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Autore: vannagio    20/03/2018    8 recensioni
«Fammi indovinare... pittore?».
Lui abbozzò un sorriso.
«Quasi. Tatuatore».
Fissargli le braccia lasciate scoperte dalle maniche corte fu automatico. Nemmeno l’ombra di un tatuaggio.
«Non dovresti essere più... non so,
variopinto?».
Lui rise.
«Preferisco rendere variopinti gli altri».

[Storia scritta per l'iniziativa "Una Challenge Per Amica", indetta dal sito "Writer's Wing"]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Una storia di metallo e inchiostro'
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Dita col kajal



La prima cosa che ho notato di lui sono state le mani. Deformazione professionale, immagino. Un po’ è anche colpa sua, non è che facesse qualcosa per nasconderle. Se ne stava lì, seduto al tavolo più isolato del diner, con una mano teneva la tazza, sorseggiando caffè di tanto in tanto, con l’altra scarabocchiava sull’album. Impossibile non vederle. Mani grosse, le sue. Callose. Spesse. Qualcuno direbbe “foderate di dolore”, ma planavano sul foglio da disegno con la leggerezza di un gabbiano che pattina sulle correnti d’aria. E le unghie? Cortissime, graffiate, martoriate e contornate di nero come occhi col kajal. Solo che il kajal era inchiostro. Inchiostro vecchio, penetrato sotto le unghie, nelle righine dei polpastrelli e nelle pieghe delle dita.
«Ti servirebbe una manicure, lo sai, dolcezza?», gli dissi un giorno che il diner era deserto. Sfacciata come sempre. Mentre gli versavo il caffè. «Se vuoi, posso occuparmene io. Non lasciarti ingannare dalla divisa da cameriera, sono una professionista».
Lui si guardò le mani. Che faccia buffa che mise su! La ricordo come se fosse ieri. Neanche l’idea di una manicure gli risultasse aliena.
«Fatica sprecata», rispose poi. «Domani sarebbero punto e a capo».
«Fammi indovinare... pittore?».
Lui abbozzò un sorriso.
«Quasi. Tatuatore».
Fissargli le braccia lasciate scoperte dalle maniche corte fu automatico. Nemmeno l’ombra di un tatuaggio.
«Non dovresti essere più... non so, variopinto?».
Lui rise.
«Preferisco rendere variopinti gli altri. Tu, ad esempio...». Mamma se me lo ricordo ancora, come mi guardò. Da far tremare le ginocchia. Dritto negli occhi. Sfacciato anche più di me. Le dita picchiettavano sul foglio, impazienti di entrare in azione. «Staresti molto bene con più colore addosso».
Però non è che io fossi una cretinetti qualunque, ecco. Che si fa abbindolare così, dal primo tatuatore che passa.
«Stai dicendo che così come sto non sto bene?», gli chiesi. «Non è carino da parte tua».
«Be’, tu hai criticato lo stato delle mie mani».
«Lo dicevo solo nel tuo interesse, dolcezza».
«Anche io...». Mi scrutò dalla testa ai piedi. Come si valuta una tela bianca. «Dolcezza».
Sfacciato, sfacciatissimo, da prendere a schiaffi. Dio, mi piaceva un sacco!
Il diner era ancora una landa desolata, così decisi di anticipare la mia pausa sedendomi di fronte a lui.
«Facciamo così», gli dissi. Seria come la morte. «Se ti fai fare la manicure, io mi faccio tatuare qualcosa». Sfacciata. «Cosa vuoi». Sfacciatissima. «Dove vuoi». Un’oca, praticamente. «Allora?».
Le dita col kajal stavano già stritolando la penna.
«Con i tatuaggi non si scherza», disse lui.
«Nemmeno con la manicure», risposi io.
«E dopo?».
«E dopo cosa?».
«Se accettassi... cosa succederebbe dopo?».
Feci finta di pensarci su.
«E dopo...».
Eh, dopo.
Dopo sono passati... chi li conta più quanti anni. Dopo sono diventata molto, tanto, più variopinta. Gina, The Tattooed Lady, mi chiamano. E aveva ragione lui. Sto molto meglio così. Però avevo ragione pure io.
Dopo anche le mani di Wile sono state molto, tanto, meglio.







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Note autore.
Questa flash è stata scritta per l’iniziativa “Una Challenge Per Amica”, indetta dal sito Writer’s Wing. Il tema della challenge è stato scelto dalla vincitrice della scorsa edizione ed è “inchiostro”.
“Gina, The Tattooed Lady” è un riferimento alla canzone Lydia The Tattooed Lady.
Gina e Wile sono personaggi ricorrenti della mia serie Una storia di metallo e inchiostro.
Non scrivevo qualcosa da quasi un anno, ho le dita parecchio incriccate. Spero di sbloccarmi al più presto.
Grazie a chiunque passerà da queste parti!
Bacioni, vannagio
   
 
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