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Autore: mystery_koopa    22/03/2018    10 recensioni
STORIA CORRETTA E REVISIONATA [LUGLIO 2021]
Madagascar, dicembre 1829
Due uomini in cerca della salvezza, un aiuto inaspettato, un'isola selvaggia, delle atroci torture, una regina crudele, Ranavalona I, soprannominata nientedimeno che "Bloody Mary". La prima avventura del reverendo Gerald Royne scorre così tra una città, una fortezza e la foresta tropicale, il tutto in un'isola che tenta di essere dimenticata dal mondo.
✠ Storia partecipante al contest "In Viaggio" indetto da Emanuela.Emy79 sul Forum di EFP.
✠ Seconda classificata al contest "Raccontami una Storia" indetto da milla4 sul forum di EFP, a parimerito con "Due bocche nel fango" di Alix katlice.
✠ Terza classificata al contest "Dai vita alla tua fantasia con i generi letterari! II edizione, il ritorno" indetto da 6Misaki sul Forum di EFP, e vincitrice del premio speciale "Miglior trama".
Genere: Avventura, Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Epilogo

La zattera continuava lenta nella sua apparentemente placida discesa lungo il corso del fiume, mentre i suoi due occupanti si limitarono per ore ad ascoltare i diversificati rumori provenienti dagli anfratti più nascosti della foresta: acuti versi di animali selvaggi erano interrotti solamente da sporadiche urla di desolata disperazione emesse da chi era stato condannato a morte dalla regina, legato e costretto a perire di fame o ricoperto di pelli insanguinate e fatto sbranare dai cani, che concludevano i loro convivi con oscuri latrati.
Questa lugubre situazione di solitudine fu interrotta improvvisamente da alcuni cavalli in corsa verso la direzione opposta a quella dello scorrere dell’acqua ma il frastuono, così com’era iniziato, cessò nel giro di pochi istanti.

 Christophe, volgendo ancora una volta lo sguardo verso quello che ormai era divenuto il suo compagno in quell’avventurosa fuga, ripensò all’incredibilità di ciò che gli era accaduto in quegli ultimi giorni: a come stesse attraversando una giungla selvaggia senza neanche l’ombra di alcun grave pericolo, e all’inglese stesso, che dal loro primo incontro in quella radura era entrato prorompentemente nella sua vita, nonostante non fossero trascorsi nemmeno tre giorni. Era come se sentisse una connessione, umana e sincera, un qualcosa di indefinito in grado di alterargli qualsiasi normale percezione della realtà.

Le sue riflessioni furono tuttavia bruscamente interrotte da un fragoroso rumore d’acqua cadente, proveniente da una direzione indefinita persa tra gli intricati meandri del fiume, la cui corrente dava l’impressione di accelerare…
Si girò verso Royne, che sembrava aver già capito tutto. Poi, non appena l’improvvisata imbarcazione ebbe svoltato dietro a una mangrovia, i due ebbero la conferma visiva del loro peggior presagio: davanti a loro, un’ampia cascata si gettava in un minuscolo lago sottostante e, al di là di essa, finalmente l’oceano, blu come un lapislazzulo sotto il cielo terso del tropico ma lontano come non mai.

 
*

Dalla sala del trono della fortezza sacra provenivano furiose urla: Ranavalona, ridestatasi dopo essere svenuta, era infatti venuta a sapere della fuga degli europei, della scomparsa di una guardia e della morte della sua più fedele schiava. Sembrava una leonessa indomabile chiusa nella sua gabbia, quel palazzo, da cui poteva solamente osservare le continue e disumane esecuzioni di prigionieri che ordinava, per le quali si era ormai guadagnata l’appellativo di Bloody Mary.
A lei, tuttavia, quel nome non dispiaceva affatto: si sentiva soddisfatta e realizzata nell’essere paragonata a una delle poche figure europee che apprezzava, una donna forte che aveva imposto la propria fede al suo paese e che aveva fatto di tutto per rafforzarne la forza e la presenza, senza doverne invadere altri.
La regina, calmatasi improvvisamente, guardò la culla alla sua destra, dove dormiva beato, nonostante tutto quel frastuono, un bambino di pochi mesi, suo figlio Radama, l’erede al trono che era nato dal suo secondo matrimonio ma che portava il nome del suo primo marito, il precedente sovrano. Ranavalona aveva anche imparato ad amare quell’uomo, nonostante si fossero sposati per ragioni dinastiche¹, ma aveva dovuto ucciderlo quando la sua apertura verso le potenze europee che si apprestavano a colonizzare il continente australe era divenuta fin troppo evidente. Non avrebbe mai potuto accettare tale concordata schiavitù: non erano i suoi atti, ad essere disumani.

La sovrana fece uscire tutte le guardie dalla stanza e si sedette a terra, con le gambe incrociate, intonando quella che pareva una lamentazione, ma che in realtà era una supplica rivolta ai suoi dei, con la quale sperava di ottenere la morte di quelli che erano diventati i suoi più grandi rivali, gli unici ad essere sfuggiti alla sua legge sacra: il predicatore inglese e il trafficante francese.

 
*

I due europei si guardarono negli occhi, capendo immediatamente cosa avrebbero dovuto fare: si gettarono entrambi dall’imbarcazione, aggrappandosi alla mangrovia e tirandosi faticosamente a riva mentre la zattera, dopo pochi metri di caduta, s'infranse contro una sporgenza rocciosa. Sdraiato sull’argine, Gerald guardò il suo compagno, impegnato a provare ad asciugarsi i logori vestiti: credeva quasi di averlo già visto in passato, nonostante la sua giovane età, ma non ricordava dove e come ciò fosse accaduto. Osservò anche il lago sottostante, distante dal punto in cui si trovavano più di venti metri, centrando infine lo sguardo sul polveroso e ripido sentiero che dall’altopiano conduceva alla stretta fascia costiera orientale.

