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Autore: Daphne BS    20/03/2018    1 recensioni
Peter Minus è tra i personaggi meno popolari e tra più detestati dai fan di Harry Potter. Anche nel suo mondo è un uomo disprezzato da tutti e di certo dopo le sue azioni e i suoi comportamenti dai sette romanzi non ne esce un personaggio positivo. Cosa direbbe Minus se si potesse difendere da questa schiera di gente che lo disprezza?
Dal testo:
"Il me ingenuo ed idealista non esiste più, ormai c’è solo il Peter adulto, timoroso, codardo ma disperatamente innamorato della vita che cerca solo un’occasione per riscattarsi ed essere felice o perlomeno smettere di avere paura."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peter Minus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Apologia di Peter Minus


Sono stato condannato dalla morale. Sono stato condannato dall’ opinione pubblica, una volta che la verità è venuta a galla. Sono stato disprezzato e ripudiato dai miei migliori amici. Ciò che ho fatto non è perdonabile, per nessuno. Sono il primo a condannarmi: ho venduto il mio migliore amico, sua moglie e suo figlio di appena un anno all’ uomo più spietato e folle dell’ultimo secolo, formidabile nel male e terribile mago. Ho dato la loro vita per avere salva la mia. Ma che vita è, senza qualcuno che mi ama e si prende cura di me? Prima i miei amici avevano questo ingrato compito, volermi bene.
In quel momento no ci ho pensato. La paura è stata più forte. La disperata voglia di vivere, di continuare a respirare, ridere e piangere è stata preponderante rispetto al profondo sentimento di amicizia che mi ha legato agli altri per così tanti anni. E per questo ora pago: odiato ed evitato da tutti, perfino dal mio nuovo padrone. Io, il più misero dei suoi servitori.

Eppure c’è stato un tempo in cui non era così. C’è stato un tempo in cui ero felice, leale, fedele e scanzonato. Prima per me l’amicizia aveva un significato particolare: onoravo e rispettavo i patti e per nulla al mondo avrei tradito i miei amici. Chi sta storcendo la bocca a queste mie parole, ebbene io con voce tremante e stridula lo contraddico e ribatto: ero fedele, non ho mai detto a nessuno del segreto di Remus e non perché avevo paura ma perché rispettavo il mio amico e volevo proteggerlo. Ma erano altri tempi, ero poco più di un bambino. Gli ideali sono importanti, certo: chi segue un ideale è come un devoto a Dio, deve aver fede e credere fermamente in ciò che dice e in ciò che fa. E la fede è un dono, non si acquisisce. Forse è per questo che negli occhi degli idealisti ho sempre scorto una luce fulgida, serena a conciliatrice; uno sguardo radioso e limpido di chi ha la risposta a tutto, di chi possiede una verità profonda incomprensibile agli altri. Le persone con saldi principi morali e ideali forti sono sempre così tranquille e sicure di sé che è una delizia averle accanto. James e Remus, per esempio; Sirius di meno, lui era un disilluso che si divertiva a demistificare l’entusiasmo di James con la sua pungente ironia. Ma non aveva l’animo marcio, lui aveva un carattere nobile, onorava i patti ed era sempre fedele alla parola data. Io in quel periodo imparavo cosa era giusto e cosa era sbagliato; con i miei amici avevo appreso il valore dei sentimenti e successivamente la necessità di combattere per qualcosa di giusto e per fare in modo che il mondo ideale che ci eravamo costruiti potesse perdurare e magari esistere anche per gli altri. Sconfiggere il male e portare il bene per tutti; noi volevamo un mondo migliore. Per questo non esitai a entrare con gli altri nell’ Ordine della Fenice, dopo il diploma.

Ero ancora un ragazzo, felice e tranquillo nonostante la guerra e covavo grandi speranze per me, per la mia famiglia e per i miei amici.
In breve tempo però imparai che il mondo ideale che sognavo non esisteva e il mio animo giovane agonizzò a lungo prima di soccombere alla realtà della guerra. Tutti gli eventi di quegli anni si abbatterono con violenza su di me e mi lasciarono stordito e confuso. Il poco coraggio che avevo tirato fuori era definitivamente esaurito e fu rimpiazzato dal terrore più puro per la propria sorte. Non ho mai voluto morire. Ho visto troppi morti in questa guerra e non ho mai dimenticato i loro occhi vitrei. In essi leggevo sempre l’ultimo spavento.

Mi sono guardato allo specchio più di una volta cercando nel mio volto stanco e sgraziato un riflesso di quel bambino grassoccio e felice, invano. La superficie ogni volta rispecchia sempre lo stesso omuncolo pauroso, nervoso e mostruosamente fragile. Il bambino è morto e sepolto da un pezzo. Il me ingenuo ed idealista non esiste più, ormai c’è solo il Peter adulto, timoroso, codardo ma disperatamente innamorato della vita che cerca solo un’occasione per riscattarsi ed essere felice o perlomeno smettere di avere paura.

Ho imparato molte cose con la guerra: non sembra che io sia uno che impari velocemente, contando che a scuola ero tra i peggiori. Io acquisisco informazioni osservando gli altri, è tra le mie poche qualità che lo stesso Signore Oscuro mi ha riconosciuto. Ebbene, in questa guerra ho imparato, tra le tante cose, che in tempi di difficoltà i patti, gli ideali, e tutte quelle altre norme morali non esistono più. Il vincitore è il più furbo, il più scaltro, non il più nobile o il più coraggioso. Aiutare gli altri in difficoltà è giusto, ma non avere mai pietà di loro perché essi non ne avranno mai per te; l’unica legge che conta è quella della necessità. Non vince ciò che è giusto, vince ciò che serve al momento opportuno.

Forse ho pensato questo quando tra le balbuzie farneticavo l’indirizzo dei Potter al Signore Oscuro. Ora a me serve vivere, perdonami James. Harry, Lily, perdonatemi. Ma la morale, l’amicizia e tutte queste altre cazzate ora non valgono niente.
Sono morto anch’ io quella notte a Godric’s Hollow. È morto Peter Minus e dalle sue ceneri è sorto il codardo e insignificante servitore del Signore Oscuro, Codaliscia: il più miserabile, il più infingardo, il più vanaglorioso bastardo di tutti i suoi seguaci.

Eppure prima non ero così. Confesso che sono spaventato della facilità con la quale sono cambiato. Il mio animo è stato irrimediabilmente corrotto e non c’è nulla che possa fare per riscattarlo.
Meglio, allora, continuare a essere il malvagio, il traditore infame, e assimilare sul mio volto la maschera che mi hanno dipinto.



 
 
   
 
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