingotti!]
 
   
 
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