Meno di un’ora dopo, quando ormai i loro abiti si erano parzialmente asciugati, Gerald e Christophe iniziarono la discesa che li avrebbe condotti alla spiaggia; l’aria calda e afosa dell’estate sferzava i loro volti madidi di sudore, mentre il calore solare era sempre più opprimente a mano a mano che essi scendevano di quota. La sabbia della spiaggia si sollevava trainata dal vento, colpendo le pendici della discesa e spingendosi poi fino alla cascata dove, in un gioco di suggestioni, si fondeva con il potente getto d’acqua.

Non appena i due furono giunti al livello del mare, si diressero di corsa verso il bagnasciuga e immersero i piedi nell’acqua fredda, abbandonandosi a un momento di contemplazione dell’infinita tavola blu.
Poi, osservando da entrambe le parti, scorsero una piccola nave in legno, arenata su un banco di sabbia a circa un paio di miglia da loro; senza neanche prendersi il tempo di pensare la raggiunsero, richiamando a gran voce l’attenzione dei marinai. Essi, che stavano oziando sul ponte in attesa dell’alta marea, si sorpresero di trovare altri occidentali superstiti così tanto tempo dopo l’approvazione dei decreti della regina.
Li accolsero sull’imbarcazione offrendo una stanza sottocoperta, dove poterono finalmente lavarsi con dell’acqua pulita, e un pasto completo, dopo settimane di privazioni.

Moulin, dopo aver terminato di sistemarsi, risalì sul ponte della nave, dove vide quello che era stato il suo compagno di viaggio: per la prima volta egli gli appariva da un punto di vista completamente diverso, nel suo reale aspetto, dimostrando così la sua vera età, sui trentacinque anni, e le forme del suo viso, prima nascoste da una barba incolta da mesi.
Anche Royne guardò Christophe, quasi come a chiedersi cosa ci trovasse di così interessante in lui: aveva infatti notato che lo guardava spesso, con aria completamente assente, come se gli ricordasse qualcuno.

Si stava alzando l’alta marea e la nave partì, con uno scossone, diretta all’isola francese di Réunion, dove avrebbe lasciato i due superstiti.
In breve, a mano a mano che l’imbarcazione proseguiva il suo viaggio in mare aperto, il torrido sole che ardeva le rosse terre della grande isola lasciò il posto a uno sciame di minacciose nubi che, sopra l’oceano, iniziarono a riversare il loro contenuto sulla superficie sottostante; la piccola nave si ritrovò sbattuta in una tempesta, in balìa del vento e delle acque.
Royne e Moulin non persero tempo, offrendo il proprio aiuto ai pochi marinai per riversare in mare le sempre più consistenti quantità di acqua salmastra che inondavano il ponte, ma l’imbarcazione aveva ormai iniziato il suo lento e inesorabile affondamento. In lontananza, sventolava alta una bandiera francese.

 
*

La regina, nel buio di una stanza del complesso funerario, osservava la tomba del marito con uno sguardo colmo d’odio, ma finalmente soddisfatto: le sue preghiere erano state ascoltate, e probabilmente nessuno avrebbe mai più rivisto gli unici prigionieri che erano riusciti a sfuggirle. Ranavalona, alzandosi da terra altera, tornò lentamente nella sala del trono: oltre a perseguitare gli infedeli, doveva anche governare la sua risaia così come né loro, né Radama sarebbero mai stati in grado di fare.
 
*

La leggera imbarcazione, scossa da un’onda particolarmente potente, si schiantò contro uno scoglio, spezzandosi in due. I suoi occupanti, vincitori contro la regina ma sconfitti gravemente dalla natura, vennero sbalzati in mare, provando ad aggrapparsi a delle assi di legno. Royne chiuse gli occhi, steso su una trave che strinse con tutte le forze rimanenti nel suo corpo, abbandonandosi alla furia impetuosa dell’Oceano Indiano.
 
Quando si svegliò si trovava su una spiaggia, la testa a terra, gli occhi al cielo; non ricordava perché fosse arrivato lì ma ricordò che, un secondo prima che la nave colasse a picco, aveva scorto all’orizzonte una bandiera che gli aveva indicato che la sua destinazione era giunta. Non trovò vicino a sé Christophe e, preso dallo sconforto, affondò le mani nella sabbia, rendendosi conto di aver raggiunto la libertà, quella stessa libertà che il suo compagno gli aveva sussurrato all’orecchio e che per anni gli sarebbe stata vuota e solitaria.
 


Nessuno, a Réunion, avrebbe mai visto il commerciante francese, anche se un marinaio superstite affermò di averlo visto aggrapparsi a un frammento della nave, salvandosi. Non si sa se la sua esistenza abbia continuato a scorrere nel pozzo del tempo, ma sicuramente il suo ricordo sarà rimasto impresso, per sempre, nelle menti di una regina e di un solitario ecclesiastico dell’Impero di Sua Maestà.





Note:
1 Ranavalona, da nubile, era la principessa del regno Sakalava di Menabe, uno dei regni principali dell’isola prima delle conquiste di Andrianampoinimerina e di Radama, insieme ai regni Merina, Boina e Betsimisaraka.

Spazio Autore:
Vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che hanno letto e recensito questa storia: Nina Ninetta, Old Fashioned, queenjane, Saelde_und_Ehre, alessandroago_94 e evelyn80. Una menzione speciale va anche a milla4, che ha indetto il contest che mi è stato d'ispirazione. 
Alla prossima!
mystery_koopa

 
  
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